Politica
Salario minimo, opposizioni preparano battaglia alla Camera
I voti contrari sono stati 149, favorevoli 111. Conte: "Si prendono in giro i lavoratori". Schlein: "La maggioranza arrogante ha svuotato la proposta"
L'aula della Camera ha bocciato l'emendamento unitario delle opposizioni sul salario minimo. I voti contrari sono stati 149, favorevoli 111. La maggioranza ha approvato in commissione Lavoro un maxi-emendamento che sostituisce il testo unitario delle opposizioni e affida al governo una delega per trovare entro sei mesi un meccanismo per garantire 'retribuzioni eque', cancellando di fatto il salario minimo.
"Si deve vergognare chi ha votato no a questa legge che avete fatto a pezzi" ha detto il presidente del M5S Giuseppe Conte intervenendo in Aula alla Camera, strappando l'emendamento Rizzetto a fine intervento. "Con la modalità della delega si prende in giro la platea di lavoratrici e lavoratori. Io dico questo a quest'Aula: questo gesto proditorio non lo compirete nel mio nome né nel nome del M5S. E per questa ragione ritiro la firma da questo provvedimento perché state facendo carta straccia del salario minimo legale". "Dopo vari balletti, teatrini e rinvii, espedienti di varia natura e stratagemmi di vario ordine, il governo Meloni ha gettato la maschera e ha votato no al salario minimo legale. Con la stessa arroganza con cui fate fermare un treno per far scendere un ministro, avete fermato la speranza di tutti questi lavoratori sottopagati". "Questa battaglia è stata rallentata con questo voto, ma noi la vinceremo, il Paese è con noi" assicura il leader del M5S.
"Tolgo la mia firma, questa non è più la nostra proposta, la maggioranza arrogante ha svuotato la proposta", ha detto Elly Schlein, annunciando il ritiro della firma del Pd al provvedimento sul salario minimo. "Non nel nostro nome" ha aggiunto la segretaria del Pd, denunciando che stanno affossando "una proposta giusta per l'Italia" e "calpestando le prerogative del Parlamento e delle opposizioni".
"Governare non significa umiliare le prerogative dell'opposizione, non è un diritto di cui disponete liberamente. La Costituzione non vi autorizza ad abusi di potere sulle minoranze", ha aggiunto Schlein. "Sono 6 mesi che chiediamo di votare su questa proposta di legge e voi oggi votate per dare una delega in bianco al governo che affossa il salario minimo e parla di tutt’altro, prevedendo un rinvio di altri sei mesi. Sapete colleghi chi non ha un anno per aspettare i vostri comodi? Chi guadagna 5 euro all’ora e deve fare tre lavori per campare come mi hanno raccontato alcuni vigilanti che lavorano all’aeroporto di Torino". "Non vi siete presi il disturbo di mettervi nei panni di chi vive queste condizioni di lavoro ogni giorno sulla pelle. E ha paura del futuro, e ha paura ogni volta che arriva una busta perché non sa che pagamento ritardare e ha paura di mettere al mondo un figlio perché non sa come pagare i pannolini su cui aumentate pure l’Iva".
"Ritiro anche io la mia firma da questa proposta di legge" ha detto Nicola Fratoianni in aula ritirando la firma, come fatto già da Giuseppe Conte, dalla proposta di salario minimo che la maggioranza ha di fatto cancellato con un maxiemendamento che la sostituisce. "Non intendiamo mettere i nostri nomi in questo atto di pirateria politica e istituzionale".
"Non straccerò nulla ma visto il testo che avete presentato, annuncio il ritiro della firma mia e di tutto il gruppo di Azione" ha detto Matteo Richetti in Aula alla Camera sul salario minimo, scherzando sul fatto che Giuseppe Conte ha stracciato il testo alla del suo fine intervento.
"Non avete il coraggio di esprimere un voto contrario alla proposta in quota delle opposizioni e dire che siete contrari a una proposta ragionevole che avrebbe dato risposta a uno dei grandi problemi" dice Riccardo Magi, segretario nazionale di +Europa. "Con la vostra delega non solo stravolgete la proposta delle opposizioni ma consegnate di fatto al ministero del lavoro la questione, strumentalizzate il Cnel, bypassate il parlamento, saltate il confronto con le parti sociali, avanzate una proposta che entra pesantemente dentro la contrattazione collettiva. La vostra delega non garantisce alcuna soglia minima di retribuzione ai lavoratori poveri e complica il quadro. Per tutti questi motivi, prima di tutto di democrazia e di difesa del parlamento, che voi oggi non avete occupato con onore, anche io ritirerò il mio nome dal provvedimento".
Da Fratelli d'Italia, le parole del capogruppo Tommaso Foti: "Il regolamento prevede una possibilità di quota delle opposizioni: se avesse voluto escludere il potere di emendabilità delle stesse, lo avrebbe detto esplicitamente", ha detto ricordando che in passato la stessa procedura venne adottata dalla attuale opposizione con la legge Cirielli tanto che "venne chiamata la ex Cirielli".
"Quando si dice 'ritiriamo la firma' è un atto solo politico, non ha alcun effetto se non andare sui telegiornali parlando di pirateria politica". Presentare un emendamento soppressivo, ha affermato Foti, "era un'altra strada consentita dal regolamento ma volete far scegliere a noi quale strada intraprendere?".
Politica
Salari e occupazione, Meloni incontra i sindacati
Sul tavolo anche la super deduzione sulle assunzioni
Incontro oggi a Palazzo Chigi oggi tra il premier Giorgia Meloni e i sindacati per illustrare le prossime misure allo studio del governo su salari e occupazione. Sul tavolo anche la super deduzione sulle assunzioni che prevede una quota deducibile del costo del lavoro pari al 120%. È prevista una maggiorazione al 130% per giovani, donne e soggetti già beneficiari del Reddito di cittadinanza. Sul tavolo anche il tema del decreto Coesione
Politica
Elezioni europee, social promuovono candidatura Meloni: sì...
È quanto emerge da una ricerca condotta, in esclusiva per Adnkronos, da Vis Factor
Con un sentiment positivo del 60,4% gli italiani sui social promuovono la candidatura di Giorgia Meloni alle elezioni europee. È quanto emerge da una ricerca condotta, in esclusiva per Adnkronos, da Vis Factor, società leader a livello nazionale nel posizionamento strategico, attraverso Human, la propria piattaforma di web e social listening realizzata interamente con algoritmo a base semantica italiana.
E' stata la stessa presidente del Consiglio, ieri dalla kermesse FdI di Pescara, ad annunciare la sua discesa in campo alle europee: "Siamo di fronte a una battaglia decisiva, siamo a un bivio che non consente di tirarsi indietro, tutti devono fare la propria parte e io intendo fare la mia - ha detto - Ho deciso di scendere in campo per guidare le liste di Fratelli d'italia in tutte le circoscrizioni elettorali, se sopravvivo". E poi si è rivolta direttamente agli elettori: "Chiedo agli italiani di scrivere sulla scheda il mio nome, ma il mio nome di battesimo. La cosa di cui vado più fiera è che la maggior parte dei cittadini che si rivolge a me continui a chiamarmi semplicemente Giorgia. Io sono stata derisa per anni per le mie radici popolari, mi hanno chiamata pesciarola, borgatara.. perché poi loro sono colti, eh, Ma io sono fiera di essere una persona del popolo". “Se volete dirmi che ancora credete in me - ha proseguito - scrivete sulla scheda Giorgia, perché io sono e sarò sempre una di voi. Il potere non mi cambierà, il palazzo non mi isolerà. Io ho bisogno di sapere ancora una volta che ne vale la pena".
A spiegare i motivi della scelta e a chiarire la dicitura sulle schede elettorali è stato il ministro per le Politiche agricole Francesco Lollobrigida: "Ci sarà scritto 'Giorgia Meloni detta Giorgia'" ha sottolineato parlando di "una possibilità che la norma dà proprio per semplificare il concetto". Del resto non è la prima volta che si usa lo pseudonimo elettorale. L'esempio più noto è quello dello scomparso leader dei Radicali, che sulla scheda elettorale compariva come "Giacinto Pannella detto Marco". Nell'elezione che lo ha incoronato sindaco di Milano, Sala ha usato sulla scheda "Giuseppe Sala detto Beppe". Ha aggiunto invece il solo nome di battesimo, proprio come farà la premier, una candidata delle liste di Carlo Calenda alle comunali di Roma del 2021, "Cecilia Frielingsdorf detta Cecilia".
Secondo la ricerca, condotta in esclusiva per Adnkronos da Vis Factor, tra i concetti più digitati in relazione al tema c’è “scrivi Giorgia”, “cambiamo l’Europa” e “meno tasse”. “Si tratta di un risultato ampiamente positivo che va ben oltre il perimetro del consenso della coalizione di centrodestra. Vuol dire che gli italiani apprezzano il coraggio del presidente del Consiglio di misurarsi con queste elezioni a oltre un anno e mezzo di insediamento al governo", spiega Tiberio Brunetti, fondatore di Vis Factor, analista politico e imprenditore. "Meloni ci mette la faccia e mira a tirare la volata di Fdi, per ribadire il primato assoluto del partito all’interno del centrodestra ma, principalmente, a livello nazionale - osserva Brunetti - L’invito a 'scrivere Giorgia' sulla scheda è molto evocativo e dà un senso di prossimità umana della candidatura, mentre il claim 'l’Italia cambia l’Europa' per quanto forte e chiaro rischia di essere troppo velleitario nel medio periodo. Serve adesso dare una mission chiara a questa candidatura affinché sia coerente con le aspettative degli italiani e con l’azione di governo”.
Politica
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Con un sentiment positivo del 60,4% gli italiani sui social promuovono la candidatura di Giorgia Meloni alle elezioni europee. È quanto emerge da una ricerca condotta, in esclusiva per Adnkronos, da Vis Factor, società leader a livello nazionale nel posizionamento strategico, attraverso Human, la propria piattaforma di web e social listening realizzata interamente con algoritmo a base semantica italiana.
E' stata la stessa presidente del Consiglio, ieri dalla kermesse FdI di Pescara, ad annunciare la sua discesa in campo alle europee: "Siamo di fronte a una battaglia decisiva, siamo a un bivio che non consente di tirarsi indietro, tutti devono fare la propria parte e io intendo fare la mia - ha detto - Ho deciso di scendere in campo per guidare le liste di Fratelli d'Italia in tutte le circoscrizioni elettorali, se sopravvivo". E poi si è rivolta direttamente agli elettori: "Chiedo agli italiani di scrivere sulla scheda il mio nome, ma il mio nome di battesimo. La cosa di cui vado più fiera è che la maggior parte dei cittadini che si rivolge a me continui a chiamarmi semplicemente Giorgia. Io sono stata derisa per anni per le mie radici popolari, mi hanno chiamata pesciarola, borgatara.. perché poi loro sono colti, eh. Ma io sono fiera di essere una persona del popolo". “Se volete dirmi che ancora credete in me - ha proseguito - scrivete sulla scheda Giorgia, perché io sono e sarò sempre una di voi. Il potere non mi cambierà, il palazzo non mi isolerà. Io ho bisogno di sapere ancora una volta che ne vale la pena".
A spiegare i motivi della scelta e a chiarire la dicitura sulle schede elettorali è stato il ministro per le Politiche agricole Francesco Lollobrigida: "Ci sarà scritto 'Giorgia Meloni detta Giorgia'" ha sottolineato parlando di "una possibilità che la norma dà proprio per semplificare il concetto". Del resto non è la prima volta che si usa lo pseudonimo elettorale. L'esempio più noto è quello dello scomparso leader dei Radicali, che sulla scheda elettorale compariva come "Giacinto Pannella detto Marco". Nell'elezione che lo ha incoronato sindaco di Milano, Sala ha usato sulla scheda "Giuseppe Sala detto Beppe". Ha aggiunto invece il solo nome di battesimo, proprio come farà la premier, una candidata delle liste di Carlo Calenda alle comunali di Roma del 2021, "Cecilia Frielingsdorf detta Cecilia".
Secondo la ricerca, condotta in esclusiva per Adnkronos da Vis Factor, tra i concetti più digitati in relazione al tema c’è “scrivi Giorgia”, “cambiamo l’Europa” e “meno tasse”. “Si tratta di un risultato ampiamente positivo che va ben oltre il perimetro del consenso della coalizione di centrodestra. Vuol dire che gli italiani apprezzano il coraggio del presidente del Consiglio di misurarsi con queste elezioni a oltre un anno e mezzo di insediamento al governo", spiega Tiberio Brunetti, fondatore di Vis Factor, analista politico e imprenditore. "Meloni ci mette la faccia e mira a tirare la volata di Fdi, per ribadire il primato assoluto del partito all’interno del centrodestra ma, principalmente, a livello nazionale - osserva Brunetti - L’invito a 'scrivere Giorgia' sulla scheda è molto evocativo e dà un senso di prossimità umana della candidatura, mentre il claim 'l’Italia cambia l’Europa' per quanto forte e chiaro rischia di essere troppo velleitario nel medio periodo. Serve adesso dare una mission chiara a questa candidatura affinché sia coerente con le aspettative degli italiani e con l’azione di governo”.