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Picchia la moglie con una sedia e la sbatte contro un vetro, 47enne arrestato a Bologna

A salvare la donna i condomini del palazzo che hanno chiamato il 112. Tra le telefonate anche quella del figlio piccolo in lacrime

Picchia la moglie con una sedia e la sbatte contro un vetro, 47enne arrestato a Bologna

Ha picchiato la moglie, colpendola anche con una sedia, davanti al figlio minore. Un uomo, 47enne di origine indiana, è stato arrestato dai carabinieri del Nucleo radiomobile di Bologna per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali.

Tutto è accaduto sabato scorso, verso le ore 21.45, quando i carabinieri della centrale operativa di Bologna hanno ricevuto numerose richieste di aiuto al 112 da parte dei condomini di un palazzo, in zona Navile. Tra le varie telefonate, quella del figlio della coppia che, terrorizzato e in lacrime, ha riferito ai militari che il padre stava picchiando la madre. Arrivati sul posto, i carabinieri hanno trovato l'uomo che, seduto sulle scale condominiali e circondato da diversi condomini, continuava a insultare la donna. Quest'ultima, una 41enne di origine indiana, ha raccontato ai militari che il marito l'aveva prima offesa, dandole della prostituta, per poi prenderla a calci e pugni.

L'uomo l'aveva poi colpita con una sedia facendole sbattere la testa contro il vetro della porta finestra della cucina che, andato in frantumi, le aveva causato numerose ferite da taglio sul volto e sulla testa. La 41enne è stata trasportata dai sanitari del 118 d’urgenza all’ospedale Maggiore. Il 47enne, già colpito agli inizi del mese di marzo 2023 da un provvedimento di ammonimento emesso dal questore di Bologna, con il quale gli era stato imposto di astenersi dal compiere ulteriori atti di violenza domestica nei confronti della moglie, è stato arrestato e portato in carcere in attesa dell’udienza di convalida.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Sport

Sinner rimonta e batte Khachanov, vola ai quarti di Madrid

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L'azzurro si impone in 3 set contro il russo

Jannik Sinner

Jannik Sinner ai quarti di finale dell'Atp Masters 1000 di Madrid. L'azzurro 22enne, prima testa di serie e numero 2 del mondo, negli ottavi di finale batte il russo Karen Khachanov, testa di serie numero 16, per 5-7, 6-3, 6-3 in 2h10'. Sinner offre l'ennesima prestazione di rilievo archiviando i problemi all'anca destra accusati nel match di terzo turno contro un altro russo, Pavel Kotov, battuto in 2 set. Con Khachanov, il numero 2 del mondo è costretto a rincorrere in un match in cui concede 6 palle break.

Il russo ne concretizza una sola, sufficiente per indirizzare il primo set. Sinner, che viaggia sul 70% di prime palle, commette un insolito e elevato numero di errori gratuiti (22). E' però concreto quando può strappare il servizio al rivale: 3 chance e 3 break che decidono il secondo e il terzo set.

La partita

Il duello si snoda all'insegna dell'equilibrio nel primo set. Sinner annulla una palla break nel game d'apertura, per il resto si procede secondo i turni di servizio con regolarità. L'azzurro paga a carissimo prezzo l'unico mini passaggio a vuoto sul 5-5. Complice un errore gratuito, concede una palla break: Khachanov la sfrutta, sale 6-5 e chiude nel game successivo.

Sinner è bravo a invertire immediatamente la rotta in avvio di secondo set. Break nel secondo game e l'altoatesino mette la freccia (2-0) senza guardarsi più indietro. Il terzo set si 'stappa' nel quinto game. Sinner accelera con 3 vincenti: Khachanov non regge il ritmo imposto dal numero 2 del mondo e cede la battuta. L'azzurro scappa sul 5-3 e chiude i conti con un altro break.

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Esteri

Europee 2024, inchiesta su Instagram e Facebook: violazioni...

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La decisione della Commissione Ue

La Commissione europea ha aperto un'inchiesta su Instagram e Facebook perché sospettate, in vista delle elezioni europee, di non rispettare gli obblighi in materia di lotta alla disinformazione.

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Cronaca

Depistaggio Borsellino, la difesa al contrattacco

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L'avvocato Seminara

(dall'inviata Elvira Terranova).- Più che un'arringa difensiva sembra un atto di accusa. Contro quei magistrati che si occuparono delle indagini sulla strage di via D'Amelio, definiti "superficiali", ma anche contro chi ha dichiarato in vari processi "attendibile" il falso collaboratore di giustizia Vincenzo Scarantino. Parla di "troppe contraddittorietà sulla sparizione dell'agenda rossa del giudice Paolo Borsellino" e ricorda che i due poliziotti che difende erano solo l'ultima ruota del carro. Va all'attacco sin dalle prime parole del suo intervento, l'avvocato Giuseppe Seminara, legale di Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, due dei tre poliziotti accusati di calunnia aggravata in concorso nel processo d'appello sul depistaggio sulla strage di via D'Amelio.

"Si contesta agli imputati l'aggravante di avere agito per occultare la responsabilità di altri soggetti nella strage di via D'Amelio - dice Seminara- Questa aggravante viene contestata anche a Ribaudo e a Mattei, rispettivamente agente e vice sovrintendente della Polizia di Stato. Cioè, stiamo parlando degli ultimi due gradi della scala gerarchica che rispetto al vertice hanno una tale distanza che parlare di comunicabilità è un'offesa a quello che pensiamo possa avvenire nella normalità". E aggiunge: "Si tratta di due soggetti che fanno parte degli ultimi gradini della scala gerarchica e contestare queste accuse è quanto meno singolare". Poi aggiunge: "L'imputato ha fede nella giustizia. Il rappresentante dell'accusa, a mio parere, ha perso la fede verso la giurisdizione. Sostenere l'attendibilità per l'unghia del piede di Vincenzo Scarantino è qualcosa di aberrante. I giudici in diverse occasioni, dalle sentenze Borsellino, uno, bis e ter, hanno riconosciuto l'attendibilità di Scarantino. E' incredibile quante volte gli avvocati hanno urlato vendetta rispetto a quel tipo di procedimento".

Sono tre, in tutto, i poliziotti imputati, con l'accusa di aver costruito a tavolino falsi pentiti, inducendoli a mentire, per depistare le indagini sulla strage di via D'Amelio. Si tratta di Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei. Al termine della requisitoria il procuratore generale di Caltanissetta, Fabio D'Anna ha chiesto 11 anni e 10 mesi di carcere per Mario Bo e 9 anni e 6 mesi ciascuno per Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Le stesse pene richieste nel processo di primo grado. Il tribunale di Caltanissetta, in primo grado, il 12 luglio 2022, aveva dichiarato prescritte le accuse contestate a Bo e Mattei, mentre Ribaudo venne assolto.

"Sulla sparizione dell'agenda rossa, si è detto che non è stata Cosa nostra, ma questo interesse ad avere l'agenda rossa è compatibile e finalizzato al compimento della strage? - si chiede l'avvocato Seminara - Il fatto che qualcuno avesse interessa a prendere l'agenda significa che questo qualcuno è partecipe alla strage? Sull'agenda rossa quanti elementi abbiamo avuto"'. Seminara parla di "contraddittorietà" su "una questione già molto discutibile e contraddittoria", cioè la sparizione dell'agenda rossa del giudice Borsellino. Scomparsa subito dopo la strage del 19 luglio 1992. "Questa borsa di Borsellino prima di arrivare nella stanza di Arnaldo La Barbera", l'ex dirigente della Squadra mobile di Palermo, "dove arriva, potrebbe avere percorso altre vie e potrebbe essere stata portata in procura", dice Seminara.

"Sull'agenda rossa purtroppo abbiamo un tale numero di circostanze che ci impedisce di poterla ritenere un elemento rilevante ai fini del presupposto dell'appartenenza di soggetti estranei a Cosa nostra nella fase di programmazione ed esecuzione della strage. In linea teorica ipotizziamo che vi sia stata una corrispondenza di interessi. E' pacifico che un gruppo di soggetti partecipanti all'attività criminale possa avere avuto un interesse diverso, ma in che cosa si è concretizzato? Quando abbiamo potuto estrapolare un elemento oggettivo che possa farci giungere alla prova che rispetto alla fase dell'esecuzione della strage vi sia stato l'intervento di istituzioni o soggetti esterni?". E sottolinea: "L'interesse ad avere l'agenda rossa è compatibile al compimento della strage? Sull'agenda rossa quanti elementi abbiamo avuto? Sono stati aggiunti elementi di criticità a una situazione già contraddittoria. Noi ipotizziamo che vi sia stata una corrispondenza di interessi di soggetti partecipanti all'attività criminale".

Il legale ha iniziato il suo intervento ricordando le vittime della strage ma anche le 'vittime collaterali', cioè quei sette innocenti condannati ingiustamente all'ergastolo proprio per le accuse del falso pentito Scarantino. "A 30 anni e oltre dall'eccidio della strage di via D'Amelio questa difesa ritiene di rinnovare il proprio cordoglio per le vittime e i loro familiari. Ma così come ho fatto in primo grado intendo esprimere anche la partecipazione al dolore dei cittadini ingiustamente condannati. Perché si sgombri il campo, per tutti questi soggetti, appartenenti o meno ad associazioni criminali", dice Seminara.

Ricorda anche l'ex Procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra e l'ex dirigente della Squadra mobile di Palermo Arnaldo La Barbera, morti, più volte citati dall'accusa nel corso del processo. "Ci è stato detto di non fare un processo ai morti, dal procuratore Tinebra al dottore La Barbera, ma si perde di vista un'altra cosa: manca la possibilità di avere il loro contributo che per noi sarebbe stato di grandissimo aiuto. Perché avrebbe consentito di contrastare molti dei passi che hanno riguardato i collaboratori di giustizia del processo di primo grado", dice l'avvocato Giuseppe Seminara. E sull'ex capo del gruppo investigativo 'Falcone e Borsellino' La Barbera, aggiunge: "Non vi e' possibilità di pensare che Arnaldo Barbera, con la sua lunga esperienza, non avesse fatto cancellare ogni prova per evitare che la sua carriera venisse notevolmente compromessa".

La seconda parte della sua arringa difensiva è stata dedicata ai collaboratori di giustizia Francesco Di Carlo, Vincenzo Onorato e Vito Galatolo ritenuti "inattendibili" con le loro dichiarazioni. Il processo proseguirà martedì prossimo, 7 maggio, per la conclusione dell'arringa difensiva dell'avvocato Seminara e per ascoltare la difesa del poliziotto Mario Bo, l'avvocato Giuseppe Panepinto. La sentenza dovrebbe essere emessa il 4 giugno.

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