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Tombola e bingo sono la stessa cosa? Scopriamo le principali differenze

Tutto noi conosciamo alla perfezione il gioco della Tombola. Famoso per essere uno dei più giocati nel periodo di Natale in quasi tutte le famiglie dal nord al sud d’Italia, fa parte della tradizione del nostro paese già dal XVIII secolo. Introdotto a partire dalla città di Napoli come alternativa casalinga al gioco del lotto, si è poi diffuso rapidamente in tutto lo stivale ed ora si gioca principalmente sotto le feste. Giocare a Tombola a Ferragosto farebbe strano a chiunque, in effetti. Cosa che non succede, però, nelle sale bingo.

Questa, in effetti, è già la prima differenza tra i due giochi. Mentre il primo è relegato a gioco natalizio facente parte della tradizione popolare, il secondo è ritenuto un passatempo all-time, da praticare in ogni occasione e in ogni momento dell’anno. Le sale da gioco, infatti, sono aperte quasi tutti i giorni, e ogni occasione è buona per passare qualche momento di svago cercando magari di portare a casa un’interessante vincita.

Con l’arrivo del digitale, poi, è possibile anche giocare a bingo online con soldi veri. La versione per dispositivi mobile e computer ha le stesse identiche funzionalità di quella analogica con le cartelle di carta, con il vantaggio di poter essere giocata ovunque e davvero in qualsiasi momento. Non solo questo, ovviamente. I vantaggi legati al gioco digitale sono molteplici, ma per non dilungarci troppo rimandiamo al sito di riferimento.

Dicevamo, invece, delle differenze tra i due giochi. In termini di gameplay, cioè di regole di gioco basilari, parliamo di due giochi a estrazione numerica molto simili in effetti, a tal punto da essere spesso confusi. In entrambi i giochi bisogna sperare di avere la maggiore corrispondenza possibile tra i numeri segnati nella cartella di gioco, quindici numeri posti in una tabella 3×5, e quelli estratti, da 1 a 90. In entrambe le versioni si gioca contro altri giocatori in una sorta di corsa contro il tempo al raggiungimento dei premi messi in palio. Chi prima arriva, meglio alloggia come si dice. Non basta, infatti, avere la corrispondenza numerica tra i numeri estratti e quelli segnati sulla cartella (come avviene nel Lotto, ad esempio), ma bisogna creare la giusta combinazione di numeri prima degli altri concorrenti.

Le combinazioni, e i premi assegnati, sono diversi nei due giochi seppur (anche in questo caso) con delle similitudini. Nella Tombola esistono cinque combinazioni che, in ordine crescente, consentono di ricevere premi sempre più alti, e cioè: ambo, due numeri, anche non vicini, posti nella stessa riga; terno, tre numeri sulla stessa riga; quaterna, quattro numeri sulla stessa riga; cinquina, l’intera riga di numeri; Tombola, tutti e quindici i numeri estratti (esistono poi delle varianti che aggiungono il tombolino, ovvero la seconda cartella, e la decina o rampazzo, cioè due file complete, ma non rientrano nelle regole ufficiali).

Per quanto riguarda il Bingo, invece, si parte direttamente dalla cinquina, che mantiene lo stesso nome, e si finisce con il Bingo, l’equivalente della Tombola. Sono previsti, però, premi più succulenti nel caso in cui si realizzi una cinquina o un Bingo entro una certa estrazione (come il Bingo One, il Super Bingo, il Bingo Oro, il Bingo Argento, ecc.). Questa opzione non è presente nella Tombola ed è un’esclusiva del Bingo che mette in palio un jackpot cumulativo da distribuire in determinati casi.

Un’altra differenza sostanziale tra i due giochi è la presenza, poiché si tratta di un vero e proprio gioco d’azzardo regolamentato, di una percentuale variabile trattenuta dal gestore della sala da gioco. Questa, essendo un gioco casalingo, non esiste nella Tombola. Chi si occupa dell’estrazione dei numeri non trattiene nulla rispetto alla quota di partecipazione, ma può partecipare al gioco tanto quanto gli altri partecipanti. Opzione, invece, che non esiste nel Bingo.

Infine, un’ultima differenza, che è scontata ma non immediata, è che la Tombola esiste solo in Italia. Il gioco della nostra tradizione non ha mai sconfinato oltre il territorio italico, mentre il Bingo, che ha le sue origini in America, si è diffuso presto in tutto il globo.

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Attualità

Sanremo 2025, prima serata: emozioni, brividi e sorprese...

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Ci siamo. Sipario su! Il Festival è iniziato… e che botta di emozioni. L’11 febbraio 2025 segna la partenza della 75ª edizione di Sanremo e l’Ariston esplode: luci, adrenalina, un’attesa che si taglia col coltello. In regia c’è Carlo Conti, elegante ma sciolto, spalleggiato da una coppia che nessuno si aspettava ma che funziona da dio: Antonella Clerici e Gerry Scotti. Tre volti amati, tre mondi diversi, ma lo stesso affetto del pubblico.

E subito arriva quel momento che ti prende lo stomaco: Conti ferma tutto, prende fiato e ricorda due giganti, due anime che mancano come l’aria. Ezio Bosso, il musicista che faceva parlare il pianoforte e Fabrizio Frizzi, la voce gentile che riempiva le case di tutti. Silenzio, applausi, brividi. E il festival parte così, con la pelle d’oca e gli occhi lucidi. E va bene così.

Durante il toccante omaggio, sulle note di “Un amico in me” cantata in un video d’archivio dallo stesso Frizzi, la commozione ha preso il sopravvento: Clerici è scoppiata in lacrime, Conti visibilmente emozionato e Scotti si è asciugato gli occhi lucidi​. Proprio in apertura c’è stato un piccolo fuori programma tecnico: il microfono di Conti ha avuto un guasto audio, coprendo le sue prime parole in mondovisione​​. Il problema è stato risolto in pochi secondi, permettendo al conduttore di proseguire con un sorriso e stemperare la tensione iniziale.

Conti – anche direttore artistico del festival – aveva promesso uno show snello e focalizzato sulla musica, senza i lunghi monologhi che negli ultimi anni avevano diviso il pubblico​. E così è stato: dopo gli omaggi iniziali, la gara è partita senza indugi. C’è però spazio per una sorpresa istituzionale: Papa Francesco è apparso in un videomessaggio a inizio serata, salutando il pubblico e definendo “la musica uno strumento di pace”​. Un momento inaspettato che ha strappato un applauso unanime dell’Ariston, in linea con il messaggio di fratellanza che poco dopo ha pervaso il teatro grazie all’esibizione di due ospiti internazionali.

Ospiti speciali: il messaggio di pace e l’energia di Jovanotti

Ad impreziosire la prima serata sono stati ospiti d’eccezione, italiani e internazionali. Sul palco, poco dopo l’avvio della gara, sono salite Noa – cantante israeliana – e Mira Awad – cantautrice palestinese – che hanno regalato uno dei momenti più emozionanti: un’interpretazione intensa di “Imagine” di John Lennon. La performance, carica di significato alla luce del loro connubio artistico israelo-palestinese, ha incantato il pubblico del’Ariston​ sottolineando ancora una volta il tema della pace attraverso la musica.

Il superospite italiano della serata è Jovanotti, accolto da una vera ovazione. Il cantautore romano ha infiammato l’Ariston a metà show con un medley dei suoi successi più trascinanti​: da “L’ombelico del mondo” a “Il più grande spettacolo dopo il Big Bang”, passando per “Ragazzo fortunato”. Jovanotti ha fatto ballare tutto il teatro​, portando una scarica di energia pop e funk. La sua esibizione è stata accompagnata dall’orchestra e da un gioco di luci coloratissimo, trasformando per alcuni minuti il festival in una festa coinvolgente. Al termine, il pubblico in piedi gli ha tributato un lungo applauso.

Non sono mancati altri camei: durante la serata è stato inquadrato più volte in platea Alessandro Cattelan, impegnato nel DopoFestival e sul palco è stato invitato il campione olimpico di salto in alto Gianmarco Tamberi per un saluto. Sebbene non abbia cantato, Tamberi – con la medaglia al collo – ha scherzato con Conti sulla “gara” in corso, portando un tocco di sport e ironia. Inoltre, nessun artista internazionale è stato previsto in linea con la scelta di Conti di valorizzare la musica italiana (lo stesso Conti in conferenza stampa aveva spiegato il no agli ospiti stranieri per puntare sui nostri talenti)​. Gli ingredienti della serata, tra star italiane e ospiti portatori di messaggi forti, hanno così trovato un equilibrio apprezzato dal pubblico.

I 29 Big in gara e le esibizioni: musica al centro

Cuore dello show sono state ovviamente le canzoni in gara. Tutti i 29 artisti Big si sono esibiti nella prima serata, presentando per la prima volta i propri brani sul palco dell’Ariston​. Di seguito l’elenco completo dei cantanti e dei titoli delle canzoni, con l’indicazione dell’esito provvisorio dopo la votazione della Giuria della Sala Stampa, Tv e Web (che ha espresso le preferenze della serata):

ArtistaBrano in garaEsito 1ª serata
Achille Lauro“Incoscienti giovani”Top 5 provvisorio
Bresh“La tana del granchio”
Brunori Sas“L’albero delle noci”Top 5 provvisorio
Clara“Febbre”
Coma_Cose“Cuoricini”
Elodie“Dimenticarsi alle sette”
Fedez“Battito”
Gaia“Chiamo io, chiami tu”
Giorgia“La cura per me”Top 5 provvisorio
Irama“Lentamente”
Lucio Corsi“Volevo essere un duro”Top 5 provvisorio
Olly“Balorda nostalgia”
Rose Villain“Fuorilegge”
Serena Brancale“Anema e core”
Simone Cristicchi“Quando sarai piccola”Top 5 provvisorio
Willie Peyote“Grazie ma no grazie”

Come mostrato nella tabella, la prima serata ha visto un parterre eterogeneo di artisti, dagli esponenti della nuova generazione ai nomi già affermati. Ad aprire la gara è stata la giovane Gaia con un brano dal ritmo uptempo, seguita a ruota da colleghi come Bresh e Clara, due nuove leve provenienti dalla scena indie-rap e dal circuito dei giovani.

Non sono mancati i big di ritorno: Giorgia – vincitrice nel 1995 – ha portato la sua potente vocalità in “La cura per me”, mentre Simone Cristicchi (vincitore nel 2007) ha emozionato con “Quando sarai piccola”, una ballata intensa dedicata al rapporto genitori-figli​. Elodie ha sfoggiato grinta e glamour in “Dimenticarsi alle sette”, Fedez ha duettato idealmente col pubblico in “Battito” (segnando il suo debutto solista in gara) e il cantautore di culto Brunori Sas ha proposto immagini poetiche ne “L’albero delle noci”. Non da meno Achille Lauro, al suo ritorno sul palco sanremese: noto per le performance provocatorie, stavolta ha vestito i panni di un elegante dandy anni Venti – ispirato a Rodolfo Valentino – offrendo con “Incoscienti giovani” una performance più sobria ma comunque carismatica​.

La rosa dei 29 Big ha incluso anche nomi come Coma_Cose (il duo indie-pop al terzo Sanremo), Irama (in gara con una ballad dal titolo emblematico “Lentamente”), Lucio Corsi (cantautore esordiente che ha colpito con la sua “Volevo essere un duro” dal sapore rétro) e Olly – giovane artista genovese già visto lo scorso anno – che ha fatto cantare i fan più giovani con il ritornello orecchiabile di “Balorda nostalgia”. Da segnalare anche Rose Villain, all’esordio a Sanremo: la cantante milanese dall’attitudine urban ha presentato “Fuorilegge”, brano grintoso che unisce pop e rap, sottolineando la varietà di generi presente in questa edizione.

La classifica provvisoria: prime posizioni e sorprese

Al termine di tutte le esibizioni, Carlo Conti ha svelato la classifica provvisoria basata esclusivamente sui voti della Sala Stampa (giornalisti carta stampata, web e radio). Come da tradizione, non è stata resa nota l’intera graduatoria dei 29, ma solo la Top 5 (in ordine alfabetico) dei più votati​​. I cinque artisti che guidano la competizione dopo la prima serata – senza indicazione di posizione precisa – sono: Giorgia, Brunori Sas, Lucio Corsi, Simone Cristicchi e Achille Lauro​. Si tratta di un mix equilibrato tra star già affermate e nuove proposte: Giorgia era considerata alla vigilia una delle favorite e ha confermato le aspettative con un’interpretazione da brividi (ricevendo anche una standing ovation in teatro​), mentre Achille Lauro ha riconquistato la platea sanremese con il suo stile unico. Brunori Sas e Simone Cristicchi hanno convinto la critica grazie ai testi profondi e all’intensità delle loro performance, così come Lucio Corsi, vera sorpresa tra i debuttanti, il cui brano originale e arrangiato con gusto ha attirato l’attenzione della stampa.

Fuori dalla cinquina di testa restano per ora molti favoriti del pubblico: ad esempio Elodie e Fedez, molto discussi sui social, non compaiono nei primi posti provvisori. In particolare, Fedez – pur protagonista di una prova energica – non ha conquistato i giornalisti e dovrà puntare sulle prossime serate per risalire. Va detto che la gara è ancora lunga: nella seconda serata voterà una giuria diversa (demoscopica e televoto nelle fasi successive), quindi gli equilibri possono ribaltarsi. La classifica completa resta segreta ma è noto che tutti gli altri 24 artisti risultano al momento ex aequo al 6º posto. La tensione competitiva quindi rimane apertissima, alimentando le discussioni tra fan e addetti ai lavori su chi riuscirà a spuntarla nelle prossime votazioni.

Momenti clou e curiosità della serata

Tra un brano e l’altro, la prima serata di Sanremo 2025 ha regalato numerosi momenti salienti e curiosità degni di nota. Oltre agli omaggi iniziali e alle performance degli ospiti, c’è stato spazio per gag e siparietti che hanno alleggerito la maratona musicale. Gerry Scotti, volto storico della TV commerciale italiana al debutto sul palco dell’Ariston, ha scherzato sulla sua insolita presenza in Rai: “Mi avete persino messo la cravatta!” ha esclamato ridendo, alludendo al suo look insolitamente formale per l’occasione. Il pubblico ha apprezzato la sua autoironia, mentre Conti ha colto l’assist per ricordare l’amicizia che li lega da anni nonostante le “reti diverse”.

Un altro momento applaudito è stato quando Conti ha coinvolto l’orchestra e il pubblico in sala in un breve tributo a Lucio Dalla nel giorno del suo compleanno: qualche verso di “Piazza Grande” intonato collettivamente, a sorpresa, ha creato un’atmosfera di grande comunità musicale. Si è trattato di una parentesi non prevista dalla scaletta, nata spontaneamente dopo l’esibizione di un concorrente (il cui brano richiamava nelle atmosfere lo stile di Dalla). Questa improvvisazione ha mostrato il lato più autentico e umano del festival, con Conti che ha dichiarato sul momento: “Sanremo è di tutti, come le canzoni che fanno parte della nostra vita”.

In platea e sul web non sono mancati standing ovation e reazioni calorose. Oltre a Giorgia, anche Simone Cristicchi ha ricevuto una standing ovation prolungata al termine del suo brano: l’intero Ariston si è alzato in piedi, tributando al cantautore un applauso commosso​. Antonella Clerici, visibilmente colpita, ha commentato a caldo: “Questa è la magia di Sanremo”, sottolineando come la canzone di Cristicchi avesse toccato le corde emotive di molti spettatori.

Intanto sui social media il Festival dominava le tendenze serali: l’hashtag #Sanremo2025 è stato di gran lunga il più utilizzato su Twitter (X) Italia. Gli utenti hanno commentato in tempo reale ogni esibizione, generando meme e discussioni. In molti hanno elogiato la voce stellare di Giorgia e l’eleganza scenica di Achille Lauro, che infatti risultavano tra i nomi più citati positivamente online. Un sondaggio social informale ha visto proprio Giorgia e Lauro in testa tra i preferiti del pubblico del web, mentre Fedez è parso deludere le aspettative di alcuni utenti, risultando meno votato nei cuori dei fan digitali​.

Anche l’assenza dei classici monologhi è stata al centro dei commenti: molti hanno apprezzato il ritmo incalzante della serata, con pochissime pause discorsive e tanta musica. “Finalmente un Sanremo senza prediche, solo canzoni!” ha twittato un utente, rispecchiando un sentimento diffuso. Altri invece hanno scherzato sul fatto che la scaletta serrata rendeva difficile stare dietro a tutti gli avvenimenti: “Il ritmo forsennato delle esibizioni manda in tilt i social, non faccio in tempo a twittare!” ha scritto ironicamente qualcuno​.

Non sono emerse grandi polemiche in questo debutto: il clima è apparso piuttosto disteso, complice la scelta di Conti di evitare provocazioni gratuite. L’unico inconveniente, l’incidente audio iniziale, è diventato esso stesso oggetto di meme (qualcuno ha definito “#SanremoMut” il curioso avvio silenzioso di Conti). Nel complesso, però, la prima serata ha segnato un successo sia per lo spettacolo offerto sia per i dati di ascolto, che secondo le prime rilevazioni sarebbero in linea con le ottime performance degli ultimi anni.

Le reazioni e il futuro della gara

La prima serata di Sanremo 2025 si chiude quindi con un bilancio molto positivo. Il pubblico in sala ha mostrato entusiasmo e partecipazione, mentre sui media tradizionali e online prevalgono i commenti favorevoli: si applaude la capacità di Conti di tenere insieme intrattenimento leggero ed emozione, senza cadere nelle divisioni delle scorse edizioni. Il videomessaggio del Papa e l’esibizione di “Imagine” hanno dato una cornice di significato alto alla kermesse, bilanciata dal puro divertimento portato da Jovanotti e dai momenti di nostalgia canora.

Dal punto di vista della gara canora, la situazione è ancora apertissima. I cinque artisti in vetta alla classifica provvisoria dovranno confermare il loro status nelle prossime serate, quando entreranno in gioco anche il televoto del pubblico da casa e la giuria demoscopica. Già dalla seconda serata (in programma stasera, 12 febbraio) si attendono possibili rimescolamenti: gli artisti cercheranno di migliorare le proprie performance, magari correggendo piccoli difetti (qualche imprecisione vocale c’è stata, complice l’emozione e la diretta). Inoltre, la serata successiva porterà altri ospiti – tra cui Damiano David dei Måneskin annunciato per il mercoledì – e momenti dedicati alle cover celebri, elementi che potrebbero mettere in luce nuove sfumature dei cantanti in gara.

Sui social già impazzano i pronostici su chi vincerà questo Sanremo: c’è chi vede Giorgia favorita per esperienza e talento, chi punta su una sorpresa come Lucio Corsi o Brunori Sas per la qualità autorale, senza dimenticare il fattore imprevedibile del televoto che potrebbe premiare personaggi amatissimi come Achille Lauro o Elodie. Insomma, la corsa è appena iniziata ma promette scintille.

La prima nottata all’Ariston si consegna agli archivi con una certezza: Sanremo 2025 ha trovato il modo di rinnovarsi nella tradizione, mettendo davvero la musica (e i messaggi positivi ad essa legati) al centro della scena. Se il buongiorno si vede dal mattino – o meglio, se la prima serata si vede dal debutto – ci attendono altre quattro serate ricche di spettacolo, emozioni e naturalmente, canzoni che faranno parlare il pubblico per molto tempo.

Le luci si spengono oltre la mezzanotte inoltrata ma l’eco di questa prima serata risuona forte: il Festival è ripartito alla grande, tra applausi, tweet e condivisibili note di speranza. Appuntamento alla seconda serata, con la consapevolezza che Sanremo è appena entrato nel vivo e ha già scritto pagine memorabili di questa edizione.

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Curiosità

Dalle privative papali ai centri multiservizio:...

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Le tabaccherie costellano il tessuto urbano e rurale italiano, ben più che semplici esercizi commerciali. Da secoli, queste attività rappresentano un crocevia di storie, abitudini e servizi per gli italiani. Luoghi dell’identità poliedrica, le tabaccherie hanno saputo mutare pelle, adattandosi ai tempi pur mantenendo un legame viscerale con la comunità.

Un tempo il loro nome evocava prevalentemente il fumo e i sali, oggi le ritroviamo trasformate in punti di riferimento multiservizio, capaci di intercettare le necessità più disparate. Tuttavia, dietro questa facciata di adattamento si cela una realtà complessa, segnata da venti di cambiamento e sfide inedite.

La tabaccheria moderna: un hub di servizi al centro della crisi

Oggi varcando la soglia di una tabaccheria si accede a un universo di possibilità. Oltre ai tradizionali tabacchi lavorati, si possono effettuare pagamenti di bollettini, ricariche telefoniche, acquistare biglietti per il trasporto pubblico e persino attivare servizi di pagamento digitale. Tra le attività più radicate nella consuetudine italica vi è sicuramente quella delle lotterie.

Ma con il tempo le cose sono cambiate. Se in passato l’estrazione del Lotto rappresentava un rito quasi sacro consumato tra le mura amiche della tabaccheria, oggi la digitalizzazione ha introdotto nuove dinamiche. La diffusione dei siti di SuperEnalotto, ad esempio, ha offerto un’alternativa comoda e spesso percepita come più sicura, erodendo in parte l’appeal di questa attività svolta fisicamente in tabaccheria. Nonostante ciò, il fascino della schedina cartacea e del contatto umano resiste, affiancandosi alle nuove modalità di fruizione.

Questo scenario di trasformazione convive con una realtà meno idilliaca, poiché negli ultimi anni, il settore delle tabaccherie ha visto incrinarsi alcune certezze consolidate. Le parole del Presidente Nazionale della Federazione Italiana Tabaccai dipingono un quadro preoccupante: oltre 10.000 attività a gestione familiare rischiano la chiusura.

Un allarme che non può essere ignorato e che pone l’accento su una crisi strutturale. Le cause sono molteplici e interconnesse: da un lato il calo fisiologico dei consumi di tabacco tradizionale, influenzato da campagne di sensibilizzazione e dalla crescente popolarità delle sigarette elettroniche, incide pesantemente sui bilanci. Dall’altro, il fenomeno del contrabbando sottrae ingenti risorse al mercato legale, creando una concorrenza sleale difficile da contrastare.

Queste dinamiche economiche mettono a dura prova la sostenibilità di molte piccole rivendite, specialmente quelle situate in contesti periferici o in comuni di dimensioni ridotte, dove la tabaccheria rappresenta spesso l’unico presidio commerciale e sociale. La paventata chiusura di queste attività non si traduce solo in una perdita economica, ma anche in un impoverimento del tessuto connettivo delle comunità.

La storia delle tabaccherie: dalle privative papali al Regno d’Italia

Per comprendere appieno le dinamiche attuali, è necessario volgere lo sguardo al passato, ripercorrendo la plurisecolare storia delle tabaccherie italiane. Le loro origini affondano le radici nel lontano XVII secolo, precisamente nella Roma papalina.

Fu Papa Alessandro VII, sul finire del Seicento, a istituire la privativa sul tabacco, dando vita alla prima embrionale forma di tabaccheria e delineando la figura del tabaccaio. Inizialmente legate alla vendita di acquavite, queste attività assunsero presto un ruolo cruciale per lo Stato Pontificio, configurandosi come strumenti di controllo e di introito fiscale.

La loro importanza sociale crebbe nel tempo, tanto da affiancarsi alla fine del Settecento ai credenzieri pontifici, figure di spicco nella gestione delle provviste delle personalità di rilievo. La diffusione capillare che le tabaccherie conobbero a Roma alla fine del XVII secolo, superando persino il numero di forni e bettole, testimonia la loro rapida affermazione nel tessuto sociale ed economico.

Con l’avvento del Regno d’Italia, il ruolo delle tabaccherie si consolidò ulteriormente. Già nel Regno delle Due Sicilie si riscontravano politiche di controllo sui tabacchi importati, prefigurando un modello di gestione statale che sarebbe stato poi esteso a livello nazionale. Un esempio significativo della loro funzione sociale si ebbe all’inizio del Novecento, quando le tabaccherie furono individuate come punti strategici per la distribuzione del chinino, un farmaco essenziale per combattere la malaria che affliggeva vaste aree del paese.

In quel periodo il numero di tabaccherie crebbe esponenzialmente, raggiungendo le 28.000 unità già nel 1901, a dimostrazione di una penetrazione territoriale senza precedenti. Una tappa fondamentale nell’evoluzione delle tabaccherie si ebbe nel 1918, con un regio decreto che ne mutò la denominazione in “Rivendita di generi di Monopolio”, ampliandone le funzioni e introducendo l’obbligo di esporre un numero identificativo.

L’insegna con la caratteristica “T” bianca su sfondo nero, che ancora oggi le contraddistingue, fece la sua comparsa nel 1956, per poi arricchirsi nel 1984 con la dicitura relativa alla vendita dei valori bollati. L’introduzione del gioco del Lotto nel 1987 rappresentò un ulteriore tassello nell’evoluzione di questi esercizi commerciali.

Il percorso delle tabaccherie italiane delinea un affascinante esempio di adattamento. Nate come monopoli papali focalizzati sulla distribuzione del tabacco, hanno progressivamente ampliato i loro orizzonti, divenendo, sotto il Regno d’Italia, snodi cruciali per servizi pubblici come la distribuzione del chinino, per poi trasformarsi in “Rivendite di generi di Monopolio”. L’era moderna ha assistito a un’ulteriore espansione verso offerte di servizi diversificate, specchio delle esigenze sociali e delle innovazioni tecnologiche.

In conclusione, le tabaccherie italiane rappresentano uno spaccato vivido della storia del paese. Da antichi monopoli statali a moderni centri multiservizio, hanno attraversato secoli di cambiamenti sociali ed economici, radicandosi profondamente nell’immaginario collettivo. Oggi, strette tra la necessità di innovarsi e la minaccia di una crisi che incombe, si trovano di fronte a un bivio cruciale.

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Attualità

Lily Collins e il nuovo cammino della maternità: un...

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Siamo onesti: a volte basta una frase, una foto, persino un emoji per farci vibrare dentro. E stavolta è successo. Una notizia che ha un sapore speciale, un’emozione che arriva dritta allo stomaco e ci resta. Lily Collins è diventata mamma. Lei, quella che abbiamo imparato a conoscere e amare nei panni di Emily in Paris, ha accolto nella sua vita la piccola Tove Jane McDowell. E no, non è solo un titolo da tabloid, è molto di più. È un sogno che prende forma, un desiderio coltivato con cura, una storia che parla di amore vero. E noi, oggi, vogliamo immergerci in questa storia, lasciarci trascinare dall’onda di emozioni che ci ha travolti nel momento stesso in cui abbiamo letto quelle parole. Perché certe notizie non si leggono, si sentono.

Un annuncio che sa di svolta

La prima volta che ci siamo imbattuti nel nome di Tove Jane McDowell, siamo rimasti sorpresi dal suono dolce e dalla storia di affetti che sembra racchiudere. Non è un nome comune, eppure ci appare intriso di una grazia familiare, come se fosse stato scelto con cura per celebrare un nuovo inizio. Lily, conosciuta a livello mondiale non solo per le sue doti recitative ma anche per un fascino naturale che incanta lo schermo, ha condiviso la notizia della nascita della piccola Tove in modo estremamente intimo e riconoscente. E lo ha fatto senza retorica ma con una dolcezza che sembra provenire da un luogo profondamente autentico.

Sappiamo bene come gli annunci delle star possano a volte apparire patinati, quasi freddi. Ma in questo caso, è stato impossibile non percepire un senso di gioia sincera che traboccava. Ed è forse proprio quella spontaneità a rendere questa vicenda ancora più toccante: la condivisione di un momento intimo, accompagnata da un ringraziamento sentito a chi ha reso possibile l’arrivo di Tove. Una gratitudine rivolta verso coloro che hanno supportato Lily e il marito, il regista Charlie McDowell, in un percorso che – anche se da lontano – non è mai banale né privo di sfide personali.

L’origine di un desiderio

Torniamo un attimo indietro. Lily Collins, nata nel 1989 in Inghilterra ma cresciuta a Los Angeles. Un’infanzia con un cognome che pesa – suo padre è Phil Collins – e una carriera che sembra segnata dal destino. Una di quelle storie che sembrano scritte prima ancora di essere vissute. Ma la verità? La vita di Lily non è stata tutta luci e tappeti rossi. Anzi. Dietro quel sorriso perfetto, dietro i riflettori, c’era una ragazza che ha dovuto combattere con i suoi demoni. Un disturbo alimentare, una lotta vera, profonda, di quelle che ti segnano dentro. Un percorso in salita, tra fragilità e forza, tra momenti di sconforto e voglia di rinascere. E ce l’ha fatta, ha trasformato quella battaglia in un punto di svolta. Si è guardata dentro, ha scavato, ha scelto di ricostruire. E oggi, con l’arrivo di Tove, quel cammino sembra trovare un nuovo significato. Un viaggio che non è stato facile, ma che l’ha portata esattamente dove voleva essere.

Negli ultimi anni, tanti fan avevano già percepito il desiderio di maternità che germogliava in lei. Non servivano parole esplicite: bastava vedere la determinazione con cui, in varie interviste, lei accennava a un futuro carico di speranze. È come se, gradualmente, l’idea di diventare madre fosse diventata sempre più nitida, sino a rivelarsi una scelta concreta. Forse, in parte, è anche questa determinazione a renderla così vicina a chi la segue: vedere una figura pubblica che non ha timore di mostrare la propria vulnerabilità può davvero toccare corde profonde.

Un approccio diverso alla genitorialità

La maternità surrogata fa discutere, divide, crea scontri. C’è chi la accoglie come una benedizione e chi la guarda con sospetto. Eppure, se ci fermiamo un secondo, lasciando da parte i pregiudizi, possiamo vedere qualcosa di più grande. Per Lily e Charlie, questa non è stata una decisione presa su due piedi, ma un viaggio lungo, fatto di dubbi, speranze, riflessioni infinite. Un cammino intriso di desiderio, paura, coraggio. Non un capriccio, non una scorciatoia, ma la strada giusta per loro, per il loro sogno di famiglia.

Chi può davvero dire di sapere cosa spinge qualcuno a fare certe scelte? Nessuno, davvero. Ogni storia ha i suoi perché, le sue ombre, le sue luci. Ma c’è una cosa che è chiara come il sole: Lily e Charlie non si sono nascosti. Hanno parlato, spiegato, messo a nudo il loro sogno di diventare genitori. Hanno mostrato un desiderio vero, profondo, senza filtri. E forse proprio questa sincerità ha fatto crollare qualche muro, ha aperto una breccia nelle polemiche, ha fatto spazio al rispetto. Perché alla fine quando c’è amore, quando c’è gratitudine, tutto il resto diventa rumore di fondo.

Le critiche come banco di prova

Certo, sarebbe ingenuo pensare che una scelta così delicata venga accolta sempre e soltanto con applausi. Numerose voci, come spesso accade, si sono levate per mettere in discussione la maternità surrogata. Alcuni hanno puntato il dito sull’aspetto etico, altri hanno sollevato dubbi sul significato stesso di “famiglia”. Ma la coppia, di fronte a questi appunti, ha mantenuto una calma che colpisce. Piuttosto che ingaggiare battaglie a distanza, Lily e Charlie hanno preferito raccontare la loro esperienza con sincerità, lasciando che la forza dei sentimenti parlasse da sé.

A pensarci bene, è un atteggiamento che rispecchia l’immagine della stessa Lily: una donna che ha sempre affrontato le proprie battaglie interiori con coraggio e riservatezza, senza gridare né nascondersi. Forse, in un certo senso, questa serenità di fronte alle critiche è figlia dell’esperienza di chi ha già vissuto momenti complicati e ha imparato a non farsi definire dalle opinioni altrui. L’amore, dopotutto, non ha bisogno di giustificazioni quando è sincero.

Uno sguardo al percorso artistico

Chi la conosce da tempo ricorderà alcuni dei ruoli che l’hanno consacrata a icona internazionale. Dai film come The Blind Side e Mirror Mirror alla serie che l’ha definitivamente proiettata nell’Olimpo della televisione – “Emily in Paris” – Lily Collins ha dimostrato versatilità, carisma e un’eleganza che solo pochi possiedono. E nel frattempo non ha mai perso occasione per sensibilizzare il pubblico su temi a lei cari, dalla lotta ai disordini alimentari al diritto di ogni individuo di scegliere la propria strada.

La sua figura professionale, dunque, non può essere scissa dal suo percorso umano. Negli ultimi anni, Lily si è espressa più volte a favore della consapevolezza rispetto a ciò che accade dietro le quinte di una vita apparentemente perfetta. Mettere in scena la gioia di avere una bambina attraverso surrogacy, in un ambiente come quello hollywoodiano, può sembrare quasi un atto di ribellione: è come dire al mondo che ci sono tanti modi di diventare madri, e che non esiste un’unica verità valida per tutti.

L’incontro di due famiglie illustri

C’è anche una cornice affascinante, in questa storia: la famiglia di Lily, con una tradizione artistica che gravita attorno alla musica di suo padre, Phil Collins, e quella di Charlie, legata al mondo del cinema. Da un lato, il cognome Collins evoca subito note celebri e concerti che hanno fatto la storia. Dall’altro, McDowell rimanda a un lignaggio attoriale noto a Hollywood. Pensare che questi due percorsi si siano uniti in un matrimonio, e che da tale unione sia nata una bambina con un nome decisamente peculiare come Tove Jane, ci fa quasi venire voglia di rispolverare le grandi saghe familiari di un tempo.

Per noi, il fascino di questo incontro non si riduce a un mero pettegolezzo da salotto: rappresenta un ponte tra passati artistici diversi, un’integrazione di storie che potrebbe proiettare la piccola Tove in un futuro altrettanto creativo. E considerando la tenacia di Lily e l’estro di Charlie, chissà che questa bambina non ci riservi sorprese in ambiti impensabili. Ma questo, naturalmente, è solo un piccolo gioco di fantasia che ci concediamo, osservando da lontano un nuovo nucleo familiare in formazione.

La potenza di un messaggio universale

Lo sappiamo bene: il mondo dello spettacolo sa essere spietato, con i suoi ritmi incalzanti, i riflettori sempre accesi e una pressione costante che spesso schiaccia persino i migliori. Ecco perché, quando un’attrice di fama internazionale come Lily Collins decide di condividere qualcosa di tanto intimo, ne rimaniamo toccati. È come se ci mostrasse che, al di là dei set cinematografici e dei riflettori, esiste un essere umano alle prese con desideri, paure e speranze non così diverse dalle nostre.

Alcuni fan hanno detto di essersi commossi leggendo le prime righe del suo annuncio, altri hanno mandato messaggi di vicinanza sui social network. Da parte nostra, notiamo come ogni parola, ogni immagine di Tove avvolta in una piccola coperta, trasudi amore incondizionato e desiderio di protezione. Questo flusso di entusiasmo e partecipazione racconta bene quanto certi temi – come la nascita di un figlio – tocchino corde profonde nell’animo di ognuno di noi, rendendoci per un attimo meno estranei, meno distanti, perfino in un contesto apparentemente dorato come Hollywood.

Il viaggio oltre i percorsi tradizionali

Aver deciso di intraprendere la via della maternità surrogata può apparire, agli occhi di qualcuno, come un passo ardito. Ma se guardiamo la storia di Lily con attenzione, ci accorgiamo che è stata segnata da difficoltà personali, da momenti di buio e da uno slancio continuo verso la luce. Nel 2017, raccontano alcune testimonianze, la voglia di diventare madre iniziava già a pulsare nel suo cuore, nonostante le sfide e le incognite. Oggi, quella speranza è diventata realtà.

Eppure, non possiamo ignorare il contesto culturale in cui viviamo: la surrogacy è ancora considerata un tabù da tanti, un argomento che suscita giudizi contraddittori. Tuttavia, la serenità di Lily nel parlare di questo percorso fa emergere un messaggio di apertura. Ci invita a considerare che, in una società in continua evoluzione, le famiglie possono nascere in modi diversi e nessuno di questi andrebbe sminuito o etichettato come inferiore. Che la piccola Tove fosse attesa con amore, questo è palese. E, in fondo, non è l’amore lo zoccolo duro di ogni relazione umana?

L’eredità di una storia personale

Un altro aspetto che non possiamo trascurare è la vicenda di Lily legata al disturbo alimentare. È impossibile non pensare a quanta forza serva per superare certe barriere mentali, quanta volontà occorra per dire a se stessi: “Ora sto meglio, sono pronta a prendermi cura di un altro essere vivente.” Ci piace credere che la scelta di diventare mamma, di affidarsi a una surrogata per realizzare quel sogno, possa essere letta anche come il coronamento di un lungo viaggio verso la serenità.

Il fatto che lei stessa abbia parlato apertamente di tali difficoltà in passato mostra il desiderio di trasformare la propria vulnerabilità in un punto di contatto con gli altri. In questo risiede una sorta di insegnamento: persino una persona famosa, con tutte le opportunità del caso, deve fare i conti con le proprie insicurezze e i propri demoni. E la maternità, in questo senso, può diventare un simbolo di rinascita: un modo per dire al mondo che si può voltare pagina e ricostruirsi, a volte anche in maniera inusuale.

La normalità di un atto straordinario

Tornando al nocciolo della questione, è sorprendente notare come, in mezzo a riflettori e flash, Lily e Charlie stiano provando a vivere la genitorialità in maniera normale, con quell’aria di chi sta ancora scoprendo ogni singolo dettaglio di una neonata. Certo, le telecamere potranno essere sempre pronte a catturare il loro prossimo passo. Ma viene da immaginare la quotidianità di questa coppia come un susseguirsi di gesti semplici: il primo vagito al mattino, i pianti notturni, le poppate e i cambi di pannolino. Scene che, in fondo, appartengono a tutti i genitori, indipendentemente dalla fama.

C’è un messaggio di fondo che emerge da questa vicenda: non c’è nulla di più potente della vita che sboccia e ogni storia che la riguarda ci riguarda tutti, almeno un po’. Anche quando la vita prende forma attraverso una soluzione che esce dai canoni. Forse il punto è proprio questo: aprirsi alla diversità, ammettere che non tutti i percorsi sono lineari. E la risonanza mediatica di Lily Collins e Charlie McDowell, in tale contesto, potrebbe aiutarci a fare un passettino in più verso la comprensione e il rispetto delle scelte altrui.

Passione e riflessioni per il futuro

È impossibile non chiederci che cosa accadrà domani. Lily, adesso, si ritroverà a unire l’impegno di neo-mamma a quello di attrice affermata e Charlie continuerà a lavorare dietro la macchina da presa. Sicuramente, vi saranno momenti di caos, probabilmente qualche nottata in bianco, ma anche scoperte emozionanti che solo chi vive la genitorialità da vicino può comprendere.

Le persone che la seguono sperano di vedere, in qualche modo, questo nuovo aspetto della sua vita riflesso nei progetti futuri. Ci saranno interviste in cui racconterà la propria esperienza? Condividerà qualche scorcio della piccola Tove, magari mostrandoci come sta crescendo? Non lo sappiamo con certezza e in fondo potrebbe essere più bello così, lasciando a questa famiglia il sacrosanto diritto alla propria intimità.

Un inno alla vita e alla resilienza

Eccoci, infine, giunti a tirare le fila di una storia che ci ha coinvolti più del previsto. Abbiamo parlato di Lily Collins, di un sogno che a lungo ha custodito, di un percorso non convenzionale e di una bambina che porta con sé un nome carico di speranze. Abbiamo rivisto le luci e le ombre di una carriera brillante, accostate alle battaglie private di chi ha dovuto lottare contro i propri limiti. E soprattutto, abbiamo osservato come, nel tumulto del mondo dello spettacolo, si sia aperto uno spiraglio di semplice e pura gioia.

La maternità surrogata, che a molti potrebbe apparire un territorio ancora inesplorato o controverso, si svela qui come una scelta compiuta con responsabilità e amore. Laddove in altri contesti si sarebbe potuta generare solo tensione, Lily e Charlie hanno invece costruito un’occasione per raccontare un nuovo tipo di famiglia, un nuovo modo di vedere la nascita, un rinnovato senso di speranza. E noi ci troviamo a celebrare questa notizia con un misto di stupore e commozione, perché siamo convinti che ogni essere umano abbia il diritto di trovare la strada che lo rende davvero felice.

Questa non è la solita storia di una star che diventa mamma. È il viaggio di due persone, due anime che hanno scelto di affidarsi a un’altra per realizzare un sogno, quello di tenere tra le braccia la loro bambina, di guardarla negli occhi e vedere il futuro riflesso lì dentro. È un atto di amore puro. E in un mondo che spesso sembra cinico, freddo, tutto giudizi e parole vuote, una notizia come questa ci ricorda cosa conta davvero. Una nuova vita. Una pagina bianca da riempire. Un battito di ciglia, un respiro, un primo sorriso che cambia tutto. Perché, alla fine, è questo il cuore di tutto: l’amore che si rinnova, che cresce, che vince su tutto.

Potrebbe sembrare retorico, eppure certe realtà ci toccano in profondità proprio perché sono universali. E magari questo lieto evento, raccontato con semplicità e gratitudine, saprà accendere in tanti la scintilla del dialogo, della consapevolezza e del rispetto. Perché in fin dei conti, ogni volta che celebriamo la nascita di un bambino, celebriamo la possibilità di un domani migliore, un domani in cui ognuno può scegliere come e con chi costruire la propria vita.

Lily Collins e Charlie McDowell ci mostrano, con questa piccola grande avventura, che l’amore ha mille forme e non si lascia definire dai pregiudizi. Oggi, noi vogliamo soltanto raccogliere tutta la gioia e la sincerità che traspaiono da questo nuovo capitolo della loro esistenza, condividendo la speranza che un giorno anche i dibattiti più complessi possano trovare un punto d’incontro, a partire dal riconoscimento della dignità di ogni scelta compiuta con il cuore. E nel frattempo, salutiamo Tove con un sorriso, felici di sapere che nel mondo c’è una nuova storia d’affetto, pronta a germogliare e a brillare proprio come un raggio di sole inaspettato.

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