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Attualità

Il meraviglioso universo di Kurios: Cabinet of Curiosities

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Un’avvincente produzione itinerante del Cirque du Soleil, denominata Kurios: Cabinet of Curiosities, ha debuttato il 24 aprile 2014 a Montreal, Quebec, Canada. La regia e creazione dello spettacolo sono ad opera di Michel Laprise. Il tema centrale è un inventore di fine Ottocento che crea una macchina in grado di sfidare le leggi di tempo, spazio e dimensione. Rivoluzionando tutto ciò che lo circonda con elementi steampunk, il protagonista viene affiancato da personaggi provenienti da un’altra dimensione, con i quali interagisce.

Il Cirque du Soleil affrontò un periodo critico durante la pandemia, quando le attività mondiali legate allo spettacolo si bloccarono. In quei giorni cupi, si temette che la fine del circo potesse portare con sé la scomparsa dei sogni e dello stupore. Fortunatamente, tali timori non si sono concretizzati, e l’entusiasmo per il circo è rinato più vivido che mai.

La salvezza del Cirque du Soleil

Nel marzo 2020, il Cirque du Soleil annunciò la cancellazione di 44 spettacoli in tutto il mondo. L’intervento salvifico giunse dall’ente finanziario Catalyst Capital Group, che investì una cifra compresa tra i 300 e i 375 milioni di dollari per ridimensionare il debito e sostenere i dipendenti. La compagnia assunse anche la responsabilità di rimborsare i biglietti per gli spettacoli annullati, come evidenziato dal caso di una famiglia italiana il cui rimborso ammontava a € 371,74.

Il ritorno del Cirque du Soleil in Italia con KURIOS – Cabinet of Curiosities

Sotto il motto “l’attesa è finita”, il Cirque du Soleil Entertainment Group torna in Italia nel 2023 con KURIOS – Cabinet of Curiosities, in collaborazione con Show Bees e Vivo Concerti. La prima a Roma il 21 marzo segnò l’inizio di un tour italiano di successo, con oltre 130.000 biglietti venduti.

Il 35° spettacolo del Cirque du Soleil: KURIOS – Cabinet of Curiosities

Questo spettacolo, ideato nel 1984, vede la partecipazione di un cast composto da 49 artisti provenienti da 17 paesi diversi. L’evento attira un’ampia platea, con un’area dedicata ai selfie, servizi igienici portatili, banchetti per l’acquisto di gadget e ben quattro bar distribuiti tra i vari settori. I prezzi dei biglietti variano tra i 29 e i 100 euro, dimostrando che lo spettacolo vale l’investimento richiesto, pur non essendo alla portata di tutte le famiglie.

Un’esperienza spettacolare che celebra l’eccezionale

Oltre alla straordinaria organizzazione che trasporta gli spettatori in un ambiente completamente diverso dalla sobrietà teatrale, il Cirque du Soleil offre un’esperienza unica che permette agli adulti di credere nell’eccezionale e nelle capacità dell’essere umano di sfidare le leggi della fisica.

Un omaggio alla meraviglia della realtà oltre le apparenze

Il regista Michel Laprise celebra la meraviglia della realtà che va oltre le apparenze, conducendo gli spettatori attraverso una camera delle meraviglie del Ricercatore, un laboratorio che evoca l’epoca della Rivoluzione Industriale. Ai lati del palcoscenico, due stanze affascinanti richiamano le invenzioni di Nikola Tesla, una dedicata al suono e l’altra all’elettricità, collegate da un arco centrale maestoso che sovrasta la scena. Nascosta all’interno di questo arco, un rivelatore di onde, si trova l’orchestra, guidata da Raphaël Beau e composta da sei talentuosi musicisti che eseguono dal vivo.

Un inizio travolgente: Caos Synchro 1900

Lo spettacolo ha inizio con il primo atto, chiamato Caos Synchro 1900, che prende il via alle 11:11 e si conclude alle 11:12, sottolineando come “la realtà sia relativa”. Una strabiliante macchina steampunk lunga ben 19 metri, simile a una locomotiva e appartenente al Signor Microcosmo, dà origine a una moltitudine di creature bizzarre e indomite provenienti dal “future past”, un retrofuturismo del XIX secolo. Questa compagnia di artisti, acrobati, giocolieri, percussionisti e ballerini invade il palcoscenico con una celebrazione esuberante di acrobazie, ritmi e coreografie, irradiando un’energia magnetica e travolgente.

Una serie di curiosità affascinanti

Superato questo momento di caos, l’opera prosegue con una serie di atti successivi, o meglio, altre curiosità, che emergono dalla stanza del Ricercatore. Ognuna di queste si manifesta su una struttura separata, come un modulo o un edificio, integrandosi perfettamente nel paesaggio scenico ideato dal geniale Stéphane Roy.

Costumi e trucco: un omaggio al passato e all’innovazione

Nelle note di regia, si evidenzia il lavoro del designer di costumi Philippe Guillotel e della truccatrice Eleni Uranis, i quali hanno creato forme inedite che richiamano i costumi Bauhaus o l’Ubu re di Alfred Jarry. Emblematici sono i personaggi di Kurios Winch e Kurios Plunger, buffi assistenti del Ricercatore che evocano insetti, “aggiustati” con materiali metallici e cuoio in modo rudimentale. Merita un plauso il costume e il trucco di Nico, l’Uomo Fisarmonica, il quale può apparire estremamente piccolo o estremamente alto grazie ai suoi pantaloni ripiegabili come un origami, confezionati con un materiale solitamente impiegato nelle fodere delle calzature e ispirati alle prime camere oscure utilizzate in fotografia.

Altrettanto degno di nota è l’abbigliamento della cantante e violoncellista Klara, il cui costume è un omaggio alle prime divise delle aviatrici del XX secolo. Il suo trucco, una combinazione di pietre e disegni geometrici, riflette la luce e crea un’aura di mistero attorno al suo personaggio.

Un cast eclettico e talentuoso

Il cast di KURIOS è composto da artisti provenienti da tutto il mondo, ognuno con abilità uniche e speciali. Tra loro, spiccano il duo di trapezisti russi, i gemelli Igor e Dmitry, che eseguono un’affascinante performance di forza e precisione, mentre volano sospesi sotto al “Ricercatore”. Altri artisti di rilievo sono i giocolieri ucraini, che si esibiscono in un’elaborata danza di oggetti volanti, e l’artista aereo Yoann, che fa sospirare il pubblico con la sua performance di equilibrio sulla ruota Cyr. Anche la contorsionista Elastina e il funambolo inglese Mr. Walker aggiungono un tocco di eccitazione e suspence allo spettacolo.

L’immaginario proposto rappresenta un Umanesimo della tecnica, in cui non vi è solo progresso e macchinari, ma anche uomini e donne capaci di creare stupefacenti architetture fisiche e di dar vita a forme incantevoli con la loro immaginazione. Si incontrano creature fantastiche e ibride dalle dimensioni esagerate, cyborg, robot e animali meccanici dallo stile leggermente punk, a testimoniare la bellezza dell’ambiguità plurale che ribalta i paradigmi e infonde coraggio. Merita senza dubbio un applauso a scena aperta.

Una libertà attraente e incontenibile è ciò che l’ensemble comunica, seguita da una serie di divisioni in diversi segmenti e crescenti interessi, potremmo dire, che si sviluppano dalla camera del Ricercatore. Ognuno di questi elementi è presentato su una struttura separata, un modulo o un’edificio, che si fondono nell’ambientazione ideata da Stéphane Roy.

Le performance che compongono lo spettacolo

Attualmente, Kurios offre una serie di atti circensi tra i quali:

  • Chaos Synchro
  • Altalena russa
  • Bicicletta aerea
  • Contorsionismo
  • Equilibrio su sedie
  • Rola Bola
  • Rete acrobatica
  • Fasce aeree
  • Giocoleria con lo yo-yo
  • Banquine

Alcuni atti, invece, sono stati ritirati o sono in rotazione, come:

  • Equilibrio sulle mani
  • Carrello aereo
  • Palo cinese

La musica di Kurios

La colonna sonora dello spettacolo è stata composta da Raphaël Beau, in collaborazione con Guy Dubuc e Marc Lessard (noti come Bob e Bill), che hanno sapientemente fuso il jazz all’elettro swing. Il lancio dell’album, intitolato “Kurios about Music”, è avvenuto il 9 dicembre 2014, seguito da una performance della band Kurios e da un evento dopo lo spettacolo del 10 dicembre 2014.

Le tracce del CD

L’album include i seguenti brani:

  • “11h11” (Apertura)
  • “Steampunk Telegram” (Bicicletta aerea)
  • “Bella Donna Twist” (Chaos Synchro 1900)
  • “Gravity Levitas” (Altalena russa)
  • “Monde inversé” (Mondo capovolto)
  • “Hypnotique” (Contorsionismo)
  • “Departure” (Teatro delle mani/Transizione a Rola Bola)
  • “Fearsome Flight” (Rola Bola)
  • “Clouds” (Rete acrobatica)
  • “Créature de siam” (Duo di fasce aeree)
  • “Wat U No Wen” (Banquine)
  • “You Must be Joking” (Finale)

Tra gli interpreti delle canzoni dello spettacolo troviamo Eirini Tornesaki, dal 24 aprile 2014 al 19 marzo 2017, e Sophie Guay, dal 19 marzo 2017 ad oggi.

Alterare la realtà attraverso l’immaginazione: Kurios – Cabinet of Curiosities

Riuscire a modificare la realtà servendosi della forza della nostra fantasia? Proprio questo è l’interrogativo che sorge alla visione di “Kurios – Cabinet of Curiosities“, spettacolo prodotto dal Cirque du Soleil, capace di condurre gli spettatori in un universo affascinante e inspiegabile, in cui si viene a tal punto confusi da domandarsi: “Sta accadendo realmente oppure è un’illusione della mia mente?”.

Si spalancano le porte dell’armadio delle meraviglie di un geniale creatore, il quale osa infrangere le regole dello spazio e del tempo per rivoluzionare il contesto che lo circonda: bizzarre e singolari figure lo guidano in un mondo sorprendente, dove l’immaginazione si accende e le sue stranezze prendono forma, una dopo l’altra, davanti ai suoi occhi increduli. Un ambiente rovesciato di lirismo e comicità, in cui ciò che è visibile svanisce e le prospettive mutano.

Kurios – Cabinet of Curiosities” rappresenta un’abile fusione di rarità inusuali e strabilianti acrobazie, un grandioso spettacolo in puro stile Cirque du Soleil. “Kurios” sarà la dimostrazione che, grazie al potere dell’immaginazione, non esistono limiti alle possibilità.

La realtà è tutta relativa

Padrone di casa, il Cercatore è un ingegnoso inventore dotato di una fanciullesca innocenza. Crede in un mondo invisibile dove risiedono le idee più folli e i sogni più grandi; presto scoprirà che, per chi si abbandona alla propria intuizione e immaginazione, la meraviglia è a portata di mano.

Creature degli abissi marini, che incarnano anguille elettriche all’interno dell’armadio del Cercatore, prendono vita in questo straordinario, rapido e fluido atto di contorsionismo. Gli agili artisti realizzano una serie di sorprendenti piramidi e figure ad un ritmo sbalorditivo, utilizzando la Mano Meccanica come base.

Il tuttofare perfetto, Nico l’uomo fisarmonica è un po’ timido, a tratti goffo e molto sensibile. Il suo costume gli permette di piegarsi di molto in avanti o di ergersi dritto in piedi per raggiungere l’altezza-sguardo di chiunque, anche il tuo!

Un intrepido Aviatore, esperto nella disciplina del rola bola, atterra dolcemente e con eleganza a bordo del suo piccolo aereo a elica, che utilizzerà come base. In equilibrio sulla sua straordinaria e vacillante struttura, l’artista poggia cilindri e assi su una piattaforma inserita in un trapezio di Washington. L’apparato sospeso si muove su e giù e oscilla in un lungo movimento pendolare, un’impresa straordinaria che richiede un eccezionale senso dell’equilibrio.

Klara il telegrafo dell’invisibile rappresenta la nostra ossessione per le telecomunicazioni nell’età d’oro del trasporto su rotaie, quando furono inventati il telegrafo e il grammofono. Ha un linguaggio tutto suo e può ricevere onde alfa girando sui talloni e orientando i cerchi della sua gonna in varie direzioni.

Gli ospiti a cena rimangono sbalorditi dai poteri telecinetici di uno dei loro commensali, in grado di far muovere un lampadario sospeso sopra le loro teste. Un altro invitato lo mette alla prova, accumulando sedie nel tentativo di raggiungere il lampadario. Improvvisamente, il gruppo scopre che il loro perfetto sosia esiste in un universo parallelo proprio sopra di loro, dove la medesima scena si sta svolgendo… ma al contrario!

Mademoiselle Lili è una pittrice, un’attrice e una poetessa che rappresenta l’inconscio, il sé intuitivo e il lato fragile del sig. Microcosmos. Abita nel cappotto del suo ospite. Sbirciando da vicino oltre la porticina posizionata sulla pancia del sig. Microcosmos, potresti intravedere i locali arredati abitati da questa piccola signora, con tanto di poltrona e altri accessori immancabili in una casa in stile vittoriano.

Il sig. Microcosmos va a tutta velocità! Questo tipo tuto d’un pezzo è il leader del gruppo e rappresenta il progresso tecnologico. Il suo mondo è forte e massiccio ed evoca il treno a vapore, robusti edifici, la Torre Eiffel e il Grand Palais. Alimentato dal suo stesso vapore, si muove in un ecosistema autonomo e autosufficiente.

Sopra un immenso oceano, creature marine volteggiano, rimbalzano e si rilanciano su una rete che copre l’intero palcoscenico. La loro esibizione in stile stradale si combina con autentiche tecniche di trampolino.

Questi buffi, imperfetti e malfunzionanti automi sono frutto dell’incontrollata fantasia del loro inventore.

Cosa ne pensa la critica

Lo spettacolo Kurios è stato accolto con entusiasmo dalla critica. Il Toronto Star ha elogiato l’opera, affermando che “Kurios è il miglior atto del Cirque du Soleil degli ultimi anni”. Anche The Gazette ha lodato lo spettacolo, definendolo “un classico che scorre come un orologio e potrebbe andare avanti all’infinito”.

The Globe and Mail lo ha descritto come una “nuova produzione cinetica, fantastica e sorprendente”. In occasione del debutto a San Francisco, il San Francisco Chronicle lo ha definito “il miglior spettacolo del Cirque du Soleil da molto tempo”, mentre il San Jose Mercury News ha scritto: “Per il suo 30° anniversario, il Cirque du Soleil ha creato un mondo oscuro e misterioso che evita i colori vivaci tipici della compagnia canadese francese”.

Infine, Chris Jones del Chicago Tribune ha scritto: “Il Cirque è tornato in grande stile con uno spettacolo straordinario, ricco di dettagli, potente, fantastico e in generale sorprendente, che rivela l’incredibile capacità artistica di questa compagnia di esplorare e trasformarsi. Uno spettacolo da non perdere assolutamente. Anche la musica, cantata dalla cantante greca Eirini Tornesaki, è incantevole”.

Dietro le quinte di questo show, ci sono numeri sorprendenti e curiosità che rendono l’esperienza del pubblico ancora più interessante.

122 membri del tour da 27 paesi

KURIOS è composto da una grande squadra di artisti e tecnici. Attualmente, il tour conta 122 membri provenienti da 27 paesi diversi. Questi professionisti si dividono in cinque dipartimenti, suddivisi in tre reparti: Gestione della compagnia, Servizi al pubblico (prima fila), Servizi turistici, Tecnico (spettacolo e sito) artistico (Artisti e personale artistico).

50 artisti su KURIOS di 17 nazionalità diverse

Tra i membri del tour, ci sono ben 50 artisti provenienti da 17 diverse nazioni. Il 60% di essi ha già lavorato con il Cirque du Soleil in precedenza, mentre gli altri sono nuovi membri del cast. Uno degli aspetti più interessanti di questo show è la sua capacità di unire artisti provenienti da paesi diversi, ognuno con la propria esperienza e abilità, per creare uno spettacolo unico nel suo genere.

Circa il 60% degli artisti ha già lavorato con il Cirque du Soleil in precedenza

Come accennato in precedenza, la maggior parte degli artisti di KURIOS ha già lavorato in precedenza con il Cirque du Soleil. Questo non solo dimostra la qualità degli spettacoli prodotti dalla compagnia, ma sottolinea anche l’importanza che il Cirque du Soleil dà alla soddisfazione dei propri dipendenti, in modo da creare un ambiente di lavoro familiare e accogliente.

Tra i membri della tournée ci sono sia quelli nuovi sia quelli che hanno lavorato per oltre 20 anni con il Cirque

Il Cirque du Soleil è noto per la sua capacità di valorizzare i talenti dei propri dipendenti e di supportarli durante la loro carriera. In KURIOS, ci sono membri della troupe che hanno lavorato con la compagnia per oltre 20 anni, così come nuovi arrivati pronti ad esibirsi e a portare freschezza e innovazione allo spettacolo.

KURIOS si esibisce con 6-10 spettacoli a settimana

KURIOS si esibisce in media da 6 a 10 volte a settimana, a seconda della città in cui si trova. Ogni spettacolo richiede una grande preparazione e impegno da parte dei membri della troupe, che si esibiscono con passione e dedizione ad ogni rappresentazione.

In ogni città, lavoriamo con 150 cirquadors (personale locale) per completare l’esperienza della nostra forza lavoro. KURIOS non sarebbe un successo senza l’aiuto di 150 cirquadors locali, che collaborano con la compagnia in ogni città in cui lo spettacolo si esibisce. Questi lavoratori svolgono un ruolo fondamentale nell’organizzazione del tour, assicurandosi che tutto sia perfetto per gli artisti e il pubblico.

La cucina

La cucina è il luogo dove tutti i membri della troupe si incontrano per condividere momenti di relax e svago lontano dal lavoro. Qui si possono gustare i pasti preparati dallo chef della compagnia, che serve circa 300-400 pasti al giorno, compresi quelli per i cirquadors.

Palcoscenico

Il palcoscenico di KURIOS è uno dei più bassi tra tutti gli spettacoli del Cirque du Soleil. Alto solamente 61 cm, questa scelta è stata fatta dal regista Michel Laprise per consentire agli artisti di avere una maggiore vicinanza con il pubblico. Il palco è composto da 160 pannelli indipendenti e presenta 640 piccoli fori utilizzati per il montaggio e lo smontaggio.

Per ottenere una finitura 3D è stata utilizzata una nuova tecnica. Il silicone è stato versato su una tavola di legno di 100 anni, diventando poi uno stampo nel quale abbiamo colato la vernice. Quest’ultima è stata rimossa dallo stampo e applicata al palco. Per conferire al legno la sua ricca finitura, sono state necessarie 26 passate di pittura e di vernice trasparente. Il risultato finale è molto convincente, ma il lavoro richiesto è stato enorme!

Oggetti di scena

KURIOS è lo spettacolo del Cirque du Soleil con il maggior numero di oggetti di scena, ben 426. Tra questi, spicca la mano gigante, composta da un guscio in fibra di vetro, azionata da due persone tramite un meccanismo di pedali e ingranaggi. La mano meccanica pesa 340 kg, mentre la mongolfiera è realizzata con uno schermo per proiezione di 4,3 metri di diametro.

Costumi/Make Up

La troupe di KURIOS è composta da 50 artisti, ognuno con il proprio costume e trucco personalizzato. Nel guardaroba sono presenti oltre 120 look di costumi diversi, per un totale di oltre 8000 oggetti di costume, compresi accessori, scarpe e parrucche. Tutti gli artisti sono responsabili del proprio trucco per ogni spettacolo, e il tempo necessario può variare dai 40 ai 120 minuti.

L’80% del tessuto dei costumi è fatto su misura, utilizzando tessuti bianchi tinti a mano e stampati su colori personalizzati nel laboratorio di costumi di Montreal. Per realizzare il costume dell’uomo fisarmonica, il costumista ha dovuto trascorrere un’intera settimana di lavoro all’interno del costume.

I costumi di KURIOS – Cabinet of Curiosities ti trascineranno in un tempo sospeso tra passato e futuro. Ispirati alle scoperte e alle invenzioni che portarono alla Rivoluzione Industriale del XIX secolo, i costumi incarnano e celebrano i progressi della scienza, ma in un mondo immaginario e parallelo.

Sign. Microcosmos e Mademoiselle Lili

Il sig. Microcosmos porta Mademoiselle Lili con sé nel suo costume tramite una piccola imbracatura. Attraverso la porticina nella sua pancia si può vedere l’interno arredato della stanzetta di Mademoiselle Lili, con una poltrona e altri accessori immancabili dell’epoca vittoriana. All’inizio dello spettacolo, da un prolungamento del cappotto del sig. Microcosmos si dispiega una locomotiva da cui emerge una frotta di viaggiatori del XIX secolo.

Nico l’uomo fisarmonica

Il costume da fisarmonica di Nico gli permette di piegarsi molto in basso o di ergersi dritto in piedi per mettersi all’altezza degli occhi di chiunque. I suoi pantaloni si piegano come origami a partire da un tessuto non tessuto (come il materiale normalmente utilizzato nella fodera delle scarpe) e sono ispirati alle prime camere oscure del mondo della fotografia.

Klara il telegrafo dell’invisibile

Klara indossa una gonna-antenna realizzata con anelli simili a hula-hoop. Ruotando e puntando gli anelli nelle varie direzioni, riesce a percepire onde elettromagnetiche invisibili. La sua gonna a cerchi si ispira al film Metropolis di Fritz Lang e ha la forma delle prime antenne paraboliche. La stampa sul suo body rievoca circuiti elettrici e connessioni.

I costumo di Acro Net

  • I costumi degli artisti di Acro Net sono un omaggio ai primi film del regista Georges Méliès e alla sua idea dell’aspetto dei marziani.
  • In un numero che si svolge idealmente sopra la superficie dell’oceano, questi costumi sono caratterizzati da pinne, code di pesce e squame stampate sul tessuto del costume attraverso una tecnica chiamata sublimazione.

Località

L’allestimento completo di KURIOS richiede 6 giorni, mentre lo smontaggio richiede 2 giorni. Il tutto comprende l’installazione del Big Top, gli ingressi, le tende artistiche, il botteghino, gli uffici amministrativi, la cucina e la zona pranzo per il cast e la troupe. In totale, sono necessari 85 camion per trasportare quasi 2.000 tonnellate di attrezzature per il tour.

Il Big Top di KURIOS è alto 18 metri e ha un diametro di 51 metri, sostenuto da 4 piloni di 25 metri ciascuno. Questo spazio ospita 2.600 posti a sedere e richiede una squadra di oltre 50 persone per essere sollevato.

Le bandiere situate all’ingresso del Big Top rappresentano le 24 nazionalità del cast e della troupe, simbolo di quanto KURIOS sia un progetto internazionale che unisce persone provenienti da tutto il mondo.

Per tenere le tende al loro posto, sono stati necessari oltre 1200 pali scavati in un metro e mezzo di terreno, un lavoro che richiede un notevole impegno da parte degli addetti ai lavori.

La compagnia ha divulgato i numeri relativi allo show: KURIOS ha realizzato oltre 2000 spettacoli fino ad oggi. Nel tour, ci sono cinque dipartimenti suddivisi in tre reparti: Gestione della compagnia, Servizi al pubblico (prima fila), Servizi turistici, Tecnico (spettacolo e sito) e artistico (artisti e personale artistico).

  • KURIOS – Cabinet of Curiosities è la trentacinquesima produzione di Cirque du Soleil dal 1984.
  • Dal suo debutto a Montreal nell’aprile del 2014.
  • KURIOS ha incantato oltre 4,5 milioni di spettatori in 30 città del mondo.
  • KURIOS vanta numero più alto di oggetti di scena di qualsiasi altra produzione di Cirque du Soleil: con ben 426 oggetti nel corso dello spettacolo!

E se, liberando la tua immaginazione, riuscissi ad aprire le porte di un mondo straordinario? E se, per scoprire le meraviglie che si celano sotto la superficie, bastasse imparare a chiudere gli occhi?

KURIOS – Cabinet of Curiosities ti trascina in un passato alternativo ma familiare, nel quale abbondano le maraviglie agli occhi di chi sa fidarsi della propria immaginazione.

Il tuo viaggio inizia all’interno del laboratorio meccanico di un inventore brillante, il Cercatore, convinto che esista un mondo nascosto e invisibile, un luogo in cui risiedono le idee più folli e i sogni più grandi.

Tra la forza e la vulnerabilità, tra le risate che risuonano dal suo enorme e stravagante armadietto emergono personaggi prodigiosi e bizzarri che capovolgono il suo mondo con un tocco di poesia e umorismo. Come il Cercatore, la tua immaginazione si accenderà quando, uno per uno, vedrai i suoi oggetti speciali prendere vita davanti ai tuoi occhi.

COS’È UN CABINET OF CURIOSITY?

In Europa, durante il Rinascimento (tra il XIV e il XVII secolo), l’aristocrazia, la borghesia mercantile e i primi scienziati erano soliti collezionare reperti storici, opere d’arte o misteriosi souvenir e manufatti di viaggio. Queste raccolte divennero note come “gli armadietti delle curiosità”: cabinets of curiosities, appunto.

Ogni oggetto era un’opportunità per raccontare la storia di un’avventura epica, un viaggio in terre lontane o la scoperta di uno dei segreti nascosti del mondo.

Rendendo omaggio a questi antenati dei moderni musei, KURIOS celebra il potere dell’immaginazione, quando il visibile diventa invisibile e le prospettive si trasformano.

Preparati alla meraviglia

  • Nella scena “Chaos Synchro”, il treno si estende per più di 18 metri dal costume del sig. Microcosmos.
  • La complessa pavimentazione del palcoscenico di KURIOS è composta da 160 pannelli indipendenti.
  • La sedia del Cercatore è alta tre metri e mezzo e le sue decorazioni sono realizzate in metallo riciclato.

La scenografia di KURIOS – Cabinet of Curiosities ti proietta all’interno di uno stravagante armadietto delle curiosità pieno di oggetti insoliti raccolti dal Cercatore nel corso dei suoi viaggi.

Il set di KURIOS è stato progettato per rievocare gli albori dell’era industriale, ipotizzando, però, che scienza e tecnologia sia siano evolute in maniera diversa e che il progresso abbia assunto una dimensione più umana.

Gli armadietti delle curiosità

Lo spazio in cui si muovono gli artisti è dominato da due grandi torri, chiamati “armadietti”. Uno esplora il tema del suono, mentre l’altro quello dell’elettricità. Questi armadietti fungono da “sensori d’onda” e sono composti da grammofoni, vecchie macchine da scrivere, lampadine elettriche e turbine recuperati dalle discariche.

La mano meccanica

Durante il numero di contorsionismo e le scene di “Continent of Hands”, appare sul palco un’enorme mano meccanica d’ispirazione steampunk. Questo arredo scenico da 340 kg. è manovrato da due artisti tramite un meccanismo a pedale e ad ingranaggio. La mano meccanica è un esempio della cultura del fai-da-te ed evoca la ricchezza dei materiali in un’epoca di grandi scoperte scientifiche.

Il “vero pavimento” in finto legno

Per dare l’impressione di un vero e proprio pavimento in legno, gli scenografi di KURIOS – Cabinet of Curiosities hanno prodotto uno stampo maestro versando del silicone su assi di legno secolari. Hanno poi versato la vernice nello stampo, applicando in tutto ben 26 mani di pittura e vernice trasparente per realizzare su ogni tavola una finitura ricercata.

Le performance

  • Olena e Roman Tereshchenko, gli interpreti del Cradle Duo, sono marito e moglie!
  • In Acro-Net, gli artisti si elevano fino a oltre 13 metri di altezza e raggiungono i 60 km/h di velocità!

Cradle Duo

In un numero basato sulla fiducia reciproca, il ricevitore si trasforma in un trapezio umano e lancia in aria la sua partner, che esegue evoluzioni sempre più complesse.

Bicicletta sospesa

Un’artista salta sulla sua bicicletta acrobatica sospesa a mezz’aria e fluttua sopra la platea. Sul manubrio o su una ruota, poggiando su un piede o su un braccio, strabilia il pubblico che la ammira dal basso.

Circo invisibile

In questo omaggio poetico e comico alle arti circensi tradizionali, un eccentrico maestro del circo dirige un cast di artisti invisibili. Con numeri che, uno dopo l’altro, spaziano dalla tavola coreana ai tuffi da grandi altezze, passando per la guida di un monociclo su una fune, questo circo in miniatura prende vita grazie al potere dell’immaginazione.

Contorsionismo

Quattro creature delle profondità marine che rappresentano anguille elettriche nell’armadietto del Cercatore prendono vita in questa sorprendente, rapida e fluida prova di contorsionismo. Questi artisti del contorsionismo eseguono una serie di incredibili piramidi e figure a un ritmo sorprendente, utilizzando come piattaforma la mano meccanica.

Equilibrismo sulle mani

In questo numero tipicamente KURIOS che unisce grazia, forza e flessibilità in una magnifica espressione artistica, il pubblico viene trasportato in un mondo nuovo e sorprendente ai limiti della realtà.

Rola Bola

In questa straordinaria dimostrazione di equilibrio, un impavido aviatore su un piccolo aereo a elica realizza un atterraggio morbido e aggraziato poggiando su una struttura precaria e traballante. L’artista poggia su cilindri e tavole in cima a una piattaforma sospesa che si muove su e giù, oscillando in un lungo movimento a pendolo.

Acro Net

Al di sopra di un vasto oceano, creature subacquee piroettano, saltano e rimbalzano su una rete che copre l’intero palco. Questo numero sbalorditivo unisce numeri da artisti di strada a pure tecniche di trampolino. La rete è tesa in modo che gli artisti in piedi sulla superficie possano sbalzare i propri compagni quasi in cima al tendone!

Nastri aerei

Due “gemelli siamesi” sospesi in aria finalmente si separano, librandosi sopra il palco in una serie di incredibili voli acrobatici. I due artisti eseguono una serie di figure sincronizzate che richiedono un tempismo impeccabile.

YO-YO

Questo esperto del ritmo fa volteggiare i suoi yo-yo (trasformati in orologi da tasca) in tutte le direzioni, accelerando e rallentando a suo piacimento e maneggiando abilmente questi piccoli oggetti alla velocità della luce.

Ombre cinesi

In un momento intriso di semplicità e poesia, l’artista usa solo le dita per raccontare una storia che viene filmata e proiettata in tempo reale su una mongolfiera. Il finale dell’avventura dei suoi piccoli personaggi si svolge tra i pubblico!

Banquine

Un gruppo di artisti esegue spettacolari sequenze di acrobazie perfettamente sincronizzate che mostrano la straordinaria agilità del corpo umano. Gli artisti decollano, volteggiano e si incrociano in aria, atterrando gli uni sulle spalle degli altri fino a formare una piramide umana!

Fatti interessanti

  • Il Grand Chapiteau è alto più di 18 metri, ha un diametro di 51 metri e può ospitare circa 2600 spettatori.
  • Solo per mettere in piedi lo Chapiteau sono necessarie più di 50 persone, mentre occorrono più di 1200 pali per tenere in posizione la struttura.
  • Nella scena “Chaos Synchro”, il treno si estende per oltre 18 metri a partire dal costume del sig. Microcosmos.
  • La struttura del treno è completamente in alluminio, mentre il rivestimento esterno è realizzato in tela prevalentemente vinilica.
  • La mano meccanica steampunk pesa 340 chili e misura 4,5 x 2 metri.
  • La mongolfiera utilizzata nella scena “Continent of Hands” è realizzata in tessuto e ha un sistema di soffiaggio incorporato. Con un diametro di oltre quattro metri, funge da schermo per le proiezioni. La gondola è realizzata in metallo e tulle.
  • Lo Chapiteau (telo pesante) sul retro del palco è realizzato con oltre 14.000 cm2 di tessuto e trattato con una patinatura apposita che gli conferisce un aspetto invecchiato.
  • Nello spettacolo sono presenti 426 oggetti di scena, più che in qualsiasi altra produzione nella storia di Cirque du Soleil.
  • I 122 membri del tour provengono da 27 paesi diversi. Alcuni di loro sono in tour con Cirque du Soleil da più di 20 anni.
  • Tutti gli artisti di KURIOS si truccano da soli meticolosamente prima di ogni spettacolo, un’operazione che può richiedere da 45 minuti a due ore.

Gli artisti

Personaggi
Chercher (il Cercatore): Antonio Moreno (Spagna)
Sig. Microcosmos: Mathieu Hubener (Francia)
Nico, l’uomo fisarmonica: Nicolas Baixas (Spagna)
Klara, il telegrafo dell’invisibile: Kazuha Ikeda (Giappone)
Mademoiselle Lili: Rima Hadchiti (Australia) (Australia)

Chaos Synchro – giocoleria
Louis-Philippe Jodoin (Canada)

Cradle Duo
Olena Tereshchenko (Ucraina), Roman Tereshchenko (Ucraina),
Dmytro Liubashenko (Ucraina), Volodymyr Klavdich (Ucraina),
Ekaterina Evdokimova (Russia)

Bicicletta sospesa
Anne Weissbecker (USA/Francia)

Circo invisibile/Numero comico
Facundo Giminez (Argentina)

Contorsionismo
Baasansuren Enkhbaatar (Mongolia), Serchmaa Bayarsaikhan (Mongolia),
Ayagma Tsybenova (Russia), Bayarma Parry (Russia/USA),
Imin Tsydendambaeva (Russia)

Mondo sottosopra/Equilibrismo sulle mani
Andrii Bondarenko (Ucraina)

Rola Bola
James Gonzalez (Colombia)

Acro Net
Benjamin Anikine (Francia), Victor Degtyarev (Russia), Jack Helme (Regno Unito),
Mathieu Hubener (Francia), Thomas Hubener (Francia),
Alex Otto (Danimarca), Yakau Rakitski (Bielorussia), Louis Sidebottom (Regno Unito), Tomas Thys (Belgio)

Nastri aerei
Duo acrobatico
Roman Tomanov (USA/Russia), Vitali Tomanov (USA/Russia)

Yo-Yo
Chih-Min Tuan (Taiwan, Repubblica Cinese)

Banquine
Nikolay Astashkin (Russia), Marina Chernova (Russia), Dmytro Frolov (Ucraina), Pavel Gubski (Russia), Aleksandra Karimulina (Russia), Roman Kenzhayev (Kazakistan), Sergey Kudryavtsev (Russia), Katsiaryna Murashko (Bielorussia), Andrey Nikitin (Russia), Serguei Okhai (Ucraina), Dmitrii Parfenov (Russia), Artem Shinkarenko (Russia), Alexey Starodubtsev (Russia), Yaroslav Sorokin (Russia), Igor Strizhanov (Russia), Igor Tarapat (Russia), Kirill Tyurganov (Russia) Roman Zhuravlev (Russia), Nikita Zhestovskii (Russia)

Musicisti
Leader della band, basso e contrabbasso: Nathan Spencer (USA)
Violoncello, tastiera: Amanda Zidow (USA)
Percussioni, danza delle mani: Paul Butler (Australia/Regno Unito)
Cantante, Bella Donna, percussioni a mano: Sophie Guay (Canada)
Chitarra, banjo: Bruno Pitarch (Spagna)
Violino: Paul Lazar (Francia)

Chi c’è dietro le quinte

  • Guy Laliberté, fondatore e leader
  • Jean-François Bouchard, guida creativa
  • Michel Laprise, scrittore e regista
  • Chantal Tremblay, direttrice creativa
  • Stéphane Roy, scenografo e direttore artistico
  • Philippe Guillotel, costumista
  • Raphaël Beau, compositore e direttore musicale
  • Bob & Bill, compositori e direttori musicali
  • Yaman Okur, coreografo acrobatico
  • Ben Potvin, coreografo acrobatico
  • Sidi Larbi Cherkaoui, coreografo
  • Susan Gaudreau, coreografa acrobatica
  • Andrea Ziegler, coreografa acrobatica
  • Jean-Michel Caron, sound designer
  • Jacques Boucher, sound designer
  • Martin Labrecque, lighting designer
  • Rob Bollinger, progettista delle performance acrobatiche
  • Germain Guillemot, progettista delle performance acrobatiche
  • Boris Verkhovsky, progettista delle performance acrobatiche
  • Danny Zen, progettista di attrezzature acrobatiche e cordame
  • Eleni Uranis, make-up designer

Non si può negare che KURIOS sia uno spettacolo che richiede un notevole impegno organizzativo e logistico, ma il risultato è sorprendente e magico. Grazie alla collaborazione di tutti i membri del tour, KURIOS continua ad affascinare e stupire il pubblico di tutto il mondo.

Animato da un’indomabile passione per il giornalismo, Junior ha trasceso il semplice ruolo di giornalista per intraprendere l’avventura di fondare la sua propria testata, Sbircia la Notizia Magazine, nel 2020. Oltre ad essere l’editore, riveste anche il ruolo cruciale di direttore responsabile, incarnando una visione editoriale innovativa e guidando una squadra di talenti verso il vertice del giornalismo. La sua capacità di indirizzare il dibattito pubblico e di influenzare l’opinione è un testamento alla sua leadership e al suo acume nel campo dei media.

Attualità

La nuova linea 6 Santa Maria degli Angeli-Chiaia: Arte,...

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Il 16 luglio 2024 Napoli ha festeggiato un evento straordinario: l’inaugurazione della nuova Linea 6 della metropolitana, che collega Santa Maria degli Angeli a Chiaia. Dal 17 luglio, i cittadini possono usufruire di questo nuovo percorso, che permette di andare dalla Mostra d’Oltremare a Piazza Municipio in soli 13 minuti. Non è solo un passo avanti per la mobilità, ma un’esperienza artistica unica.

Partenope: L’anima di Napoli

La leggenda dice che Partenope, una sirena affascinata dalla bellezza del golfo, scelse Napoli come sua casa. Questa storia riflette l’anima della città: bella e resiliente. La metropolitana di Napoli ha iniziato la sua avventura nel 1925 con la “Direttissima”, collegando Piazza Garibaldi al Vomero. Da allora, la rete è cresciuta e si è modernizzata, offrendo sempre più servizi ai napoletani.

La linea 6: Un capolavoro di arte e tecnologia

La Linea 6 non è solo un mezzo di trasporto, ma un vero e proprio museo sotterraneo. Ogni stazione è stata progettata da architetti di fama internazionale, diventando un’opera d’arte. La stazione Arco Mirelli, disegnata da Hans Kollhoff, è uno spettacolo di acciaio e vetro. La stazione San Pasquale, opera di Boris Podrecca, è un omaggio a Benedetto Croce. La stazione Chiaia, firmata da Uberto Siola, si sviluppa su tre livelli, ognuno con un design unico.

Stazione di Chiaia: Un tempio di bellezza e innovazione

La stazione di Chiaia è un vero capolavoro. Al primo livello, l’ingresso su Piazza Santa Maria degli Angeli è illuminato da ampie vetrate che fanno entrare la luce naturale. Al secondo livello, con ingresso su via Chiaia, ci sono sculture moderne e installazioni artistiche che catturano l’occhio. Il terzo livello, il piano banchina, ha colori caldi e un’illuminazione LED che cambia tonalità a seconda dell’ora del giorno. Le pareti, decorate con mosaici e citazioni di poeti napoletani, rendono ogni attesa un momento culturale.

Per mantenere queste opere in perfette condizioni, è fondamentale l’impegno delle autorità e dei cittadini. La manutenzione regolare e la protezione da usura e vandalismo sono essenziali per preservare queste meraviglie per le generazioni future.

Un sistema di trasporto integrato

La Linea 6 non solo migliora la mobilità urbana, ma offre anche molte possibilità di interscambio. La stazione Municipio è collegata con la Linea 1 della metropolitana, la funicolare centrale, traghetti e aliscafi. Le stazioni Chiaia e San Pasquale permettono di accedere alla funicolare di Chiaia, mentre Mergellina è collegata alla funicolare omonima. Le stazioni Lala, Augusto e Mostra facilitano l’interscambio con la Cumana, creando una rete di trasporto efficiente e integrata.

Le parole delle autorità

Il sindaco Gaetano Manfredi ha sottolineato quanto sia importante questa nuova linea per Napoli, dimostrando che la città è capace di realizzare grandi progetti. L’assessore Edoardo Cosenza ha assicurato che i nuovi treni offriranno un servizio regolare, con una corsa ogni 4 minuti e mezzo, garantendo efficienza e puntualità per tutti i passeggeri.

Come la sirena Partenope scelse Napoli, incantata dalla sua bellezza, la nuova Linea 6 celebra l’anima di questa città. Ogni viaggio su questa linea è un incontro tra arte e innovazione, riflettendo la continua evoluzione di Napoli…” (AnnA Del Bene)

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Attualità

Storia di un’adozione: Il coraggio e la rinascita di...

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Oggi incontriamo Fatima Sarnicola, una ragazza la cui vita è un viaggio intenso e toccante di coraggio, resilienza e speranza. Nata in un piccolo villaggio della Lituania, Skaciai, Fatima ha vissuto i suoi primi anni tra gli orfanotrofi, dove ha subito abusi e maltrattamenti. Nonostante queste esperienze traumatiche, ha sempre avuto dentro di sé una forza straordinaria che l’ha aiutata a sopravvivere e a sognare una vita migliore. A soli otto anni, la sua vita ha preso una svolta decisiva quando è stata adottata da una coppia italiana amorevole, iniziando così un nuovo capitolo della sua esistenza.

L’arrivo in Italia non è stato privo di sfide, Fatima ha dovuto affrontare non solo l’adattamento a un nuovo ambiente e a una nuova lingua, ma anche il bullismo a scuola. Questi momenti dolorosi l’hanno colpita profondamente, ma hanno anche alimentato la sua determinazione a non arrendersi mai. Ricorda ancora come, nonostante gli insulti e le umiliazioni, ha trovato la forza di continuare a studiare e a lottare per dimostrare il suo valore. La sua esperienza scolastica, sebbene segnata da difficoltà, le ha insegnato l’importanza della resilienza e della perseveranza.

Il giorno in cui è stata adottata è uno dei ricordi più preziosi di Fatima. Descrive con emozione il primo incontro con i suoi genitori adottivi, l’iniziale paura di fronte a un uomo senza capelli, e l’incanto nello sguardo amorevole di sua madre. La loro presenza ha rappresentato per lei la fine di un incubo e l’inizio di una vita piena di amore e protezione. Questo amore incondizionato l’ha aiutata a guarire le sue ferite e a costruire una nuova identità, trovando finalmente la sicurezza e il calore di una vera famiglia.

Fatima ha trovato il coraggio di condividere la sua storia sui social media, inizialmente come sfogo personale, ma presto si è resa conto del potente impatto che poteva avere sugli altri. Grazie al supporto e ai consigli della sua famiglia adottiva, ha iniziato a raccontare il suo passato su TikTok, attirando l’attenzione di migliaia di persone. Questo ha portato alla creazione del gruppo Telegram “Noi siamo una famiglia“, una comunità di oltre 140 ragazzi adottati, e del podcast “Storie di adozioni“, dove le esperienze personali diventano fonte di ispirazione e sostegno.

Uno dei momenti più significativi del suo percorso è stato il viaggio di ritorno in Lituania, dove ha rivisto i luoghi del suo passato. Questo viaggio le ha permesso di confrontarsi con i suoi ricordi e di fare pace con la sua storia. Ha promesso a se stessa di usare la sua esperienza per aiutare gli altri, e da questa promessa è nato “AdoptLife“, il primo magazine italiano dedicato all’adozione e all’affido. Con “AdoptLife”, Fatima vuole fornire informazioni accurate, risorse utili e storie di vita che possano guidare e supportare le famiglie adottive e chiunque sia coinvolto in questo percorso.

Gestire una comunità online e affrontare le critiche sui social media richiede forza e determinazione, così Fatima ha imparato a trasformare le critiche in opportunità di discussione, mantenendo sempre il focus sul suo messaggio di speranza e resilienza. Grazie al supporto della sua famiglia e dei suoi collaboratori, è riuscita a mantenere l’integrità del suo progetto e a continuare a offrire supporto a chi ne ha bisogno.

Il suo percorso accademico in Scienze Biologiche è un altro aspetto della sua straordinaria storia. Nonostante le difficoltà iniziali, Fatima ha perseverato e ha continuato gli studi. Il suo sogno è contribuire alla ricerca contro i tumori, utilizzando le sue competenze per fare la differenza nella vita delle persone. Questo desiderio di aiutare gli altri è il filo conduttore della sua vita, dalla sua infanzia difficile alla sua carriera accademica e oltre.

Fatima ha anche una visione chiara per il futuro di “AdoptLife”. Vuole trasformare il magazine in una pubblicazione cartacea disponibile in tutta Italia e in altri Paesi europei, creando una rete di supporto internazionale per le famiglie adottive. Il suo obiettivo è abbattere i pregiudizi legati all’adozione e all’affido, promuovendo una maggiore comprensione e accettazione di queste realtà. L’impegno di Fatima è instancabile e la sua passione per aiutare gli altri stanno cambiando il panorama dell’adozione in Italia, offrendo speranza e supporto a molti che, come lei, cercano una seconda possibilità.

Noi l’abbiamo incontrata in esclusiva ed ecco un’intervista che, anche se un po’ più lunga del solito, vi consigliamo vivamente di leggere: le sue parole toccanti e sincere vi porteranno a conoscere una storia di rinascita, forza e amore che non potrete dimenticare.

Fatima, nella tua infanzia in Lituania hai vissuto esperienze drammatiche, tra cui maltrattamenti e abusi nei vari orfanotrofi in cui sei stata. Come pensi che quei momenti difficili e traumatici abbiano plasmato la tua forza interiore e la tua capacità di affrontare le sfide della vita? Quali strategie o risorse personali hai sviluppato per superare quei traumi e trasformarli in una fonte di resilienza?

Ho sempre creduto di essere nata forte. Mi sono ritrovata ad affrontare il male più volte ma non mi sono mai lasciata intimorire. All’orfanotrofio, quando subivo maltrattamenti, sentivo che avrei superato qualsiasi situazione spiacevole, e così è stato. Mi sono sempre rialzata quando gli altri mi facevano cadere, sempre. Non nego che ogni volta che mi rialzavo, al mio corpo si aggiungeva una cicatrice in più, ma da piccola ragionavo in questo modo: se ho una cicatrice in più vuol dire che ho lottato e che quindi ho vinto. La forza è dentro di noi, ma ammetto che tirarla fuori per proteggersi non è semplice. Ciò che è scattato nella mia mente nel momento in cui ho capito di essere stata abbandonata è stato un istinto di sopravvivenza. Volevo farcela, volevo vivere, e soprattutto volevo una famiglia. La fede è stata ciò che mi ha aiutato in quei momenti di silenzio. Pregavo tanto insieme alle mie compagne di stanza; ci inginocchiavamo a terra guardando la finestra con il desiderio di uscire da quelle mura. Credevamo che quello fosse l’unico posto al mondo esistente, che oltre quel bosco non ci fosse niente. Quando poi sono stata adottata, ho capito che non era così, e la mia vita è cambiata. Ammetto che quando mi sono sentita parte di una famiglia, ho messo a riposo la mia forza e mi sono lasciata coccolare. Mi sentivo stanca e avevo bisogno che qualcuno finalmente si prendesse cura di me e della mia sorella biologica, con cui sono stata adottata. Mi dicevo: “Ora ho una famiglia, non serve che lotti più per essere felice.” Questo pensiero è nato grazie all’amore con cui i miei genitori mi hanno avvolta e cresciuta. I miei traumi non hanno consumato il mio essere perché io sono stata più forte di loro, soprattutto perché ho vissuto cose orribili e ce l’ho sempre fatta. Non nego che l’unica paura che avevo era quella di un nuovo abbandono, ma nel momento in cui sono atterrata in Italia con la mia nuova famiglia, ho capito che potevo lasciar andare via quel pensiero. Ciò che mi ha più scosso è stato il ritorno delle persone del mio passato, come fratelli, sorelle, e zii, che mi cercavano con delle lettere e poi sui social. Questa è stata la difficoltà più grande che ho dovuto affrontare, perché inizialmente non volevo confrontarmi con la mia storia. Anche se provavo ad andare avanti, c’era sempre qualcuno che mi riportava indietro. Ma anche questo è stato superato grazie alla presenza e al sostegno della mia famiglia. Quando noi ragazzi adottati abbiamo tre elementi fondamentali: amore, protezione e ascolto, non c’è bisogno di applicare nessuna strategia per stare bene. Se i nostri genitori adottivi adottano anche la nostra storia, ci sentiamo a casa e la nostra forza diventa ancor più grande, e il futuro non ci spaventa. Anche nei momenti più bui, ho cercato di trovare una scintilla di speranza e di costruire su di essa. Inoltre, ho imparato l’importanza del perdono, sia verso me stessa che verso chi mi aveva fatto del male. Ho capito che portare rancore non avrebbe fatto altro che prolungare il mio dolore. Perdonare non significa dimenticare, ma permette di liberarsi da un peso emotivo che impedisce di andare avanti.

Quando sei arrivata in Italia a otto anni, hai dovuto affrontare non solo l’adattamento a un nuovo ambiente e a una nuova lingua, ma anche il bullismo a scuola. Puoi raccontarci come hai vissuto questi momenti e in che modo sei riuscita a trasformare quelle esperienze dolorose in una motivazione per aiutare altri ragazzi adottati? Ci sono stati episodi specifici o persone che ti hanno aiutato a trovare questa forza interiore?

Quando qualcuno mi chiede “Fatima, ma ti manca la scuola?”, rispondo subito con un “no” deciso, perché ho sofferto tanto. Prima di arrivare in Italia, frequentavo già la scuola e venivo presa in giro perché ero l’unica orfana della classe. Quando il bullismo si è ripresentato anche nella mia nuova scuola, nella mia nuova vita, non ci ho più visto. Le offese e i pregiudizi erano pesanti e anziché diminuire, aumentavano col passare degli anni scolastici, non solo da parte dei miei compagni di classe, ma anche dagli insegnanti. L’unico voto alto che presi a scuola fu in quinta elementare perché vinsi una gara di corsa senza fare allenamento. Nessuno sapeva che correvo spesso per scappare dall’orfanotrofio, quindi l’allenamento c’era eccome. Portai la coppa a casa, ma non ne fui felice. Col tempo però ho realizzato che quella vittoria rappresentava molto di più di un semplice trofeo: era la prova della mia resilienza e della mia capacità di trasformare una situazione negativa in qualcosa di positivo. Riguardo allo studio, invece, avevo una curiosità fuori dal normale, e ci rimanevo male quando, nonostante passassi pomeriggi interi a studiare dopo la scuola, i voti restavano bassi e finivo l’anno con debiti. Non sono riuscita nemmeno a diplomarmi con un voto alto, eppure, durante l’esame orale, c’erano più di trenta ragazzi vicino alla porta ad ascoltarmi e i professori smisero di leggere il loro giornale quando iniziai a parlare. Come ho fatto a convivere con questo continuo bullismo? Soffrendo. Tornavo a casa piangendo un giorno sì e un giorno no. Altre volte non riuscivo a rimanere tutte le cinque ore in classe e chiedevo un permesso per uscire prima, altre volte ancora mi rifiutavo di andarci. Sentivo che qualsiasi cosa facessi, che sia studiare o relazionarmi, non sarebbe servito a nulla. Diventavo simpatica ai miei compagni di classe solo quando alzavo la voce contro i professori dicendo che ero stanca di non ricevere mai voti alti, di sentirmi sempre una stupida straniera. “Fatima oggi litiga con la prof così non facciamo lezione,” dicevano. E quando provavo a difendermi da queste affermazioni, tutta la classe mi andava contro insultandomi: “Sei una figlia falsa, torna nel tuo Paese, sei bruttissima, vai dal chirurgo plastico, non sai parlare, con noi non esci”. E infatti uscivo con altri ragazzi adottati o con il fidanzatino. La mia famiglia ha sempre fatto presente questa mia sofferenza alla scuola, ma a nessuno sembrava importare. Pochi professori sono riusciti a capirmi e a trattarmi normalmente, come una ragazza che desiderava studiare. Fu un insegnante a far emergere la mia storia: i miei genitori avevano sempre preferito tacere per evitare che mi trattassero diversamente, e da quel momento il bullismo si concentrò non solo sul mio aspetto esteriore ma anche sulla mia storia. Dopo questo, ho desiderato il giorno della maturità come il giorno dei regali di Natale. Ho usato nuovamente la mia forza per resistere a quei momenti, sostenuta dall’unione della mia famiglia. Ma non nego che mi fa male sentire che molti ragazzi adottati vengono trattati come sono stata trattata io. I genitori mi scrivono dicendo: “Ho dovuto far cambiare scuola alla mia bambina perché la chiamavano orfanella, eppure una famiglia ce l’ha”, oppure i figli mi scrivono dicendo: “Mi bullizzano, non so più come fare”. Questo succede perché a scuola l’adozione non viene sensibilizzata. Bisognerebbe farlo, insegnando che un figlio adottivo non è un figlio diverso, ma piuttosto un figlio con una storia speciale, con un inizio di vita diverso. Il legame di sangue non supera il legame adottivo, perché è l’amore la chiave di tutto. Il mio motto, da me creato, è: “Usate l’amore per insegnare la vita”. Un motto che desidero venga interiorizzato da tutti, specialmente dagli insegnanti, affinché insegnino che l’adozione è un tema universale; dai genitori, perché attraverso il supporto si insegna il concetto di famiglia, dell’amore per sé stessi e verso gli altri, della vita; e dai figli adottivi, per non dimenticare che l’amore è un sentimento che meritiamo e che dobbiamo sempre proteggere. I pregiudizi ci saranno sempre, le difficoltà nella vita aumenteranno, ma se ci ricordiamo ciò che abbiamo vissuto, ci ricordiamo anche che siamo forti e che quindi ogni evento spiacevole può diventare un insegnamento per affrontare qualsiasi situazione con ottimismo e soprattutto con coraggio. E concludo dicendo che un voto basso non determina la vostra bravura. Considerando le difficoltà che avete dovuto superare, sappiate che quel 4, 5 o 6 è un ben oltre di un 10. Non tutti hanno la sensibilità di capire la vostra storia e, soprattutto, il vostro valore. Rendete orgogliosi voi stessi, il tempo farà il resto.

Il giorno in cui sei stata adottata dai tuoi genitori italiani è stato un momento di svolta nella tua vita. Puoi condividere con noi le emozioni, le paure e le speranze che hai provato durante quel primo incontro? Come è cambiata la tua percezione della vita e della famiglia in quel momento e nei giorni successivi?

Il giorno in cui sono stata adottata è stato il più bello della mia vita. Il 12 novembre 2006 siamo diventati ufficialmente una famiglia. Ho conosciuto i miei genitori nello stesso anno, ad agosto. L’iter dell’adozione in Lituania prevedeva due viaggi per conoscere il bambino abbinato; quindi, i miei genitori li conobbi durante il periodo climatico più favorevole. Ricordo l’emozione appena li incontrai e la paura per la mancanza di capelli sulla testa del mio papà. Non avevo mai visto un uomo senza capelli, ma questa paura si alleviò con un regalino da parte sua. Rimasi incantata dagli occhi di mia madre e dal suo sguardo buono. Sentivo dentro di me vibrazioni positive e ogni giorno che passava speravo di avere il potere di fermare il tempo e restare con loro per l’eternità. Purtroppo, il nostro primo incontro finì dopo una settimana e i miei genitori ripartirono per l’Italia, lasciandomi giochi, soldi e il loro profumo sui miei vestiti. Una cosa per cui sono stata molto grata è la scelta di adozione anche della mia sorellina Anna, che avevo conosciuto due anni prima ma che poi non avevo più avuto la possibilità di vedere. Quando la andammo a prendere per passare quella settimana insieme, capii che c’era la possibilità di andare via da quel posto tutte e due insieme. Quando pregavo, lo facevo dicendo anche il nome di mia sorella. Dal nostro incontro sentivo di avere una ragione di vita per smettere di scappare dall’orfanotrofio e attendere. Rividi successivamente i miei genitori ad ottobre e passammo un mese e mezzo insieme, proprio come una famiglia. I miei affittarono un appartamento a Vilnius, la capitale della Lituania, e dal giorno dopo iniziammo a chiamarli mamma e papà. Legammo da subito. Mamma mi comprò tantissimi vestiti e cose buone da mangiare. Nella valigia portarono dall’Italia DVD di cartoni animati in italiano e manuali per imparare la nuova lingua. Piano piano espressi il desiderio di cambiare nome e così, con il tempo, imparai ad amare “Fatima” e tutto l’amore che i miei genitori mi davano ogni giorno. Ricordo che alla sentenza con il giudice dissi: “Voglio partire per l’Italia con la mia sorellina e con i miei genitori,” e gli bastò questa affermazione per capire che ero pronta a lasciare quel capitolo della mia vita. Ricordo anche che la sera prima di partire avevo paura di essere lasciata lì e passai una notte intera sveglia a guardare la macchina parcheggiata nel cortile, ma provavo anche l’emozione di vivere la vita che sognavo nell’orfanotrofio. Sembra sempre che le parole non siano abbastanza per descrivere quel giorno, ma posso dire che quando qualcuno mi chiede quando io sia nata, desidero rispondere nel 2006 anziché nel 1998. Quel giorno ha segnato una svolta radicale nella mia percezione della vita e della famiglia. Con l’adozione ho iniziato a sognare in grande, a immaginare possibilità che prima sembravano irraggiungibili. La mia mamma mi insegnava l’italiano con pazienza, mentre mio papà mi raccontava storie della loro vita in Italia, facendomi sentire parte di qualcosa di speciale. L’amore dei miei genitori mi ha insegnato che non importa quanto difficile sia il passato, c’è sempre la possibilità di un nuovo inizio. E questo nuovo inizio mi ha dato la forza e la motivazione per aiutare altri bambini adottati, affinché possano trovare la stessa felicità e sicurezza che io ho trovato.

Hai iniziato a condividere la tua storia sui social media come un semplice sfogo personale. Qual è stato il momento o l’evento specifico in cui hai realizzato che la tua storia poteva avere un impatto positivo su migliaia di persone? Come hai deciso di strutturare la tua presenza online per massimizzare questo impatto?

Questa domanda la rispondo con le lacrime agli occhi perché è stata nuovamente la mia famiglia a farmi capire che potevo essere d’aiuto per tanti altri ragazzi adottivi e famiglie. Nel 2021, durante un semplice pomeriggio in cui ricordavamo momenti dei nostri primi incontri e primi abbracci, mia mamma mi disse queste parole: “Non dimenticare la bambina che sei stata, non dividere la tua personalità in due identità. Tu sei lei e quella bambina sarà la tua forza domani e nel futuro. Non cancellare il tuo passato.” Poi aggiunse: “Fai ciò che senti, ciò che ti dice il cuore.” In quel momento ho capito di avere la forza di raccontare ciò che mi è successo e ho realizzato che potevo finalmente confrontarmi con persone che mi avrebbero capito senza giudicarmi. Così ho aperto il mio profilo su TikTok, usando coraggiosamente il mio nome e cognome. Ho iniziato pubblicando momenti della mia adozione e successivamente video di interpretazione e monologhi. Quando ho iniziato a mostrarmi fisicamente, le critiche non sono mancate. Alcuni dicevano che stavo inventando una storia per ottenere successo perché ero bella e potevo fare la modella; altri pensavano che prendessi spunto da film sull’adozione o libri per alimentare il mio racconto. Decisi di prendere una pausa che durò quasi un anno, riprendendo poi nel 2022 grazie al supporto della mia famiglia. Ho trasformato quelle critiche in una sensibilizzazione per far comprendere veramente le mie parole, mettendo in evidenza più le critiche che i commenti positivi. Virtualmente, ho incontrato altri ragazzi adottati e ho deciso di aprire il primo gruppo Telegram italiano per ragazzi adottati chiamato “Noi siamo una famiglia”, unendo più di 140 ragazzi adottati e successivamente “Cuore Adottivo”, il primo gruppo Telegram per i genitori in attesa a adottivi. Un viaggio in Lituania è stato determinante: ho fatto ritorno nel mio paese d’origine e ho rivisto la mia prima casa, scuola e orfanotrofio. Anche se non ho avuto il coraggio di avvicinarmi all’orfanotrofio, ho sentito le urla di quei bambini e, soprattutto, le mie. Questo è stato uno dei momenti più intensi emotivamente della mia vita. Avevo giurato a me stessa di non tornarci mai più, nemmeno per curiosità, ma il destino ha deciso diversamente. Quando sono salita sull’aereo per tornare in Italia, ho fatto una promessa: avrei raccontato le storie degli altri affinché le persone comprendessero che non esisteva solo la mia storia di adozione, ma molte altre. Nasce così il primo podcast italiano sulle storie di adozioni nazionali ed internazionali. Ricevevo molte domande, il che mi ha portato a rilasciare interviste e ad essere invitata in programmi Rai e riviste editoriali. Ma ho sentito che potevo fare di più quando mi è stata posta una domanda improvvisa: “Come si fa per adottare? A chi devo rivolgermi?”. Ho capito la gravità della situazione: molte persone non solo non conoscevano le storie di adozione, ma non sapevano nemmeno cosa fosse l’adozione. Nel 2023 ho deciso di fare un passo più grande fondando il primo giornale italiano sull’adozione e l’affido. In tre mesi, in piena estate, ho formato il mio team di partenza grazie a un annuncio sui social. Ho capito che per sensibilizzare al meglio sulla tematica dovevo unire professionisti nei campi legale, psicologico e assistenza sociale per rispondere ad ogni domanda dei nostri lettori e sensibilizzare su ogni aspetto. Ho disegnato il logo, creato le grafiche per i profili social, investito i miei risparmi nella creazione del sito web e in ulteriori passi avanti. In cinque mesi di lavoro incessante, ho realizzato il progetto e il 9 ottobre 2023 è nato AdoptLife. “Mamma, papà, per caso esiste un giornale sull’adozione in Italia?”, chiesi ai miei genitori. “No, non esiste”, mi risposero. “Bene, non so come si faccia, ma lo realizzo io”, risposi io. Ringrazio i miei genitori per aver tirato fuori il meglio di me, per avermi dato l’autostima, la cultura e soprattutto la continua forza. Devo ringraziare anche il mio team, che ha creduto nel progetto fin dalla nostra prima videochiamata, supportandomi in ogni mia idea, strategia di comunicazione e nella pubblicazione mensile della rivista. Senza di loro, l’inizio sarebbe stato sicuramente diverso. Non nego di aver sentito l’aiuto di qualche angelo del cielo, perché quando oggi, dopo quasi un anno, guardo il lavoro che continuo a portare avanti, mi chiedo sempre come sia riuscita senza avere titoli di studio in nessuna materia utile per il progetto. Poi ho capito che quando si agisce con il cuore si fa la differenza, e quando si combinano disciplina, valori e passione, si riesce a tirare fuori il meglio di sé stessi.

Sei riuscita a creare una comunità online molto attiva e solidale attraverso piattaforme come TikTok e Telegram. Quali sono le sfide più grandi che hai affrontato nel gestire questo spazio di condivisione e supporto? Come riesci a mantenere un equilibrio tra il supporto emotivo che offri agli altri e la tua salute mentale e benessere personale?

Su TikTok, mi sono impostata dei limiti. Pubblicavo un video e rientravo nell’app solo per caricarne un altro. I miei follower sapevano che se avessero desiderato un confronto o un supporto, avrebbero potuto rivolgersi al mio gruppo su Telegram. Dedico solo il fine settimana alla lettura dei commenti sotto ai miei video, prendendoli come spunto per la mia sensibilizzazione. Invece su Telegram, una delle sfide principali è stata gestire le aspettative e le emozioni dei ragazzi all’interno della community. Molti cercano sostegno emotivo e consigli, quindi è fondamentale essere presenti e rispondere in modo efficace per essere davvero d’aiuto. Per mantenere una presenza costante, ho avuto il supporto di due ragazze adottate che mi hanno aiutato a moderare il gruppo, e alle quali sono grata nonostante le delusioni ricevute in seguito. Ogni giorno si univano al gruppo sempre più ragazzi, ognuno con la propria storia e le proprie emozioni. Le storie di adozione sono tutte diverse e riconoscere le sfumature di ciascuna non è stato semplice. A volte scaturivano discussioni accese o addirittura offese. Altre volte, rimanevo sveglia di notte con le moderatrici per sostenere le ragazze più fragili. Questi momenti mi emozionano: spegnendo il telefono, mi rendevo conto di aver creato qualcosa di utile per gli altri. Inizialmente, gestire la mia emotività personale è stato difficile. I racconti altrui mi turbavano e trovare le parole giuste non era semplice, specialmente durante le videochiamate. Con il passare dei mesi, mi sono legata sempre di più ai ragazzi e il telefono ha cominciato a squillare anche per chiamate e consigli privati. Mi è stato attribuito anche il ruolo di “psicologa del gruppo”. Ho imparato a gestire le emozioni che mi trasmettevano: quando mi sento vulnerabile, spengo il telefono, faccio un respiro e lo riaccendo solo quando sono pronta. Grazie a questi ragazzi ho compreso che il dolore ci ha uniti: l’abbandono e la ricerca di comprensione hanno spinto molti a oltrepassare i confini del gruppo. Mi hanno ringraziato con canzoni, disegni e poesie, condividendo le loro emozioni. Molti di loro hanno raccontato la propria storia nel mio podcast. La cosa che mi ha rammaricato di più è stata l’atteggiamento ostile di alcuni ragazzi fin dal primo giorno, che, nonostante ciò, sono rimasti nel gruppo per screditarmi. Ho cercato di far loro capire che il gruppo era un luogo di apertura e supporto, ma ogni tentativo è stato vano. Questo ha contribuito a renderlo meno attivo. Nel frattempo, ho creato un gruppo per i genitori adottivi, dove molti si sono incontrati di persona, condividendo gioie e sfide dell’adozione. Sono felice di facilitare questi scambi. Alla fine, non tutti apprezzeranno il nostro impegno, ma l’importante è non smettere di farlo. Continuerò a offrire il mio aiuto fino all’ultimo battito, come ripeto spesso alle persone che mi seguono.

Il tuo podcast, “Storie di adozioni”, ha permesso a molti ragazzi adottati di condividere le loro esperienze personali. Qual è stata la storia che ti ha colpito di più e perché? Ci sono stati episodi in cui hai visto un cambiamento tangibile nella vita di qualcuno grazie alla piattaforma che hai creato?

Tutte le storie mi hanno toccato profondamente in modi diversi. Ognuna presenta aspetti unici e scoprirle è stato commovente. Ci sono ragazzi che hanno vissuto in orfanotrofio come me e quindi comprendono pienamente la mia esperienza, essendo passati attraverso eventi simili. Altri non ricordano molto del loro passato, ma condividono comunque con me le difficoltà dell’adattamento dopo l’adozione, nel relazionarsi e soprattutto nell’essere accettati. Viviamo in una società che non cambia, il che ha portato me e i miei ragazzi ad affrontare le stesse difficoltà. Tuttavia, le modalità di affrontarle sono diverse: alcuni hanno avuto genitori più assenti, mentre altri il contrario. Purtroppo, quando non c’è un adeguato sostegno verso i figli, ciò che accade loro può diventare un peso che decidono di portare da soli, facendoli sentire ancora più soli. “Mi sento nuovamente abbandonata”, sono parole che non dimenticherò mai, dette da una ragazza del gruppo. Tra tutte le storie raccontate, una in particolare ha colpito profondamente me e gli ascoltatori: quella di un ragazzo di nome Luca. Due mesi dopo la pubblicazione del podcast, Luca è stato contattato dalle sue sorelle e ha poi incontrato il suo papà adottivo. Conservo ancora il messaggio che mi ha mandato. Sapere che il podcast ha aiutato Luca e la sua famiglia a ritrovarsi è una gioia immensa e mi motiva a continuare a promuoverlo. Spero di riuscire presto a incoraggiare molti altri ragazzi a condividere la propria esperienza e a far loro capire che insieme possiamo fare la differenza, evitando che altri bambini debbano subire ciò che abbiamo dovuto affrontare noi. L’unione fa la forza e io sono qui per dare una mano a tutti loro.

Hai parlato spesso della necessità di riformare le leggi italiane sull’adozione, evidenziando le difficoltà burocratiche e i lunghi tempi di attesa. Quali specifiche modifiche ritieni fondamentali per migliorare il processo adottivo e renderlo più accessibile e giusto? Hai avuto contatti con legislatori o istituzioni per promuovere questi cambiamenti?

L’adozione è un argomento profondo che richiede attenzione alle necessità dei bambini e a un processo equo ed efficiente per tutti i soggetti coinvolti. Per migliorare le leggi italiane sull’adozione e renderle più accessibili, occorre considerare diverse modifiche cruciali: semplificare e accelerare i procedimenti burocratici senza compromettere la sicurezza e il benessere del bambino adottato. I lunghi tempi di attesa spesso derivano da complessità burocratiche e procedure internazionali, che potrebbero essere riviste per garantire tempi più brevi senza compromettere la sicurezza dei bambini, assicurando loro di trovare presto una famiglia amorevole. È essenziale anche definire chiaramente i requisiti per i genitori adottivi e i criteri di selezione, bilanciando rigorosi standard con un accesso equo all’adozione. Il supporto post-adozione è altrettanto cruciale: garantire un sostegno adeguato sia ai bambini adottati che alle famiglie adottive può migliorare il loro adattamento e ridurre rischi di problematiche post-adozione, come ad esempio l’interruzione dei percorsi di adozione che riporta il bambino in uno stato di abbandono, situazione inaccettabile. Un altro aspetto da considerare è l’adozione piena per le coppie single e coppie LGBTQ+. Il principio dell’affidamento deve essere tutelato, evitando che un bambino venga strappato dalle braccia di chi lo ha accolto a casa propria solo perché la famiglia biologica si manifesta nuovamente. Il benessere del bambino è prioritario, e cambiamenti legislativi devono proteggere questo principio. Per quanto riguarda il coinvolgimento con legislatori e istituzioni, è fondamentale il dialogo per sensibilizzare e promuovere riforme legislative necessarie. La collaborazione con legislatori, ONG e altre istituzioni può essere determinante nel portare avanti proposte concrete di cambiamento, e personalmente sarei interessata a contribuire attivamente in questo ambito al momento opportuno.

Nonostante le difficoltà iniziali, sei riuscita a costruire una carriera accademica brillante e stai per laurearti in Scienze Biologiche. Come pensi di integrare il tuo background personale e le tue esperienze di vita con il tuo futuro professionale nel campo della ricerca scientifica, specialmente in progetti legati alla lotta contro i tumori?

Le difficoltà iniziali che ho affrontato mi hanno insegnato resilienza, determinazione e l’importanza di non arrendersi mai. La scelta di studiare Biologia è stata ben ponderata. Fin da piccola ho nutrito il desiderio di aiutare gli altri, soprattutto quando vedevo bambini accanto a me soffrire. Ricordo vividamente una volta in cui un mio compagno di classe è entrato camminando con la testa rivolta verso il pavimento e la schiena curva, una scena che mi ha profondamente colpita. Quando sono stata adottata, mi sono ripromessa di studiare con impegno affinché la mia educazione potesse essere un aiuto concreto per gli altri. Sono felicissima che il giorno della mia laurea si stia avvicinando e sono orgogliosa di aver già dato un contributo significativo come collaboratrice scientifica nel campo della ricerca oncologica, con un progetto recentemente diventato globale e pubblicato su riviste come Springer Journals; è stato un momento emozionante. Nel campo oncologico, intendo concentrarmi su ulteriori progetti che possano contribuire concretamente alla comprensione dei meccanismi biologici alla base della formazione e della diffusione dei tumori. Desidero esplorare le possibilità di sviluppare nuove terapie o migliorare quelle esistenti, utilizzando approcci innovativi e multidisciplinari. Non vedo l’ora di contribuire ancora di più.

La tua storia è seguita da molte persone sui social media, ma hai anche ricevuto critiche e dubbi sulla veridicità dei tuoi racconti. Come rispondi a chi mette in discussione la tua esperienza? Quali strategie utilizzi per affrontare e gestire le critiche negative e mantenere la tua integrità e il tuo messaggio positivo?

Come accennato nelle risposte precedenti, è stato emotivamente complicato gestire le prime critiche. Con il tempo, ho imparato a trasformarle in opportunità di discussione per far comprendere il mio messaggio, soprattutto per sensibilizzare sul fatto che esistono storie che nessuno racconta per timore di essere giudicati, e chi decide di farlo merita il nostro sostegno per il grande coraggio dimostrato.

Sono felice di condividere ulteriormente una breve guida su come affronto le critiche:
1. Trasformare le critiche in discussione: accolgo le critiche come opportunità per spiegare meglio la mia esperienza e il mio punto di vista. Cerco di educare e informare le persone sulle sfumature e le complessità della mia storia, incoraggiando una conversazione costruttiva.
2. Mantenere il focus sul messaggio principale: mi concentro sempre sul motivo per cui ho deciso di condividere la mia storia. Mantenere il focus sul messaggio di speranza, coraggio o consapevolezza che voglio trasmettere ai miei follower è essenziale per me.
3. Rispondere con calma e rispetto: quando rispondo alle critiche, lo faccio con calma e rispetto. Evito polemiche e cerco di comunicare in modo chiaro e pacato, anche quando le critiche sono sfavorevoli.
4. Cercare il sostegno delle persone che comprendono: trovo conforto nel sostegno delle persone che capiscono e condividono le mie esperienze o il mio messaggio. Questo mi aiuta a mantenere la fiducia nel mio percorso e nel mio intento di sensibilizzare gli altri.
5. Non lasciare che le critiche mi scoraggino: è importante non permettere alle critiche negative di minare la mia determinazione o la mia fiducia nel mio racconto. Continuo a essere autentica e a condividere la mia storia con la consapevolezza che può ispirare e aiutare gli altri.

L’apertura del gruppo Telegram “Noi siamo una famiglia” è stata un’iniziativa molto apprezzata. Quali sono gli obiettivi a lungo termine di questo gruppo e come intendi raggiungerli? Quali attività o progetti specifici hai pianificato per supportare ulteriormente i membri della comunità?

Nell’ultimo periodo, a seguito di vari gravi eventi accaduti, tra cui denunce tra due membri del gruppo, ho preso una pausa per capire come impedire che i membri, anziché unirsi per solidarietà, si uniscano per manifestare il proprio dolore senza considerare quello degli altri. Non intendo assolutamente abbandonare i miei ragazzi, ma tengo molto a offrire loro un posto sicuro e amorevole, cosa che, nel corso dell’ultimo anno, a causa di alcuni membri, si è persa. Questo mi ha fatto stare molto male, soprattutto perché sono stati proprio quei ragazzi che stavo aiutando di più o che ho abbracciato unendo le nostre braccia. Quando sarò pronta a offrire nuovamente sicurezza e un ambiente tranquillo, sarò più che felice di creare iniziative che vadano oltre il digitale, come incontri faccia a faccia e attività di gruppo che favoriscano la comunicazione aperta e il reciproco rispetto. Vorrei promuovere un clima di fiducia e comprensione reciproca tra tutti i membri, incoraggiando la solidarietà e la collaborazione anziché la divisione. Sarà importante per me stabilire nuove regole e linee guida che assicurino il rispetto reciproco e il benessere di ogni membro del gruppo, in modo che possiamo essere una famiglia.

La tua relazione con la tua famiglia adottiva è stata un pilastro fondamentale nella tua vita. Quali valori e insegnamenti ti hanno trasmesso i tuoi genitori adottivi che ritieni essenziali nel tuo percorso di vita e nella tua missione di supportare gli altri? Puoi condividere qualche aneddoto o momento speciale che ha rafforzato questo legame?

Mi ricollego subito all’ultima domanda. C’è stato un episodio che mi ha fatto comprendere quanto bene mi vogliano i miei genitori. Un giorno mi buttai a terra e presi a pugni il pavimento. Continuavo a ricevere messaggi di minacce da parte dei miei parenti biologici, come per esempio: “Quando farai 18 anni verremo ad Agropoli e ti porteremo via”, motivo per cui insistei, senza dare troppe spiegazioni, ai miei genitori di festeggiare i miei diciotto anni lontano, e scegliemmo Firenze. È stato un giorno abbastanza difficile perché mi sentivo come se qualcuno volesse strapparmi dalla mia famiglia, ma poi lo dissi ai miei genitori e loro mi rassicurarono dicendo che non c’era bisogno di andare lontano, che comunque mi avrebbero protetta. Giorni prima, però, ebbi un forte crollo emotivo e iniziai a urlare forte. Provai un bruciore interiore indescrivibile, ma in quell’urlo si buttarono a terra anche i miei genitori e mia sorella e iniziammo a piangere insieme. Questa è una di quelle domande in cui scoppio sempre a piangere, come in questo esatto momento, perché quell’amore ricevuto in quelle urla ha sostituito tutto l’amore mancato nell’infanzia. Mi sono sentita davvero parte di una famiglia, mi sono sentita a casa. Sebbene il motivo di quella mia reazione l’abbia confessato dopo, i miei genitori hanno compreso che stavo soffrendo e si sono presi il mio dolore. Iniziai anche a parlare anni prima della mia storia, cosa che ci ha legato subito, ma questo accaduto ci ha resi un tutt’uno. Grazie a loro ho capito che l’amore guarisce ogni tipo di ferita, che il rispetto per se stessi e per gli altri è fondamentale, che la sensibilità e l’empatia non devono mai mancare e soprattutto che non c’è bene più grande della propria famiglia. Grazie a loro ho compreso la mia storia, ne ho fatto la mia forza, non provo più alcun rimorso perché ho esplorato ogni mancanza e ho cercato le risposte. Non odio i miei genitori biologici, anzi, li ringrazio, perché hanno acconsentito alla mia adozione, mi hanno dato la possibilità di vivere una vita felice, anziché riportarmi indietro. Ho compreso le difficoltà che avevano e la sopravvivenza attuata. Non è colpa di nessuno. Ogni vita inizia diversamente e la mia è iniziata con una cicatrice nel cuore, ma l’essere umano non è nato per soffrire e la stessa vita cerca di rimediare o di indirizzarti verso la strada giusta. I tempi di attesa, i documenti infiniti, i momenti di sconforto, le notti insonni, vengono trasformati un giorno in amore e ogni sforzo diventa solo un ricordo di una meravigliosa vittoria.

Recentemente hai lanciato il magazine digitale “AdoptLife”, che si propone di affrontare vari aspetti dell’adozione. Quali temi principali vengono trattati nella rivista e quali sono le tue aspettative per il suo impatto sulla società e sulle famiglie adottive? Come vedi il futuro di “AdoptLife” e quali sono i prossimi passi per far crescere questa iniziativa?

AdoptLife nasce su tre pilastri fondamentali: notizie, storie e risorse. Va oltre un semplice giornale; come dico spesso, è un punto di riferimento sull’adozione. Affrontiamo ogni aspetto dell’adozione così come dell’affido, con l’obiettivo di fornire una panoramica completa e approfondita su questi temi complessi e delicati. Nella sezione notizie, pubblichiamo aggiornamenti sugli sviluppi legislativi riguardanti l’adozione e l’affido, sia a livello nazionale che internazionale. Informiamo i nostri lettori su eventi, conferenze e seminari dedicati all’adozione, così come su iniziative di enti e associazioni che operano nel settore. La nostra missione è garantire che chiunque sia interessato all’adozione o all’affido sia sempre aggiornato e informato sulle ultime novità. Le storie personali sono il cuore pulsante di AdoptLife. Condividiamo testimonianze di adozione nazionale ed internazionale, racconti che mettono in luce le sfide e le gioie di chi vive questa esperienza. Queste storie non solo ispirano, ma aiutano anche a creare una maggiore consapevolezza e comprensione delle diverse dinamiche familiari. Offriamo risorse pratiche per chiunque sia coinvolto o interessato nell’adozione e nell’affido. Queste includono guide sugli aspetti psicologici e legali dell’adozione, consigli per affrontare le varie fasi del processo adottivo, e strumenti per la gestione delle sfide quotidiane. Inoltre, abbiamo rubriche culturali che trattano di libri, film e giochi legati all’adozione e all’infanzia. Questo approccio aiuta a normalizzare e integrare il discorso sull’adozione nella cultura popolare, rendendolo più accessibile e meno stigmatizzato. I consigli dei miei genitori adottivi sono particolarmente preziosi, offrendo una prospettiva diretta e pratica su come gestire le diverse situazioni. Spieghiamo il significato dell’adozione anche attraverso il gossip, mettendo in luce i pensieri dei personaggi noti sul tema. Di recente, abbiamo aperto uno sportello online per fornire supporto immediato a chi ne ha bisogno. Questo servizio è nato dall’esperienza maturata assistendo coppie nello scegliere l’ente per adottare, spiegando il percorso e aiutando i ragazzi nella ricerca delle origini. Il nostro sportello è una risorsa vitale per chi cerca risposte, consulenze o semplicemente una parola di conforto. Uno dei nostri obiettivi principali è affrontare e smantellare i pregiudizi legati all’adozione e all’affido. Attraverso articoli, testimonianze e risorse educative, cerchiamo di promuovere una maggiore comprensione e accettazione di queste pratiche. Vogliamo che la società veda l’adozione e l’affido non come ultime risorse, ma come scelte valide e amorevoli per costruire una famiglia. Per il futuro di AdoptLife, spero di trasformarlo in un magazine cartaceo disponibile mensilmente in tutte le edicole italiane e anche in altri paesi europei. Attualmente, non esiste a livello europeo un giornale sull’adozione e sull’affido, e vogliamo colmare questo vuoto. Continuando a lavorare attraverso le piattaforme social, apriremo ulteriori rubriche e selezioneremo nuove voci, affinché più professionisti possano contribuire con la propria esperienza a una buona cultura e educazione. L’obiettivo è creare una rete di supporto internazionale, dove le migliori pratiche e le storie ispiratrici possano essere condivise e celebrate. AdoptLife è più di un semplice progetto; è una missione. Vogliamo che ogni bambino abbia una famiglia amorevole e che ogni famiglia che decide di adottare o affidare possa farlo con tutte le informazioni, il supporto e le risorse necessarie. Crediamo che l’amore guarisca ogni ferita e che, con la giusta guida e comprensione, ogni storia di adozione possa diventare una storia di successo e di amore incondizionato.

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Attualità

“Elastic Heart”: la toccante storia di Nunzio...

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Elastic Heart, il toccante cortometraggio diretto e sceneggiato da Giuseppe Cossentino, è ora disponibile su Amazon Prime Video. Il film racconta la straordinaria storia di Nunzio Bellino, l’uomo elastico affetto dalla rara Sindrome di Ehlers-Danlos, che ha affrontato discriminazioni e bullismo a causa della sua condizione.

Nunzio Bellino, protagonista del cortometraggio, interpreta se stesso con una naturalezza ed espressività fuori dal comune, portando sullo schermo un racconto di resilienza e speranza. La sua interpretazione intensa e commovente, insieme alla direzione poetica di Cossentino, offre uno sguardo profondo e umano sulle difficoltà e le ingiustizie vissute da chi è affetto da patologie rare.

“Elastic Heart” è una delle opere di spicco della quinta stagione di The Ticket Show, una raccolta d’autore di cortometraggi che celebra il meglio del cinema breve nel nostro paese. Disponibile gratuitamente per tutti gli abbonati a Prime Video, ogni stagione di The Ticket Show è composta da quattro cortometraggi unici, ciascuno capace di emozionare e sorprendere il pubblico.

Il lavoro di Cossentino ha già vinto numerosi premi ed è stato finalista in molti festival cinematografici, ricevendo ampi consensi per la sua capacità di sensibilizzare il pubblico sulle patologie rare e denunciare con forza il fenomeno del bullismo. La distribuzione di “Elastic Heart” su Amazon Prime Video da parte di Sud Sound Studios rappresenta un ulteriore riconoscimento del valore di quest’opera, che continua a parlare al cuore degli spettatori.

Il successo del cortometraggio ha ispirato anche la creazione di un libro fumetto intitolato “L’Uomo Elastico”, attraverso il quale Nunzio Bellino e Giuseppe Cossentino sono diventati testimonial contro ogni forma di discriminazione e violenza. Questa opera ha ricevuto riconoscimenti in contesti prestigiosi come il Festival del Cinema di Venezia e Casa Sanremo Writers 2024 durante il Festival di Sanremo.

Invitiamo tutti a guardare “Elastic Heart” su Amazon Prime Video e a lasciarsi toccare da una storia che va oltre il dolore per celebrare la forza e la dignità dell’essere umano. Un cortometraggio che, con la sua osservazione lucida e ferma, dà voce a chi non ne ha e illumina un fenomeno ancora troppo poco conosciuto.

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