Cronaca
È morta Gina Lollobrigida, la leggenda del cinema italiano...
È morta Gina Lollobrigida, la leggenda del cinema italiano aveva 95 anni
L’attrice italiana Gina Lollobrigida (1927-2023) è morta lunedì 16 Gennaio a 95 anni, come comunicato dall’agenzia di stampa ANSA.
Bella e combattiva fino alla fine, la leggenda del cinema italiano è stata diretta, nei suoi 75 anni di carriera, da registi italiani di fama mondiale come Vittorio De Sica, Mario Monicelli e Pietro Germi. Gina Lollobrigida, nota in Italia come “La Lollo”, era conosciuta come la “Bersagliera” per il suo ruolo in “Pane, amore e fantasia” (1953), una commedia di Luigi Comencini. È stata la sua consacrazione come icona del cinema italiano, una delle attrici più importanti della sua generazione.
Nata a Subiaco (Roma) il 4 luglio 1927, si trasferisce giovanissima nella capitale per studiare all’Istituto di Belle Arti. Si mantiene disegnando caricature a carboncino e posando per i primi fotoromanzi. Nel 1945 ha avuto la sua prima esperienza in teatro. Due anni dopo, un episodio cambiò definitivamente la sua vita, quando un’amica la convinse a partecipare al concorso di Miss Roma. Arriva seconda, ma questo le dà il diritto di partecipare poco dopo a un’indimenticabile edizione di Miss Italia, dove si classifica terza.
Erano gli anni del dopoguerra e la sua bellezza incarnava il sogno dell’italiano medio, e anche all’estero rappresentava l’idea di bellezza italiana. Insieme alla sua rivale Sophia Loren, Gina Lollobrigida ha contribuito a creare l’immagine della diva italiana, trasformandosi da sex symbol negli anni ’50 e ’60 in una star internazionale.
Un cast infinito
Tra i suoi numerosi successi c’è anche il film “La donna più bella del mondo” (1955), diretto da Robert Z. Leonard. Leonard, in coppia con Vittorio Gassman, una storia romanzata della vita del soprano Lina Cavalieri, in cui “La Lollo” dimostra di essere una cantante lirica di talento. Ha interpretato anche diversi ruoli drammatici, dimostrando la sua versatilità in “Trapezio” di Carol Reed; in “Nostra Signora di Parigi” di Jean Delannoy (1956), ha interpretato Esmeralda accanto ad Anthony Quinn nel ruolo di Quasimodo.
Nel 1961, in “Quando arriva settembre” di Robert Mulligan, vince il Golden Globe come migliore attrice, e l’anno successivo recita al fianco di Stephen Boyd in “Venere imperiale” di Jean Delannoy nel ruolo di Paolina Bonaparte, la storia delle vicende amorose e degli scandali della sorella di Napoleone, quasi un film fatto su misura per lei, che le vale un David de Donatello, l’Oscar del cinema italiano.
Il cast dei suoi film è pressoché infinito: “La sfida del diavolo” di John Huston, con Humphrey Bogart e Jennifer Jones; “Spade incrociate”, con Errol Flynn; “Quando il sangue bolle” di John Sturges, con Frank Sinatra; “Salomone e la regina di Saba”, diretto da King Vidor, con Yul Brynner. Negli anni Settanta, Gina Lollobrigida riduce le sue apparizioni nel mondo dello spettacolo per dedicarsi a un’altra passione, la fotografia. Ma in quel periodo ha regalato ai suoi fan anche un’altra indimenticabile interpretazione come protagonista de “Le avventure di Pinocchio” (1972), la grande miniserie di Luigi Comencini.
Hollywood le ha reso omaggio nel 2018 con la stella sulla Walk of Fame. In quell’occasione fece una dichiarazione significativa su Marilyn Monroe, con la quale fece amicizia a Los Angeles: “Era una persona debole; Marilyn voleva un uomo che la amasse, non voleva altro. Ma quando si è così popolari, è un peccato, perché gli uomini sono molto gelosi. Essere popolari è bello, ma non è mai facile. Ne so qualcosa! L’amore che non ho mai avuto”, ha confessato Gina Lollobrigida.
Vita privata
La sua vita personale è piena di luci e ombre, con un terribile stupro da minorenne, denunciato solo molti anni dopo. Si è sposata giovanissima con il medico sloveno Milko Skofic, con il quale ha avuto il suo unico figlio, Andrea Milko, nato nel 1957. Ha avuto una lunga relazione con il catalano Javier Rigau, di 34 anni più giovane, con un matrimonio contestato, annullato dalla Sacra Rota romana.
Oltre alla travagliata fine del rapporto con Riugau, Gina Lollobrigida è stata tormentata fino ai suoi ultimi giorni da un altro delicato processo legale legato al suo patrimonio. Il suo unico figlio Mirko e il nipote Dimitri hanno sollevato in un tribunale di Roma nel 2017 la necessità di una tutela del suo patrimonio milionario a causa della sua “incapacità” di gestirlo, denunciando il suo giovane assistente Piazzola, che ha condotto un’ostentata vita di lusso con i soldi della leggendaria attrice. Secondo una perizia psichiatrica, Lollobrigida oscilla tra “divismo, narcisismo e insicurezza” e mantiene un rapporto di “sottomissione psichica”. Hanno 61 anni di differenza: lei ha 95 anni, lui 34 anni.
Il tribunale ha deciso che l’attrice aveva bisogno di un “amministratore di sostegno”, sentenza che è stata confermata in appello. Gina Lollobrigida ha fatto nuovamente ricorso alla Corte Suprema, ma non è stato accolto. L’Alta Corte ha deciso, nell’ottobre 2021, che l’attrice “necessitava di assistenza per compiere atti di straordinaria amministrazione relativi alla gestione dei suoi beni e della società”. Sempre determinata e grintosa, la leggendaria attrice si è presentata alle elezioni politiche italiane del 25 settembre, a capo della coalizione denominata Italia Soberana e Popolare. Si è trattato di una manovra del suo avvocato, l’ex magistrato Antonio Ingroia, per contrattaccare l’iter giudiziario e dimostrare che la Lollobrigida era “perfettamente lucida”. Ma il miracolo della sua elezione non è avvenuto.
I suoi ultimi anni di vita
Nel settembre scorso era stata ricoverata in ospedale a causa di una frattura al femore. Una frattura scomposta dopo una caduta, per la quale è stato necessario un intervento. Già quattro anni fa Gina Lollobrigida era stata ricoverata in ospedale dopo un incidente domestico. In quel periodo l’attrice era stata curata dai medici del Sant’Eugenio.
L’avanzare dell’età ha pesato molto sulla sua salute, così come il suo dispiacere per gli eventi legali in cui è stata coinvolta, ma sul suo decesso non sono ancora state rese note le cause. Negli ultimi anni è rimasta costantemente attiva, apparendo spesso in televisione, dedicandosi soprattutto all’arte e alla fotografia, e a numerose mostre. Non ha mai smesso di fare progetti: l’ultimo lavoro è stato un libro di disegni.
Cronaca
Incidente a Pescara, perde il controllo della moto e si...
Sconosciuti i motivi che hanno causato la caduta
Ha perso il controllo della moto che stava guidando ed è finito rovinosamente a terra. Un giovane originario di Cappelle sul Tavo (Pescara) è morto a causa di incidente stradale avvenuto, nella tarda mattinata di oggi, a Popoli (Pescara), sulla statale Tiburtina. Inutili i soccorsi e i tentativi di salvarlo. Sul posto un'ambulanza e poi l'elicottero del 118, ma il motociclista è deceduto poco dopo l'arrivo in ospedale. Sul posto i carabinieri della compagnia di Popoli che stanno effettuando i rilievi di legge. Sconosciuti i motivi che hanno causato la letale caduta.
Cronaca
Liste d’attesa Ssn incubo per 9 italiani su 10: indagine...
Su 1.100 intervistati in 950 hanno avuto difficoltà nel prenotare visite e esami, la metà si rivolge ai privati’
Attese lunghissime, strutture ospedaliere lontane, difficoltà con i Cup e, troppo spesso, agende di prenotazione bloccate. Per 9 italiani su 10 le liste d’attesa del Ssn sono un incubo. A certificarlo, se ce ne fosse ancora bisogno, è un’indagine di Altroconsumo secondo la quale su 1.100 cittadini intervistati oltre 950 hanno avuto difficoltà nel prenotare una visita o un esame con il Ssn nel corso dell’ultimo anno. L'indagine condotta su un campione aderente ad ACmakers, la community che collabora alle ricerche dell’Organizzazione, e focalizzata sulla problematica delle liste d’attesa, conferma un quadro sconfortante e fortemente critico, che non sembra registrare segnali di miglioramento. Gli italiani, quando va bene, sono costretti a rivolgersi al privato e a pagare di tasca propria ma in troppi rinunciano a curarsi.
Gran parte dei problemi - secondo Altroconsumo - si sono registrati con le visite specialistiche (per 2/3 delle segnalazioni ricevute): in particolare, le visite più citate sono quella oculistica (circa 180 segnalazioni) e dermatologica (circa 100, per lo più riguardanti il controllo dei nei). Tra gli esami più segnalati: ecografie dell'addome, tiroide, mammella e della spalla (circa 150), risonanze magnetiche, Tac (circa 100) e gastroscopia (circa 25). In realtà questo elenco non sorprende: visite oculistiche e dermatologiche, gastroscopie ed ecografie dell’addome sono da sempre le prestazioni che i cittadini pagano di più di tasca propria, prenotando nel privato, come confermano anche gli ultimi dati di Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) sull’attività intramoenia, cioè l’attività privata degli ospedali pubblici.
Ma quali sono più nello specifico i problemi riscontrati? Innanzitutto, per 2/3 degli intervistati, le attese oltre le urgenze indicate sulla ricetta, ma anche strutture ospedaliere troppo lontane, appuntamenti non disponibili a causa delle prenotazione chiuse (fenomeno peraltro illegale). Ma non solo: Cup difficili da contattare, ricette che scadono, controlli che saltano.
Il problema delle attese eccessive – si legge nel report - riguarda la grande maggioranza degli intervistati; è impossibile per tanti fare visite ed esami nei tempi suggeriti dal medico, anche quando c’è un’urgenza indicata sulla ricetta (117). Ma colpisce che circa 1/4 di queste segnalazioni (263) riguardi l’impossibilità di prenotare una visita o un esame per via delle agende chiuse. Non è tutto: circa un quarto dei cittadini che hanno avuto problemi per avere l'appuntamento nei tempi prescritti dal medico, avrebbero dovuto recarsi in una struttura scomoda, talvolta lontana anche 100 km o più da casa, perché nella loro provincia il primo posto sarebbe stato disponibile solo dopo molti mesi. Questo accade perché i cosiddetti “ambiti territoriali di garanzia”, in cui i Cup possono prenotare le prestazioni, possono essere vasti. Seppur lecito, per molti è un disagio molto forte, se non un ostacolo alle cure, e questa pratica disattende il rispetto di quel “principio di prossimità e raggiungibilità” che viene citato dal Piano nazionale di governo delle liste d’attesa.
Anche le difficoltà a contattare il Cup (Centro unico di prenotazione regionale) sono denunciate frequentemente, visto che più di 1/5 degli intervistati dice di averle avute, tra attese molto lunghe, numeri sempre occupati e linea che cade dopo aver atteso inutilmente. Ma purtroppo, sulle attese al telefono con il Cup, non sono previste particolari tutele.
La situazione non migliora sul fronte ricoveri. Dei 1.100 intervistati – riporta il sondaggio - in circa 300 hanno detto di essere stati inseriti in lista d’attesa per un ricovero negli ultimi due anni. Poco più della metà dei cittadini è stata ricoverata nei tempi previsti; circa 100 persone invece non sono state così fortunate e circa 50 sono ancora in attesa di sapere quando verranno chiamate. Fra i motivi dei ritardi riscontrati: la mancanza di medici, di letti, l’assenza dell’agenda dei prossimi mesi. In tutte le testimonianze traspare comunque l’impotenza dell’attesa senza informazioni, metà degli intervistati che ha segnalato problemi ha deciso alla fine di rivolgersi ai privati.
“La crisi in cui versa il Ssn è sotto gli occhi di tutti da tempo poiché è stato, nel corso degli anni, gravemente sotto-finanziato da tutte le forze politiche e cause più recenti ne hanno accelerato il collasso, in primis la pandemia di Covid 19 - dichiara Federico Cavallo, responsabile Relazioni esterne Altroconsumo - Ciò che resta purtroppo costante è l’inadeguatezza delle risposte che la politica ha messo di volta in volta in campo. Un dato valga per tutti: secondo l’ultimo rapporto Bes dell’Istat, nel 2023 circa 4,5 milioni di cittadini hanno dovuto rinunciare a visite mediche o accertamenti diagnostici per problemi economici, di liste di attesa o difficoltà di accesso. Si tratta del 7,6% della popolazione: in aumento rispetto al 7% del 2022 e al 6,3% del 2019".
E ciò "che è ancora più preoccupante è il fatto che il trend di spesa per la sanità - in percentuale sul Pil - è previsto calare nei prossimi anni, un segnale evidente di come la situazione non potrà certo migliorare, ma semmai peggiorare ulteriormente. Noi, come Altroconsumo - aggiunge Cavallo - continueremo a fare la nostra parte monitorando attentamente la situazione, agendo in sinergia con altre realtà impegnate a promuovere i principi di un Servizio sanitario pubblico, equo e universalistico, come la Fondazione Gimbe, e mettendo a disposizione dei cittadini informazioni e strumenti utili a far valere i propri diritti, così come previsti dalla Costituzione e dalle leggi italiane”.
Il "grave stato di salute del Ssn impone una profonda riflessione – sottolinea Nino Cartabellotta, presidente Fondazione Gimbe - l’impatto dell’indebolimento della sanità pubblica sulla salute individuale e collettiva deve considerare anche il livello socio-economico della popolazione. L’aumento del numero di famiglie che vivono sotto la soglia della povertà assoluta, se da un lato “argina” la spesa out-of-pocket – quella che si paga di tasca propria – dall’altro aumenterà la rinuncia alle cure, peggiorando la salute e sino a ridurre l’aspettativa di vita proprio di quegli “indigenti” che l’art. 32 indica come persone a cui fornire cure” gratuite. “Indubbiamente, i tempi di attesa costituiscono una delle principali criticità del Ssn – conclude Cartabellotta - con cui cittadini e pazienti si scontrano quotidianamente subendo gravi disagi, come la necessità di ricorrere alle strutture private o la migrazione sanitaria, sino alla rinuncia alle cure. Un problema che da sempre affligge il nostro Ssn, ma che negli ultimi anni si è aggravato per l’enorme quantità di prestazioni non erogate durante la pandemia Covid-19. Tuttavia, le misure per l’abbattimento delle liste di attesa previste nell’ultima Manovra sono state guidate da una logica ‘prestazionistica’, senza alcun provvedimento mirato a monitorare e ridurre l’inappropriatezza delle prestazioni. Inoltre, il potenziamento dell’offerta è stato 'scaricato' di fatto sul tempo, sempre più esiguo, dei professionisti sanitari. Infine, l’aggiornamento del nuovo Piano nazionale governo liste di attesa, scaduto nel 2021, è ancora in progress”.
Cronaca
Stupro di gruppo a Palermo, processo con rito ordinario:...
La gup ha detto no a una nuova audizione della presunta vittima: "Rischio vittimizzazione secondaria"
Rito ordinario per il presunto stupro di gruppo di Palermo del luglio 2023. Lo ha scelto la difesa dei sei imputati accusati, dopo il no alla nuova audizione della presunta vittima. La prima udienza del processo si terrà il prossimo 15 maggio davanti alla seconda sezione del Tribunale di Palermo.
La ragazza all'epoca 19enne, secondo la difesa, sarebbe dovuta essere sentita su circostanze specifiche dalle nuove acquisizioni investigative. Tra questi una telefonata ricevuta la notte dello stupro da un amico di pochi secondi. La ragazza era già stata ascoltata da un altro Gip di Palermo, Clelia Maltese, nel corso di un incidente probatorio.
Anche oggi la giovane, che oggi ha 20 anni, non era presente all'udienza preliminare. Da alcuni giorni ha lasciato la casa-rifugio in cui era stata portata dopo l'aggressione che avrebbe subito il giorno di Pasquetta, e vive al Nord Italia. A rappresentarla l'avvocata Carla Garofalo che la difende.
Perché non sarà risentita in aula la presunta vittima
La presunta vittima non sarà risentita in aula perché in passato "era già stata sentita numerose volte" e una nuova audizione avrebbe "determinato una vittimizzazione secondaria", ha scritto la gup di Palermo Cristina Lo Bue nell'ordinanza con cui ha rigettato la richiesta di abbreviato condizionato presentata dalla difesa dei sei giovani. A farlo presente in aula, questa mattina, dopo la richiesta della difesa, erano state le parti civili che sono state ammesse al processo.
Cosa aveva chiesto la difesa
La difesa dei sei imputati aveva chiesto al gup il rito abbreviato condizionato per i giovani, tutti in carcere dalla scorsa estate. Rito abbreviato a condizione che venisse riascoltata in aula la presunta vittima "su circostanze emerse da investigazioni difensive". E che venissero ammessi alcuni documenti ritenuti dalla difesa "importanti ai fini del processo oltre a una testimonianza".
La giudice Cristina Lo Bue ha rigettato la richiesta sui documenti "stante la tardività della richiesta". In particolare, la difesa dei sei imputati, aveva chiesto l'ammissione dell'analisi dello smartphone della presunta vittima, cioè un report sul telefono della giovane, e la produzione di una consulenza psicologica di una professionista sempre sulla presunta vittima.
Sette associazioni parti civili
Dieci le associazioni che all'ultima udienza hanno chiesto al giudice di essere ammesse come parte civile, 7 quelle ammesse. Oltre al Comune di Palermo, Associazione Millecolori onlus, rappresentata dall'avvocata Federica Prestidonato, associazione nazionale Donne in rete contro la violenza, rappresentata dall'avvocata Elvira Rotigliano, Associazione 'Le Onde', rappresentata dall'avvocata Maddalena Gairdina, 'Biblioteca delle Donne centro di consulenza', sempre con avvocata Maddalena Giardina. E ancora: 'Associazione Insieme a Marianna Aps' con l'avvocata Alessandra Inguaggiato, l'Associazione contro tutte le violenze, rappresentata dall'avvocata Cinzia Manzella e l'Associazione femminile 'La Casa di Venere' con l'avvocata Roberta Anselmi.