La legge ed i suoi rappresentanti
La legge. In qualsiasi ambito si utilizzi questo termine, esso sta sempre ad indicare la regolazione di qualcosa o di qualcuno. Nella scienza, nella natura, nell’arte, nella giungla ma soprattutto in una società. La legge regola gli uomini ed i loro comportamenti. Alcuni la osservano, altri la infrangono altri invece la rappresentano, loro sono gli uomini di legge, gli interpreti del diritto.
Il mondo del diritto è vasto e spazioso, pieno di branchie e sotto branchie. I suoi studiosi ne ricercano i principi che regolano la società, questi sono i giuristi, nel cui nome ritroviamo il termine ius, dal latino, diritto. I giuristi, generalmente avvocati, notai, magistrati, professori di diritto, ricercano il senso delle norme giuridiche al fine di trovare il modo piu’ corretto per applicarle e regolare i rapporti umani all’interno di una società.
A seconda della tipologia di professione, esistono svariati percorsi formativi. Infatti, nel corso della storia, il diritto ha ampliato sempre piu’ gli ambiti della sua azione. Interpretarlo, perciò, ha richiesto una sempre maggiore specializzazione nello studio e nei vari settori di competenza giuridica, questa differenza é stata in particolar modo sentita da avvocati e professori.
Così, dalla precedente figura del giurista generico, siamo passati ad una pluralità di tipologie di giuristi: penalista, civilista, costituzionalista, tributario ed altri, ognuno dei quali include altre sotto tipologie piu’ specifiche. Come possiamo immaginare, la branca del diritto è un mare immenso in cui poter nuotare.
Tra i molteplici ambiti del diritto, c’è una branca particolarmente complessa, che raggruppa uno svariato numero di sottocategorie: Il diritto civile. Solo per fare un breve esempio di quale sia l’ambito di esercizio del suo scritto, cito alcuni dei diritti che ne fanno parte: il diritto del lavoro, il diritto commerciale, il diritto di famiglia, le successioni e così via dicendo.
L’avvocato civilista dunque, si occupa di tutto ciò che concerne i diritti e le controversie civili o patrimoniali, diritti di famiglia, successioni, lavoro. Gran parte del suo studio è concentrato all’interno del codice civile, suddiviso in sei libri, ognuno dei quali tratta di un tema ben preciso.
Quello del civilista é un mestiere difficile ed articolato, pieno di ramificazioni e di possibilità. Gli avvocati che prendono questa direzione decidono di dedicare la loro vita alla continua ricerca e allo studio dei diritti, in modo da poter affiancare le persone e seguirle nelle loro richieste, con serietà, attenzione e professionalità.
Per eccellere l’avvocato puo’ scegliere alcuni ambiti di predilezione, come l’Avvocato Mea Trezzi, un civilista che ha dedicato la sua carriera esclusivamente al diritto civile ed in particolar modo al diritto di famiglia, di tutela della persona e successorio. Le sue competenze sono valorizzate dalla sua specializzazione, nonché dalle sue collaborazioni con altri specialisti di diversi ambiti. Per saperne di piu’ é possibile visitare il sito web dell’avvocato Mea Trezzi. E’ importante comprendere la persona che c’è dietro ogni pratica.
Affrontando molte pratiche, di differente tipologia ed importanza, gli avvocati non offrono sempre la stessa attenzione ad ogni cliente. Cosa che fa la differenza. L’empatia, l’attenzione ed il rispetto sono alla base di un buon lavoro. Ma, non tutti disponiamo di queste caratteristiche, il tempo e le molteplici richieste spesso obbligano a fare una selezione, a prediligere il tempo passato su una pratica e piuttosto che su un’altra, a trascurare alcuni dettagli che invece sarebbero potuti essere molto utili.
Tuttavia, il matrimonio, il divorzio, il ricorso per l’affidamento dei figli, le unioni civili, le successioni, sono temi delicati che necessitano discrezione e competenza. Il mestiere dell’avvocato, dell’interprete della legge, non è solo informare e far applicare le regole. E’ immedesimarsi nella causa, farla propria, ricercarla, studiarla e risolverla al meglio delle proprie capacità.
Il mondo del diritto è immenso e nella sua vastità richiede passione e dedizione, e le persone che prendono questa strada sanno dove stanno andando. Affidarsi alle migliori è il primo passo verso la soluzione.

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Attualità
Gene Hackman, un patrimonio da 80 milioni e un testamento che divide: quali spiragli per...

Ci sembra doveroso condividere una storia che lascia molte domande in sospeso. Gene Hackman, attore iconico e vincitore di un Premio Oscar, non è più tra noi, e con lui se n’è andata anche Betsy Arakawa, la compagna che gli è stata accanto a lungo. Come testata, non possiamo evitare di ripensare alla complessità di un legame familiare che, alla fine, si ritrova racchiuso in un testamento controverso. E sono 80 milioni di dollari a fare da sfondo a questa vicenda.
Una fortuna che sembrava destinata alla moglie… e poi alla beneficenza
Le carte che circolano, documenti che abbiamo esaminato con attenzione, riferiscono di un’eredità inizialmente destinata alla moglie di Hackman. In seguito, sarebbe stato creato un trust finalizzato a supportare enti benefici e a coprire spese mediche. Ora che entrambi sono scomparsi, sembra che la rete di volontà e vincoli legali diventi sempre più intricata. Non sappiamo, con certezza assoluta, chi finirà per gestire davvero questi fondi, ma diversi esperti hanno già avanzato ipotesi su eventuali strascichi giudiziari.
Ci colpisce, però, il dettaglio più sconcertante: i figli di Hackman, nati dalla precedente unione con Faye Maltese, non sarebbero menzionati. Christopher Allen, 65 anni, avrebbe manifestato in passato difficoltà nel rapporto con il padre dopo il divorzio. Leslie, 58, ed Elizabeth Jean, 62, sembrano invece aver avuto contatti più regolari con lui, almeno stando ai racconti di chi li ha visti insieme a qualche prima cinematografica. Questa potenziale esclusione, in ogni caso, ha acceso le speculazioni su un conflitto legale che potrebbe aprirsi ora che né Hackman né la moglie sono in vita.
Un testamento del 2005 e l’ombra dell’Alzheimer
Gira voce che le ultime volontà dell’attore siano state firmate nel 2005, in un periodo in cui alcune fonti ipotizzavano una diagnosi di Alzheimer. La domanda che ci poniamo, e che forse anche voi condividete, è quanto questa condizione possa aver inciso sulle sue decisioni. Non esistono prove incontrovertibili, ma persiste un senso di incertezza sulle possibili motivazioni che avrebbero portato a escludere i tre figli.
Resta la prospettiva di un lungo iter per chiarire come questi 80 milioni verranno effettivamente ripartiti. Noi continueremo a seguire la vicenda, perché sentiamo che ogni ulteriore dettaglio potrà gettare nuova luce su una storia familiare carica di dubbi e lacune. E forse, soltanto il tempo riuscirà a diradare ogni sospetto.
Attualità
Jim Morrison, il fantasma che non trova pace? Il nuovo documentario risveglia l’enigma

Una storia che mette i brividi, quasi come se ci fosse una porta socchiusa nel passato pronta a riaprirsi. Potremmo persino dire che questa vicenda ci riporta a un bivio in cui ogni certezza traballa: si parla ancora di Jim Morrison. Non si tratta della solita leggenda metropolitana da bar, ma di una questione che è riemersa con vigore grazie al documentario Before the End: Searching for Jim Morrison, firmato dal regista Jeff Finn e disponibile su Apple TV+.
Guardandolo, saltano fuori sussurri, ipotesi, tracce polverose. E c’è una domanda, lì, che spiazza: Morrison è davvero morto a Parigi nel 1971 per un attacco di cuore, come afferma la versione ufficiale, oppure ha inscenato la propria uscita di scena per sfuggire ai riflettori?
Un documentario che sfida i referti
Il film di Finn fa qualcosa di audace: non si limita a riflettere sulla vita travagliata del frontman dei Doors, ma rilancia l’idea che il suo decesso possa essere stato, in realtà, un piano per sparire. Vecchie testimonianze, interviste raccolte nel tempo e voci che continuano a puntare su un uomo misterioso, un tale “Frank,” risvegliano antiche curiosità. Alcuni sostengono di aver incontrato questo sconosciuto negli Stati Uniti, in luoghi anonimi come un condominio di Syracuse, e di aver notato su di lui una cicatrice esattamente dove Jim aveva un piccolo neo in volto.
Una realtà capovolta
Diventa sconcertante pensare a un Morrison che abbandona tutto: musica, fan, ribalta mediatica. Cosa l’avrebbe spinto a tanto? Per alcuni, la pressione insopportabile di essere un’icona rock. Per altri, la semplice voglia di respirare una vita più normale, lontana dagli assedi dei paparazzi e dall’industria discografica. C’è chi considera questa ipotesi un’eresia, eppure il documentario s’insinua negli spiragli di dubbio come un’ombra tenace.
La fragilità di un mito
Tutto ruota attorno a un conflitto tra la storia che conosciamo e le supposizioni che resistono da decenni. Da un lato, abbiamo un certificato di morte che parla chiaro: insufficienza cardiaca. Dall’altro, individui che giurano di aver visto il leggendario artista ben oltre la data del 1971. Pura follia? Oppure frammenti di verità rimasti in sordina per mezzo secolo?
A ben pensarci, la fascinazione verso i miti eterni è una costante: tanti fan, forse, non vogliono accettare che il Re Lucertola se ne sia andato così presto. E Before the End rimescola le carte, trasformando una vecchia ferita in un nuovo motivo di stupore. Noi non pretendiamo di fornirvi risposte definitive, ma ammettiamo che questa storia – proprio come la voce di Morrison – sa risvegliare in chiunque un’indomita voglia di andare oltre ciò che appare.
Attualità
Blake Lively e Justin Baldoni, scontro giudiziario a Hollywood: l’attrice ottiene un...

Una vicenda che intreccia accuse gravi, contrattacchi e il timore che dettagli intimi finiscano in pasto alla stampa. Sembra un romanzo drammatico, invece è un fatto reale: Blake Lively, in lotta legale contro il regista e attore Justin Baldoni, ha ottenuto un parziale successo per tenere al sicuro alcune informazioni delicate. Non un trionfo definitivo, ma un primo passo per impedire che conversazioni private e dati strettamente personali possano raggiungere un pubblico affamato di scandali.
È una disputa che si sta consumando nei corridoi di un tribunale federale, dove Lively ha denunciato Baldoni con pesanti accuse di molestie sessuali e ritorsione. Come se non bastasse, Baldoni ha scelto di contrattaccare, portando in causa lei e Ryan Reynolds per diffamazione. Un intreccio complicatissimo di accuse incrociate, punteggiato da strategie legali sofisticate e decisioni giudiziarie che potrebbero fare giurisprudenza. Il giudice Lewis Liman, pochi giorni fa, ha parzialmente accolto la richiesta di Lively di mantenere “solo per gli avvocati” alcuni materiali di divulgazione. Parliamo di messaggi, piani e appunti creativi che Baldoni vorrebbe introdurre come prove per sostenere le proprie ragioni.
Perché mai limitare l’accesso soltanto ai legali?
La motivazione, in fondo, è semplice: proteggere segreti commerciali, piani di marketing, questioni di salute e persino i sistemi di sicurezza dell’attrice, che sarebbero esposti a un rischio enorme se condivisi liberamente. Senza dimenticare l’aspetto ancora più delicato: la salvaguardia di terzi estranei alle diatribe giudiziarie, i cui dati riservati potrebbero emergere involontariamente e generare danni irreparabili.
L’incubo della fuga di notizie aleggia come un’ombra su tutta la vicenda. Il giudice Liman ha sottolineato che quando in gioco ci sono star, addetti stampa e un case ufficiale di accuse pesanti, il pericolo di rivelazioni non autorizzate si alza vertiginosamente. Ciò che in teoria resta “riservato” rischia di finire nel circolo dei pettegolezzi – soprattutto all’interno della comunità artistica, dove una semplice allusione può devastare carriere e reputazioni.
Gli avvocati di Baldoni, dal canto loro, ammettono la necessità di proteggere materiale sensibile ma contestano l’idea di una condivisione esclusiva fra legali. Ritengono che un simile muro possa rallentare il processo, generando inevitabili attriti e continui ricorsi al giudice su ciò che dev’essere tenuto segreto e ciò che può essere trasmesso ai rispettivi clienti. Il tribunale, però, ha scelto un equilibrio: ha accolto alcuni punti avanzati dalla difesa di Lively ma non tutti. Ha fissato paletti precisi: niente divulgazioni che possano causare danni “significativi”, con un margine piuttosto ridotto di interpretazione.
Per ora la bilancia pende leggermente dalla parte dell’attrice, anche se il conflitto legale resta aperto e denso di sfumature da chiarire. Noi continuiamo a seguire l’evoluzione di questo caso sui generis, convinti che la verità, qualsiasi essa sia, emergerà tra i faldoni legali e la fermezza di chi vigila sul rispetto della riservatezza. Non è una storia con un vincitore annunciato, ma un racconto che si aggiorna di ora in ora, in un palcoscenico giudiziario dove la tensione è tutt’altro che scesa. E alla fine, la domanda chiave resta: fino a che punto si spingerà questo duello, e cosa accadrà se i segreti di Hollywood dovessero varcare i confini di quell’aula di tribunale?