Bollettino Coronavirus di Domenica 4 Aprile 2021, rapporto positivi/tamponi al 7,18%
In data 4 aprile l’incremento nazionale dei casi è +0,49% (ieri +0,58%) con 3.668.264 contagiati totali, 2.988.199 dimissioni/guarigioni (+13.511) e 111.030 deceduti (+326); 569.035 infezioni in corso (+4.180). Ricoverati con sintomi -57 (28.432); terapie intensive -11 (3.703) con 195 nuovi ingressi del giorno. Elaborati 250.933 tamponi totali (ieri 359.214) di cui 155.387 molecolari (ieri 190.264) e 95.546 test rapidi (ieri 168.950) con 84.342 casi testati (ieri 102.873); 18.025 positivi (target 4.311); rapporto positivi/tamponi totali 7,18% (ieri 5,91% – target 2%); rapporto positivi/casi testati 21,37% (ieri 20,66% – target 3%).

Nuovi casi soprattutto in: Lombardia 3.003; Campania 1.908; Emilia Romagna 1.700; Puglia 1.628; Toscana 1.626; Lazio 1.523; Piemonte 1.425; Veneto 1.185; Sicilia 1.015. In Lombardia curva +0,40% (ieri +0,55%) con 41.537 tamponi totali (ieri 57.954) di cui 28.629 molecolari (ieri 37.830) e 12.908 test rapidi (ieri 20.124) con 8.436 casi testati (ieri 11.042); 3.003 positivi (target 1.000); rapporto positivi/tamponi totali 7,22% (ieri 7,12% – target 2%); rapporto positivi/casi testati 35,59% (ieri 37,42% – target 3%); 751.043 contagiati totali; ricoverati -38 (6.622); terapie intensive +2 (864) con 22 nuovi ingressi del giorno; 31.130 decessi (+74).
Il lentissimo declino del numero dei nuovi casi, che mantiene livelli inaccettabili con un conseguente riflesso sui decessi, non permette di ripristinare una situazione di minore affanno nelle strutture ospedaliere. I valori soglia per garantire una normale assistenza a tutti i pazienti, non solo quelli colpiti dalla Covid-19, sono stati fissati al 30% per l’occupazione delle terapie intensive e al 40% per i posti letto nei reparti di Medicina generale. Alla sera del 3 aprile (fonte Agenas) entrambe le soglie risultavano superate a livello nazionale: di poco per i ricoveri ordinari (43% contro 40%) e in modo più allarmante per le terapie intensive (41% contro 30%). Se osserviamo il dettaglio su base territoriale notiamo come la situazione sia particolarmente allarmante in 8 Regioni, che presentano entrambi i valori oltre i limiti fissati: Piemonte (59% per le terapie intensive; 66% per l’area medica); Lombardia (61%; 49%); Marche (56%; 57%); Emilia Romagna (48%; 49%); Friuli (45%; 47%); Puglia (44%; 50%) e Lazio (42%; 48%).
Altre 7 superano il livello di allerta per l’occupazione delle terapie intensive: P.A. di Trento (57%); Toscana (44%); Umbria e Valle d’Aosta (entrambe con il 40%); Molise (36%); Liguria (35%), Abruzzo (33%). La Calabria, invece, è oltre il livello di sicurezza per quanto riguarda l’occupazione dei posti in area medica (45% contro 40%). Se leggiamo il dato al contrario, dal punto di vista di una condizione di sicurezza, vediamo come solo 6 tra Regioni e Province autonome abbiano valori confortanti: Veneto, Campania, Basilicata, Sicilia, Sardegna e P.A. di Bolzano. Due di queste, tuttavia, sono con un parametro molto vicino al superamento del limite fissato: il Veneto per l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva (29% di occupazione con soglia al 30%) e la Basilicata per quelli di area medica (40%, esattamente in linea con la soglia di allerta).
Risulta evidente come, in questa situazione, sia necessario riportare rapidamente entro i livelli di sicurezza i parametri di tutte le Regioni, per garantire il diritto alla cura di tutti i pazienti che ancora oggi, a un anno dall’inizio della pandemia, spesso non trovano cure adeguate. Un dato che, ricordiamo, è emerso in tutta la sua drammaticità nel quinto “Rapporto sull’impatto dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità totale della popolazione residente – anno 2020”, realizzato congiuntamente da Istat e Istituto superiore di Sanità e pubblicato lo scorso 5 marzo. Considerando per il 2020 il solo periodo pandemico (marzo-dicembre) l’eccedenza di mortalità è stata di 108.178 decessi, con 34.019 morti in più rispetto ai 74.159 attribuiti ufficialmente alla Covid-19. Persone riconducibili a due diversi gruppi: morti per Covid-19 non diagnosticati (probabilmente in numero esiguo, considerando che i test vengono fatti a tutti i sintomatici gravi) oppure morti per non aver ricevuto un trattamento adeguato nei tempi dovuti. Quando si parla di riaperture al primo esile calo dei contagi non si possono dimenticare questi numeri: figli della situazione drammatica che abbia documentato all’interno del nostro sistema ospedaliero e che per qualcuno sembra invece essere diventata un’accettabile abitudine.

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