Intervista esclusiva a Fabiola Balestriere: «Non vedo l’ora di prendere la patente e di andare a votare»
Nata il 18 Febbraio 2003 sotto il segno zodiacale dell’acquario, ha appena compiuto 18 anni e già ha un curriculum di tutto rispetto, esordendo in TV nel 2007 nella celebre soap “Un posto al sole“. Stiamo parlando di Fabiola Balestriere: attrice e modella originaria di Castellammare di Stabia, a soli 8 anni ha recitato nel film internazionale per il cinema “Il Rito“, per la regia di Mikael Håfström, insieme all’attore Premio Oscar Anthony Hopkins.
Tra i suoi lavori anche i film “Babbo Natale non viene da Nord” (regia di Maurizio Casagrande), “Troppo Napoletano” (regia di Gianluca Ansanelli) e “Veleno” (regia di Diego Olivares), oltre alle serie TV “R.I.S. Roma 2“, “L’ombra del destino“, “Il Tredicesimo Apostolo“, “Squadra Antimafia“, “Sotto Copertura” e naturalmente “Un posto al sole“, dove interpreta Alice da 14 anni.
Noi di Sbircia la Notizia Magazine l’abbiamo incontrata e per l’occasione ci ha concesso un’intervista esclusiva in cui ci ha raccontato un po’ di se, del suo futuro, delle sue passioni, del suo lavoro e come se ciò non bastasse, abbiamo parlato anche di temi di attualità e molto altro.
Ciao Fabiola, benvenuta su Sbircia la Notizia Magazine. Siamo davvero felici di averti come nostra ospite! Iniziamo con la nostra fondamentale domanda di rito: come ti descriveresti nella vita di tutti i giorni, quando non sei sul set?
Ciao e grazie innanzitutto a voi per questa opportunità. Nella vita di tutti i giorni sono una “neo diciottenne”, quindi composta principalmente da scuola, studio, amici e famiglia. Amo stare con la mia famiglia ma altrettanto stare con le persone a cui voglio bene, quindi amici, cugini che per me è come se fossero amici, oltre al legame dei sangue che effettivamente abbiamo. Insomma, la mia vita è quella di una teenager qualsiasi: il fatto che io sia un’attrice non influenza in nessun modo la mia quotidianità.
Questo per te è un periodo molto importante, hai infatti compiuto 18 anni. Quali sono adesso le tue priorità? E quali sono le prime cose che farai ora che sei maggiorenne?
La prima cosa che veramente aspettavo da tantissimo è proprio quella di entrare, finalmente, a tutti gli effetti nel mondo dei grandi. Posso dire di essere stata a contatto sin da bambina con “il mondo dei grandi”, se così si può chiamare. Sono sempre stata circondata da persone molto adulte, ho sempre vissuto in ambienti diversi magari da quelli che frequentavano le ragazzine di 10 anni, 14 e così via. Per questo mi sono sentita sempre un po’ più grande rispetto agli altri, però effettivamente il fatto che io adesso abbia 18 anni è molto emozionate. Le mie priorità, attualmente, sono la patente come credo che lo sia per tutti coloro che compiono la maggiore età: sembra un po’ banale come cosa però per me è davvero un grande traguardo, un grande passo avanti perché è simbolo di libertà, un po’ come per dire al mondo “ci sono anche io adesso”. Un’altra cosa che aspettavo da molto tempo è il voto – sono molto appassionata della politica, non sono una sfegatata ma ho idee mie personali per quanto riguarda la politica ma questo è un altro discorso. In generale, quindi, ciò che mi entusiasma maggiorante è la patente, il voto e ovviamente la libertà di una persona che può avere a 18 anni. Non è un’indipendenza totale ma sicuramente un bel passo in più.
Adesso hai 18 anni ma quando sei entrata a far parte di Un posto al sole, nei panni di Alice Pergolesi, ne avevi solo 4. Come puoi descrivere questa tua prima esperienza che poi si è rivelata un successo che continua ancora oggi?
Quando ho iniziato Un posto al sole avevo circa 4/5 anni. Ero veramente piccolissima, era un mondo che non avevo mai avuto l’occasione di vivere fino ad all’ora perché a quell’età non pensi che sia quello il tuo futuro e anche adesso ho magari dei dubbi riguardo a questo, però in generale iniziare da bambina un percorso del genere mi ha segnata in tutti i sensi: mi ha aiutata proprio nella crescita personale. A 10 anni, ad esempio, sapevo molte più cose, molte più dinamiche, vivendo e lavorando nel mondo degli adulti, che mi hanno aiutata e che ancora adesso porto veramente nel mio cuore come esperienze di vita. Recitare sia in Un posto al sole che poi in tutti gli altri film mi ha aiutato, è stata per me un’esperienza che si è rivelata sicuramente un successo, che mi ha insegnato veramente molto e mi ha arricchita come persona.
Nonostante trasferte e trasferimenti, interpreti Alice da ben 14 anni. Quali sono i punti in comune tra te e il tuo personaggio che interpreti in UPAS?
I punti che ho in comune con Alice sono veramente tanti. Obiettivamente siamo due persone totalmente diverse, perché Alice è un un po’ una pazzerella ma è molto ribelle quasi quanto me e il rapporto un po’ conflittuale con la famiglia c’è ma penso che sia anche naturale a quest’età, sia per Alice che ha quattordici anni e sia per me ormai a diciotto. C’è sempre stato questo rapporto leggermente conflittuale ma è giusto così, in quanto questo è un periodo della vita in cui hai uno spirito di rivincita, uno spirito molto forte che devi far valere in un modo o nell’altro. Poi abbiamo entrambe una grande sensibilità, perché Alice è una persona molto sensibile che si nasconde dietro la sua figura ma in realtà è molto sensibile, un po’ come me.
Quali sono i valori più importanti per te che caratterizzano in modo particolare la tua vita?
Il valore più importante in assoluto per me è il rispetto, penso che sia una delle cose più importanti che i miei genitori mi abbiano insegnato e che continuo ad avere tutt’ora perché il rispetto è essenziale nella vita di tutti e soprattutto perché senza rispetto sono dell’idea che non si vada avanti in nessun modo. Bisogna sempre avere rispetto per gli altri, che sia un anziano, un amico, un animale, un familiare, le culture, una religione… Insomma, è indispensabile nella vita di tutti e quindi credo che sia uno dei valori più belli e quello su cui ho lavorato di più perché non è facile, magari in certi momenti in cui perdi il senno e inizi a delirare, a “svalvolare”, però sicuramente questo è il valore principale che mi ha insegnato la mia famiglia e che negli anni ho continuato a migliorare e a coltivare.
Quali tra le varie esperienze cinematografiche e televisive ti è rimasta particolarmente nel cuore e perché?
Tutte le esperienze lavorative che ho fatto mi hanno segnata, diciamo che ho lasciato un pezzo di cuore in qualsiasi cosa che io ho fatto. Come già ho detto prima, mi hanno aiutata a crescere, mi hanno fortificata, mi hanno aperto gli occhi dandomi lezioni di vita che un mio coetaneo magari non ha avuto o che ha avuto in maniera diversa. Io le ho avute proprio attraverso la recitazione, quindi sono veramente grata alla vita per tutte le esperienze che mi ha dato.
Come hai scoperto la tua passione per la recitazione e quali sono le altre tue più grandi passioni?
Io sono sempre stata dell’idea che la recitazione, un po’ come la musica, il canto, ecc o ce l’hai o non ce l’hai e io penso di averlo sempre avuto. Sono nata con questo modo di approcciarmi alle persone, sono una persona molto allegra, molto malleabile e quindi riesco sempre ad adattarmi nelle varie occasioni in cui mi trovo: questa è una delle caratteristiche che un attore deve assolutamente avere e io penso di esserci un po’ nata con questa “dote”, se così si può definire. Un’altra mia grande passione è sicuramente lo sport, perché mi ritengo una persona molto sportiva, anche se non sembra (ride, ndr) sono una persona molto dinamica che ama stare sempre in movimento. Amo la lettura e lo studio perché mi piace essere una persona acculturata ed avere un vocabolario più forbito, insomma mi piace molto documentarmi o se vogliamo possiamo definirla anche “curiosità”.
I tuoi genitori ti hanno sostenuta sin da subito o inizialmente erano scettici, magari perché questo è un mondo un po’ senza scrupoli, forse troppo impegnativo per una bambina?
I miei genitori mi hanno sostenuta sin da subito, mio padre forse era quello un po’ più scettico all’inizio perché ero piccola, entravo in un mondo “strano”, contorto, pericoloso sotto certi punti di vista. Però devo essere sincera, i miei genitori mi hanno subito permesso di fare questo lancio, sono stati diciamo il mio “trampolino” effettivamente, permettendomi di spiccare il volo. Poi da lì in poi me la sono vista diciamo “da sola”, loro per me ci sono sempre stati e ci sono ancora, anzi! Sicuramente senza il loro sostegno non sarei mai arrivata fino qui.
In che modo ami trascorrere il tuo tempo libero?
Amo trascorrere il mio tempo libero facendo qualsiasi cosa. Odio stare senza far niente, non mi piace poltrire perché è una cosa che mi distrugge emotivamente e psicologicamente, quindi sono una persona sempre sul molto sul pezzo, molto dinamica, molto attiva, nel senso che non sono una persona pigra che preferisce stare sul divano anziché uscire, fare una passeggiata, vedere un tramonto… Quindi il mio tempo libero lo trascorro principalmente con le persone a cui voglio più bene e soprattutto nei miei posti del cuore. Quando sono un po’ giù di morale e mi sento un po’ sola, amo scendere a piedi e farmi una lunga passeggiata sul “mio” lungomare, ovvero il lungomare della mia città.… Osservare le persone e il panorama mi rilassa.
In Un posto al sole vengono trattate spesso tematiche sociali importanti, ad esempio proprio la tua Alice è stata vittima di cyberbullismo. Ci racconti le emozioni che hai provato quando hai girato delle scene così intense? Che feedback hai ricevuto da parte dei telespettatori?
Grazie ad Un posto al sole ho avuto l’opportunità di trattare argomenti molto importanti e di attualità: ad esempio l’episodio in cui Alice è stata vittima di cyberbullismo. Non nego che anche io da piccola, più o meno nel periodo delle medie, ho affrontato una situazione del genere e quindi riportarlo effettivamente in scena, insomma quando le persone vedevano quelle scene un po’ di verità c’era, non era solo finzione e comunque tutto si basa bene o male sulla sensibilità dell’attore. Io ero molto legata ed appassionata a quel tema, a quello del cyberbullismo in particolare ma anche a quello delle situazioni in cui ci sono dei genitori divorziati oppure scene anche di altri film, come ad esempio Veleno e Squadra Antimafia in cui venivano trattati argomenti importanti come “la terra dei fuochi”, la mafia, la camorra. Tematiche sicuramente molto importanti che sono piaciute ai telespettatori, alcuni ragazzi mi hanno contattata per saperne di più, anche per avere un conforto, una “spalla su cui piangere” e alla fine è anche questo il bello: sapere che non sei solo e che ogni volta che fai viene vista bene o vista male, comunque viene captata dalle persone.
Nel 2011 hai recitato nel film “Il Rito” insieme all’attore Premio Oscar Anthony Hopkins, dove sei stata selezionata tra 350 bambine. Come ti è sembrato recitare con uno dei più grandi attori di fama internazionale?
Nel 2011 ho recitato proprio con Anthony Hopkins, ammetto che è stata una delle esperienze più belle. Mentirei a dire che “ricordo tutto come se fosse ieri”: non è così perché ero piccola, sono passati molti anni e per me era tutto un po’ un gioco. Forse non sapevo neanche chi fosse effettivamente Anthony Hopkins all’inizio perché non ero ancora proprio ben inserita in quel mondo e non ero un’amante del cinema come lo sono adesso. Poi negli anni ho pensato “caspita, ho lavorato con un attore pluripremiato e non con una persona qualsiasi” e questa vi giuro che è stata una delle esperienze più belle che forse porterò nel mio cuore veramente per sempre. Vincere un provino in Italia per un film girato all’estero (con attori, troupe e produzione americani), con delle audizioni che durarono tantissimo tempo e con tantissime persone, penso che sia stata una delle cose più belle della mia vita. Alla fine “vince” chi non va li per vincere, nel senso che io ero andata lì con la consapevolezza di poter perdere ma anche di poter vincere, insomma andai lì per divertirmi e questa credo che sia la cosa più bella che in realtà mi ha aiutata anche in tutti gli altri provini. Vedevo ragazze agitate ed impaurite che dicevano “io perderò, non mi prenderanno mai, ecc…”, io invece arrivavo lì e scherzavo, giocavo, facevo altre cose… Ma ancora adesso, magari leggo i copioni in macchina e dopo non li guardo proprio più, perché io sono molto sicura di me stessa e prendo tutto questo con una grande spensieratezza.
Tocchiamo anche un argomento spinoso ma più che mai attuale: il Coronavirus ha cambiato drasticamente le abitudini di tutti, in tutto il mondo. Che impatto ha avuto la pandemia, in particolare, sulla tua vita e come hai trascorso i due lockdown?
Questo del Coronavirus è sicuramente un tema importante e che mi è molto a cuore, perché mi ha destabilizzata molto. Diciamo che il primo lockdown l’ho preso abbastanza bene in quanto vedevo che con il passar dei giorni la situazione peggiorava e ringraziavo il cielo che io e la mia famiglia stavamo bene, nonostante mio padre e mia madre lavorino in ospedale. Molti della mia famiglia sono ospedalieri quindi erano sempre molto esposti al Covid. Questo mi ha un po’ aiutato, poi è arrivata l’estate che ha portato un po’ di spensieratezza e in seguito è tornato il terrore che ancora adesso stiamo vivendo e che purtroppo, non vi nego che non sto affrontando nel miglior modo possibile. Secondo me, il segreto è fare di tutta questa situazione un grande insegnamento, anzi uno dei più grandi insegnamenti che la vita ci possa dare, ovvero innanzitutto “vivere l’attimo” che è una cosa che ho anche tatuato, tra l’altro. Vivere l’attimo senza costruirsi falsi programmi, perché la vita è imprevedibile; da un momento all’altro può succedere una cosa del genere e tu sei disarmato, devi trovare la forza di amarti e dire a te stesso “ok, puoi farcela, perché gli altri sì e tu no?”. Non bisogna mai piangersi addosso, perché più lo fai, più stai male e non vivi bene e queste situazioni devono essere vissute con grande lucidità e tanta consapevolezza. Soprattutto io alla fine mi sento in dovere di dire un grande “GRAZIE” perché io sto bene, così come la mia famiglia e le persone a cui voglio bene e mi ritengo fortunata, a differenza di altre persone che, purtroppo, non possono dire altrettanto.
Ti iscriverai all’università? Quale facoltà sceglierai?
A Settembre, se tutto va bene, mi iscriverò all’università. Mi sto già preparando per i test di psicologia, ho scelto questa facoltà perché vorrei intraprendere un percorso nuovo, diverso da quello di attrice che sicuramente non accantonerò: anzi, andrò a Roma proprio per poter seguire corsi di cinema, di teatro e così via. Ma al di là della mia professione di attrice, vorrei iniziare a lavorare un po’ sul mio futuro che attualmente non può puntare tutto sulla recitazione, per questo alternerò i due percorsi e vedremo come va.
C’è qualche progetto per il futuro di cui puoi anticiparci qualcosa?
C’è un progetto per il futuro veramente molto bello, di cui però in questo momento ancora non posso dire nulla per ragioni contrattuali ma appena potrò dire qualcosa sarete sicuramente i primi a saperlo. Si tratta di un grande progetto a cui ho lavorato veramente molto che merita davvero (ne riparleremo appena possibile, ndr).
Sei nata e vivi a Castellammare di Stabia, una bellissima città con una lunga storia alle spalle e che tu ami follemente. In futuro, per avere maggiori sbocchi professionali, hai in programma di trasferirti in una città più grande?
Castellammare per me è la città più bella del mondo. Io questo lo dico sempre: ho viaggiato, anche se non tantissimo e vi dico che Castellammare di Stabia è una città bella, piena di cultura e di storia. Negli anni, studiando in questa città, ho avuto l’opportunità di scoprirla ancora meglio. Ogni piccola parte della mia città ha una storia che è molto affascinante, a partire dal Monte Faito, poi si affaccia sul Vesuvio, di fronte abbiamo lo Scoglio di Rovigliano, le Terme… E poi a pochi passi c’è Pompei, una città ricca di storia che con i suoi Scavi è visitata dai turisti di tutto il mondo. Anche Castellammare ha molti scavi: Villa Arianna, Villa San Marco, dei posti meravigliosi che dovrebbero essere pubblicizzati il più possibile e che prima o poi giuro che riuscirò a far riemergere. Ogni città merita di avere “un posto nel mondo” e qualcuno che se la ricordi per sempre. Io penso che Castellammare sia uno dei più bei ricordi che mi porterò per sempre; adesso non so dove mi porterà la vita, in quale posto abiterò, non so dove andrò. Magari rimarrò qui per tutta la vita, oppure andrò in America, all’estero… Non lo so, però da settembre se tutto va bene andrò a Roma, un’altra città che mi piace da morire: ci sono stata già molte volte perché molti provini e molti film li ho girati proprio lì. Però Castellammare rimarrà per sempre il mio posto del cuore, è la mia “casa”.
Quali consigli ti senti di dare ad un tuo coetaneo intenzionato ad intraprendere la tua professione?
Ai miei coetanei posso dire di seguire sempre il proprio cuore senza farsi influenzare dalle idee altrui, dai vostri genitori, dalla famiglia… Ognuno deve avere la libertà di seguire quello che vuole, tutti devono “rincorrere” qualcosa, ma qualcosa che effettivamente si vuole rincorrere perché quando qualcuno ti obbliga a fare qualcosa ma tu non te la senti, non vivrai mai bene. Soprattutto è importante lavorare e studiare, perché non è una cosa da prendere alla leggera – per diventare un attore, così come un regista, un cameraman, ecc studiare è fondamentale. È un mondo particolare che cambia giorno dopo giorno, quindi devi sempre essere pronto alle novità e ad interagire con gli altri.
Parliamo infine del web. Che rapporto hai con i social network e quanto credi che siano importanti, al giorno d’oggi e nel bel mezzo di una pandemia, social come Instagram e Facebook?
Il mio rapporto con i social è un po’ odio e amore, ci sono giorni in cui non ho proprio voglia di postare, né di vedere e fare stories. Invece ci sono altri giorni in cui ho proprio bisogno di sfogarmi con i miei follower, che non sono tantissimi perché non sono una persona che si lega molto ai numeri, anche perché alla fine il “numero” è una cosa molto relativa… C’è chi si impegna per avere milioni di follower, io invece penso molto di più alla sostanza. L’idea dei social è comunque bella perché è un mezzo importantissimo di comunicazione, di scambi di interessi, di dibattiti. Molto spesso mi ritrovo dei veri e propri dibattiti sui social che mi fanno stare veramente bene perché vedo persone che magari vivono dall’altra parte del mondo che però la pensano come me ed altre che, invece, la pensano diversamente e che mi fanno ragionare spiegandomi il loro punto di vista. In generale, i social si possono definire un’arma a doppio taglio però la verità è nel mezzo, quindi non bisogna fare un eccesso ma non bisogna neanche privarsene totalmente.
Tornando a parlare del cyberbullismo, ti va di approfondire un po’ questo tema?
Il cyberbullismo è qualcosa i terribile, è una piaga del mondo attuale perché ci sono persone che nella vita magari sono sole, frustrate che per alleviare un loro dolore devono prendersela con gli altri. Questa è una cosa che non ho mai capito, io sono dell’idea che la rabbia e lo sfogo possano essere incanalati in qualcosa di più bello e costruttivo. Dal dolore si sono creati dei capolavori, dalla sofferenza si sono creati i libri… La cattiveria è sbagliata, così come lo è agire d’impulso, perché a mio parere prima di fare qualcosa bisogna sempre contare fino a dieci. La stessa cosa vale anche per chi scrive dei messaggi dietro ad uno schermo, i soliti “leoni da tastiera” che alla fine magari nella vita sono un gruppo di persone emarginate, oppure chi non ha il coraggio di dire le cose in faccia. Io penso che parlare con una persona faccia a faccia sia la cosa più costruttiva che ci possa essere, perché hai una visione diversa quando parli con una persona guardandola negli occhi, anziché dietro ad un cellulare: in questo modo ti nascondi, ti crei una copertura, una corazza e questo non va bene perché in quel momento non stai facendo del bene, stai facendo del male. Quando vedi una persona stare male dal vivo, sono dell’idea che anche la persona più cattiva del mondo si fermi ed inizi in qualche modo a ragionare.
Qual è la tua filosofia di vita?
Io ritengo che credere in se stessi, prendersi cura dei propri sogni, lavorare per i propri obiettivi e amare se stessi sia fondamentale. Queste sono le cose che mi ripeto da diciotto anni, sono i miei promemoria di vita che giorno dopo giorno mi hanno resa la persona che sono oggi: forte, determinata, solare e soprattutto “sognatrice”.
Fabiola Balestriere è attiva su Instagram con il suo profilo ufficiale.
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Interviste
Kevin Dellino: Tra spettacolo, giornalismo e nuove sfide – intervista esclusiva

Dopo il successo de Il Salotto delle Celebrità a Sanremo e il lancio del concorso Mister Talent of Italy, Kevin Dellino si conferma come una delle figure più poliedriche del mondo dello spettacolo. La sua carriera, che spazia dal giornalismo alla conduzione, lo ha portato a collaborare con emittenti di prestigio e con grandi nomi della televisione italiana. Tra i suoi progetti più recenti, spicca la collaborazione con Emilio Fede, icona del giornalismo televisivo italiano. In questa intervista, ci racconta i momenti più importanti della sua carriera, i nuovi progetti e le sue ambizioni future.
Biografia di Kevin Dellino
Kevin Dellino nasce a Bari, in Puglia, e fin da giovane si appassiona al mondo della comunicazione. Il suo percorso professionale inizia nel giornalismo, collaborando con testate nazionali e regionali, per poi approdare alla radio e alla televisione. Grazie al suo talento e alla sua determinazione, ha avuto l’opportunità di lavorare con grandi nomi del settore distinguendosi per il suo stile fresco e coinvolgente.
Uno dei momenti chiave della sua carriera è stato il progetto corale dedicato a Croce Rossa Italiana con una versione corale Il mio canto libero di Lucio Battisti, in cui ha coinvolto 30 artisti nazionali per reinterpretare il celebre brano diventato inno ai medici nel periodo covid. L’iniziativa ha ricevuto grande apprezzamento e ha consolidato la sua figura nel panorama dello spettacolo italiano.
Negli anni, Kevin ha condotto importanti eventi come L’Alba dei Popoli a Otranto e la Notte Bianca Vomero Notte di Napoli, dimostrando la sua capacità di gestire eventi di grande richiamo e di interagire con il pubblico.
Nel 2025, ha fatto il suo ritorno a Sanremo con un progetto innovativo: Il Salotto delle Celebrità, un format esclusivo che ha ospitato grandi nomi del mondo dello spettacolo, diventando un punto di riferimento per interviste e incontri speciali durante il Festival.
È stato alla conduzione di Punti di Vista, un talk show di attualità e gossip in onda su Go-TV e Cusano Italia e ha lanciato di recente il concorso nazionale Mister Talent of Italy, con l’obiettivo di valorizzare i nuovi talenti nel mondo dello spettacolo.
Intervista a Kevin Dellino
“Dallo spettacolo al giornalismo: il mio viaggio nel mondo della comunicazione”
Kevin, hai una carriera molto variegata. Come è nato il tuo amore per il mondo dello spettacolo?
“Fin da piccolo sono sempre stato affascinato dalla televisione, dalla musica e dal giornalismo. Ho iniziato presentando saggi di danza e feste private poi ho continuato scrivendo per testate locali, poi sono passato alla radio e infine alla televisione. La conduzione è arrivata quasi per caso, ma si è rivelata la mia più grande passione.”
Tra le tante esperienze, ce n’è una che consideri particolarmente significativa?
“Sicuramente il progetto dedicato a Il mio canto libero di Lucio Battisti è stato uno dei momenti più emozionanti della mia carriera. Ho coinvolto 30 artisti per reinterpretare questo classico della musica italiana, creando un evento unico in un periodo storico.”
Il ritorno a Sanremo con “Il Salotto delle Celebrità”
Dopo cinque anni sei tornato a Sanremo con un nuovo format. Ci racconti di Il Salotto delle Celebrità?
“Il Salotto delle Celebrità è nato anni fa’ da Alessandro Grifa con l’idea di creare un punto d’incontro per gli artisti durante il Festival di Sanremo. Un luogo esclusivo per interviste e confronti autentici, lontano dalla frenesia del Festival. È stato un successo e spero che diventi per me un appuntamento fisso.”
Qual è stato l’incontro che ti ha emozionato di più durante questa edizione?
“È difficile sceglierne uno, ma sicuramente le conversazioni con grandi nomi dello spettacolo, che hanno raccontato aneddoti inediti sulla loro carriera, sono stati momenti molto intensi.”
La collaborazione con Emilio Fede
Nel tuo curriculum vanti anche la collaborazione con Emilio Fede. Com’è nata questa esperienza?
“La collaborazione con Emilio Fede è nata in modo del tutto naturale. Durante una puntata del mio talk show Punti di Vista, ho avuto la fortuna di intervistarlo e ci siamo trovati subito in sintonia. Da lì è nata l’idea di condurre insieme alcune puntate del programma, un’esperienza che mi ha arricchito tantissimo.”
Com’è lavorare con un’icona del giornalismo televisivo come Emilio Fede?
“Emilio è un professionista straordinario, con una visione unica del giornalismo e della televisione. Ha un carisma incredibile e una capacità di analisi fuori dal comune. Lavorare con lui è stato un onore e una grande occasione di crescita professionale.”
Ci saranno altri progetti in futuro con lui?
“È un’idea che stavamo valutando. Abbiamo ricevuto ottimi feedback sul nostro lavoro insieme e stavamo anche scrivendo un libro sulla sua carriera. Non escludo di continuare questa opera che per il momento è congelata.”
I progetti futuri tra televisione e nuovi talenti
Oltre alla TV, sei anche alla guida di Mister Talent of Italy. Di cosa si tratta?
“È un concorso nazionale dedicato ai nuovi talenti maschili dello spettacolo. Voglio dare spazio a giovani artisti che spesso trovano meno opportunità nel settore. Dopo la tappa di Sanremo, il tour prosegue in diverse città italiane come Napoli Roma e Bari per abbracciare tutta la penisola entro l’estate.”
Cosa possiamo aspettarci dai tuoi prossimi progetti?
“Voglio consolidare il mio legame con Il Salotto delle Celebrità e magari accompagnarlo in nuovi contesti. Inoltre, sto lavorando su un nuovo format televisivo che potrebbe vedere la luce a breve. Amo sperimentare e trovare nuovi modi per raccontare lo spettacolo e l’attualità.”
Uno sguardo al futuro
Qual è il tuo segreto per rimanere sempre al passo con il mondo dello spettacolo?
“Essere autentico e appassionato. Il pubblico percepisce quando fai qualcosa con sincerità. Cerco sempre di raccontare il mondo dello spettacolo con onestà e rispetto.”
Dove possiamo seguirti per rimanere aggiornati sui tuoi progetti?
“Sono molto attivo sui social, soprattutto su Instagram, dove condivido aggiornamenti e momenti di backstage.”
Kevin Dellino continua a essere una delle personalità più dinamiche del mondo dello spettacolo italiano. Tra televisione, giornalismo e conduzione di eventi, il suo obiettivo resta quello di raccontare e valorizzare il talento con passione e professionalità.
Interviste
Robert Madison si racconta: dall’eredità artistica ai nuovi film con Pupi Avati e...

📌 In arrivo tanti nuovi progetti per Robert Madison, figlio d’arte dell’attore americano Guy Madison. Oltre a L’Orto Americano, nuovo film di Pupi Avati in uscita il prossimo 6 marzo, Robert è protagonista di diversi progetti internazionali. In questa intervista ci racconta dei suoi lavori e svela uno dei suoi grandi sogni.

💬 Ciao Robert, come ti sei avvicinato al mondo dello spettacolo? Quali sono state le tappe fondamentali della tua carriera?
«Ho cominciato nel 1988. Ho avuto la fortuna di iniziare subito bene con un telefilm che si chiamava Classe di ferro, diretto da Bruno Corbucci con Gianpiero Ingrassia, Rocco Papaleo, Adriano Pappalardo. Da lì ho cominciato una scuola di teatro molto importante a Roma, la Mario Riva, che mi ha formato. Poi ho iniziato col teatro a Roma con giovani registi come Massimiliano Bruno e Daniele Pecci.
Il teatro ufficiale l’ho incominciato però in tournée con Luigi Squarzina e Marina Malfatti. Lì ho conosciuto Giuseppe Patroni Griffi, colui che mi ha fatto incontrare mia moglie, Stefania Bonfadelli. Con Griffi ho fatto tre spettacoli in teatro durati ben sei anni:
- Questa sera si recita a soggetto, con Alida Valli e Giustino Durano.
- Sei personaggi in cerca di autore, con Mariangela D’Abbraccio, Sebastiano Lo Monaco e Kaspar Capparoni.
- Cyrano De Bergerac, nel ruolo di Cristiano per oltre 250 repliche.
Iniziare con Luigi Pirandello, che io amo, è stato magnifico. Da lì ho incominciato a fare fiction e film, cercando più popolarità e lavorando con Dario Argento e Pupi Avati, con il quale ho fatto quattro film, tra cui La seconda notte di nozze. E poi sono arrivate le classiche fiction come Il Maresciallo Rocca, Il Commissario Rex, Distretto di Polizia, Vivere e Centovetrine.»

🎞️ Quali sono i progetti a cui ti stai dedicando attualmente?
«Attualmente sto lavorando ad un thriller a Bologna dal titolo Kopis, diretto da Lorenzo Lepori. Credo se ne sentirà parlare presto. Ho fatto sette film con Dario Germani, alcuni usciti e altri che usciranno a breve:
- 🎥 L’isola maledetta (in uscita il 6 marzo)
- 🎥 Emanuelle intrigo a Manila (una storia d’amore nelle Filippine)
- 🎥 Il Nibbio, diretto da Alessandro Tonda con Claudio Santamaria (in uscita il 6 marzo), dove interpreto Peter, un agente della CIA.
- 🎥 L’Orto Americano di Pupi Avati, dove interpreto Copland, maggiore dell’esercito inglese.»

🙋♂️ Chi sei fuori dalla tv e dal tuo lavoro come persona comune?
«Sono una persona comunissima e tranquilla, che ama le persone grandi ma umili, come Santamaria. Più vai in alto e più sono sensibili e carini.»
📝 Tre aggettivi per descriverti?
«Perseverante, positivo, lavoratore.»

🎾 Hobby, passioni, tempo libero?
«Sono maestro qualificato della Federazione Italiana Tennis e Padel (FITP), passione trasmessa da mio padre Guy Madison. Nel tempo libero faccio sport o ripeto testi, credo che anche quando non si lavora bisogna mantenersi in costante allenamento.»
🌟 Un sogno nel cassetto?
«Come tutti gli attori, il sogno è fare qualcosa che rimanga indelebile nella storia del cinema. È un insieme di coincidenze: trovarsi al momento giusto e al posto giusto.»

📺 Ti piacerebbe ampliare la tua esperienza televisiva?
«Certo, la televisione ha una potenza incredibile e non si può negare che sia un buon trampolino di lancio anche per il cinema. Sono assolutamente favorevole alla televisione: entri nelle case della gente e puoi diventare uno di famiglia.»
Interviste
Raffaele Carpentieri, voce italiana di Kaan Urgancıoğlu: «Da Emir Kozcuoğlu a Ilgaz Kaya,...

Ha doppiato di recente il personaggio di Aureliano Buendia nel rifacimento Netfix di Cent’anni di Solitudine, la serie composta da due parti tratta dal romanzo omonimo di Gabriel García Márquez, e quello di Justin nella produzione australiana Apple Cider Vinegar. Negli scorsi giorni sono usciti, invece, al cinema i film L’erede, distribuito da Teodora Film e nel quale doppia il protagonista Marc-André Grondin, e A Real Pain, candidato a due Premi Oscar e distribuito da Searchlight Pictures.
Tuttavia, il pubblico delle soap ha imparato ad apprezzarlo negli ultimi mesi come la voce italiana di Kaan Urgancıoğlu, attore turco protagonista di Endless Love e Segreti di famiglia, entrambe trasmesse su Canale 5. Parliamo dell’attore e doppiatore Raffaele Carpentieri, che abbiamo avuto il piacere di intervistare in esclusiva per Sbircia la Notizia. Ecco che cosa ci ha raccontato sulle sue ultime esperienze lavorative.
A cura di Roberto Mallò.
Raffaele, partiamo da Emir Kozcuoğlu, il personaggio che ha doppiato in Endless Love. La sua personalità è piuttosto complicata, dalle mille sfaccettature. Come si è preparato a doppiarlo?
“La prima volta che ho visto Emir non sapevo minimamente che tipo di personaggio fosse. Parlandone insieme ai direttori, Guido Micheli, Gianni Bersanetti e Claudio Pascoli, ho avuto una panoramica della soap e mi hanno presentato Emir come il classico cattivo. A parer mio, tuttavia, Emir non è il cattivo per antonomasia. Un po’ alla volta si sono capiti tutti i traumi che lo hanno portato ad avere questa psicologia criminale e allo stesso tempo una vera e propria ossessione per l’amore e per l’abbandono. Emir è una persona che soffre l’abbandono per via della situazione che ha vissuto con la madre Mujgan, per diversi anni in coma. All’inizio della soap, tante cose non si sapevano. Per questo sembrava, appunto, il classico cattivo con la pistola in mano, che ammazzava di qua e di là e faceva il buono e il cattivo tempo. Col passare degli episodi, avendo sempre più contatto con Emir, con tre o quattro turni di doppiaggio a settimana da circa tre ore, ho compreso molto della sua psicologia”.

La domanda sorge spontanea: che cosa ha compreso di Emir?
“Faccio una premessa: Kaan Urgancıoğlu, l’attore che interpreta Emir, è entrato molto nel personaggio, che ha davvero tante sfaccettature, come abbiamo già detto in precedenza. Se Emir non avesse avuto determinati traumi sarebbe stato un ragazzo normale. Molti diventano cattivi per soldi o perché la vita ti porta a prendere vie sbagliate. Al contrario, lui è diventato così a causa di vari episodi che sono accaduti nella sua vita. Tutto parte da quello che è successo con la madre e col padre Galip (Burak Sergen). Tanti traumi della vita lo hanno segnato. Partendo da questo, credo che Emir sia stato uno dei cattivi più iconici delle varie serie turche. O almeno così mi hanno detto”.
So che, al termine della messa in onda della dizi, ha avuto modo di sentire anche lo stesso Kaan Urgancıoğlu…
“Sì, ho avuto un contatto su Instagram con lui. Si è complimentato con me per il doppiaggio e mi ha detto che vorrebbe incontrarmi, quando sarà in Italia. Non pensavo mi scrivesse. Ha cominciato a seguirmi, per poi specificare di aver letto qualcosa su di me. Da lì sono arrivati i complimenti per il lavoro che ho svolto e per come ho dato lustro sia al personaggio di Emir, sia a lui”.
Le era già capitato di seguire altre dizi turche prima di Endless Love?
“No, in realtà non sono un grande appassionato di serialità turche. Endless Love mi ha colpito, in primis, per il dualismo che si è innescato tra Emir e Kemal Soydere (Burak Özçivit), per la storia d’amore che Kozcuoğlu sente di avere con Nihan Sezin (Neslihan Atagül) ma che in realtà non esiste. Siamo di fronte ad una serie davvero appassionante, dal mio punto di vista”.

L’abbiamo in parte già accennato. Tanto del personaggio di Emir è dovuto anche a Kaan Urgancıoğlu, il suo interprete.
“Kaan è davvero molto bravo. L’ho visto migliorare anche nel corso delle varie puntate. All’inizio della serie Emir non era ben definito, ma man mano che la storia andava avanti è venuto sempre più fuori. E Kaan ha saputo portare in scena tutta la sua evoluzione. Parliamoci chiaro: fondamentalmente, Emir è uno psicopatico. E lo stesso discorso si può fare per la sorella Asu (Melisa Asli Pamuk). Si vede che il sangue Kozcuoğlu porta a questo. Battuta a parte, la spiegazione della loro personalità sta davvero nei traumi che hanno vissuto. Hanno avuto un trascorso non facile che, gioco forza, ha influenzato la loro vita, la loro crescita”.
Sì, però è anche vero che la personalità di Emir catalizza l’attenzione dei telespettatori. Pur non facendo mai il tifo per lui, è in un certo senso affascinante vedere come si comporta per capire fino a che punto può spingersi.
“Racconto un aneddoto: tanti miei follower seguono la serie e vanno pazzi per Emir. E’ dunque capitato che mi chiedessero se io mi rivedessi un po’ in lui. Ovviamente, la risposta è stata negativa. Sono semplicemente un attore che sta doppiando un cattivo. Sicuramente, quando esco dalla sala doppiaggio, non penso a lui come a un personaggio da emulare. A me diverte fare il mio lavoro, dove posso essere davvero qualsiasi tipo di persona: da uno psicopatico ad un killer, passando per un medico, un avvocato. La bellezza del mio lavoro sta nel calarmi, ogni volta, in una personalità diversa. E ciò mi ha portato anche a scindere tra i vari personaggi che doppio. Ed Emir è esattamente il mio opposto. Tuttavia, devo dire che l’appeal di Emir nei confronti del pubblico è dato, probabilmente, dal fatto che non è un classico cattivo. Ha sempre la battuta pronta, è molto intelligente e furbo, riesce ad ottenere quasi sempre ciò che vuole circuendo le persone. Ha questo fascino del male che, nelle serie e nei film, attira. Cosa che nella vita non accade. Le persone così le dovresti evitare. Mentre nelle serie tv ci può stare perché stai assistendo a qualcosa di non reale. E ti puoi affezionare ad un cattivo; resta sempre qualcosa di irreale. Un’altra cosa in cui non mi ritrovo in Emir è il rapporto fisico che ha con le donne, il modo in cui le prende. Non penso che le donne amino un tipo di uomo così. Anche se esiste la ‘sindrome della croce rossina’”.

Che è un po’ quella che ha Zeynep (Hazal Filiz Küçükköse) nei suoi riguardi…
“Esatto. E penso che questo sia stato un elemento a favorire l’appeal che il pubblico ha verso di lui. Tenendo sempre presente il fatto che Kaan lo ha saputo portare in scena con grande bravura. Personalmente, ho cercato di avvicinarmi il più possibile a lui. Mi hanno detto che sono piaciuto molto. Non a caso, mi hanno riconfermato come suo doppiatore in Segreti di famiglia. Sono quindi contento del percorso che Kaan ha fatto e che sta facendo ancora, che permette a me in contemporanea di fare lo stesso tipo di lavoro”.
Fortunatamente Ilgaz Kaya, il personaggio di Kaan in Segreti di famiglia, è completamente diverso. Si tratta di un uomo buono dai sani principi.
“Assolutamente, è proprio l’opposto. E questo mette ancora in evidenza la bravura di Kaan, che ho trovato molto cambiato. Perché non è detto che un attore sia in grado di interpretare due personaggi diametralmente opposti. Per me è stata una sfida: vocalmente, in Segreti di famiglia, Kaan è molto più morbido, tranquillo e sereno. Non ha picchi. Siamo abituati a vedere Emir che urla, con degli scatti d’ira improvvisi. Cosa che con Ilgaz non accade. E’ questo fa parte del bello del mio lavoro”.
D’altronde dovrebbe essere questo il segreto del mestiere: calarsi in personaggi differenti l’uno dall’altro. Restando un attimo su Endless Love, secondo lei perché è piaciuta così tanto al pubblico? Quali sono gli elementi che hanno spinto i telespettatori a sintonizzarsi?
“Secondo me il pubblico ha rivisto in Endless Love gli elementi di basi della vita. I telespettatori vogliono qualcosa che sia vicino a loro, ma anche lontano allo stesso tempo. Sicuramente, alla base della dizi ci sono emozioni che proviamo tutti: l’amore, l’odio, il senso di abbandono, la voglia di potere, di rivincita, di riscatto sociale, che ha anche Kemal. Sono emozioni che accomunano tutti noi e che in Endless Love sono marchiati e messi bene in evidenza. Inoltre, penso che lo spettatore voglia anche uscire un po’ dal quotidiano. E la storia d’amore ossessiva da parte di Emir e, allo stesso tempo, non possibile tra Nihan e Kemal viene vista come qualcosa fuori dal normale, che comunque accomuna chi segue la dizi nei sentimenti che prova tutti i giorni. C’è un filo comune tra questa storia non realistica e i sentimenti che ciascuno di noi prova. Kemal è il buono, Emir è il cattivo, Nihan è la donna contesa. E’ quasi come uno spettacolo teatrale. E il teatro ha da sempre coinvolto il pubblico con elementi semplici, con delle figure ben definite, nelle quali ciascuno di noi può riconoscersi e affezionarsi. Cosa che accade in Endless Love, dove ci sono la spalla del cattivo, la donna ambita, l’amante, la sorella del buono e così via. Infine, a favorire l’ascesa della dizi è stata anche la programmazione pomeridiana, che ha fatto sì che tutti potessero seguire le vicende di Nihan, Kemal ed Emir giorno dopo giorno. Uno slot, quello delle 14.10, che per me è favorevole per lanciare una nuova serie. Dopo il telegiornale, la gente ha bisogno di pensare ad altro, di svagarsi un po’. Il successo di Endless Love è dunque un insieme di dinamiche”.

A proposito di programmazione, visto che l’abbiamo citata. A differenza di Endless Love, Segreti di famiglia ha avuto un percorso un po’ più complicato in tal senso, anche se dal 3 marzo tornerà in esclusiva su Mediaset Infinity. Immagino sia dispiaciuto di questa cosa…
“Certo, mi è dispiaciuto. Quando ho cominciato a doppiare Segreti di famiglia mi sono un po’ informato e ho visto che ha vinto una marea di premi. Tra cui uno a New York come miglior serie nel mondo. Doppiandola, vedo che è fatta benissimo. Ha attori bravissimi, delle tematiche particolari. Non è la classica soap. Alla fine, se ci pensa, è un thriller psicologico. A me piace tantissimo. Probabilmente è stata lanciata in un momento sfavorevole. Era estate, c’erano gli Europei di calcio. E di conseguenza, quando l’hanno rimessa in onda, c’erano già altre serie, tra le quali Endless Love. E tendenzialmente avere tanta carne al fuoco può essere controproducente. Spero, dunque, che Segreti di famiglia possa riprendersi lo spazio che merita. Non perché lo doppio io, ma semplicemente perché è fatta molto bene. Anche se, alla fine, il successo lo decreta sempre il pubblico”.
Parliamo un po’ di lei. Quando è nata la passione per il doppiaggio? Qual è il momento in cui ha scoperto di questa professione? Visto che da bambini non è immediato pensare che ci sia qualcuno a doppiare i vari personaggi…
“Quando ero piccolo giocavo molto con la voce, sia con i miei amici, che con mio nonno. Quest’ultimo mi registrava perché inventavo storie. Sono stato sempre un appassionato di film, come Ritorno al futuro, Indiana Jones, Ghostbusters. Ho familiarizzato subito con le voci dei doppiatori del passato, tra cui Sandro Acerbo che ora è anche mio collega ed ha doppiato, tra l’altro, Brad Pitt e Michael J. Fox. Ovviamente, da bambino non pensavo minimamente al doppiaggio. E anche da grande non avevo l’idea di affacciarmi in quel mondo lì, in primis perché credevo che fosse una cosa molto complicata da fare, da raggiungere. Per questo, fino ai 25 anni circa, ho fatto tantissimo teatro, con una grande preparazione tecnica e artistica alle spalle. Lì ho potuto lavorare con Renato Carpentieri, ho avuto la possibilità di avere a che fare con registi e attori del calibro di Mario Martone, Ciro Scalera, Gianni Diotaiuti, Alessandro Prete, Elisabetta De Vito e Annabella Cerliani. In seguito, mi sono affacciato al mondo artistico del panorama romano, dopo essere stato per il tempo precedente a Napoli, e lì ho cominciato a fare una grande gavetta teatrale e televisiva, come attore ad esempio de La Squadra, passando per provini per registi importanti, tra i quali Ozpetek”.

E poi è arrivata la svolta…
“Ad un certo punto, dato che questo lavoro artistico ti lascia anche diversi mesi senza fare niente perché non è detto che superi sempre i provini, ho conosciuto Renato Cortesi, grandissimo doppiatore che ha lavorato anche con Fellini come attore. E’ stato lui a dirmi: ‘Senti, vuoi fare questo laboratorio di doppiaggio?’. In realtà, io avevo già fatto un corso nell’Accademia Corrado Pani con Roberto Pedicini. Lo stesso però, essendo abbastanza breve, mi aveva consentito di apprendere soltanto quelli che definisco i rudimenti del doppiaggio. Col laboratorio di Pedicini, dove c’erano diversi insegnanti, e il mio background recitativo precedente, ho così cominciato a farmi ascoltare. I primi anni sono stati i più complicati perché nessuno mi conosceva, e il mondo del doppiaggio è uno degli ambienti più meritocratici che ci sia. Se sei preparato, almeno che tu non abbia problemi caratteriali forti, riesci ad entrarci. E’ vero che ci sono tanti figli, nipoti e amici di doppiatori, ma se non sei all’altezza difficilmente fai carriera. E lo stesso vale per i neofiti, come sono stato io. Ho dovuto dimostrare di poter stare nell’ambiente e alla fine è andata bene. Anche se, nel mestiere dell’attore e del doppiatore, c’è sempre da imparare e non bisogna mai adagiarsi”.