Un angolo di Paradiso, The Brando, Polinesia Francese
Un angolo di Paradiso “The Brando” a Tetiaroa nella strabiliante Polinesia Francese.
Il lungimirante Marlon Brando, star internazionale, ha voluto rendere questo magnifico atollo polinesiano, Tetiaroa, il posto più bello del mondo. Oggi è un Resort di lusso di una bellezza unica.
Un Resort favoloso con il fascino di un atollo particolare ed esclusivo, progettato da Marlon Brando e inaugurato solo 5 anni fa da Richard Bailey, dieci anni dopo la morte dell’attore. 100% green, questo stabilimento di lusso, si autoregola al 100% con acqua desalinizzata ed elettricità con una totale autonomia energetica ed ha un’impronta di carbonio prossima allo zero. 4.000 pannelli solari forniscono elettricità, raccolgono l’acqua piovana ed i generatori funzionano con olio di copra, olio estratto dal cocco. È anche il primo Resort al mondo ad utilizzare la tecnologia di climatizzazione con acqua di mare SWAC (See Water Air Conditioning). Questo sistema eco-responsabile attinge l’acqua da una grande profondità del Pacifico 935 metri, dove è a 4 ° C, grazie a una tubatura lunga 2,5 km. Grazie a tutto ciò è stato degnamente premiato “Best Overseas Resort” e “Best Eco Tourism Property”
Con i suoi 12 motus, isole di sabbia corallina in tahitiano, posati sul Pacifico 50 km a nord di Tahiti, Marlon Brando, già lungimirante, ha voluto realizzare questo atollo, l’unico dell’arcipelago delle Isole Del Vento, facente parte delle Isole della Società; un luogo il più ecologico possibile. Scopre questo paradiso durante le riprese del film “Gli ammutinati del Bounty” nel 1962, se ne innamora e ha la ferma intenzione di acquisire Tetiaroa: “È ancora più bello di qualsiasi cosa avessi mai immaginato”. Quindi acquista l’atollo dalla figlia di un dentista per duecentomila dollari, dopo aver promesso di non abbattere mai gli alberi endemici. È il sogno di Robinson Crusoe, di cui Marlon Brando, che detiene lì il suo regno polinesiano, si è fantasticamente appropriato. Ma non sarebbe mai divenuto un albergatore, questo lo sarà l’uomo d’affari Richard Bailey, attuale Presidente di Pacific Beachcomber, proprietario degli Hotel InterContinental e The Brando; che eseguirà la lussuosa costruzione con l’aiuto di Philippe Brovelli, Vicepresidente del gruppo in Polinesia Francese. Con la straordinaria creazione di 35 bungalow in circa un decennio, l’hanno reso un paradiso terrestre esclusivo di lusso che non ha rivali al mondo.
Le trentacinque ville dispongono di un’ampia camera da letto, un ufficio e un soggiorno, la cui decorazione è stata immaginata dall’Architetto Pierre-Jean Picard e dal Decoratore Gilles Leborgne. Il legno galleggiante si mescola con il legno preziosissimo. Nel soggiorno e nell’ufficio incisioni maori, oggetti polinesiani, decorazioni alle pareti che ricordano dove ci si trova. I tetti ricoperti di foglie di pandano sono un cenno alle intramontabili tradizioni polinesiane.
Tutte queste sbalorditive strutture, hanno una piscina privata color ardesia con una grande terrazza in legno. Legni locali, biondi e mogano, contribuiscono a creare un’atmosfera celestiale. Anche i bagni, pavimentati con ciottoli levigati, sono pensati come piccoli quadri naturali che sfociano nel cuore della vegetazione lussureggiante.
Le biciclette sono a disposizione degli ospiti. Visite programmate a “Bird Island”, una visita con l’apicoltore dei 70 alveari nascosti sotto le statuarie palme da cocco o anche le immersioni subacquee sono tutti immensi piaceri da condividere assolutamente.
La SPA, immersa nel cuore di un bosco di pandani centenari, arroccata tra gli alberi, come un bozzolo, propone anche corsi di yoga e pilates. Al tramonto una pista ciclabile permette di sorprendere un’incredibile fauna in pieno risveglio. Di notte, si possono vedere le tartarughe che depongono le uova.Tutto a dir poco eccezionale e suggestivo.
Il resort ospita una stazione di ricerca ecologica, visitabile, dove dodici scienziati e ricercatori da tutto il mondo lavorano scrupolosamente. La “Tetiaroa Society”, organizzazione non profit, si dedica alla gestione degli ecosistemi e si impegna in vari programmi che vanno dall’acidificazione degli oceani, allo studio dei vivai di squali. Grazie alla “Tetiaroa Society” le zanzare non esistono a Tetiaroa.
Infine, è anche possibile per gli appassionati prenotare una battuta di pesca a mosca “no-kill” cioè un tipo di pesca senza uccisione e del “Catch & Release” ovvero cattura e liberamento, tutto questo in un un diamantini angolo della laguna.
Dal punto di vista dei sapori e profumi culinari, è il rinomato Chef francese stellato Pierre Lecorne a reinventare magistralmente una cucina quotidiana idilliaca, rispettando anche le sfumature gastronomiche del celebre Chef pluristellato parigino Guy Martin che lo ha preceduto. Ogni ricetta è straordinariamente interpretata reinterpretata da questo importante giovane Chef stellato francese Pierre Lecorne, che ha occupato degnamente il posto del famoso Chef pluristellato Guy Martin. Che si tratti del “Beachcomber Café”, del tavolo “Piedi nella sabbia” o del “Tavolo gourmet” , “Napi Teppanyaki”, “Les Mutinés” tutti i ristoranti prediligono le eccellenze e prodotti prelibatissimi. Molti frutti e verdure provengono direttamente dall’atollo.
Sulla spiaggia, per ritrovarsi in allegria, fare nuove conoscenze e godersi lo spettacolare entourage, troviamo il “BeachComber Café” il “Te Manu” ed il “Bob’s Bar”. Quest’ultimo è un omaggio all’assistente di Marlon Brando sul set pouché alla fine di ogni giornata lavoro cinematografico, Brando e Bob erano soliti ritrovarsi al bar per fare lunghe chiacchierate in totale libertà e spensieratezza.
Il prezzo? Un prezzo che è quello dell’eccezionale, per un atollo eccezionale, paradisiaco, ineguagliabile al mondo. In questo angolo di Paradiso c’è la possibilità di richiedere tutto. Si, tutto, dalla colazione alla cena, con tutte le bevande, soft drink, vini, champagne, tutti i pasti, una bicicletta per ospite, servizio esclusivo in camera 24 ore su 24, un maggiordomo personale, spa, accesso a kayak, pagaie, canoe, sala fitness, campi da tennis, eco-tour, visita con guida naturalista sull’isola degli uccelli.
Gli ospiti di The Brando potranno pranzare a qualsiasi ora del giorno e della notte, gustando le proposte gastronomiche nella privacy della propria Villa, sulla terrazza privata, in piscina, sulla spiaggia. In questo angolo di Paradiso ogni ospite che ha l’immensa fortuna di soggiornarci, sa che ciascun suo desiderio verrà sempre esaudito.
“Partire è la più bella e coraggiosa di tutte le azioni. Una gioia egoistica forse, ma una gioia, per colui che sa dare valore alla libertà. Essere soli, senza bisogni, sconosciuti, stranieri e tuttavia sentirsi a casa ovunque, e partire alla conquista del mondo.” (Isabelle Eberhardt)

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Attualità
Jim Morrison, il fantasma che non trova pace? Il nuovo documentario risveglia l’enigma

Una storia che mette i brividi, quasi come se ci fosse una porta socchiusa nel passato pronta a riaprirsi. Potremmo persino dire che questa vicenda ci riporta a un bivio in cui ogni certezza traballa: si parla ancora di Jim Morrison. Non si tratta della solita leggenda metropolitana da bar, ma di una questione che è riemersa con vigore grazie al documentario Before the End: Searching for Jim Morrison, firmato dal regista Jeff Finn e disponibile su Apple TV+.
Guardandolo, saltano fuori sussurri, ipotesi, tracce polverose. E c’è una domanda, lì, che spiazza: Morrison è davvero morto a Parigi nel 1971 per un attacco di cuore, come afferma la versione ufficiale, oppure ha inscenato la propria uscita di scena per sfuggire ai riflettori?
Un documentario che sfida i referti
Il film di Finn fa qualcosa di audace: non si limita a riflettere sulla vita travagliata del frontman dei Doors, ma rilancia l’idea che il suo decesso possa essere stato, in realtà, un piano per sparire. Vecchie testimonianze, interviste raccolte nel tempo e voci che continuano a puntare su un uomo misterioso, un tale “Frank,” risvegliano antiche curiosità. Alcuni sostengono di aver incontrato questo sconosciuto negli Stati Uniti, in luoghi anonimi come un condominio di Syracuse, e di aver notato su di lui una cicatrice esattamente dove Jim aveva un piccolo neo in volto.
Una realtà capovolta
Diventa sconcertante pensare a un Morrison che abbandona tutto: musica, fan, ribalta mediatica. Cosa l’avrebbe spinto a tanto? Per alcuni, la pressione insopportabile di essere un’icona rock. Per altri, la semplice voglia di respirare una vita più normale, lontana dagli assedi dei paparazzi e dall’industria discografica. C’è chi considera questa ipotesi un’eresia, eppure il documentario s’insinua negli spiragli di dubbio come un’ombra tenace.
La fragilità di un mito
Tutto ruota attorno a un conflitto tra la storia che conosciamo e le supposizioni che resistono da decenni. Da un lato, abbiamo un certificato di morte che parla chiaro: insufficienza cardiaca. Dall’altro, individui che giurano di aver visto il leggendario artista ben oltre la data del 1971. Pura follia? Oppure frammenti di verità rimasti in sordina per mezzo secolo?
A ben pensarci, la fascinazione verso i miti eterni è una costante: tanti fan, forse, non vogliono accettare che il Re Lucertola se ne sia andato così presto. E Before the End rimescola le carte, trasformando una vecchia ferita in un nuovo motivo di stupore. Noi non pretendiamo di fornirvi risposte definitive, ma ammettiamo che questa storia – proprio come la voce di Morrison – sa risvegliare in chiunque un’indomita voglia di andare oltre ciò che appare.
Curiosità
Facebook e gli altri social: quanto tempo passiamo sulle piattaforme?

Gli strumenti digitali hanno preso piede nella quotidianità di milioni di persone, offrendo occasioni per ritrovarsi, scambiare messaggi e condividere immagini in tempo reale. Basta pensare a quanto spesso si senta parlare di Facebook o di altre realtà simili, entrate a far parte delle conversazioni come se fossero strumenti che si conoscono da sempre. È un’evoluzione che ha sorpreso molti, perché ha modificato il ritmo con cui si comunica e il tipo di informazioni a cui si presta attenzione. Attualmente un numero notevole di utenti si connette regolarmente a queste reti sociali, al punto da chiedersi quante ore della giornata vengono dedicate a queste piattaforme e che peso hanno nelle vite di tutti.
La trasformazione di Facebook
Secondo un articolo di ExpressVPN, che ha lanciato un approfondimento incentrato su Facebook e sulle prospettive di questa piattaforma nel 2025, il social creato da Mark Zuckerberg conserva una posizione di rilievo. Lo studio a cui si fa riferimento ripercorre la storia di Facebook a partire dalle sue origini, per arrivare a tempi più recenti, mettendo in luce come l’interfaccia e le funzioni abbiano risposto ai continui cambiamenti del mercato.
Nei primi anni, l’entusiasmo era evidente: ci si iscriveva per cercare vecchi amici, condividere foto di vacanze o momenti di festa e scoprire gruppi tematici. Con l’arrivo di piattaforme basate su video brevi o contenuti veloci da condividere, alcuni hanno scelto di spostarsi altrove, mentre altri continuano a usare Facebook per mantenere i contatti o informarsi in modo rapido.
Diverse generazioni interpretano il social in maniera differente: giovani e adulti mostrano comportamenti e motivazioni specifiche e questo incide sulle funzioni più utilizzate all’interno della piattaforma. Alcuni preferiscono i gruppi dedicati, altri si concentrano sul marketplace o restano fedeli alle classiche condivisioni di post. La coesistenza di diversi modi di impiego fa di Facebook un luogo virtuale dalle tante sfaccettature, capace di offrire spazi sia a chi preferisce comunicazioni immediate sia a chi ama approfondire tematiche di vario genere.
La crescita costante dei social
Si sente spesso parlare di una presunta stanchezza accumulata dopo aver passato molto tempo online nei periodi di lockdown. Alcuni ritengono che le persone abbiano iniziato a ridurre l’uso dei social negli ultimi anni. Eppure, se si confrontano i dati dal 2020 al 2023, secondo quanto riporta il report di We Are Social, viene fuori un quadro decisamente diverso. Il numero di utenti globali è cresciuto con costanza, così come il tempo complessivo trascorso sui vari canali digitali.
Nel 2019, la media giornaliera si attestava intorno ai 144 minuti. L’anno seguente l’aumento non è stato notevole, ma si è comunque passati a 145 minuti. Nel 2021 c’è stato un aumento a 147, per poi raggiungere 151 nel 2022. Alcuni esperti hanno interpretato questo rialzo come effetto di una diffusione più ampia dei social nella routine delle persone, complice la pandemia che ha spinto tanti a cercare modalità virtuali per restare in contatto.
La discussione si fa interessante nel momento in cui si esaminano le singole piattaforme: TikTok, ad esempio, ha conquistato un pubblico ampio, sottraendo minuti preziosi ad altre realtà. Facebook, nello stesso periodo, ha dovuto fronteggiare rivali molto forti, ma non è sparito dai radar globali. Gli osservatori affermano che la pandemia ha accelerato la diffusione dei social, tanto che si è arrivati a superare 4,20 miliardi di utenti attivi, pari a una fetta importante della popolazione totale.
La flessione improvvisa e i nuovi trend
Tutto cambia nel 2023, quando la media giornaliera scende a 143 minuti, 8 in meno rispetto all’anno precedente. Il dato fa riflettere, soprattutto perché nello stesso arco di tempo l’uso di internet, in generale, risulta in leggero aumento. Da cosa dipende questa variazione? Secondo alcuni, il cambiamento potrebbe essere collegato anche a metodologie differenti di rilevazione.
Naturalmente, la questione resta delicata, perché investire meno sui social, partendo da un solo anno di calo, rischia di non essere una strategia ottimale. Gli esperti, infatti, indicano che sarebbe opportuno guardare alle singole realtà nei Paesi e alle preferenze dei segmenti demografici.
Nel 2024, la media quotidiana scende ancora di 2 minuti. TikTok continua a crescere, mentre Facebook mantiene comunque un bacino enorme di iscritti attivi. In un contesto di cambiamenti continui, le piattaforme introducono novità per trattenere gli utenti. Una notizia recente riguarda Instagram, che sperimenta il pulsante non mi piace con l’obiettivo di migliorare la qualità dei commenti e stimolare le interazioni.
L’utilizzo dei social media in Italia
È opportuno considerare che ogni nazione presenta delle peculiarità diverse. I dati sull’uso delle piattaforme social in Italia, per esempio, mostrano come il Paese continui ad amare la condivisione sui canali digitali. Durante il 2023, molti utenti della penisola non hanno affatto ridotto il tempo trascorso online: anzi, alcune statistiche indicano una crescita lieve, in controtendenza rispetto alla media globale.
Un fenomeno che non può essere ignorato è l’ingresso di nuovi utenti su piattaforme come Facebook. I giovanissimi che hanno sempre preferito video brevi e immagini istantanee a volte riscoprono il fascino di un social più tradizionale, magari per contattare parenti e amici lontani. Facebook è così uno strumento di collegamento tra generazioni, anche se rimane la concorrenza di servizi molto dinamici.
Curiosità
Can Yaman: dalla Turchia al successo internazionale, tra nuovi progetti e impegno sociale

Can Yaman, beh… che dire. Probabilmente lo conosci già, o magari no, ma fidati: se lo incroci anche solo per sbaglio sullo schermo, non lo dimentichi facilmente. È di Istanbul, classe 1989 e con quel sorriso da far girare la testa ha conquistato mezzo mondo. Ha dentro di sé un mix particolare di radici balcaniche, un passato non proprio facile – genitori separati, due nonne meravigliose che lo hanno praticamente cresciuto – e una determinazione che l’ha portato lontano.
Da bambino era uno di quelli che non mollava mai. Hai presente il tipo bravo a scuola che però nasconde una gran voglia di vita? Ecco, lui. Ha studiato al liceo italiano di Istanbul, si è laureato in legge e ha anche provato a fare l’avvocato, ma niente: sentiva il bisogno di respirare un’altra aria. Poi arriva l’estate 2013 a Bodrum, mare blu, vento caldo, incontri casuali che diventano destino: due manager, İlker Bilgi e Cüneyt Sayıl, lo incoraggiano a tentare la carriera di attore. E lui si butta. E ci riesce. Alla grande.
Oggi tutti lo amano per quei personaggi che ti entrano dentro e non se ne vanno più. È impulsivo, spontaneo, affascinante da far paura. Uno che fa il suo lavoro con una passione folle, e si vede. È diventato grande, famoso, importante ma è rimasto sempre se stesso, con la stessa fame di vita.
Carriera: dagli esordi ai successi internazionali
Lo hai mai visto agli inizi? Università, palcoscenico minuscolo di teatro studentesco, quasi invisibile. Poi, quasi per caso, arriva un ruolo in tv: Gönül İşleri. Nel 2015 interpreta Yalın Aras nella commedia romantica İnadına Aşk, e nel 2016 è Tarık in Hangimiz Sevmedik. Inizia a farsi notare sul serio.

Nel 2017 diventa Ferit Aslan in Bitter Sweet e non puoi non innamorarti. Con Özge Gürel forma una coppia pazzesca, la Turchia impazzisce, l’Italia poco dopo. Nel 2018 la svolta definitiva: è Can Divit, il fotografo ribelle di DayDreamer. Ascolti da urlo, premi importanti come il Murex d’Or e “Uomo dell’anno” per GQ Turchia. Nel 2020 rieccolo: Mr. Wrong, dove interpreta Özgür Atasoy, bello e impossibile che alla fine capitola, come spesso accade nella vita vera.
Intanto cresce la sua popolarità anche fuori dalla Turchia, soprattutto in Italia. Lo vediamo in un cameo in Che Dio ci aiuti 6, poi nello spot con Claudia Gerini, sotto la regia di Ferzan Özpetek. Lux Vide gli propone una cosa grossa: Sandokan. Una scommessa rischiosa, perché tutti ricordano Kabir Bedi ma Can sembra nato per osare. Nel frattempo, fa su e giù tra Italia e Turchia e si infila nell’avventura di Viola come il mare: Palermo, sole, mare e lui che interpreta un ispettore testardo e affascinante accanto a Francesca Chillemi. La serie funziona alla grande, tanto che arriva anche la seconda stagione.
Progetti recenti e futuri: da Il Turco a Sandokan
Adesso Can Yaman è pronto a stupirci con Il Turco, una serie ambientata nel 1683 in cui interpreta Hasan Balaban, soldato ottomano che sopravvive a una battaglia disastrosa e finisce in un paesino sperduto del Trentino. Al suo fianco Greta Ferro nei panni di Gloria, mentre il cast internazionale comprende nomi come Will Kemp, Kieran O’Reilly e Slavko Sobin, diretti da Uluç Bayraktar.
E poi… Sandokan. In molti hanno storto il naso, ricordando l’iconico Kabir Bedi, ma Yaman non si spaventa. Tra set in giro per l’Italia e nomi pazzeschi come Alessandro Preziosi (Yanez), Alanah Bloor (Lady Marianna) ed Ed Westwick (antagonista), la serie – girata in inglese e destinata a un pubblico internazionale – promette di riportare in auge il mito della Tigre della Malesia con un taglio moderno e spettacolare. L’uscita è prevista nell’autunno 2025 sulla Rai, come uno degli eventi televisivi di punta.
Presenza mediatica e fanbase
In Italia si parla spesso di “Can Yaman mania”: ogni sua apparizione pubblica attira folle entusiaste, come a Palermo durante le riprese di Viola come il mare, dove centinaia di persone hanno atteso ore per vederlo. L’affetto del pubblico italiano è autentico, alimentato dall’immagine disponibile e calorosa che l’attore ha sempre offerto: lo si vede spesso concedersi a selfie, autografi e battute spontanee con i fan.

Sul fronte social, Can Yaman ha costruito una fanbase mondiale. Fino al 2023 era solito aggiornare i suoi canali quasi quotidianamente, ma nell’estate 2024, durante le riprese di Sandokan, ha chiuso il suo account Instagram a sorpresa. Il silenzio è terminato nei primi giorni di marzo 2025, quando l’attore ha riattivato la sua presenza online con un nuovo profilo ufficiale, raccogliendo in poche ore decine di migliaia di follower. Ogni mossa di Yaman, insomma, continua a generare attenzione e dibattito.
Vita privata e curiosità
Can Yaman cerca sempre un po’ di tranquillità ma finisce che tutti sanno tutto di lui. Basti pensare alla storia con Diletta Leotta: una passione esplosiva che ha tenuto banco ovunque e poi si è spenta rapidamente. In Turchia si ricordano relazioni con attrici come Açelya Topaloğlu e Bestemsu Özdemir; in Italia si è vociferato di flirt con la modella Maria Giovanna Adamo e persino con Francesca Chillemi. Ad oggi, ufficialmente single, sembra concentrato sul lavoro.
Fisicamente, be’, è alto circa 1,85, di quelli che quando passano ti fermi un attimo a guardare. Sport, palestra, capelli castani lunghi: impossibile immaginarlo diversamente. Il nome “Can” vuol dire vita o anima e in effetti è quello che trasmette quando sorride alla telecamera. Parla turco, inglese, tedesco, spagnolo e un italiano così fluente da lasciare di stucco.
E poi il calcio: tifa come un pazzo per il Beşiktaş. Vive a metà tra Roma e Istanbul, un po’ di qua e un po’ di là e forse è proprio questo essere sospeso a renderlo così affascinante.
Impegno sociale e solidarietà
Can non si ferma alla TV e al successo. Ha fondato l’associazione “Can Yaman for Children”, che aiuta bambini e ragazzi in difficoltà. Non si tratta di semplici buone intenzioni: ha donato un’incubatrice al Policlinico Umberto I di Roma e portato avanti il tour “Break the Wall”, incontrando giovani in situazioni di disagio, ascoltandoli e sostenendoli senza pose da star.

Quando la terra ha tremato forte, là nella sua Turchia, Can non ci ha pensato due volte. Ha sentito quel colpo al cuore che ti prende quando è casa tua, quando è la tua gente che soffre, che trema, che perde tutto. Non ha fatto grandi discorsi, non ha detto parole troppo belle: si è mosso e basta. Subito, in fretta, come fai quando qualcuno che ami è in pericolo e non puoi stare fermo. Ha messo insieme fondi, soldi, aiuti concreti. E poi in un’intervista ha detto, con quella voce spezzata, sincera, che il suo sogno è solo vedere quei bambini, quelli che soffrono, quelli che aspettano in ospedale, tornare fuori a giocare. Tornare a ridere, a correre, come dovrebbero fare tutti i bambini. Ecco, quando lo senti parlare così, capisci che Can è uno vero, uno che non recita, uno che ci mette il cuore davvero.
Oggi rappresenta un fenomeno completo: artista talentuoso in continua evoluzione, icona di fascino e uomo attento alle responsabilità sociali. Mentre il 2025 lo vede protagonista di nuovi ambiziosi progetti sullo schermo, fuori dal set Can Yaman continua a dimostrare passione, determinazione e un grande cuore. E la sua storia, iniziata da un quartiere di Istanbul, sembra destinata a proseguire sotto i migliori auspici.