A Venezia si è alzato, per la prima volta, il Mose
“Giornata storica” per Venezia, salvata dalle inondazioni grazie alle sue dighe artificiali
Per la prima volta, ieri, sabato 3 ottobre, il sistema “Mose” ha permesso di evitare i gravi danni provocati dall’acqua alta a Venezia. Un sollievo per gli abitanti, ancora traumatizzati dalle alluvioni del novembre scorso e dall’abbandono dei turisti scaturiti dal Covid-19.
Ci sono voluti più di quarant’anni di scandali e controversie perché questo progetto faraonico, dimostrasse finalmente la sua utilità. Per la prima volta, ieri, sabato 3 ottobre, Venezia è stata salvata dal sistema Mose, Modulo Sperimentale Elettromagnetico.
Questo dispositivo molto complesso ed articolato, ideato negli anni ’80 ed in costruzione da ben 17 anni, con una lunghezza di 1.600 metri ed un’ altezza di 20 metri. È costituito da una moltitudine di dighe artificiali, esattamente 78, che si attivano in caso di innalzamento del livello dell’acqua. Inaugurato quest’anno, ha fornito una spettacolare “impermeabilizzazione” alla “Serenissima”.
“È una giornata storica per Venezia: sono le 10.50 e l’acqua è a meno di 70 centimetri. In Piazza San Marco c’è solo una piccola pozzanghera, mentre fuori, in mare, ci sono circa 120 centimetri di acqua, quindi c’è una differenza di 50 centimetri. Normalmente avremmo avuto l’acqua alle ginocchia” dichiara entusiasta il presidente dell’Associazione Piazza San Marco, Dott. Claudio Vernier.
“Il test è andato bene“, ha affermato il Provveditore alle Opere Pubbliche Dott.ssa Cinzia Zincone in relazione all’innalzamento delle paratoie del Mose. “Si apprezza una consistente differenza, di altezza dell’acqua tra la parte difesa dal Mose e quella che non lo è, non filtra acqua” conclude la Dott.ssa Cinzia Zincone.
“Il Mose è stabile, restiamo in attesa, siamo fiduciosi però per il momento siamo soddisfatti, incrociamo le dita“. È ciò che ha affermato il sindaco di Venezia, Dott. Luigi Brugnaro, al test del Mose, in un video presso la Bocca di Porto di Malamocco, dove è presente insieme al Provveditore alle Opere Pubbliche del Triveneto, Dott.ssa Cinzia Zincone. “Possiamo vedere che in questo momento ci sono 70 centimetri di dislivello tra la marea fuori e dentro laguna. Adesso aspettiamo altre due ore di apporto, perché fino a mezzogiorno dovrebbe tirare vento di scirocco, però la differenza è evidente” conclude.
Corruzione e costi eccessivi
Questa dimostrazione è un enorme sollievo per i fortunatissimi abitanti della meravigliosa Venezia. Negli ultimi mesi hanno subito le conseguenze delle terribili e disastrose inondazioni e del contenimento del 2019, che hanno svuotato la loro incantevole laguna a causa dell’alluvione annuale, di 30 milioni di turisti. Molti di loro non credevano più in questo progetto segnato da molteplici ritardi burocratici, difficoltà lavorativa, scandali di corruzione e costi aggiuntivi generati dalla complessità del laborioso sistema.
Le 78 dighe poste agli ingressi della laguna sono infatti casse riempite d’acqua, che possono essere sollevate in 30 minuti, per creare una barriera in grado di resistere alla risalita, fino a tre metri sopra. Inizialmente stimato a 2 miliardi di euro, Mose sembrerebbe essere costato 3 volte e mezzo più caro.
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