L’incremento nazionale dei casi, il 25 agosto, è +0,33% (ieri +0,36%) con 261.174 contagiati totali, 206.015 guarigioni e 35.445 deceduti (+4); 19.714 infezioni in corso (+519); elaborati 72.341 tamponi (ieri 45.914) con 878 positivi; rapporto positivi/tamponi 1,21% (ieri 2,07%). Ricoverati con sintomi 1.058 (+13); terapie intensive: +1 (66).
Nuovi casi soprattutto in: Lazio 143, Campania 136, Veneto e Lombardia 119. Da qualche giorno è esploso il caso Sardegna, dopo che a lungo si è parlato dei rientri da Croazia, Grecia e Spagna. Del resto è impossibile focalizzare l’attenzione sugli altri Paesi, quando l’Iss certifica che da inizio agosto le infezioni dal’estero sono il 27,2% contro il 72,8% di quelle autoctone.
Vediamo qualche altro numero. Il 24 agosto, nel Lazio, su 146 nuovi casi il 57% era di rientro: il 40,4% (59 su 146) dalla Sardegna. In Campania su 116 nuovi casi il 46,5% era di rientro: il 25,8% (30 su 116) dalla Sardegna.
Chiariamolo subito, però: in Sardegna non ci sono untori. A parità di rispetto delle regole un albergo in Sardegna è sicuro tanto quanto un albergo in qualsiasi altra Regione: il pericolo non è nella geografia, ma nei comportamenti. Scontiamo l’effetto vacanze, con un eccessivo allentamento delle regole, e i numeri penalizzano le zone dove la tipologia dei luoghi di aggregazione ha favorito la circolazione del virus, in particolare tra i soggetti sotto i 40 anni. Di certo regole chiare e semplici da rispettare in modo rigido, al posto dei messaggi alla “liberi tutti”, avrebbero aiutato.
Entro 20 giorni capiremo se l’effetto è stato circoscritto (i numeri caleranno) o se alla rete di tracciamento sono sfuggiti casi capaci di generare nuovi focolai, avendo quindi ancora numeri in crescita.