Lavoro
Scuola, Anief: “Stipendi al palo, 10.000 euro in meno...
Scuola, Anief: “Stipendi al palo, 10.000 euro in meno l’anno rispetto alla media della Pa”
Il presidente Pacifico: "In 15 anni quelli dei metalmeccanici saliti del 30% e nella scuola solo del 10%"
“La mancata attenzione da parte dei governi verso il personale scolastico si riscontra anche negli stipendi loro assegnati: perché negli ultimi 15 anni ai metalmeccanici sono stati applicati aumenti che sfiorano il 30%, mentre a docenti e Ata della scuola solo del 10% complessivo? Non meravigliamoci se poi, soprattutto nel Nord Italia, ci sono tanti giovani che decidono di andare in fabbrica piuttosto che insegnare con la laurea”. Lo dichiara oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato Anief, preso atto che nel pagamento dello stipendio di marzo 2024 assegnato in questi giorni ad oltre un milione di insegnanti e personale Ata continuano a mancare gli arretrati relativi all’indennità di vacanza contrattuale per il mancato rinnovo del Ccnl 2022-24
“Quella assegnata dallo Stato al personale della scuola - continua Pacifico - è una indennità minima, molto lontana dalla somma reale sempre sulla base di stipendi medi annui lordi al di sotto di 10mila euro rispetto alla media dell’amministrazione pubblica: parliamo di 34.153 euro dell’impiegato pubblico medio contro i 24.667 di chi lavora a scuola. Adesso, ad aggravare la situazione è il fatto che mancano anche altri 4 mila euro di arretrati per il mancato rinnovo contrattuale, perché con l’ultima Legge di bilancio che ha introdotto una normativa sono stati stabiliti dei parametri di assegnazione minimali”.
"Per rispondere a questa situazione intollerabile - sottolinea - Anief ha promosso l’invio di diffide per preservare i diritti di docenti a personale Ata, così da interrompere i termini di prescrizione, evidenziando la necessità di una mobilitazione collettiva per richiedere il rispetto delle normative vigenti. Inoltre, ha predisposto delle richieste di risarcimento specifiche per i precari docenti e Ata, sempre per i soldni non arrivati finora non inseriti nello stipendio".
L’Ufficio Studi Anief ha calcolato che al personale sono stati sottratti migliaia di euro. Il problema tocca anche i precari, che avrebbero dovuto prendere in più 67 euro al mese da gennaio 2024. Sono già in 3 mila ad avere chiesto il nuovo modello di diffida. Per questo motivi l’Anief ha deciso di portare avanti delle azioni giudiziarie per il recupero del doppio dell'assegno ricevuto a dicembre 2023, esattamente come dice la legge in vigore. E sono stati depositai dai legali Anief anche i primi decreti ingiuntivi per il pagamento immediato di 4 mila euro in media di arretrati anche per il personale precario.
Un docente della scuola secondaria in classe stipendiale 9, a dicembre ha ricevuto un assegno pari a 846,61 euro, ma lo Stato gli deve ancora 3.192,36 euro. Un insegnante precario a marzo ha ricevuto un assegno mensile aggiuntivo di 63,78 euro, peccato che doveva essere di 142,76, e per il passato l’amministrazione gli deve ancora: 2.334,97 euro.
“Consigliamo ai docenti di ruolo e precari, come pure i lavoratori Ata, di rivolgersi al nostro sindacato per bloccare la prescrizione e chiedere di avere le somme corrette: i ricorsi li seguiranno i nostri legali, specializzati in questo genere di cause giudiziarie”, suggerisce il presidente Marcello Pacifico.
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Infortuni, Pennesi (Inl): “In Sicilia da anni non ci...
Il direttore dell'Ispettorato nazionale dopo la tragedia di Casteldaccia, noi presenti nell'Isola solo con ispettori amministrativi. A livello nazionale in arrivo bando per 750 nuovi ispettori
"I nostri ispettori tecnici dell'Ispettorato nazionale del lavoro non sono intervenuti a Casteldaccia perché, la Sicilia, essendo a statuto autonomo, ha la competenza in materia. Ma, non saprei per quale decisione, da tanti anni praticamente non la Regione non ha più ispettori. Noi siamo presenti, in virtù di una convenzione richiesta dalla Regione, con una trentina di ispettori amministrativi, non tecnici". Così, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Paolo Pennesi, direttore dell'Ispettorato nazionale del lavoro sulla tragedia sul lavoro di Casteldaccia e sull'assenza di ispettori tecnici per i controlli nelle aziende sull'Isola.
"La nostra -spiega ancora Pennesi- è una presenza, con questi ispettori amministrativi, che abbiamo assicurato a livello di supplenza, nelle more che la regione Siciliana decida di attivarsi. Si tratta di ispettori di origine siciliana, 30 unità, che hanno risposto a un interpello per trasferirsi nell'Isola e si stanno occupando di questioni lavoristiche e previdenziali, esclusivamente quelle, con risultati strabilianti visto che lì la vigilanza non la fanno praticamente da dieci anni, quindi..", sottolinea Pennesi.
E il Capo dell'Ispettorato nazionale del lavoro sottolinea che "non abbiamo notizie però sul fatto che l'assessorato si stia organizzando per assumere i suoi ispettori, come era storicamente. A me non risulta, non so se pensano di stare permanentemente con questo nucleo o con altri, diciamo così, che suppliscano questa funzione", sottolinea. Naturalmente, sottolinea Pennesi, in Sicilia, ci sono anche i "Carabinieri del nucleo tutela che ovviamente essendo carabinieri, come noi quindi organismi statali, hanno un presidio su questo territorio. Poi certo ci sono le Asl che immagino siano presenti sul territorio con ispettori come succede nel resto d'Italia", aggiunge ancora.
E su quanto avvenuto a Casteldaccia sottolinea: "quanto accaduto mi ha ricordato un altro drammatico episodio assolutamente analogo avvenuto sempre in Sicilia, a Mineo. L'ingresso di un lavoratore in luoghi confinati o in luoghi dove c'è possibilità di esalazione, gli altri che cercano di soccorrerlo e fanno la stessa brutta fine. E' chiaro che manca la prevenzione. Quando si entra in posti dove ci sono delle esalazioni è necessario indossare le maschere protettive. Sentivo che stavano cercando di vedere se almeno le avessero in dotazione ma al momento non sono venute fuori. Io non ho aggiornamenti però è chiaro che se fai l'intervento in un posto dove sai che ci sono delle esalazioni nocive, addirittura mortali, l'azienda avrebbe dovuto provvedere a munire i lavoratori di maschere protettive. Solo l'indagine ci potrà dire di più", sottolinea.
Per quanto riguarda invece la dotazione organica dell'Ispettorato a livello nazionale Pennesi annuncia novità. "Adesso -spiega- abbiamo una dotazione di 850 ispettori tecnici del lavoro. Erano rimasti 200, ne abbiamo assunto 650. E con il decreto legge appena convertito che ha introdotto la patente a punti ne assumeremo altri 750. Di questo cinquecento erano rimasti come posti vuoti dal precedente concorso, e ne aggiungiamo altri 250. Speriamo di bandire al più presto il concorso, e di fare le prove a giugno-luglio, se siamo fortunati, altrimenti al più tardi sarà settembre. Con questi altri 750 ispettori raggiungeremo quota circa 1500 totali", conclude
Lavoro
Lavoro, Fava (Inps): “Smart working in forte crescita...
Così il presidente Inps, intervenuto al dibattito ‘Work-life balance, esperienze di Smart working in un confronto pubblico e privato’ organizzato dall'istituto a Milano
“Le sfide del futuro sono tutte da vincere e interessano vari settori. La drammatica esperienza della pandemia ha indotto una distruption”, una discontinuità “senza precedenti sull’organizzazione del lavoro favorendo una accelerazione del lavoro da remoto, il cosiddetto smart working, che è in forte crescita nelle imprese come nella pubblica amministrazione. L’Inps rappresenta una best practice a livello nazionale e internazionale avendo avviato una delle più ampie sperimentazioni che oggi consente a migliaia di dipendenti dell’istituto, soprattutto donne, una migliore e non scontata work-life balance”. Così Gabriele Fava, presidente Inps, intervenendo oggi al dibattito ‘Work-life balance, esperienze di Smart working in un confronto pubblico e privato’ organizzato da Inps a Milano.
“La diffusione di nuove modalità di lavoro - conclude Fava - comporta una riflessione sull’impatto organizzativo personale e sociale che è al centro del dibattito europeo sul futuro del lavoro, così come all’attenzione del nostro legislatore”.
Lavoro
IA, Ocf: “Avvocatura e Magistratura vengano coinvolte...
Il segretario Accursio Gallo: "L’Europa deve esprimere una legislazione chiaramente unitaria, evitando il proliferare di tante differenti legislazioni locali"
Considerazioni su una legge italiana sull’intelligenza artificiale laddove già esiste un dispositivo comunitario - l’AI Act recentemente approvato dal Parlamento europeo - e, soprattutto, un forte richiamo affinché i portatori di interesse vengano coinvolti su un tema di tali implicazioni, ampiezza e ricadute. Su questi temi l’Organismo congressuale forense, l’organo politico dell’Avvocatura italiana, è intervenuto alla Talk to the Future Week, la 5 giorni organizzata dall’Ordine degli avvocati di Milano e dedicata al tema dell’Intelligenza artificiale che ha preso avvio ieri per concludersi il 10 maggio.
Accursio Gallo segretario dell’Ocf ha dichiarato: “L’attenzione del Governo all’intelligenza artificiale è senz’altro apprezzabile, tuttavia occorre evitare che la recente proposta governativa di ddl IA si riduca a una sorta di duplicato dell’AI Act europeo, oltre a intervenire sul merito della proposta negli aspetti che ancora appaiono troppo generici”. Sul primo punto Gallo ha sottolineato che “l’Europa deve esprimere una legislazione chiaramente unitaria, evitando il proliferare di tante differenti legislazioni locali, a meno che non si riesca a distinguere chiaramente tra aspetti ‘quadro’ a livello europeo e singole declinazioni a livello locali, come peraltro già ha fatto la Spagna nel 2021”.
Relativamente all’iter parlamentare che attende il ddl approvato Gallo ha aggiunto: “su un tema di tale portata, come Organismo congressuale forense chiediamo si dia avvio a un tavolo in sede istituzionale a cui accreditare componenti fondamentali della società civile quali l’Avvocatura e la Magistratura affinché possano apportare i propri fondamentali contributi sui fronti etico e giuridico”.
Per l’Ocf occorrono regole chiare in grado di abilitare l’innovazione e, al tempo stesso, tutelare i diritti delle persone e la stabilità della democrazia, in un quadro normativo italiano evoluto in materia di IA.
Serve inoltre superare alcuni profili di scarsa concretezza presenti nel ddl quali, per fare due esempi: l’art. 4 che riguarda i minori di 14 anni che non possono accedere a sistemi di intelligenza artificiale se non con il consenso dei genitori, non considerando che l’accesso a servizi diffusissimi quale Siri, Alexa o Google Home già rappresenta la regola per adolescenti e bambini; l’art 17 dove relativamente all’ambito sanitario si richiama il diritto a essere informati sui 'vantaggi' circa l’utilizzo di tecnologia di IA in termini diagnostici e terapeutici ma non si fa alcun accenno ai potenziali svantaggi e rischi.