Politica
Diffamazione, Fratelli d’Italia chiede carcere per...
Diffamazione, Fratelli d’Italia chiede carcere per giornalisti: spiazzati Lega e Forza Italia
Berrino, relatore del ddl, secondo gli stessi alleati non avrebbe concordato gli emendamenti in maggioranza. Pd e Movimento 5 Stelle in rivolta: "Misura che riporta a Medioevo"
Si infiamma il giovedì del Senato - dove era atteso solo il Question Time - quando dalla Commissione Giustizia di Palazzo Madama filtra la notizia di una serie di emendamenti da poco depositati, a firma di Gianni Berrino di Fratelli d'Italia, che chiedono un inasprimento di pene per il reato di diffamazione a mezzo stampa, pensando pure alla detenzione fino a 4 anni e mezzo di reclusione per i giornalisti e multe fino a 120mila euro per "condotte reiterate e coordinate" relative alla diffusione di notizie false. Una mossa che Berrino, relatore del ddl sulla diffamazione, secondo gli stessi alleati - Lega e Fratelli d'Italia - non avrebbe concordato in maggioranza, e che fa alzare immediata la levata di scudi della Federazione della Stampa e dei partiti di opposizione che tornano a parlare di bavaglio alla stampa.
"La diffamazione, anche a mezzo stampa, è sempre stata punita con la pena detentiva dalla legge. Noi, con norma più liberale, eliminiamo la detenzione per la ipotesi semplice, la riduciamo, pur mantenendola come alternativa alla multa, per il caso di attribuzione di un fatto determinato falso e per l'ipotesi di attribuzione del fatto determinato falso e costituente reato - ha dichiarato Berrino - Le condotte che mantengono una punizione detentiva, seppur sempre attenuata, non sono relative alla libertà di stampa, ma ad un uso volutamente distorto e preordinato al killeraggio morale della libertà di stampa".
Lega e Forza Italia dicono no
Il tema deflagra, e mentre si attende un chiarimento in maggioranza già lunedì, prova a metterci una toppa la presidente di Commissione Giustizia, la leghista Giulia Bongiorno. "Vedremo il da farsi -dice all'Adnkronos- come Lega riteniamo importante focalizzare l'attenzione su titolo e rettifica dell'articolo, per il resto nei prossimi giorni ci saranno delle riunioni di maggioranza", aggiunge, evitando di citare la parola carcere. Da Forza Italia si smarca uno stupito senatore Pierantonio Zanettin: "A noi non interessano le pene detentive, ma la rettifica e che venga ripristinato il buon nome del diffamato, mezzi per fare questo ce ne sono tanti e devono essere diversi dal carcere", avverte l'azzurro.
Di certo le norme presentate da Fdi, disattendono le 'linee guida' finora condivise sul ddl Balboni, a partire dalla consapevolezza che il testo dovesse, innanzitutto, recepire indicazioni europee sulla libertà di stampa e anche quanto sentenziato dalla Corte Costituzionale, da ultimo nel 2011, quando fu chiesto al legislatore di eliminare il ricorso alla carcerazione nella legge di settore. Nessuno, almeno a quanto assicurano da Lega e Fi, si aspettava di dover tornare a discutere della detenzione come pena da infliggere ai giornalisti. Tant'è che qualcuno in maggioranza, chiedendo l'anonimato, parla ora di mossa a sorpresa legandola "ai fatti di cronaca che hanno coinvolto esponenti di governo negli ultimi tempi''.
La reazione di Pd e M5S
Il Partito democratico ne pare convinto: "Questa maggioranza ha proprio un conto aperto con la libertà di informazione", il ricorso a misure detentive per i giornalisti "è un retaggio barbaro, condannato a più riprese da organismi europei e dalla Corte Costituzionale", dicono i dem della seconda commissione Bazoli, Rossomando, Mirabelli e Verini. Dal M5S, Barbara Floridia parla di "rischi per il tessuto democratico" del paese: "Fratelli d'Italia dovrebbe riflettere seriamente sulle implicazioni di una simile proposta e ritirarla immediatamente", chiede la presidente della Vigilanza Rai. Lo stesso Berrino cerca di placare i toni: "Non è prevista nessuna nuova pena detentiva per i giornalisti", assicura a fine giornata. Anzi "il provvedimento in esame semmai elimina la pena detentiva per alcune ipotesi di diffamazione, salvo continuare a tutelare il cittadino nella sua onorabilità".
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Vannacci contestato a Napoli: “Io non cambio, vengano...
Tafferugli e bombe d'acqua contro la polizia alla presentazione del libro. Il generale: "
Contestazioni a Napoli per il generale Roberto Vannacci, capolista della Lega nella Circoscrizione Sud alle elezioni Europee 2024. Tensione e tafferugli hanno preceduto la presentazione del libro di Vannacci fuori dal Teatro InArte, sul Lungomare di Napoli. I manifestanti che erano in presidio in piazza del Plebiscito hanno tentato di forzare il cordone delle forze dell'ordine in via Nazario Sauro, e c'è stata una carica di alleggerimento. I manifestanti hanno anche lanciato dei palloncini pieni di acqua contro la polizia.
"Ringrazio i contestatori"
"Purtroppo capita che nella democrazia nella quale viviamo, i locali che ospitano le mie presentazioni vengano addirittura minacciati”, ha commentato il generale. “E' successo a Verona, dove il proprietario ha dovuto desistere, è successo a Mantova dove hanno rinunciato ma la presentazione verrà spostata in un altro locale. Anche questa tecnica di cercare di censurare, di attribuire frasi che non sono quelle vere, si sta rivelando un'attività totalmente controversa e che suscita risultati opposti a quelli che si propone. Ringrazio i contestatori, che danno ulteriore lustro e importanza a questo evento. Invito queste persone a venire in questa sala e a rappresentarci i loro pensieri, le loro critiche, le loro idee. Non mi sono mai sottratto al confronto. Questo invito lo faccio sempre ma ha poco successo. E ringrazio le forze dell'ordine, che sono sempre presenti”.
"Più prudente? Io non cambio"
"Io non cambio. Credo di aver dimostrato in 37 anni di mia vita di non cambiare, di credere in quello che faccio. Non credo di aver fatto delle esternazioni estreme", ha quindi affermato Vannacci. "Credo che invece estreme siano state le interpretazioni che è stato voluto dare a quelle esternazioni”. Quanto al successo del suo primo libro ha spiegato: “Poteva essere un qualche cosa che sarebbe stato diffuso a poche centinaia di persone, invece gli strumentalizzatori delle mie parole ne hanno decretato il successo quasi 300 mila copie”.
"La mia candidatura non è divisiva per la Lega"
Quanto alla sua candidatura nelle liste del Carroccio, "non credo che la mia candidatura sia divisiva all'interno della Lega. Sono discussioni assolutamente legittime nell'ambito di un partito, io sono un candidato indipendente", ha rimarcato. "Risolveranno le loro problematiche all'interno del partito. Vado avanti per la mia strada rappresentando quei valori di patria, confini, sicurezza, identità che ritengo sovrapponibili a quelli del partito con il quale mi candido come indipendente e che ritengo basilari in Europa".
"In Europa per riscrivere Green Deal"
"Il contributo in Europa sarà fondamentalmente su 3, 4, 5 argomenti principali che sono quelli della sovranità nazionale, del valore di patria, di confini, di sicurezza e soprattutto la riscrizione totale di questo che è il Green Deal che costerà un'enormità alle tasche degli italiani senza conseguire alcun obiettivo da un punto di vista ecologico", ha detto Vannacci che alla domanda se condividesse il testo sul Patto di Stabilità, Vannacci ha riferito: "Lo dovrei esaminare con più attenzione, non l'ho visto, quindi in genere non do pareri su ciò che non conosco".
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Europee 2024, Fratelli d’Italia al 27,5% e Pd al...
Secondo Euromedia Research per Porta a Porta Azione e Avs poco sotto soglia. Forza Italia supera Lega, Stati Uniti d'Europa al 4,5
Fratelli d'Italia al 27,5% seguito dal Pd al 20,5%. E' quanto emerge dal sondaggio Euromedia Research per Porta a Porta sulle intenzioni di voto alle Europee 2024. Movimento 5 Stelle al 17% quindi Forza Italia all'8,8 che supera di poco la Lega al 8,4%. La lista Stati Uniti d'Europa supererebbe la soglia di sbarramento raggiungendo il 4,5% mentre Avs con il 3,8 e Azione con il 3,7 sarebbero poco sotto. La lista promossa da Michele Santoro 'Pace terra dignità' si ferma al 2% e all'1,8 Libertà promossa da Cateno De Luca.
Su questa base Euromedia Research, ha anche simulato un’attribuzione dei seggi: Fdi 24, Pd 18, M5S 15, Fi 8, Lega 7 e Stati Uniti d'Europa 4. Avs, Azione e le altre liste, se non supereranno la soglia, non avranno eletti.
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Europee, il patron del Papeete Casanova non si ricandida...
A sorpresa non figura nelle liste dei candidati diffusa al termine del consiglio federale: "Scelta mia, esito di lunga riflessione". A pesare potrebbe essere stata anche la vicenda che lo ha riguardato lo scorso 8 marzo, quando in provincia di Foggia un'auto provò a investirlo
Non correrà alle Europee per la Lega, Massimo Casanova, il patron del Papeete Beach, da sempre molto vicino al segretario della Lega Matteo Salvini. A sorpresa il suo nome non figura infatti nelle liste dei candidati diffusa al termine del consiglio federale del 30 aprile scorso, nonostante lo stesso Casanova avesse fatto sapere che avrebbe preso parte al voto per la conferma a Strasburgo, dove dal 2019 è eurodeputato per la Lega. "La scelta di non ricandidarmi - scrive oggi su Facebook, postando una foto in compagnia di Salvini - è stata mia, maturata all’esito di una lunga riflessione".
L'imprenditore, attivo in Puglia, e atteso come nome in campo per la circoscrizione meridionale, spiega la sua rinuncia: "Chi mi conosce sa quanto il ruolo di europarlamentare, che ho sempre preso assolutamente sul serio e per il quale mi sono speso avendo come stella polare la difesa e lo sviluppo del Sud (e non solo), sia stato per me totalizzante e, pertanto, sacrificante a livello di affetti familiari e professionali. Ci ho rimesso in prima persona, a vari livelli, ma l’ho fatto con immenso piacere e spirito di servizio nei confronti dei miei elettori, di questo Sud che amo profondamente, del mio partito e del mio leader e amico fraterno, Matteo Salvini, che mi ha consentito cinque anni fa di conoscere da vicino un mondo che, da imprenditore prestato alla politica, era a me sconosciuto". "Ebbene, dopo cinque anni, posso dire, e i vostri feedback sono lì a confermarlo, di aver fatto e portato del buono, anche e soprattutto sul fronte umano, fatto di rapporti personali, che ho costruito e rispettato, non ricevendo spesso lo stesso trattamento. Ma c’èst la vie", conclude oggi.
A pesare potrebbe essere stata anche la vicenda che lo ha riguardato lo scorso 8 marzo, quando a Lesina, in provincia di Foggia, un'auto provò a investire Casanova, finendo poi per urtare l'utilitaria a bordo della quale c'erano la figlia 15enne e un'amica di famiglia. Un fatto avvenuto subito dopo il furto di bestiame dalla masseria dell'imprenditore, che poi aveva provato a inseguire i ladri. "Non mi farò intimorire -aveva detto all'AdnKronos in quella occasione-. Se avevo qualche dubbio a ricandidarmi alle Europee, ora sono spariti, sarò in campo per tentare di cambiare qualcosa in questo paese". Oggi il dietro-front.