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Navalny, Biden incontra la moglie e la figlia:...
Navalny, Biden incontra la moglie e la figlia: “Eredità Alexei verrà portata avanti”
Il presidente Usa annuncia nuove importanti sanzioni contro la Russia in risposta alla morte dell'oppositore
Joe Biden ha incontrato oggi a San Francisco Yulia e Daria Navalnaya, la vedova e la figlia dell'oppositore russo Alexei Navalny, morto venerdì scorso in una colonia penale russa, a cui il presidente americano ha espresso "ammirazione per lo straordinario coraggio dimostrato nel combattere la corruzione e per una Russia libera e democratica in cui lo stato di diritto venga applicato a tutti".
Lo rende noto la Casa Bianca in un comunicato in cui si aggiunge che Biden, "porgendo le più sentite condoglianze per la terribile perdita", si è detto convinto che "l'eredità di Alexei verrà portata avanti dal popolo che in tutta la Russia e in tutto il mondo piange la sua morte e lotta per la libertà, la democrazia ed i diritti umani".
Sanzioni contro la Russia
Infine Biden ha dichiarato che la sua amministrazione domani "annuncerà nuove importanti sanzioni contro la Russia in risposta alla morte di Alexei, alla repressione ed aggressione della Russia e la sua guerra brutale ed illegale in Ucraina". Dopo l'incontro con Yulia e Dasha, Biden ha detto che è chiaro che la moglie di Alexey Navalny "continuerà la lotta". "Non molleremo", ha aggiunto il presidente americano, raccontando ai giornalisti di avere avuto "l'onore di incontrare la moglie e la figlia di Navalny ed affermare che era un uomo di un coraggio incredibile". "Domani annunceremo le sanzioni contro Putin che è responsabile della sua morte", ha aggiunto.
Biden ha postato su X le foto dell'incontro con la moglie e la figlia di Navalny e quella in cui abbraccia la vedova del dissidente russo. "L'eredità del coraggio di Alexeiy vivrà in Yulia e Daria e nelle innumerevoli persone che in tutta la Russia combattono per la democrazia e per i diritti umani", ha scritto nel post il presidente americano. La 23enne figlia di Navalny studia all'università di Standford, in California.
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Pagati per dimagrire, il ‘metodo’ per...
Lo studio è stato condotto su tre gruppi di uomini
I soldi fanno i miracoli, anche contro l'obesità. E' quanto ha scoperto uno studio, condotto dall’Università scozzese di Stirling, da cui emerge che offrire incentivi finanziari è efficace nell’aiutare gli uomini a perdere peso.
“La ricerca ha dimostrato che offrire incentivi in denaro era un modo popolare ed efficace per aiutare gli uomini a perdere peso" ha detto il professor Pat Hoddinott dell’Unità di ricerca dell’Università di Stirling. "Questa iniziativa rappresenterebbe una soluzione a basso costo da offrire al servizio sanitario nazionale per agli uomini con problemi di obesità".
Lo studio
Sono stati 585 uomini con il problema dell'obesità che hanno preso parte alla ricerca. Tre gruppi, provenienti da Scozia, Inghilterra e Irlanda del Nord. Al primo gruppo sono state offerte 400 sterline pari a poco più di 466 euro se fossero riusciti a dimagrire, ai secondi solo messaggi di incoraggiamento e ai terzi nulla. L'obiettivo era perdere il 5% del proprio peso in tre mesi, il 10% in sei e mantenere per 12 mesi quello che avevano perso. La ricerca ha rilevato che dopo un anno gli uomini che ricevevano sia messaggi di testo che l’opportunità di ricevere denaro perdevano più peso.
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Chico Forti non è più in carcere a Miami, in Italia nelle...
Siglato l'accordo con il giudice federale per scontare il resto della pena nel nostro Paese
Chico Forti non è più detenuto in carcere a Miami e nelle prossime settimane è atteso il rientro in Italia del 65enne trentino, condannato all'ergastolo in Florida per l'omicidio di Dale Pike, avvenuto il 15 febbraio del 1998. L'autorizzazione al trasferimento era stata annunciata dalla premier Giorgia Meloni durante la sua visita a Washington il primo marzo scorso. Nella scheda di Forti del Florida Department of Correction, alla data di inizio custodia, il 7 luglio 2000, è stata aggiunta quella di ieri, indicata come data del rilascio.
Nelle ultime ore, infatti, a Miami si è tenuta l'udienza in cui Forti ha siglato l'accordo con il giudice federale statunitense per scontare il resto della pena in Italia, dove la corte d'Appello di Trento ha già convertito nelle scorse settimane la sentenza statunitense. È l'ultimo passaggio prima del rientro. Nel frattempo Forti è trattenuto dall'Immigration and Customs Enforcement. Secondo fonti a lui vicine, nel giro di due o tre settimane dovrebbe riuscire a essere trasferito in Italia.
Lo zio: "Forse l'incubo finisce davvero"
"Dopo quasi 25 anni passati sulla porta dell'abisso e dell'inferno, forse stavolta l'incubo finisce davvero", dice all'Adnkronos Gianni Forti, zio di Chico, commentando il trasferimento del nipote dal carcere statale di Miami dove è detenuto per omicidio.
"La situazione al momento è questa, Chico ha lasciato il carcere statale e adesso è in una struttura federale per l'immigrazione, sotto custodia e sempre a Miami. Adesso avrà corso la convenzione di Strasburgo e dovrà rientrare a quelle condizioni".
Antigone: "Bene trasferimento, stessa attenzione per altri detenuti"
"La pena non deve mai consistere in trattamenti contrari al senso di umanità: questo è inequivocabile alla luce del nostro articolo 27 della Costituzione, quindi il ritorno di Chico Forti in Italia consentirà fortunatamente per lui di riavere quelle relazioni affettive, quel rapporto col territorio, con la sua terra, con le persone care che sono parte dell'essenza della pena". Patrizio Gonnella, presidente dell'Associazione Antigone, commenta così all'Adnkronos il trasferimento in una struttura federale per l'immigrazione di Chico Forti, detenuto a Miami per omicidio.
"E' una notizia buona, così come speriamo siano altrettanto buone le notizie per tutti gli altri detenuti italiani all'estero che hanno interesse a rientrare da noi. Sono tantissimi - sottolinea - e ci auguriamo che su ognuno di loro ci sia la stessa attenzione istituzionale".
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Europee, Ilaria Salis spera in Strasburgo – Ascolta
Le elezioni europee dell’8-9 giugno potrebbero essere decisive non solo per il futuro dell’Ue, ma anche per quello di Ilaria Salis, l’insegnante originaria di Monza che è in carcere da un oltre un anno in Ungheria, accusata di avere aggredito degli estremisti di destra in occasione del Tag der Ehre, il Giorno dell’Onore.