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Cronaca

Chiara Ferragni, su caso pandoro Balocco indagherà la...

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Chiara Ferragni, su caso pandoro Balocco indagherà la procura di Milano: risolto conflitto di competenza

Provvedimento anche per il suo braccio dentro Fabio Maria Damato che è indagato per truffa aggravata sia nel caso pandoro che per le uova

Chiara Ferragni  (Fotogramma/Ipa)

Chiara Ferragni e il pandoro gate: a indagare sarà la procura di Milano. Lo ha stabilito il pg della Cassazione che ha dipanato così la questione del conflitto di competenza tra la metropoli lombarda e Cuneo, stabilendo che la prima è "territorialmente competente".

La procura di Milano è competente in quanto è nel capoluogo lombardo che vengono firmati i contratti al centro dell'inchiesta per truffa aggravata. Sono i contratti firmati tra l'influencer Ferragni e il gruppo Balocco ad 'ancorare' la competenza territoriale dell'indagine di truffa aggravata a Milano e non a Cuneo. Per il pg della Cassazione "assume rilievo" l'accordo intervenuto tra le parti e, quindi, "la stipula dei contratti tra la società Balocco e le società La Fenice srl e Tbs Crew srl, riconducibili all'imprenditrice digitale, avvenuta in Milano il giorno 11 novembre 2021, allo scopo di realizzare, commercializzare e promuovere il prodotto in edizione limitata denominato 'Pandoro pink Christmas', per la successiva campagna natalizia 2022".

Un "ulteriore elemento di collegamento" è dato dal compenso corrisposto dalla società Balocco, in favore delle due società riconducibili alla Ferragni - si tratta di un cachet di poco superiore a un milione di euro - "su conti correnti accesi presso istituti di credito ubicati a Milano. (...) La stipula dei contratti e la corresponsione dei relativi corrispettivi costituiscono elementi strettamente connessi alla parte finalistica della condotta". Per il gruppo Balocco il beneficio non è stato ancora determinato, ma sicuramente ha beneficiato di un "rafforzamento dell'immagine" per l'inziativa benefica.

A metà gennaio la procura di Cuneo, in accordo con i colleghi di Milano, avevano chiesto ufficialmente alla procura meneghina gli atti del caso Ferragni sulla vendita solidale dei pandoro Balocco il cui ricavato doveva finanziare l'ospedale Regina Margherita di Torino permettendo così all'aggiunto Eugenio Fusco di attivare la 'disputa' sulla competenza territoriale affidando, come dispone l'articolo 54 bis del codice di procedura penale, la questione al procuratore generale della Corte di Cassazione. La 'contesa' tra procure è stata quindi risolta da un 'terzo' che ha attentamente studiato le memorie di Cuneo e Milano.

Per la procura piemontese l'eventuale ingiusto profitto, requisito previsto per la qualificazione del reato di truffa, si è realizzato a Fossano, dove ha sede la Balocco, mentre per la procura meneghina la competenza è legata all'influencer, già multata dall'Antitrust, e alle modalità relative ai contratti di beneficenza. L'idea di un modus operandi che è stato replicato nei vari casi creando una sorta di 'continuità' nell'ipotesi di reato di truffa aggravata ha convinto il pg della Cassazione ha lasciare il fascicolo alla procura guidata da Marcello Viola.

Con la decisione motivata del procuratore generale, ora al pm Fusco verranno immediatamente trasmessi tutti gli atti della procura 'perdente'. La decisione riguarda esclusivamente i pandoro, non le bambole in collaborazione con Trudi o le uova di Pasqua con Dolci Preziosi, al centro di altri fascicoli, su cui per ora nessuno ha sollevato questioni di competenza.

Pg Cassazione: "Consumatori doppiamente truffati con pandori Pink"

I consumatori che hanno acquistato il pandoro 'Pink' della Balocco pubblicizzato dall'influencer Chiara Ferragni "sono stati indotti in modo ingannevole" all'acquisto con un "duplice danno" scrive il procuratore generale aggiunto presso la Corte di Cassazione Alfredo Pompeo Viola nel provvedimento. Sia la "lesione della libertà contrattuale e di autodeterminazione del cliente", si legge nel testo del pg, in quanto hanno effettuato una compravendita che, "in assenza di un messaggio pubblicitario manipolatorio della realtà, non avrebbe effettuato", che per la "nella diminuzione del patrimonio" per l'acquisto di un prodotto "a prezzo maggiorato", non trascurabile se si consideri "la totalità degli acquirenti su tutto il territorio nazionale".

Le operazioni con intenti benefici, veicolate con "testi e immagini e rilasciando dichiarazioni nel video fuorvianti o quantomeno idonee a condizionare il consumatore nelle proprie scelte di natura commerciale", sostiene il pg della Cassazione, riguarderebbero oltre la campagna dei pandori del 2022, anche la vendita delle uova di Pasqua Dolci Preziosi a favore dell'associazione 'I bambini delle Fate' e la vendita nel 2019 di un'edizione limitata della bambola Chiara Ferragni by Trudi con i ricavi destinati a un'associazione impegnata nella lotta contro il bullismo e il cyberbullismo. "Sussistono indici esteriori, di tenore non equivoco, idonei a dar conto di una unitaria programmazione, nell'ambito di un medesimo disegno criminoso, dei diversi fatti di reato, avuto riguardo all'unitarieta della spinta a delinquere, all'analogia del 'modus operandi' e al lasso temporale che separa i diversi episodi" scrive il pg Alfredo Pompeo Viola che tuttavia, nel caso in esame, non rileva i criteri per l'individuazione della competenza per territorio in caso di procedimenti connessi.

Indagato anche il manager di Chiara Ferragni

Secondo quanto emerge dal provvedimento del pg della Cassazione sarebbe indagato anche Fabio Maria Damato, manager e stretto collaboratore di Chiara Ferragni, è indagato per truffa aggravata per i casi del pandoro e delle uova di Pasqua nell'inchiesta della procura di Milano.

La vicenda

"Sono a disposizione delle autorità competenti" aveva detto l'imprenditrice digitale, per chiarire la posizione sulla vicenda relativa alle vendite di beneficenza del pandoro Balocco Pink Christmas per cui era stata multata dall'Antitrust di un milioni di euro per "pratica commerciale scorretta". L'influencer è iscritta, inoltre, nel registro degli indagati per truffa aggravata. Dopo quanto accaduto è cominciata la fuga generale degli sponsor dall’influencer. Safilo già a dicembre ha annunciato lo stop dell’accordo di licenza con Ferragni per la produzione e la distribuzione di occhiali da sole e da vista a marchio dell’influencer. Una decisione assunta a causa di "violazioni di impegni contrattuali" da parte di Ferragni. La multinazionale statunitense della bibita più famosa del mondo, la Coca Cola ha, invece, "sospeso" lo spot pubblicitario girato nel dicembre scorso, che sarebbe dovuto andare in onda a partire dalla fine di gennaio.

Dall'ospedale Infantile Regina Margherita di Torino hanno confermato, intanto, di aver ricevuto da parte di Chiara Ferragni una donazione di un milione di euro prima di Natale.

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Strage di operai a Casteldaccia, 5 morti per esalazioni...

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Due lavoratori sono morti per aiutare i colleghi in difficoltà, i vigili del fuoco: "Accanto ai corpi non abbiamo trovato maschere di protezione"

Investigatori a Casteldaccia dopo la tragedia - Fotogramma

Succede tutto in pochi attimi. All'improvviso, a Casteldaccia, i tre operai che si trovano nella vasca interrata dell'impianto di sollevamento delle acque reflue dell’Azienda municipale acquedotti (Amap) di Palermo non riescono più a respirare. Sono intossicati. Restano intrappolati dalle esalazioni di idrogeno di solforato mentre stanno eseguendo dei lavori di manutenzione. Danno l'allarme. Altri due colleghi entrano nella vasca di acque reflue, ma restano intrappolati anche loro. Un sesto scende nella vasca per dare una mano, ma perde i sensi anche lui. Il bilancio è tragico: cinque morti e il sesto operaio in coma profondo. E' accaduto sulla Strada Statale , a poca distanza dalla casa vitivincola Corvo di Salaparuta, che però è estranea a quanto accaduto. Le vittime erano Epifanio Assazia, 71 anni, il contitolare della ditta Quadrifoglio group srl di Partinico, che stava eseguendo i lavori in appalto, Giuseppe Miraglia, Roberto Raneri, di 50 anni, Ignazio Giordano, di 59 anni e Giuseppe La Barbera.

"Niente maschere accanto agli operai"

Quando sono stati soccorsi nessuno di loro indossava la maschera di protezione, prevista dalle norme. Come conferma all'Adnkronos il Comandante provinciale dei vigili del fuoco di Palermo Girolamo Bentivoglio Fiandra, arrivato subito sul luogo della tragedia. "Non abbiamo trovato le maschere accanto agli operai... Probabilmente, se fossero state prese tutte le precauzioni del caso tutto questo non sarebbe successo". Bentivoglio ha confermato che a uccidere gli operai sono state le esalazioni di idrogeno solforato. Lo stesso Comandante ha anche escluso una voce che era circolata nel pomeriggio: "Non c'è stato alcun crollo o cedimento delle fognature". Intanto, la Procura di Termini Imerese (Palermo) ha aperto una inchiesta, coordinata da Ambrogio Cartosio, venuto sul luogo della tragedia. Sono quattro, in tutto, gli operai sopravvissuti alla tragedia di Casteldaccia. Un operaio della società Quadrifoglio group è ricoverato in ospedale in terapia intensiva al Policlinico di Palermo. Si tratta Domenico Viola, di 62 anni, di Partinico. E' in coma. Gli altri tre sono in buone condizioni.

Nei pressi della vasca di reflui, cammina su e giù l'unico sopravvissuto che sta bene. Si chiama Giovanni D'Aleo e lavora per l'Amap. Indossa la tuta gialla fosforescente dell'azienda. Non ha molta voglia di parlare. "All'improvviso ho sentito i miei colleghi che gridavano, e ho dato subito l'allarme. Mi sento un miracolato", dice all'Adnkronos. "Sono sotto choc. Non voglio dire altro''. Il giovane è stato anche sentito dalla Polizia ed entro stasera la sua deposizione verrà formalizzata al Commissariato di Bagheria (Palermo).

Il dolore delle famiglie, il cordoglio

Intanto, nel pomeriggio arrivano alla spicciolata, accompagnati dalle forze dell'ordine, i familiari delle vittime dell'incidente sul lavoro. La zona è presidiata da carabinieri e polizia. Piangono, urlano i nomi dei propri cari, si abbracciano. Cercano risposte, che non arrivano. "Come è potuto succedere?", continuano a dire.

Gli operai sono arrivati ieri mattina, intorno alle undici, per seguire i lavori lungo la strada statale 113. Lavori decisi dopo le segnalazioni su alcune presunte anomalie della rete fognaria, vicino a un albergo. Per eseguire i lavori l'Amap ha incaricato la ditta Quadrifoglio Group per ogni attività di verifica del tratto fognario in questione. I lavori, che prevedevano la messa in quota dei pozzetti e la disostruzione con ausilio di autospurgo, sono stati avviati il 29 aprile e sono proseguiti sino ad oggi. "Desidero esprimere il più sincero cordoglio alle famiglie dei lavoratori coinvolti in questa tragedia", dice Alessandro Di Martino, amministratore unico di Amap, arrivato sul luogo del disastro.

Le indagini in corso

Nel pomeriggio sono andati anche il Prefetto di Palermo Massimo Mariani, il questore Maurizio Calvino e il sindaco di Palermo Roberto Lagalla e di Casteldaccia Giovanni Di Giacinto. "C'è una attività di indagine in corso ed è giusto che l'autorità giudiziaria faccia il suo lavoro. Sono venuto qui perché si tratta di un evento tragico che colpisce le famiglie delle vittime - dice il Prefetto-. In questo momento non possiamo che esprimere il nostro dolore. Dobbiamo fare di più e meglio per evitare che si ripetano queste terribili tragedie". Mentre il sindaco Lagalla dice: "Una tragedia le cui cause sono nelle mani di chi ha il compito di indagare per accertare eventuali responsabilità. La comunità non può che unirsi al pianto che sempre più frequentemente coinvolge la nostra nazione. Speriamo che sia una spirale che possa essere fermata e certamente il tema delle morti sul lavoro diventa sempre più tragico e sempre più vicino a ciascuno di noi".

Intanto per oggi i sindacati hanno annunciato uno sciopero generale di 4 ore e di 8 ore per gli edili nella provincia di Palermo. Lo ha annunciato Piero Ceraulo, segretario degli edili della Cgil di Palermo che insieme ad altri dirigenti sindacali è a Casteldaccia dopo la morte dei 5 operai. È previsto un presidio davanti la Prefettura alle 9. (dall'inviata Elvira Terranova)

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Cronaca

Difesa, Grosseto in campo per salvare i cavalli del Cemivet

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Ordine del giorno in Comune per sensibilizzare il ministro e i vertici militari ed evitare il trasferimento a Montelibretti dell'allevamento del Centro Militare Veterinario: "Spreco di denaro pubblico e posti lavoro a rischio"

Difesa, Grosseto in campo per salvare i cavalli del Cemivet

Un ordine del giorno per sensibilizzare il ministro della Difesa e i vertici militari al fine di evitare il trasferimento a Montelibretti dell'allevamento cavalli del Centro Militare Veterinario di Grosseto, struttura nata nel 1870, che riveste un ruolo essenziale per la città sia dal punto di vista del territorio che occupazionale. A presentarlo il consigliere comunale della Lega Salvini Premier Gino Tornusciolo, che ricorda come il Cemivet sia "rimasto l'unico centro in tutta Italia in cui si allevano i cavalli che vengono utilizzati dall'Esercito Italiano per scopi istituzionali, dall'attività sportiva agonistica alla rappresentanza militare e all'addestramento degli allievi delle accademie e militari". L'odg, firmato anche da altri consiglieri comunali, sarà discusso nel prossimo consiglio.

"Non vi è nessun altro posto in Italia con tali caratteristiche, l'unicità del posto, dei terreni e della superficie a disposizione rendono li Cemivet unico nel suo genere e non replicabile in nessun altro territorio", si sottolinea nell'odg, spiegando che, "per spazi e numero di nascite, rappresenta l'allevamento equino più importante su scala nazionale, coniugando la tradizione del cavallo con le più moderne tecnologie e metodologie di allevamento".

Tornusciolo ricorda che da anni è in atto "un progetto di razionalizzazione del comparto equestre che vedrebbe la città di Grosseto privata di un così importante allevamento, il tutto a scapito della spesa pubblica in quanto si andrebbe a replicare la costruzione di scuderie e strutture che già esistono presso li Centro Militare Veterinario e che da sempre assicurano in modo eccellente le esigenze dalla Forza Armata, avendo addirittura le potenzialità per aumentare i numeri richiesti di produzione di puledri".

Già in passato, si sottolinea nell'odg, li Centro Militare Veterinario "si è visto depauperato di un'articolazione importantissima come 'La scuola di Mascalcia' che da Grosseto è stata trasferita al Centro Militare di Equitazione di Montelibretti, con una spesa da parte della difesa di soldi pubblici per impiantare ex novo l'intera struttura che era perfettamente operante in Grosseto e che rappresentava l'unico ente formatore ni Italia di corsi per maniscalchi aperti anche al personale civile". Ora "il progetto di razionalizzazione del comparto equestre prevede lo spostamento dell'intero parco fattrici e puledri da Grosseto a Montelibretti che svuoterebbe e snaturerebbe lo stesso Centro Militare Veterinario li quale grazie al suo allevamento garantisce la perfetta gestione di 590 ettari di terreno creando un connubio perfetto tra li territorio maremmano e l'esigenza della Forza Armata".

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Alzheimer, scoperta nuova forma genetica: qual è il gene...

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Studio spagnolo svela segni di malattia nel 95% degli over 65 con 2 copie del gene ApoE4

Un laboratorio - Fotogramma

Una nuova forma genetica di Alzheimer è stata scoperta da ricercatori spagnoli del Sant Pau Research Institute di Barcellona, autori di uno studio pubblicato su 'Nature Medicine'. Gli scienziati dell'area di Ricerca su malattie neurologiche, neuroscienze e salute mentale dell'istituto, guidati da Juan Fortea, direttore dell'Unità Memoria del Servizio di Neurologia della stessa struttura, hanno osservato che oltre il 95% degli over 65 con due copie del gene ApoE4 (ApoE4 omozigoti) mostrano caratteristiche biologiche di Alzheimer nel cervello o biomarcatori della patologia nel liquido cerebrospinale e nelle scansioni Pet. Il lavoro indica inoltre che gli individui ApoE4 omozigoti sviluppano Alzheimer prima di persone con altre varianti del gene ApoE4.

Lo studio

I risultati suggeriscono che "avere due copie del gene ApoE4 potrebbe rappresentare una nuova forma genetica" della principale forma di demenza, spiega Fortea. "Il gene ApoE4 è conosciuto da oltre 30 anni - ricorda - ed è noto per essere associato a un rischio più alto di ammalarsi di Alzheimer. Ma adesso sappiamo che praticamente tutti gli individui con due copie di questo gene sviluppano una biologia Alzheimer". Averlo capito "è importante - sottolinea l'esperto - perché" gli ApoE4 omozigoti "rappresentano il 2-3% della popolazione".

I ricercatori hanno valutato i cambiamenti clinici, patologici e dei biomarcatori nei soggetti ApoE4 omozigoti, per determinare il loro rischio Alzheimer. Hanno utilizzato dati relativi a 3.297 donatori di cervello, inclusi campioni di 273 omozigoti per ApoE4, del National Alzheimer's Coordinating Center statunitense. Hanno usato anche informazioni cliniche e su biomarcatori di oltre 10mila persone con marker di Alzheimer, compresi 519 omozigoti ApoE4.

"I risultati - riportano gli scienziati - indicano che praticamente tutti gli ApoE4 omozigoti mostravano malattia di Alzheimer e avevano livelli più elevati di biomarcatori associati alla malattia all'età di 55 anni, rispetto alle persone con variante ApoE3. All'età di 65 anni, oltre il 95% degli omozigoti per ApoE4 presentava livelli anormali di proteina amiloide nel liquido cerebrospinale - una caratteristica patologica precoce chiave nell'Alzheimer - e il 75% aveva scansioni Pet amiloidi-positive".

In base a queste osservazioni, gli autori indicano che "la variante genetica ApoE4 non è solo un fattore di rischio per l'Alzheimer, come si pensava in precedenza, ma potrebbe rappresentare una forma genetica distinta della malattia".

Secondo i ricercatori, "questi risultati potrebbero essere utili per lo sviluppo di strategie di prevenzione personalizzate, studi clinici e approcci terapeutici mirati per questa popolazione specifica" con due copie del gene ApoE4. "I dati evidenziano l'importanza del monitoraggio degli omozigoti per ApoE4 fin dalla tenera età per interventi preventivi", afferma Víctor Montal che ha partecipato allo studio quando lavorava al Sant Pau Research Institute e che oggi studia la struttura molecolare del gene ApoE presso il Centro di supercalcolo di Barcellona.

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