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Nessuno tocchi Caino: “Ricerca folle di un metodo...

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Nessuno tocchi Caino: “Ricerca folle di un metodo ‘umano’ per uccidere Smith”

Se portata a termine, l'esecuzione passerà alla storia come la prima negli Usa avvenuta con l'inalazione di azoto

 - Kenneth Eugene Smith (foto Alabama Dept of Corrections)

"Un caso emblematico dell'insostenibilità della pena di morte e della ricerca di un metodo 'umano' per uccidere". Giudica con queste parole, Elisabetta Zamparutti, fra i fondatori di Nessuno tocchi Caino, l'esecuzione, che dovrebbe avvenire entro 30 ore dalle 7 di oggi (ora italiana), di Kenneth Eugene Smith, dal 1996 nel braccio della morte in Alabama. Se portata a termine, l'uccisione passerà alla storia come la prima negli Usa avvenuta attraverso il metodo dell'inalazione di azoto. Secondo i critici, il suo uso potrebbe causare sofferenze inutili, come violente convulsioni e la sopravvivenza in uno stato vegetativo, oltre al fatto che una perdita di gas potrebbe danneggiare le persone presenti nella stanza.

Parlando con l'Adnkronos, la Zamparutti ricorda che "Smith era già sopravvissuto a un tentativo di esecuzione con un'iniezione letale, 'il metodo più dolce', che però non si è rivelato affatto tale. In questa ricerca folle e dissennata della morte si è concepito l'azoto, un metodo di soffocamento che sottolinea ancora una volta l'esistenza di un paradigma patibolare, di una giustizia vendicativa di cui dovremmo liberarci. E' una giustizia che non lascia spazio alla speranza e alla grazia per un uomo condannato quasi 30 anni fa. Perfino Paesi come l'Iran prevedono la salvezza della vita, se qualcosa si intoppa durante l'esecuzione. In America, invece, si arriva a modificare il metodo pur di uccidere".

"Siamo di fronte a una regressione fortissima quando uno Stato si abbassa a simili livelli di violenza, che dovrebbero fare parte del passato - prosegue la componente per l'Italia del Comitato europeo per la prevenzione della tortura - E' un caso che impone una riflessione e una politica per liberarci dalla pena di morte. E' un essere prigionieri dell'uomo che ha compiuto il reato - spiega - La modalità dell'esecuzione dimostra che non si è capito che l'uomo della pena è diverso dall'uomo del reato, perché nel tempo le persone cambiano: stanno ammazzando un uomo diverso, con un metodo che si presume essere più umano dell'iniezione... e poi bisogna vedere come va a finire. Lo Stato deve liberarsi dall'idea patibolare della giustizia. E dovremmo considerare il cambiamento che si matura in una persona".

"Kenneth Smith oggi è un altro - conclude - anche perché ha vissuto l'esperienza di una fallita esecuzione. Nella mentalità dell'Alabama e di altri stati del sud, la cui cultura è ispirata dalla Bibbia, c'è soltanto il profilo dell'occhio per occhio, ma nella Bibbia c'è anche il passo che dice "nessuno tocchi Caino". Alla fine Caino diventa costruttore di città, quindi rappresenta la speranza. Si dovrebbe cercare di costruire il cambiamento".

(di Cristiano Camera)

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Russia: “Macron vuole la guerra”: cosa ha detto...

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Mosca: "Le dichiarazioni rivelano l'intenzione di entrare in uno scontro armato diretto con la Russia"

Emmanuel Macron - Afp

Emmanuel Macron, i soldati occidentali, l'Ucraina e la Russia. Il copione si ripete, con effetto immediato sui rapporti tra Parigi e Mosca in una fase cruciale della guerra tra Ucraina e Russia. Il presidente lo scorso 26 febbraio aveva superato la linea rossa non tracciata della geopolitica.

"Diversi Paesi membri della Nato e dell'Unione europea considerano l'invio di soldati in territorio ucraino su base bilaterale", aveva dichiarato all'Eliseo, in occasione della conferenza in sostegno dell'Ucraina a cui avevano preso parte 21 capi di Stato e di governo.

Poi, il 3 maggio, il ministro degli Esteri britannico, David Cameron, aveva a parole rotto un altro tabù, dicendosi favorevole all'uso delle armi fornite da Londra a Kiev per attaccare obiettivi all'interno della Russia.

L'Ucraina, aveva detto, ''ha assolutamente il diritto'' di reagire all'aggressione russa. "Spetta agli ucraini decidere come utilizzare queste armi. Stanno difendendo il loro Paese, sono stati invasi illegalmente da Putin e devono reagire. Vogliamo essere assolutamente chiari: la Russia ha lanciato un attacco contro l'Ucraina e l'Ucraina ha assolutamente il diritto di contrattaccare la Russia''.

Poi, in una intervista all'Economist pubblicata all'inizio di questo mese, Macron aveva ribadito che l'invio di forze militari in Ucraina non era escluso se Mosca "rompeva le linee del fronte" e se Kiev lo chiedeva, ma "non è il caso oggi". "Scartarlo a priori, significherebbe non aver tratto insegnamenti dagli ultimi due anni".

Macron ha ribadito le sue dichiarazioni di febbraio. "Assolutamente", aveva risposto alla domanda se confermava la possibilità di inviare forze francesi in territorio ucraino. "Oggi non c'è consenso fra i Paesi della Nato e dell'Unione europea, per inviare in modo ufficiale, assumere e approvare i loro soldati sul territorio ucraino su base bilaterale". "Come ho avuto modo di dire, non escludo nulla perché abbiamo a che fare con una persona che non esclude nulla. Siamo stati troppo esitanti formulando dei limiti della nostra azione nei confronti di qualcuno che non ne ha e che è l'aggressore", aveva detto.

Nelle ultime ore, è arrivata la nuova risposta da Mosca. Le dichiarazioni del presidente francese "colpiscono per la loro irresponsabilità e sconsideratezza", secondo una nota del ministero degli Esteri russo in relazione alle esercitazioni nucleari tattiche che Mosca ha annunciato ieri.

E' "difficile" percepire le parole pronunciate da Macron, osserva il ministero degli Esteri, se non come "una manifestazione di disponibilità e intenzione di entrare in uno scontro armato diretto con la Russia, il che significherebbe uno scontro militare frontale tra le potenze nucleari".

 

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Esteri

Russia annuncia esercitazioni nucleari, oggi il giorno di...

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Oggi l'insediamento del presidente per il quinto mandato mentre Mosca si prepara a esercitazioni delle forze nucleari tattiche

Vladimir Putin - Afp

L'annuncio di esercitazioni delle forze nucleari tattiche, il primo pubblico, "nel breve futuro", in una località non precisata della Russia, precede di qualche ora l'insediamento di Vladimir Putin per il quinto mandato da Presidente, a due giorni dalla giornata della Vittoria che celebra l'anniversario della sconfitta delle forze naziste nel 1945.

Le esercitazioni, su istruzione di Putin al ministero della Difesa, saranno dedicate "ai preparativi e al dispiegamento" delle forze nucleari non strategiche "a operare missioni di combattimento" e hanno come obiettivo quello di "garantire l'integrità territoriale e la sovranità dello Stato russo", in risposta a "dichiarazioni provocatorie e minacce contro la Russia da parte di certe personalità occidentali", ha reso noto il ministero della Difesa.

Le accuse alla Nato

"Dispiegare soldati Nato per confrontare militari russi nell'escalation di tensioni è un passo senza precedenti. E richiede attenzione e misure speciali", ha spiegato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, citando le recenti dichiarazioni di alcuni esponenti occidentali, fra cui Emmanuel Macron, ma anche di personalità Usa e Gb, spiegando di "non aver nulla da aggiungere". Prenderanno parte alle esercitazioni, ha precisato il ministero della Difesa, unità missilistiche del Distretto militare meridionale (Caucaso del Nord), sostenute dalle forze aeree e da quelle della marina. Le armi nucleari tattiche, su cui la Russia ha investito molto negli ultimi anni, sono da usare sul campo di battaglia, contrariamente a quelle strategiche, destinate a raggiungere obiettivi lontani dal fronte.

Chi sarà presente al Cremlino

Intanto, in vista dell'insediamento di oggi di Putin al Cremlino - dopo la rielezione a marzo con l'87,5% dei voti - l'Ue e i suoi Stati membri "stanno ancora discutendo sull'approccio" da tenere di fronte all'invito da parte del presidente russo a partecipare alla cerimonia e "non è stata ancora presa una decisione finale, ha affermato il portavoce dell'Ue per gli Affari Esteri Peter Stano, durante il briefing con la stampa a Bruxelles, precisando che l'Alto Rappresentante Josep Borrell è contrario alla partecipazione dell'Ue domani" alla cerimonia.

"Confermo che è stato mandato un invito ufficiale dal Cremlino - continua - agli Stati membri dell'Ue e alla delegazione dell'Ue a Mosca. Stiamo discutendo con i nostri Stati membri sulla forma della nostra risposta", perché "puntiamo sempre ad avere un approccio coordinato, quando è possibile, in politica estera", ha concluso.

Si sa che non saranno presenti alla parata diplomatici di Lituania, Estonia e Lettonia e della Repubblica Ceca: ieri il ministro degli Esteri, Jan Lipavský, ha annunciato che il governo ha richiamato l'ambasciatore a Mosca e che Praga non sarà rappresentata alla cerimonia di inaugurazione. La Francia sarà rappresentata dal proprio ambasciatore a Mosca, Pierre Levy, come ha indicato all'agenzia Tass una fonte diplomatica francese.

A Mosca, poi, nelle ultime ore si sono svolte le prove per la parata sulla Piazza Rossa di giovedì, quando sfileranno, oltre ai carri armati, anche missili tattici Iskander-M, S-400, e missili balistici intercontinentali Yars. Contrariamente al 2022, pochi mesi dopo l'inizio dell'invasione dell'Ucraina, e al 2023, si leveranno in volo aerei da combattimento Su-30SM, Mig-29 e Su-25. E' stata invece cancellata, come lo scorso anno, la marcia degli immortali, sfilata di russi con le immagini di un familiare morto nella Grande guerra patriottica. Ufficialmente, per ragioni di sicurezza.

 

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Esteri

Gaza, ok di Hamas a proposta di tregua: Israele frena e...

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Per lo Stato ebraico, l'accordo approvato dall'organizzazione islamista sarebbe stato "modificato" e "lontano dalle nostre richieste fondamentali", mentre l'operazione a Rafah servirebbe ad "esercitare pressioni militari su Hamas per fare progressi nella liberazione degli ostaggi"

Fumo su Rafah dopo un raid israeliano - Afp

Dopo la frenata sui negoziati per la tregua a Gaza, con Israele che ha accusato Hamas di aver approvato una proposta "modificata" rispetto a quella concordata con i mediatori di Qatar ed Egitto e ritenuta "unilaterale" e "inaccettabile" da Tel Aviv, lo Stato ebraico ha lanciato nella tarda serata di ieri un attacco a Rafah. Il raid, che non è chiaro se sia da considerare l'inizio dell'operazione di terra, è stato annunciato subito dopo la nota dell'ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu, dove si spiegava come il gabinetto di guerra israeliano avesse deciso all'unanimità di andare avanti con l'operazione a Rafah "per esercitare pressioni militari su Hamas con l'obiettivo di fare progressi nella liberazione degli ostaggi e per altri obiettivi di guerra". Del resto, spiegava ancora la nota, la proposta di tregua approvata dall'organizzazione islamista sarebbe considerata "lontana dalle richieste ritenute fondamentali da Israele". Allo stesso tempo, però, lo Stato ebraico invierà comunque una delegazione al Cairo per tenere colloqui con i mediatori nel tentativo di trovare un accordo che soddisfi le sue richieste.

L'attacco a Rafah, cosa sta succedendo

Le forze delle Idf "stanno attaccando e operando in modo mirato contro obiettivi dell'organizzazione terroristica Hamas nella zona est di Rafah". Così sul social X il portavoce dell'esercito israeliano, Daniel Hagari, ha annunciato nella tarda serata di ieri l'inizio dell'operazione israeliana. A quanto riporta Times of Israele, fonti palestinesi riferiscono che carri armati e truppe israeliane stanno entrando nel valico di Kerem Shalom, bombardando l'area dall'alto e con il fuoco dell'artiglieria.

La televisione Al-Aqsa riferisce che i carri armati israeliani stanno sparando contro il valico da circa 200 metri di distanza, distruggendo il terminal che da novembre funge da uno dei principali canali di trasporto degli aiuti a Gaza. Il valico si trova a circa 3 chilometri dai confini orientali di Rafah, nell’estremo sud di Gaza.

Altri rapporti affermano che le forze di terra si stanno spostando nell'area del valico e che gli attacchi aerei stanno colpendo la parte orientale di Rafah. Non vi è alcun commento da parte dell'esercito israeliano sull'azione riportata.

Media palestinesi avevano parlano in precdenza di una serie di attacchi israeliani lanciati sui quartieri della zona orientale di Rafah, interessati da un ordine di evacuazione emesso dalle Idf.

Nella mattinata di ieri, volantini nella parte orientale della città, messaggi e telefonate con le istruzioni ai palestinesi erano serviti alle Idf ad allertare la popolazione nelle zone che dovevano essere evacuate a Rafah in vista della pianificata offensiva sulla parte meridionale della Striscia di Gaza, riportava il Times of Israel, citando l'ordine di evacuazione lanciato dall'esercito israeliano che stava inoltre dando indicazioni su quali percorsi prendere per raggiungere una zona umanitaria designata.

Dal via libera di Hamas alla frenata di Israele

A dare ufficialmente l'annuncio sul via libera alla proposta era stato il capo dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, che ha informato il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, e il capo dell'intelligence egiziana, Abbas Kamal, del sì del movimento palestinese alla proposta dei due Paesi arabi per un cessate il fuoco, ha riferito Hamas in una nota. "La palla è nel campo di Israele", aveva dichiarato un funzionario dell'organizzazione islamista, con Hamas che ha affermato di aver accettato la proposta dei due Paesi dopo aver "ricevuto garanzie dagli Stati Uniti per arrivare a un cessate il fuoco permanente e al ritiro di Israele da Gaza al termine della terza e ultima fase dell'accordo", ha detto una fonte del gruppo al canale saudita Asharq.

"I mediatori ci hanno detto che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è chiaramente impegnato a garantire l'attuazione dell'accordo", ha poi detto ad al-Jazeera Khalil al-Hayya, vice del leader di Hamas. Secondo il numero due di Sinwar, l'accordo prevede che "il primo giorno della prima fase" ci sia "un chiaro impegno a sospendere temporaneamente le operazioni militari". Al-Hayya ha riferito che "la proposta include, nella sua seconda fase, l'annuncio della cessazione permanente delle operazioni militari" a Gaza. “Stiamo aspettando la risposta degli occupanti alla nostra approvazione della proposta di cessate il fuoco”, ha concluso.

Secondo quanto riportava tuttavia una fonte politica israeliana citata da Sky News Arabia, Hamas avrebbe dato l'ok a una proposta di cessate il fuoco 'modificata' dall'Egitto e, quindi, non alla versione su cui ci sarebbe un consenso generale da parte dello Stato ebraico. Fonti israeliane hanno detto a Ynet News che la proposta di Egitto e Qatar sul cessate il fuoco accettata da Hamas è unilaterale, non coinvolge Israele e non è accettabile. I negoziatori israeliani la stanno comunque esaminando.

"E' il solito trucco, non è vero che Hamas ha accettato" la proposta dei mediatori, ha intanto dichiarato il ministro dell'Economia israeliano Nir Barkat incontrando i giornalisti a Roma. La notizia arriva nel giorno in cui il governo israeliano ha approvato all'unanimità il lancio dell'offensiva militare su Rafah.

"C'è solo una risposta ai trucchetti di Hamas: un ordine immediato per conquistare Rafah, aumentare la pressione militare e continuare a schiacciare Hamas fino alla sua completa sconfitta", scrive quindi su X il ministro israeliano per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir. Poi, quindi, l'annuncio dell'attacco a Rafah.

Tregua e ostaggi, cosa prevede la proposta

Quella dei mediatori arabi è una nuova proposta a tutti gli effetti. Secondo quanto riportano i media arabi e israeliani, la prima fase vedrebbe un cessate il fuoco di sei settimane e il rilascio di 33 ostaggi in vita - donne, bambini, anziani e malati - in cambio della liberazione di centinaia di prigionieri palestinesi. Fonti citate da al-Arabiya sostengono che l'accordo preveda anche il ritiro delle forze israeliane dal centro di Gaza nella prima fase e lo stop delle operazioni militari nei cieli di Gaza per 10 ore al giorno.

Il dirigente di Hamas, Khalil al-Hayya, ha spiegato ad al-Jazeera, che questa fase includerebbe anche il ritorno dei palestinesi sfollati nelle loro case e un incremento degli aiuti umanitari a Gaza, in particolare carburante e materiali di soccorso. Tuttavia, secondo al-Hayya, sarebbero 50 i prigionieri palestinesi liberata per ogni donna ancora nelle mani di Hamas che verrebbe rilasciata.

Nella seconda fase, ha aggiunto il dirigente di Hamas, il movimento palestinese rilascerebbe i prigionieri maschi per un numero indeterminato di prigionieri palestinesi. La terza fase dell'accordo prevederebbe l'avvio di un piano di ricostruzione di Gaza per un periodo dai tre ai cinque anni. Altre fonti citate da Sky News Arabia sostengono che nella seconda fase ci sarebbe l'interruzione permanente delle operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza.

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