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Cronaca

Intesa tra Fondazione FILA Museum e Fondazione CRB per lo...

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Intesa tra Fondazione FILA Museum e Fondazione CRB per lo sviluppo sociale del Biellese

Intesa tra Fondazione FILA Museum e Fondazione CRB per lo sviluppo sociale del Biellese

Da sinistra: Marta Benedetto, Michele Colombo

in collaborazione con: Fondazione Museum e CRB

È finalizzato a incentivare lo sviluppo sociale del territorio Biellese il nuovo protocollo d’intesa siglato lo scorso 17 gennaio tra Fondazione FILA Museum e Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, due realtà che portano avanti un obiettivo condiviso: favorire inclusione e supporto attraverso progetti e iniziative varate in ambito educativo, culturale e sportivo.

Grazie alla collaborazione tra le due Fondazioni, infatti, prende il via un percorso di co-programmazione e co-progettazione che si propone di sostenere le realtà locali meritevoli favorendo nuove iniziative di comunicazione e promozione, volte a valorizzare diffondere la cultura Biellese non solo a livello locale.

Il tutto attraverso lo scambio di informazioni e il supporto coordinato, avviando un tavolo operativo congiunto: un gruppo di lavoro creato appositamente, inoltre, sarà incaricato di proporre ogni anno gli ambiti da approfondire e le azioni da sviluppare e concretizzare.

Inclusione e sviluppo sociale: gli obiettivi dell’intesa

L’intesa tra Fondazione FILA Museum e Fondazione CRB è stata firmata dalla vicepresidente della Fondazione FILA Museum Marta Benedetto e da Michele Colombo, Presidente di Fondazione Cassa di Risparmio di Biella.

Al centro dell’accordo ci sono tre settori chiave, resi protagonisti di molteplici progetti e iniziative: educazione, cultura e sport. Un vero e proprio volano per incoraggiare e supportare lo sviluppo sociale del territorio, ottenere maggiore inclusione e consentire la crescita delle attitudini personali.

"L’attività congiunta insieme a Fondazione Cassa di Risparmio di Biella - ha affermato Marta Benedetto - ci permetterà di essere più efficaci nel raggiungimento degli obiettivi di sostegno sociale che ci porremo, ottimizzando le risorse messe in gioco, nel rispetto di un’etica d’impresa condivisa e nell’ottica della creazione di valore condiviso per il territorio che ospita entrambe le fondazioni”.

“La Fondazione - ha commentato Michele Colombo - collabora da anni con Fondazione FILA Museum con la quale ha una mission comune sul tema dell’inclusione attraverso lo sport e l’educazione. Oggi grazie a questo protocollo la collaborazione tra i due enti potrà crescere e rafforzarsi in una cornice condivisa di buone prassi comuni”.

Progetti e iniziative in programma

Nel corso dell’anno non mancheranno eventi, iniziative e attività, alcune delle quali sono già in programma. Per il primo trimestre del 2024 sono previsti un evento dedicato al Curling per le scuole della Città di Biella e il lancio del progetto annuale “Conoscersi con un sorriso”, gestito da Fondazione FILA in collaborazione con servizi sociali e Polizia di Stato.

Tra fine aprile e inizio giugno, invece, Fondazione Cassa di Risparmio di Biella promuoverà una nuova edizione del progetto “Famiglie a teatro” a Palazzo Gromo Losa”, mettendo in scena diversi spettacoli destinati alle famiglie.

Il progetto Muse a Olimpia, inoltre, sarà potenziato anche organizzando una Festa di fine scuola presso il giardino di Città Studi, con il coinvolgimento delle associazioni sportive partner.

Il Bando Sport+ aperto in primavera, infine, sarà potenziato con l’obiettivo di coordinare gli interventi delle due Fondazioni sostenendo le associazioni sportive per l’attività giovanile non professionistica.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Cronaca

Roma, 17enne aggredito alla fermata della metro da 4...

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Al vaglio le immagini delle telecamere di videosorveglianza

Auto della polizia - Fotogramma

Ragazzo di 17 anni aggredito oggi, 7 maggio, a Roma, vicino alla fermata metro di San Paolo da 4 giovani che lo hanno preso a calci e a pugni e lo hanno poi colpito alla nuca con una pietra.

A scatenare la violenza, una banale discussione che due degli aggressori avevano avuto poco prima con la vittima. I due, non contenti dell'iniziale vantaggio numerico, hanno chiamato altri due amici perché li aiutassero nell'aggressione. Il ragazzo ha tentato di fuggire ma uno dei quattro lo ha rincorso fino ai binari colpendolo con la pietra.

Immediato l'intervento dei sanitari del 118 che hanno trasportato il ragazzo all'ospedale Sant'Eugenio dove è stato refertato come codice giallo. Sul posto gli agenti del commissariato Colombo impegnati nelle indagini. Al vaglio le immagini delle telecamere di videosorveglianza.

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Cronaca

Depistaggio, legale poliziotto: “Bo fedele servitore...

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L'avvocato Giuseppe Panepinto

(dall'inviata Elvira Terranova) - "Questo non è il più grande depistaggio dello Stato italiano ma il più grande accanimento che lo Stato italiano ha fatto. E' uno degli enormi errori giudiziari. Siamo davanti a uno Stato italiano che si vuole pulire la coscienza, ci si vuole pulire il coltello sulle spalle dei tre poliziotti. Il grande sconfitto e' lo Stato italiano". Parole dure, durissime, quelle dell'avvocato Giuseppe Panepinto, legale del poliziotto Mario Bo, ex vicequestore aggiunto oggi in pensione, uno dei tre poliziotti imputati per concorso in calunnia aggravata nel processo d'appello sul depistaggio sulla strage Borsellino, in corso davanti alla Corte d'Appello di Caltanissetta, presieduta da Giovanbattista Tona. Con Mario Bo sono alla sbarra Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, con l'accusa di avere istruito il falso collaboratore di giustizia, Vincenzo Scarantino, a rendere dichiarazioni che sarebbero servite a sviare le indagini sulla strage di via d’Amelio. In primo grado, caduta l’aggravante mafiosa, Bo e Mattei sono stati prescritti, mentre Ribaudo è stato assolto “perché il fatto non costituisce reato”. L’aggravante mafiosa resta l’ago della bilancia nel processo di appello, perché se dovesse nuovamente decadere, come già successo in primo grado, le imputazioni andrebbero ancora prescritte. La procura generale di Caltanissetta al termine della requisitoria aveva chiesto la condanna a 11 anni e 10 mesi per Mario Bo e 9 anni e 6 mesi per Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo.

"Il mio assistito Mario Bo è una persona che non conoscevo prima di affrontare questo processo, ma nel corso di questi anni ho maturato stima e rispetto nei suoi confronti. Ne apprezzo le doti, il senso di abnegazione e quella che ritengo la dote più importante per una persona appartenente allo Stato, cioè il rispetto nelle istituzioni", ha detto nella sua arringa l'avvocato Giuseppe Panepinto. "Mario Bo ha dedicato la sua vita allo Stato italiano, alla Polizia di Stato, ha partecipato alle più grosse operazioni che hanno portato all'arresto e alla condanna di soggetti malavitosi", dice ancora. "Il grande valore che ha il dottor Bo non è solo sopportare la gogna mediatica, ma il fatto di dover sopportare il mettere in dubbio il rispetto che questo uomo per una vita ha portato allo Stato e il doversi difendere da questa accusa così infamante di avere tradito lo Stato italiano", aggiunge il legale di Mario Bo. Mario Bo è presente in aula, con i coimputati Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo.

Per l'avvocato Panepinto, "questo è un processo che poteva essere evitato già dopo la sentenza del cosiddetto 'Borsellino bis'. Quando gli avvocati degli imputati capirono e denunciarono nel corso del dibattimento, in quel processo, le anomalie nelle indagini nate dalle dichiarazioni di quelli che venivano considerati collaboratori di giustizia ma che in realtà erano falsi pentiti. Da loro non è nato il depistaggio ma un clamoroso errore giudiziario che vede oggi imputati dei fedeli servitori dello Stato".

Poi l'avvocato Panepinto torna a parlare dei tre poliziotti, usando una metafora: "Oggi si chiede di pulire il coltello ancora intriso del sangue delle vittime sulla schiena di tre uomini che hanno fedelmente servito lo Stato italiano, servitori estratti quasi a sorte tra la pletora dei soggetti che sono stati coinvolti nella storia di questo processo. E vi chiedono di continuare a infangare il nome, per coloro che hanno ancora la fortuna di essere tra noi o ancora peggio di infangare la memoria di coloro che non sono più tra noi". "Mario Bo si deve difendere da una accusa così infamante come quella di avere tradito lo Stato", ha aggiunto Panepinto.

Ma per la Procura generale, i tre poliziotti sono "colpevoli" di avere "tradito lo Stato". "Un tradimento da parte degli apparati dello Stato che non può essere perdonato - aveva detto nell'aula della corte d'appello nissena il Procuratore generale Fabio D'Anna al termine della requisitoria- Perché questo depistaggio? L'unico interesse che spiega la pervicacia del gruppo investigativo Falcone-Borsellino è che loro sapevano perfettamente che con il loro comportamento stavano allontanando dalla verità delle indagini, vuoi per proteggere apparati dello Stato vuoi per proteggere apparati mafiosi".

Figura centrale è quella dell'ex dirigente della Squadra mobile di Palermo Arnaldo La Barbera, deceduto ventidue anni fa, a capo del pool investigativo sulle stragi di Palermo del 1992. Era proprio La Barbera il capo dei tre imputati e insieme, secondo l'accusa, avrebbero indotto il falso pentito Vincenzo Scarantino, piccolo delinquente della borgata Guadagna, a dare una ricostruzione dei preparativi della strage totalmente falsa accusando mafiosi che però con l'autobomba di via d'Amelio non c'entravano nulla.

Sempre oggi il legale di Bo ha parlato anche della "anomala collaborazione", come l'hanno chiamata i pm, con i magistrati da parte del Sisde sulle indagini di via D'Amelio. "Si è detto che è contro legge che il Sisde faccia azioni di polizia giudiziaria. Ma in questo processo non c'è un solo atto giudiziario fatto dal Sisde, o dai Servizi di sicurezza. Ha fatto solo quei tre appunti e basta. Non è stato svolto alcun tipo di attività da parte del Sisde, anche la sentenza di primo grado lo dice", spiega Giuseppe Panepinto. "Tutti i magistrati che abbiamo sentito, Ilda Boccassini, Annamaria Palma, e tutti gli altri, hanno escluso che qualunque delega di indagine svolta da loro, nessuna delega di indagine fu data al Sisde - dice ancora l'avvocato Panepinto - Loro non hanno avuto nessun tipo di rapporto con il Sisde. Anche la sentenza dice che non è possibile dimostrare il contrario. Cosa ha fatto? Si è limitato, come è naturale che fosse, a raccogliere per trasmettere al Nucleo centrale di Roma informazioni sullo stato delle indagini, su un fatto così grave, peraltro". Era stato lo stesso ex dirigente dei servizi segreti, Bruno Contrada, a raccontare anche in aula, al processo, e alla Commissione regionale antimafia, che era stato contattato dalla Procura di Caltanissetta, subito dopo la stra Borsellino, per chiedere un aiuto sulle indagini.

"La mattina del 20 luglio ricevo una telefonata del dottor Sergio Costa, genero del capo della Polizia di allora, il Prefetto Vincenzo Parisi, ed era anche lui un commissario di pubblica sicurezza, aggregato al Sisde. Costa mi dice: 'Don Vincenzo desidera che lei prenda contatti con il Procuratore della Repubblica di Caltanissetta, dottor Giovanni Tinebra, per la strage che è accaduta, per la strage Borsellino, e io in quel momento seppi che il Procuratore della Repubblica di Caltanissetta si chiamava Giovanni Tinebra, non lo sapevo…". Anche la Procura generale, nel corso della requisitoria, aveva parlato del Sisde: "Il primo episodio abbastanza singolare ma anche inquietante riguarda la collaborazione tra la procura di Caltanissetta e il Sisde, nella persona in particolare di Bruno Contrada''. ''C'è un incontro che avviene il 20 luglio all'indomani della strage, in cui c'erano Contrada, Lorenzo Narracci e il procuratore Giovanni Tinebra. Abbiamo una conferma di questa collaborazione negli appunti sull'agenda sequestrata a Bruno Contrada. La collaborazione tra Contrada e Narracci nasce su iniziativa del procuratore Tinebra. Siccome questo rapporto era illecito Contrada chiedeva coperture istituzionali''. Ma oggi il legale di Mario Bo ribadisce che il Sisde non "fece alcun tipo di indagine su via D'Amelio".

Il processo è stato rinviato al 14 maggio, quando concluderà anche l'avvocato Giuseppe Seminara, legale di Ribaudo e Mattei. Nell'udienza successiva, probabilmente il 4 giugno, dovrebbe essere emessa la sentenza d'appello.

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Cronaca

Boccassini indagata a Firenze per false informazioni al pm

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Secondo i magistrati avrebbe taciuto dati su una fonte riguardante le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia su Silvio Berlusconi

Ilda Boccassini (Fotogramma)

L'ex procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini è indagata dalla Procura di Firenze per false informazioni al pm aggravate. La notizia è stata anticipata dal "Fatto". Secondo i magistrati fiorentini, l’ex pm oggi in pensione, durante l'interrogatorio del 14 dicembre del 2021, quando fu sentita in procura insieme con i colleghi di Caltanissetta nell'inchiesta sulle stragi mafiose del 1993, avrebbe taciuto ai magistrati informazioni di cui sarebbe stata in possesso. In particolare, su una fonte riguardante le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia su Silvio Berlusconi.

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