Politica
Vertice tra Meloni, Salvini e Tajani a Palazzo Chigi dopo...
Vertice tra Meloni, Salvini e Tajani a Palazzo Chigi dopo le tensioni sulle Regionali
La precisazione di fonti di Palazzo Chigi. 'Blitz' Lega su terzo mandato governatori, gelo da Fdi
Non ci sarebbe stato nessun vertice a tre, ma solo una riunione 'allargata' - oltre a Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani presenti anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e il responsabile dell'Interno Matteo Piantedosi - per fare il punto sul dossier migranti dopo la ripartenza. Lo puntualizzano fonti di Palazzo Chigi. Anche il pranzo a tre, trapelato successivamente, non si sarebbe tenuto, nonostante la presenza nella sede del governo dei tre leader.
'Blitz' Lega su terzo mandato governatori, gelo da Fdi
Intanto gelo di Fratelli d'Italia sulla proposta di legge della Lega che consente ai governatori di poter correre per un terzo mandato, norma che permetterebbe a Luca Zaia di candidarsi ancora una volta alla presidenza del Veneto nel 2025, quando terminerà il suo 'secondo tempo' alla guida della regione del Nord Italia.
Non è un mistero che Fdi stia puntando al Veneto per il dopo-Zaia (come candidato di Via della Scrofa circola il nome del senatore Luca De Carlo), ma il partito di Matteo Salvini non vuole saperne di 'mollare' la sua storica roccaforte. Tant'è vero che il vicesegretario leghista Andrea Crippa ha di fatto blindato il 'Doge' della Lega: "Penso che in Veneto ci sia il miglior governatore d'Italia. Se vogliamo fare un buon servizio per il Veneto dovremmo consentire ai governatori bravi di continuare a governare". E prontamente il Carroccio ha depositato a Montecitorio una proposta di legge a firma del deputato e segretario della Liga veneta, Alberto Stefani, che prevede di estendere "da due a tre il limite di mandato consecutivo per l'elezione a suffragio universale e diretto del presidente della Giunta regionale", al fine di "valorizzare il lavoro svolto dai governatori e lasciare ai cittadini la possibilità di scegliere liberamente da chi essere rappresentati, in linea con il sistema democratico che contraddistingue il nostro paese".
La mossa leghista viene accolta da Fratelli d'Italia con grande scetticismo, se non addirittura fastidio: "Quando la proposta sarà stampata, la leggeremo. Ora non abbiamo tempo...", tagliano corto, interpellate dall'Adnkronos, autorevoli fonti parlamentari meloniane. C'è poi chi ricorda le parole di Giorgia Meloni nella conferenza stampa dello scorso 4 gennaio, dove la premier ha escluso un intervento del governo sul tema del terzo mandato dei governatori passando la palla al Parlamento: "Sul terzo mandato io personalmente ravviso pro e contro, sono abbastanza laica su questa materia per quello che riguarda il merito; per quello che riguarda il metodo, però, penso che sarebbe corretto che un'iniziativa di questo tipo venisse presa dal Parlamento più che dal governo, sinceramente", le parole della presidente del Consiglio, la quale ha aggiunto: "Quindi, se il Parlamento intende prendere un'iniziativa di questo tipo per il terzo mandato, sindaci, presidenti di regione, chiaramente io ne parlerò col mio partito di riferimento e prenderemo la nostra posizione. Non credo che sarebbe una buona iniziativa farlo dal governo".
A nutrire "molte perplessità" sul via libera al terzo mandato per i governatori è anche Forza Italia, che con il suo segretario Antonio Tajani ieri è tornata a bocciare l'ipotesi accarezzata dalla Lega: "Anche nelle più grandi democrazie come gli Usa - ha rimarcato il vicepremier e ministro degli Esteri - c'è un limite ai mandati. Credo si debba riflettere su questo. Il presidente di regione ha molto potere, forse più di tutti, sul controllo del territorio. Le leggi non si fanno su Zaia o Emiliano".
Intanto non si sbloccano le trattative per la scelta del candidato del centrodestra alle regionali in Sardegna del 2024. La Lega resta ferma sul governatore uscente Christian Solinas mentre Fdi continua a puntare sul sindaco di Cagliari Paolo Truzzu. In una nota il partito di Salvini ha smentito le notizie di incontri tra i leader del centrodestra per sciogliere il nodo amministrative - la riunione a Palazzo Chigi è stata sul dossier migranti - confermando il suo "ottimismo", sicuro "che il centrodestra troverà un accordo, come sempre avvenuto e come già sottolineato da Salvini". "Vedrete che alla fine si risolve tutto", ha assicurato, dal canto suo, anche il capogruppo di Fdi alla Camera Tommaso Foti ai cronisti fuori Montecitorio, ricordando come Fratelli d'Italia abbia "già dato" in Sicilia due anni fa con la rinuncia alla ricandidatura del suo uomo, Nello Musumeci.
Politica
Salari e occupazione, Meloni incontra i sindacati
Sul tavolo anche la super deduzione sulle assunzioni
Incontro oggi a Palazzo Chigi oggi tra il premier Giorgia Meloni e i sindacati per illustrare le prossime misure allo studio del governo su salari e occupazione. Sul tavolo anche la super deduzione sulle assunzioni che prevede una quota deducibile del costo del lavoro pari al 120%. È prevista una maggiorazione al 130% per giovani, donne e soggetti già beneficiari del Reddito di cittadinanza. Sul tavolo anche il tema del decreto Coesione
Politica
Elezioni europee, social promuovono candidatura Meloni: sì...
È quanto emerge da una ricerca condotta, in esclusiva per Adnkronos, da Vis Factor
Con un sentiment positivo del 60,4% gli italiani sui social promuovono la candidatura di Giorgia Meloni alle elezioni europee. È quanto emerge da una ricerca condotta, in esclusiva per Adnkronos, da Vis Factor, società leader a livello nazionale nel posizionamento strategico, attraverso Human, la propria piattaforma di web e social listening realizzata interamente con algoritmo a base semantica italiana.
E' stata la stessa presidente del Consiglio, ieri dalla kermesse FdI di Pescara, ad annunciare la sua discesa in campo alle europee: "Siamo di fronte a una battaglia decisiva, siamo a un bivio che non consente di tirarsi indietro, tutti devono fare la propria parte e io intendo fare la mia - ha detto - Ho deciso di scendere in campo per guidare le liste di Fratelli d'italia in tutte le circoscrizioni elettorali, se sopravvivo". E poi si è rivolta direttamente agli elettori: "Chiedo agli italiani di scrivere sulla scheda il mio nome, ma il mio nome di battesimo. La cosa di cui vado più fiera è che la maggior parte dei cittadini che si rivolge a me continui a chiamarmi semplicemente Giorgia. Io sono stata derisa per anni per le mie radici popolari, mi hanno chiamata pesciarola, borgatara.. perché poi loro sono colti, eh, Ma io sono fiera di essere una persona del popolo". “Se volete dirmi che ancora credete in me - ha proseguito - scrivete sulla scheda Giorgia, perché io sono e sarò sempre una di voi. Il potere non mi cambierà, il palazzo non mi isolerà. Io ho bisogno di sapere ancora una volta che ne vale la pena".
A spiegare i motivi della scelta e a chiarire la dicitura sulle schede elettorali è stato il ministro per le Politiche agricole Francesco Lollobrigida: "Ci sarà scritto 'Giorgia Meloni detta Giorgia'" ha sottolineato parlando di "una possibilità che la norma dà proprio per semplificare il concetto". Del resto non è la prima volta che si usa lo pseudonimo elettorale. L'esempio più noto è quello dello scomparso leader dei Radicali, che sulla scheda elettorale compariva come "Giacinto Pannella detto Marco". Nell'elezione che lo ha incoronato sindaco di Milano, Sala ha usato sulla scheda "Giuseppe Sala detto Beppe". Ha aggiunto invece il solo nome di battesimo, proprio come farà la premier, una candidata delle liste di Carlo Calenda alle comunali di Roma del 2021, "Cecilia Frielingsdorf detta Cecilia".
Secondo la ricerca, condotta in esclusiva per Adnkronos da Vis Factor, tra i concetti più digitati in relazione al tema c’è “scrivi Giorgia”, “cambiamo l’Europa” e “meno tasse”. “Si tratta di un risultato ampiamente positivo che va ben oltre il perimetro del consenso della coalizione di centrodestra. Vuol dire che gli italiani apprezzano il coraggio del presidente del Consiglio di misurarsi con queste elezioni a oltre un anno e mezzo di insediamento al governo", spiega Tiberio Brunetti, fondatore di Vis Factor, analista politico e imprenditore. "Meloni ci mette la faccia e mira a tirare la volata di Fdi, per ribadire il primato assoluto del partito all’interno del centrodestra ma, principalmente, a livello nazionale - osserva Brunetti - L’invito a 'scrivere Giorgia' sulla scheda è molto evocativo e dà un senso di prossimità umana della candidatura, mentre il claim 'l’Italia cambia l’Europa' per quanto forte e chiaro rischia di essere troppo velleitario nel medio periodo. Serve adesso dare una mission chiara a questa candidatura affinché sia coerente con le aspettative degli italiani e con l’azione di governo”.
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Elezioni europee, social promuovono candidatura Giorgia...
È quanto emerge da una ricerca condotta, in esclusiva per Adnkronos, da Vis Factor
Con un sentiment positivo del 60,4% gli italiani sui social promuovono la candidatura di Giorgia Meloni alle elezioni europee. È quanto emerge da una ricerca condotta, in esclusiva per Adnkronos, da Vis Factor, società leader a livello nazionale nel posizionamento strategico, attraverso Human, la propria piattaforma di web e social listening realizzata interamente con algoritmo a base semantica italiana.
E' stata la stessa presidente del Consiglio, ieri dalla kermesse FdI di Pescara, ad annunciare la sua discesa in campo alle europee: "Siamo di fronte a una battaglia decisiva, siamo a un bivio che non consente di tirarsi indietro, tutti devono fare la propria parte e io intendo fare la mia - ha detto - Ho deciso di scendere in campo per guidare le liste di Fratelli d'Italia in tutte le circoscrizioni elettorali, se sopravvivo". E poi si è rivolta direttamente agli elettori: "Chiedo agli italiani di scrivere sulla scheda il mio nome, ma il mio nome di battesimo. La cosa di cui vado più fiera è che la maggior parte dei cittadini che si rivolge a me continui a chiamarmi semplicemente Giorgia. Io sono stata derisa per anni per le mie radici popolari, mi hanno chiamata pesciarola, borgatara.. perché poi loro sono colti, eh. Ma io sono fiera di essere una persona del popolo". “Se volete dirmi che ancora credete in me - ha proseguito - scrivete sulla scheda Giorgia, perché io sono e sarò sempre una di voi. Il potere non mi cambierà, il palazzo non mi isolerà. Io ho bisogno di sapere ancora una volta che ne vale la pena".
A spiegare i motivi della scelta e a chiarire la dicitura sulle schede elettorali è stato il ministro per le Politiche agricole Francesco Lollobrigida: "Ci sarà scritto 'Giorgia Meloni detta Giorgia'" ha sottolineato parlando di "una possibilità che la norma dà proprio per semplificare il concetto". Del resto non è la prima volta che si usa lo pseudonimo elettorale. L'esempio più noto è quello dello scomparso leader dei Radicali, che sulla scheda elettorale compariva come "Giacinto Pannella detto Marco". Nell'elezione che lo ha incoronato sindaco di Milano, Sala ha usato sulla scheda "Giuseppe Sala detto Beppe". Ha aggiunto invece il solo nome di battesimo, proprio come farà la premier, una candidata delle liste di Carlo Calenda alle comunali di Roma del 2021, "Cecilia Frielingsdorf detta Cecilia".
Secondo la ricerca, condotta in esclusiva per Adnkronos da Vis Factor, tra i concetti più digitati in relazione al tema c’è “scrivi Giorgia”, “cambiamo l’Europa” e “meno tasse”. “Si tratta di un risultato ampiamente positivo che va ben oltre il perimetro del consenso della coalizione di centrodestra. Vuol dire che gli italiani apprezzano il coraggio del presidente del Consiglio di misurarsi con queste elezioni a oltre un anno e mezzo di insediamento al governo", spiega Tiberio Brunetti, fondatore di Vis Factor, analista politico e imprenditore. "Meloni ci mette la faccia e mira a tirare la volata di Fdi, per ribadire il primato assoluto del partito all’interno del centrodestra ma, principalmente, a livello nazionale - osserva Brunetti - L’invito a 'scrivere Giorgia' sulla scheda è molto evocativo e dà un senso di prossimità umana della candidatura, mentre il claim 'l’Italia cambia l’Europa' per quanto forte e chiaro rischia di essere troppo velleitario nel medio periodo. Serve adesso dare una mission chiara a questa candidatura affinché sia coerente con le aspettative degli italiani e con l’azione di governo”.