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Alla Scala sold out per ‘La Bayadère’ a sostegno Fondazione Ospedale Niguarda

L'anteprima dello spettacolo ha registrato il tutto esaurito. I fondi raccolti grazie alla vendita dei biglietti contribuiranno a finanziare l’ampliamento del progetto pilota Close2Mi per le neomamme. Il presidente Alberto Zoli: "Impegno concreto, l'iniziativa verrà replicata"

Una scena del balletto 'La Bayadère' al Teatro alla Scala

E' stata una serata sold out quella organizzata ieri al Teatro alla Scala di Milano per sostenere la Fondazione Ospedale Niguarda, dove il corpo di ballo del Piermarini e gli allievi della scuola di ballo dell’accademia - accompagnati dal vivo dall’orchestra del Teatro alla Scala - si sono esibiti in un’anteprima benefica di 'La Bayadère'. La creazione di Marius Petipa su musica di Ludwig Minkus sarà in cartellone ufficialmente dal 26 maggio prossimo, nella versione fastosa e ricca di virtuosismi creata per quest’opera in tre atti da Rudolf Nureyev, uno dei più grandi ballerini e coreografi della storia della danza. "Sono orgoglioso di presentare questa serata eccezionale - ha detto il direttore generale di Ospedale Niguarda e presidente della Fondazione Ospedale Niguarda, Alberto Zoli -. Il sold out e una partecipazione così ampia e sostenuta dei nostri colleghi e operatori del Niguarda, che ci hanno tenuto ad essere presenti, dimostra un sostegno concreto, così come quello dei tanti che hanno permesso che questa iniziativa si realizzasse".

'La Bayadère', ultima delle letture dei grandi classici, arriva per la prima volta alla Scala nel dicembre 2021. Ripresa per l’occasione da Manuel Legris, direttore del corpo di ballo del Teatro alla Scala, con un nuovo allestimento di Luisa Spinatelli. A dirigere l’orchestra scaligera il maestro Kevin Rhodes mentre nei ruoli di Nikiya e Solor la neo étoile Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko. A interpretare la figlia del Rajah, Gamzatti, la prima ballerina Alice Mariani in un'India da leggenda, tra intrighi e drammi d’amore, guerrieri e danzatrici alla corte del Rajah, e il suggestivo epilogo del Regno delle Ombre. L’intero ricavato dell’anteprima benefica al Teatro alla Scala andrà a favore della Fondazione Ospedale Niguarda, nata nel 2022 per affiancare il grande ospedale pubblico metropolitano nel migliorare sempre più l’assistenza ai pazienti, così come per promuovere la ricerca clinica e l’innovazione.

I fondi raccolti grazie alla vendita dei biglietti contribuiranno in particolare a finanziare l’ampliamento del progetto pilota Close2Mi: una rete di prossimità per neogenitori, realizzato dalla Fondazione grazie al contributo di Regione Lombardia con l’obiettivo di migliorare la salute delle donne che hanno partorito al Niguarda, sostenere l'allattamento al seno e prevenire o intervenire in situazioni di difficoltà. Tra i principali servizi previsti dal progetto, un sistema di assistenza domiciliare dopo il parto con visite di ostetriche dedicate, reperibili telefonicamente 24 ore su 24, e operatrici sociali al fine di individuare tempestivamente eventuali segnali di disagio psico-fisico, ma anche socio-economico o relazionale, e agevolare la presa in carico della mamma e della famiglia da parte degli specialisti e dei servizi competenti.

"L’impegno della nostra Fondazione è affiancare l’ospedale - ha spiegato Zoli parlando con i cronisti - Nel mio duplice ruolo di direttore generale dell'ospedale e presidente della Fondazione cerco di avviare dei progetti che servano all’ospedale ma soprattutto a chi ne fruisce". Sono numerosi quelli avviati. "Close2Mi, è noto, ha avuto successo, e tra poco partiremo con la Mobile Stroke Unit, per fare la tac a casa dei pazienti per l'ictus - ha ricordato Zoli -. Partiremo poi con una 'Pets Playground', una sorta di pensione per gli amici a quattro zampe quando i pazienti sono ricoverati, e permettere così a chi non riesce ad affidare il proprio amico a quattro zampe a qualcuno di averlo vicino e poterlo visitare. E poi altre iniziative che servono a migliorare l’assistenza, in un ospedale dove si fa sperimentazione sia per la qualità delle cure sia per la naturale volontà di innovare".

La partecipazione alla serata è stata sentita. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha voluto sottolineare in un messaggio la propria vicinanza: "Desidero esprimere alla Fondazione Ospedale Niguarda, alla Fondazione del Teatro alla Scala e a tutti gli organizzatori la mia convinta adesione allo spirito di questo importante appuntamento di arte, musica, danza e solidarietà - ha detto la seconda carica dello Stato -. Agli artisti in scena, ai musicisti dell'orchestra, ai ballerini e agli allievi dell'Accademia della Scala, rinnovo il mio applauso più caloroso: li vostro talento e i successi che conseguite a livello nazionale e internazionale rappresentano un autentico motivo di vanto e di orgoglio". La Russa ha sottolineato inoltre come, tra le tante iniziative promosse dall'ospedale Niguarda, ci sia un progetto dedicato all'assistenza e alla tutela della salute delle giovani madri e dei loro figli. "La generosità degli intervenuti sosterrà quindi anche un'iniziativa che ha a cuore la difesa della maternità, che è un valore fondante della nostra nazione, e che conferma l'importanza dell'opera sociale e sanitaria del Niguarda".

Soddisfatto anche il dg dell'ospedale: "Quello che abbiamo fatto questa sera è un investimento, ci facciamo conoscere e credo che ne raccoglieremo i frutti più avanti. Di queste iniziative speciali ne faremo una all’anno" ha evidenziato Zoli. L’ospedale Niguarda rappresenta un polo di eccellenza in Italia e nel mondo, un centro di ricerca e applicazione medica di frontiera. La struttura accoglie ogni giorno 10mila persone, effettua circa 300 trapianti all’anno, 40mila ricoveri e 3 milioni di prestazioni ambulatoriali. "Il nostro ospedale ha questa vocazione alla ricerca e alla produzione scientifica - ha sottolineato Zoli - siamo un ospedale da un trapianto al giorno. E' grande e sarà anche un ospedale green".

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Interviste

Intervista esclusiva a Marzio Honorato: frammenti di una...

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Marzio Honorato. Basta pronunciare il suo nome e subito ti ritrovi immerso nel profumo del teatro di Napoli, nei racconti del cinema più vero e nella lunga storia di una televisione che lo ha visto diventare una figura familiare per tutti.

Dal 1996 è Renato Poggi in Un Posto al Sole. Pensa: quasi trent’anni di vita intrecciati a quel personaggio. Renato è cresciuto con lui, si è trasformato, è diventato un amico per milioni di persone che si affezionano ogni giorno di più. Ma dietro quegli occhi che sorridono c’è molto altro: una carriera vissuta con passione e difficoltà, scelte coraggiose e una forza che continua a brillare. Oggi ci regala ricordi e verità, con una sincerità che arriva dritta al cuore.

La nostra intervista esclusiva

Nel tuo percorso teatrale hai iniziato con il teatro d’avanguardia a Napoli e Milano. Quali sono stati gli insegnamenti più significativi che hai tratto da quell’esperienza e come hanno plasmato il tuo approccio alla recitazione?

“La mia esperienza con il Teatro d’avanguardia è nata da una “fortunata” bocciatura al Liceo che frequentavo. Mio padre, per punizione, mi mandò a fare le pulizie in un “locale” vicino casa. Solo che in quel locale facevano teatro d’avanguardia! Ne rimasi affascinato e, oltre alle pulizie, iniziai a partecipare ad alcuni spettacoli. In seguito, in una tournée in giro per alcuni teatri d’avanguardia in Italia, capitammo a Milano al Teatro Uomo e rimasi lì per qualche mese scritturato nella loro compagnia teatrale. La paga era di 5000 lire al giorno. Dormivo e mangiavo dove capitava, ma riuscii a mettere da parte una somma che mi permise di comprare una Fiat 1300, naturalmente usata, per tornare a Napoli alla fine della stagione teatrale. Avevo 20 anni. Ricordo ancora quei tempi e già allora capii che fare il mestiere di “attore” significava rischiare una vita difficile e piena di punti interrogativi. Ma in realtà avevo già scelto. Ero molto timido e forse lo sono tutt’ora, ma mettersi nei panni di altri personaggi mi dava sicurezza.”

Cosa hai imparato da Eduardo?

“Eduardo è stato tutto per me. L’emozione di essere preso per mano da lui nei ringraziamenti alla fine degli spettacoli non penso di provarla mai più. Lui era un direttore d’orchestra e gli attori erano i suoi orchestrali. Ci dirigeva modulando i volumi e i toni delle nostre voci e limitando la nostra gestualità all’essenziale, senza mai esagerare. Da lui ho imparato l’arte di stare e camminare sul palcoscenico, il rispetto per il pubblico e per le rigorose battute del testo che si metteva in scena. Ogni virgola, pausa o fiato aveva un preciso significato. Da non tradire.”

Quali sono le differenze fondamentali tra cinema e teatro?

“Ho fatto tanto cinema, sicuramente più film che testi in teatro, specie dopo l’esperienza con Eduardo. Mi è sempre piaciuto tanto, perché il cinema si racconta con gli occhi e con l’espressione del viso, mentre il teatro più con il corpo e la voce.”

Raccontaci come è nato il tuo personaggio in Un Posto al Sole.

“Quando seppi che al Centro Rai di Napoli avrebbero fatto dei provini per un esperimento produttivo di una lunga serialità, voluto fortemente da Giovanni Minoli, ho fatto in modo di partecipare ai provini. E poi è andata come è andata… sono ancora lì, a Un Posto al Sole e non avverto stanchezza.”

Ti occupi anche di produzione. Vuoi raccontarci qualcosa su questo tuo interesse?

“Molti attori della mia generazione, più o meno di base a Napoli, negli anni ’80 costituivano società produttive teatrali. Dato che ne fiorivano tante, decisi di costituire una società di produzioni audiovisive: cortometraggi, documentari, progetti video-sociali… Poi, anche grazie alla sicurezza economica che mi dava Un Posto al Sole, ho iniziato a produrre qualche film. Distribuire lavoro per giovani autori, attrici e attori e validissime risorse umane tecniche che vivono nel nostro territorio era doveroso per me. Napoli mi ha dato tutto.”

© Sbircia la Notizia Magazine, è vietata qualsiasi ridistribuzione o riproduzione del contenuto di questa pagina, anche parziale, in qualunque forma. Foto di Giuseppe D’Anna.

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Spettacolo

Ilary Blasi a Verissimo, la frecciatina a Totti: “I...

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La conduttrice televisiva è stata ospite di Silvia Toffanin

Ilary Blasi  - Fotogramma/IPA

Ilary Blasi, ospite oggi 19 gennaio a Verissimo, ha parlato della sua nuova vita: dall'amore ritrovato con l'imprenditore Bastian Muller al rapporto speciale con la sua famiglia. Spazio anche per una frecciatina a Francesco Totti...

L'intervista a Verissimo

Ilary Blasi non si è risparmiata e ha lanciato una frecciatina all'ex marito Francesco Totti: “I maschi a casa nostra non durano tanto, sono solo una comparsa”, ha detto sarcastica la conduttrice televisiva parlando della sua famiglia composta perlopiù da donne. L'unica eccezione fatta da Cristian, il primogenito che Ilary ha avuto proprio con Francesco Totti.

Sul rapporto con Bastian Muller, Ilary ha detto di aver ritrovato la serenità, di aver cominciato un nuovo capitolo della sua vita che racconta bene nella serie Netflix, 'Ilary', in cui fa entrare lo spettatore nel dietro le quinte della sua nuova vita tra determinazione, autoironia e leggerezza.

I sogni di Ilary

Ilary Blasi comincia ad apparire sul piccolo schermo già all'età di 3 anni. Con la sua ironia è riuscita a conquistare alcuni dei palchi più importanti d'Italia, come il Festival di Sanremo. Ora ha il desiderio di prendere una laurea in criminologia: “Ho fatto solo il test d'ingresso, voglio togliermi la soddisfazione di fare magari un esame, ma studiare non è il mio forte”, ha spiegato a Silvia Toffanin. "Sogno di raggiungere nuovi traguardi, voglio aggiornarmi sempre. La staticità non mi appartiene, anche se sono pigra e lo ammetto", ha concluso.

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Spettacolo

Paolo Bonolis a Verissimo: “La famiglia va preservata...

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Il conduttore televisivo è stato ospite di Silvia Toffanin

Paolo Bonolis - Fotogramma/IPA

"La famiglia va preservata nonostante tutto". Così Paolo Bonolis, ospite oggi 19 gennaio a Verissimo, commenta il rapporto che ha mantenuto con l'ex moglie Sonia Bruganelli dopo l'annuncio della separazione nel 2023.

Il commento di Paolo Bonolis

Molto riservato sulla sua vita privata, Paolo Bonolis non si sbottona ed evita di rispondere alla domanda su Sonia Bruganelli posta da Silvia Toffanin. "Dovevamo parlare di Avanti un altro", ha scherzato il conduttore televisivo, cambiando subito discorso.

Sonia Bruganelli e Paolo Bonolis sono stati insieme per 25 anni e i due sono genitori di tre figli: Silvia, Davide e Adele. Quando l'ex moglie, ora impegnata con Angelo Madonia, ha cominciato la sua esperienza a Ballando con le stelle, Paolo Bonolis ha pubblicato sul suo profilo Instagram un post in cui chiaramente si schierava dalla sua parte, difendendola dalle polemiche in cui era stata travolta in quel periodo.

"La vita ci offre tante possibilità, a noi il compito di darle il significato. Le scelte degli adulti sono una “cosa” ma questo legame genitoriale e questo amore per loro, anche oggi, ogni giorno, ci vede uniti", il testo che compare a corredo dello scatto di famiglia in cui ci sono i figli e l’ex moglie di Sonia Bruganelli.

"Nella mia ottica di vita ci sono delle priorità, che sono i figli e la famiglia. Entrambi vanno preservati. È necessario farlo, è importante. È difficile, ma va fatto", ha commentato il conduttore, sottolineando l'importanza della famiglia e come questa vada protetta da qualsiasi polemica.

'Avanti un altro'

Paolo Bonolis tornerà alla guida della nuova edizione di 'Avanti un altro!' che comincia domani, 20 gennaio, su Canale 5 e andrà in onda tutti i giorni dal lunedì alla domenica alle ore 18.45. Il conduttore televisivo sarà affiancato da Luca Laurenti. E sull'amico e collega, Bonolis ha detto: “A Luca voglio profondamente bene, è come un fratello. La chimica non è nata subito ma è cresciuta piano piano. Mi trovo benissimo con lui".

 

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