Politica
Niente carcere per i giornalisti, ritirati gli emendamenti...
Niente carcere per i giornalisti, ritirati gli emendamenti al ddl Diffamazione
La decisione confermata nel vertice-lampo di maggioranza. Bongiorno: "Non ci sono assolutamente divisioni, fratture o litigi"
Ritirati degli emendamenti sul carcere per i giornalisti, presentati inizialmente dal relatore Gianni Berrino di Fdi. "Abbiamo fatto una riunione con i capigruppo della maggioranza, è stata ripetuta la volontà del ritiro di alcuni emendamenti che erano stati presentati dal senatore Berrino", ha spiegato al termine di una breve riunione per fare il punto sulle varie questioni aperte del ddl Diffamazione, la presidente della Commissione Giustizia del Senato, Giulia Bongiorno.
"Nei prossimi giorni ci saranno ulteriori approfondimenti degli emendamenti che sono stati presentati, c'è una grande coesione nella maggioranza, non ci sono attriti e non ci sono divisioni, c'era stato soltanto la presentazione di questi emendamenti che aveva suscitato un dibattito, ma che è stato assolutamente superato", assicura la leghista.
L'idea della maggioranza è ora quella di perfezionare norme "su meccanismi che consentano di rispettare la legge, in particolare cercheremo di focalizzare l'attenzione sui titoli -i titoli ricordiamoci che a volte uccidono- e sulle rettifiche, quindi non ci sono assolutamente divisioni, fratture o litigi", sono le parole della Bongiorno. "Siamo coesi e si dovrebbero avere i pareri del governo a breve", aggiunge all'AdnKronos Erika Stefani, capogruppo leghista in Commissione. Al tavolo anche Pierantonio Zanettin, per Fi e Gianni Berrino per Fdi. Prossimo round sul ddl domani mattina, anche se potrebbe esserci uno slittamento dei lavori della seconda Commissione in attesa dei pareri del governo sugli emendamenti restanti.
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Vannacci: “Statista è un uomo di Stato, quindi...
Il generale a Quarta Repubblica: "Lo dice l'enciclopedia Treccani. Classi differenziate per disabili? Mai detto"
"Prima definizione di statista è uomo di Stato, quindi Mussolini è uno statista. Lo dice l’enciclopedia Treccani". Lo ha detto il generale Roberto Vannacci a Quarta Repubblica su Rete4 tornando sulle ultime polemiche sollevate dalle sue parole. Il generale torna poi sulle parole relative alla scuola che avevano suscitato un polverone: "Ai disabili - spiega - va accordato tutto l’aiuto di cui hanno bisogno, non ho mai detto che ci devono essere classi differenziate".
"La libertà di manifestazione - ha continuato il generale candidato alle europee da indipendente nelle liste della Lega - è sacrosanta ma se i manifestanti non rispettano le regole e l'ordine pubblico si mettono nella condizione di suscitare la reazione delle forze dell’ordine. E questa mi sembra una ovvietà banale. Se i manifestanti rispettassero le regole l'uso degli scudi e degli sfollagente non sarebbe necessario".
E sull'idea di Ue, Vannacci spiega: "Vorrei dare alle mie figlie un’Europa e un’Italia migliore. Vorrei un’Europa più sovrana, quando si sommano individualità forti ci sarà un risultato esponenziale di questa identità".
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Sondaggio politico, Fratelli d’Italia scende e Pd sale
In calo il M5S, passo avanti della Lega
Fratelli d'Italia scende, il Pd sale, il M5S perde. Il sondaggio Swg per il tg La7 fotografa le intenzioni di voto se le elezioni si tenessero oggi, 29 aprile. Il partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni cede lo 0,2% e scende al 26,6%. Fratelli d'Italia rimane abbondantemente il primo partito con un ampio vantaggio sul Pd, che guadagna lo 0,3% e arriva al 20,3%. Passo indietro del M5S guidato da Giuseppe Conte: il Movimento cede lo 0,3% e ora vale il 15,6%. Passo avanti della Lega di Matteo Salvini, dall'8,5% all'8,6%, mentre Forza Italia è stabile all'8,4%.
Verdi e Sinistra arrivano al 4,3%, mentre gli Stati Uniti d'Europa raccolgono il 4,5% (-0,2%). Azione sale al 4,2%, seguita a distanza da Libertà (2,1%), Pace Terra e Dignità (2%), Democrazia Sovrana e Popolare (1,2%), Partito Animalista - Italexit (1%).
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Elezioni europee, fonti Viminale: il voto per...
La premier Meloni, annunciando la candidatura, ha invitato a scrivere il suo nome di battesimo sulla scheda
Il voto per Giorgia Meloni alle elezioni europee sarà valido se si scrive 'Giorgia' sulla scheda elettorale. L'espressione di voto con il solo nome "Giorgia", resa nota agli elettori in precedenza, deve ritenersi valida alla luce delle istruzioni del Viminale per le elezioni del 2019, che verranno riconfermate anche per la prossima tornata elettorale, fanno sapere fonti del Viminale.
In particolare, nelle istruzioni di voto inviate ai presidenti di seggio in occasione delle elezioni tra i casi di voto valido c'è anche "la preferenza espressa per il candidato utilizzando espressioni identificative quali diminutivi o soprannomi, comunicati in precedenza agli elettori, in quanto modalità di espressione della preferenza che può essere usata da qualunque elettore. Il voto è valido naturalmente sempre che si possa desumere la volontà effettiva dell'elettore".
"Chiedo agli italiani di scrivere sulla scheda il mio nome, ma il mio nome di battesimo, scrivete sulla scheda Giorgia, perché io sono e sarò sempre una di voi" ha detto ieri la presidente del Consiglio e leader di Fratelli d'Italia dal palco della kermesseo di Pescara, dove ha annunciato la sua candidatura alle Europee come capolista in tutte le circoscrizioni.
Il ministro per le Politiche agricole Francesco Lollobrigida, ha spiegato che, sulla scheda per le Europee, "ci sarà scritto 'Giorgia Meloni detta Giorgia'", chiarendo quindi che le schede che riporteranno solo il nome di battesimo della premier saranno perfettamente valide.