Politica
Tra boatos su Sanremo e rumors su nomine, è ancora giallo...
Tra boatos su Sanremo e rumors su nomine, è ancora giallo su date rinnovo Cda Rai
La pubblicazione sui siti di Camera, Senato e Rai del bando per le candidature darà il via al lungo iter che richiede almeno 60 giorni
La prossima settimana si capirà se le procedure per il rinnovo del Cda Rai, che richiedono almeno 60 giorni di tempi tecnici, partiranno già a marzo o solo dopo l'approvazione del bilancio da parte dell'azienda e dell'assemblea degli azionisti.
Chiaramente, un avvio già intorno al 20 marzo dell'iter per l'elezione dei consiglieri eletti da Camera e Senato e del consigliere eletto dai dipendenti Rai, garantirebbe un po' più di tempo per tutti gli adempimenti e per arrivare al rinnovo entro il termine di scadenza del precedente mandato triennale, che dovrebbe essere il 15 luglio 2024, visto che l'attuale Cda è stato nominato dall’Assemblea degli Azionisti Rai il 15 luglio 2021.
La certezza dell'avvio del percorso di selezione dei cinque consiglieri eletti (due dalla Camera, due dal Senato e uno dai dipendenti Rai) si avrà solo con la pubblicazione di un avviso sui siti di Camera, Senato e Rai (nei 30 giorni successivi verranno presentate le candidature e negli ulteriori 30 giorni bisognerà votare). L'avvio dipende sostanzialmente dai tempi della politica che è in cerca di accordi all'interno di maggioranza e opposizione sui candidati.
Per i due consiglieri indicati dall'azionista, ovvero dal Ministero dell'Economia e delle Finanze (il Cda è composto da 7 consiglieri), destinati a diventare amministratore delegato e presidente, sembrerebbero esserci invece pochi dubbi: con Giampaolo Rossi, attuale direttore generale, considerato già da mesi ad in pectore e Simona Agnes, molto apprezzata nell'attuale mandato da consigliere e promotrice di una visione di servizio pubblico che attualizza la lezione del padre Biagio, indimenticato direttore generale di Viale Mazzini dal 1982 al 1990, in pole position per la presidenza. Ma nel tourbillon di indiscrezioni si fanno aventi in queste ore anche voci su Marcello Ciannamea verso la direzione generale al posto di Rossi e su Roberto Sergio che tornerebbe a guidare la radiofonia, che ha diretto per tanti anni e di cui ha mantenuto l'interim anche ora che è ad.
E mentre si cerca di capire se le procedure per il rinnovo partiranno a fine marzo o dopo l'approvazione del bilancio (che dovrebbe essere varato dal Cda Rai il 17 aprile e dall'assemblea degli azionisti entro il mese seguente), in Rai è già in corso da settimane, il lavoro per la predisposizione dei palinsesti della prossima stagione televisiva. Con Sanremo 2025 che aleggia come il grande nodo da risolvere: tra boatos subito smentiti di un ritorno di Amadeus (che ha più volte dichiarato nelle ultime settimane di volersi prendere una pausa dal festival) e proposte pittoresche come quella avanzata da Morgan al maestro Riccardo Muti di una direzione artistica in 'tandem', l'ipotesi più avallata dagli addetti ai lavori - a quanto apprende l'Adnkronos - è quella di una guida del festival a 'responsabilità condivisa', con più di un conduttore ad affrontare la pesante eredità di Amadeus, con i record d'ascolto e i successi musicali ottenuti nell'ultimo quinquennio. Sicuramente non si tirerebbero indietro di fronte ad una investitura aziendale due colonne Rai come Carlo Conti e Antonella Clerici, magari affiancati da un conduttore più giovane come Alessandro Cattelan o Stefano De Martino. Ma la quadra al momento non sarebbe ancora stata trovata. E non si esclude nemmeno che per il prossimo festival si torni ad una direzione musicale separata da quella artistica e non affidata ad uno dei conduttori in campo.
Anche per Sanremo è probabile che l'azienda voglia arrivare alla presentazione dei palinsesti (di solito fissata tra fine giugno e metà luglio) con la soluzione in tasca, in modo che la complessa macchina festivaliera abbia la possibilità di mettersi in moto per tempo sia sul fronte di Sanremo Giovani che della selezione dei Big.
Così come è probabile che si voglia permettere al nuovo Cda di essere già operativo per l'appuntamento della presentazione dei palinsesti agli inserzionisti pubblicitari. Ma con tutta probabilità l'approvazione dei palinsesti spetterà all'attuale Cda perché non ci sarebbero i tempi tecnici per fare diversamente. C'è da dire però che l'ormai praticamente certa nomina di Giampaolo Rossi (attuale dg) come futuro ad, garantirà comunque una certa continuità di esercizio e progettualità. Ed è forse per questo che finora nessuno ha spinto sull'acceleratore per far partire il countdown. Mentre la presidente della commissione di Vigilanza, Barbara Floridia, è tornata a chiedere la riforma della governance Rai anche alla luce del via libera definitivo arrivato oggi a Strasburgo alla legge europea per la libertà dei media, che si prefigge lo scopo di proteggere i giornalisti e i media dell'Ue da ingerenze politiche o economiche.
Politica
Europee, manifesto Pse: “Mai con Id e Ecr”....
La segretaria Pd con i leader socialisti a Berlino, 'muro' contro gruppi Salvini e Meloni, la sfida al Ppe
La 'promessa' dei leader socialisti europei, siglata oggi a Berlino, ha una valenza particolare per Elly Schlein nell'Italia governata da Giorgia Meloni e Matteo Salvini. I leader del Pse - da Olaf Scholz a Pedro Sanchez - si sono impegnati, sottoscrivendo una dichiarazione congiunta, ad escludere ogni alleanza con Identità e Democrazia di Salvini e Le Pen e con i Conservatori guidati dalla premier Meloni, in vista della composizione della prossima commissione Ue dopo il voto di giugno. Un "firewall", un muro contro "l’estrema destra dopo le elezioni europee", si legge nel documento.
"Non coopereremo mai - è l'impegno sottoscritto nella dichiarazione - né formeremo una coalizione con l'estrema destra: questa è l'incrollabile promessa fatta agli elettori dai leader politici progressisti oggi a Berlino, in Germania. Il Partito dei Socialisti Europei (Pse) sarà sempre una voce forte e affidabile contro l'estremismo di destra e per la nostra democrazia. Ciò significa nessuna cooperazione o alleanza con l'Ecr o l'Id al Parlamento europeo".
Un impegno verso gli elettori. Ma anche una sfida ai Popolari, specie dopo l'apertura di Ursula Von der Leyen alcuni giorni fa ad una possibile alleanza anche con le forze nazionaliste. "Invitiamo tutti i partiti democratici europei - si legge - a respingere fermamente qualsiasi normalizzazione, cooperazione o alleanza con l’estrema destra. Ci aspettiamo che lo includano formalmente e inequivocabilmente nei loro manifesti elettorali e nelle dichiarazioni dei partiti, come facciamo nel nostro manifesto del Pse e in questa dichiarazione sulla leadership del Pse".
All'evento a Berlino è intervenuta anche Schlein che ha messo in guardia dai rischi della destra al potere: "Se siamo qui a firmare insieme questa dichiarazione con tutta la famiglia socialista è per rimarcare i nostri valori comuni. Non solo dire no ad alleanze con la destra nazionalista, ma anche perché no: perché si mettono a rischio alcuni fondamentali della nostra democrazia, come purtroppo si è visto in alcuni Paesi europei". Schlein riferisce della compressione della libertà d'informazione in Italia, che è scesa di 5 posizioni nel ranking di Reporters Sans Frontières. Una deriva "peggiore di quella di Orban", rimarca la segretaria del Pd.
"E' grave che dopo un anno e poco più di governo Meloni abbiamo visto calare l'Italia di 5 posizioni nel ranking di Reporters Sans Frontières. Ma non ci stupisce vista l'occupazione militare del servizio pubblico che smette di essere tale per diventare megafono del governo e continueremo a dare solidarietà a quei giornalisti che invece dentro la Rai cercano ogni giorno di fare il loro mestiere. Abbiamo visto la censura di intellettuali o scrittori o monologhi che non erano graditi".
Continua Schlein: "Abbiamo visto anche il tentativo di vendere, da parte di una società partecipata dallo Stato ad un parlamentare della maggioranza, la seconda agenzia di stampa italiana: nemmeno Orban si era spinto a tanto". Rischi per la democrazia sottolineati così nella dichiarazione di Berlino: "L'ascesa dell'estrema destra in Europa è una minaccia per i cittadini, i loro diritti e il loro benessere. Al governo, l'estrema destra mina i diritti dei lavoratori, la libertà di stampa e lo stato di diritto, i diritti delle donne e i diritti Lgbt". Da Schlein è arrivata la solidarietà a Matthias Ecke, candidato Spd in Sassonia, aggredito ieri a Dresda: "No alla violenza politica e alla violenza fascista in ogni sua forma". Incalza lo spitzenkandidat socialista Schmit: "Qui a Berlino migliaia di persone sono scese per protestare a favore della democrazia. Perché i cittadini comuni qui in Germania e in tutta la nostra Unione rifiutano la politica di estrema destra. Siamo con quei cittadini. Possono contare su di noi".
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Europee, tentata effrazione in comitato Polverini a Ponte...
Sul posto sono in corso i rilievi della polizia. La candidata all'Adnkronos: "Dispiaciuta, spero non sia gesto politico"
Tentato accesso nella notte nel comitato elettorale di Renata Polverini, candidata con Forza Italia alle elezioni europee Italia Centrale Lazio, Umbria, Marche, Toscana. Il comitato si trova in zona Ponte Milvio, a Roma, e, della tentata effrazione, ci si è accorti questa mattina, quando la porta della sede è stata trovata danneggiata. Sul posto sono in corso i rilievi della polizia.
"Sono dispiaciuta per quanto accaduto, spero non sia un gesto politico". Si limita a poche parole, Renata Polverini, commentando il tentato accesso nella notte nei locali del suo comitato elettorale di Roma. "Ora io sono fuori Roma -dice all'AdnKronos- . Stamattina qualcuno si è accorto del tentativo di irruzione e ora c'è la Digos sul posto. Speriamo davvero che non sia un gesto politico".
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Giustizia, via libera governo a pacchetto riforme
Il provvedimento al centro di un colloquio con Meloni riguarda la separazione delle carriere con due diversi concorsi
Via libera del governo al pacchetto di riforme della Giustizia da presentare prima delle elezioni Europee di giugno. Il provvedimento al centro di un colloquio con Meloni riguarda la separazione delle carriere con due diversi concorsi, uno per diventare giudice e uno per diventare pubblico ministero.