Esteri
Mar Rosso, Rizzi (Ecfr): “Danni ai cavi? No...
Mar Rosso, Rizzi (Ecfr): “Danni ai cavi? No sabotaggio Houthi, ma superare colli bottiglia”
"Le ultime informazioni portano a pensare che sia stata la Rubymar, la nave colpita e affondata in un attacco dei militanti yemeniti, a danneggiarli"
I danni ai quattro cavi nel Mar Rosso attraverso i quali passa un quarto del traffico Internet tra Europa e Asia non sarebbero stati causati da un sabotaggio degli Houthi, che in effetti hanno smentito, ma potrebbero essere una conseguenza dell'affondamento della Rubymar, colpita nei giorni scorsi dai miliziani yemeniti. "Un danno indiretto e involontario", spiega all'Adnkronos Alberto Rizzi, esperto di geoeconomia dell'European council on foreign relations (Ecfr) di Roma, sottolineando come in ogni caso, come con il traffico marittimo, bisognerebbe superare "i colli di bottiglia" che 'strozzano' le comunicazioni, creando rotte alternative.
"Le ultime informazioni, tenuto conto della profondità alla quale sono posati e delle coordinate, portano a pensare che sia plausibile che sia stata la Rubymar, il cargo andato alla deriva e poi affondato dopo essere stato colpito dai missili degli Houthi, a danneggiare i cavi - dice Rizzi - Quindi si è trattato di un danno indiretto e non volontario, d'altro canto la smentita è stata forte e i miliziani yemeniti non hanno interesse a sabotare i cavi, perché danneggiano gli Stati che li sostengono e che hanno finora tollerato i loro attacchi contro le navi nel Mar Rosso", diretti contro Stati Uniti e Gran Bretagna per il loro sostegno a Israele.
Fatto il danno, con parte del traffico che è stato reindirizzato su altre direttrici, "ora andrà riparato il prima possibile, ma non è semplice - ammette l'esperto - perché bisogna chiedere il permesso al governo yemenita. Le navi specializzate già ci sono e si trovano in Oman, il loro intervento permetterebbe di capire meglio da chi potrebbero essere stati causati i danni, ma dovrebbero operare per un tempo relativamente lungo in acque tutt'altro che sicure".
C'è poi il tema delle rotte alternative, al quale lavora già da tempo l'Europa, con un progetto di collegamento terrestre che, partendo dall'Italia, dovrebbe arrivare fino in India. "La necessità è di superare alcuni colli di bottiglia, non solo per i danneggiamenti ai cavi", spiega Rizzi, sottolineando tuttavia che è previsto il transito in alcuni Paesi come la Giordania, dove comunque si pone "il problema della sicurezza: non è necessariamente più sicura e può anche essere più costosa".
In questo contesto, ragiona l'esperto dell'Ecfr, l'opzione resta quella di dispiegare "strumenti militari di protezione delle acque del Mar Rosso, mentre si lavora alle soluzioni diplomatiche per far venire meno la ragione degli attacchi degli Houthi, il conflitto a Gaza". Soluzione che evidentemente richiede del tempo, come ci vorrà del tempo, osserva Rizzi, perché il traffico marittimo attraverso il Canale di Suez torni ai livelli precedenti.
"I dati di Portwatch ci dicono che il traffico è dimezzato rispetto alla media dello scorso anno e che invece è raddoppiato quello al largo del Capo di Buona Speranza. Nelle ultime settimane, dopo i raid di americani e britannici, c'è stata una riduzione degli attacchi degli Houthi, almeno come numero, ed è stata dispiegata la missione europea Aspides. Per il momento - chiosa - vengono contenuti i danni, ma difficilmente nel breve periodo queste operazioni basteranno per ridare fiducia agli operatori marittimi".
Esteri
Filippo Mosca, confermata in appello condanna a 8 mesi di...
Il giovane, originario di Caltanissetta e detenuto da oltre un anno nel Paese, si è sempre detto innocente. A marzo gli erano stati negati i domiciliari
E' stata confermata in appello la condanna a oltre otto anni di reclusione nei confronti di Filippo Mosca, il giovane originario di Caltanissetta, detenuto da circa un anno nel carcere di Porta Alba, a Costanza in Romania, con l’accusa di traffico internazionale di droga. Il giovane si è sempre detto innocente. Confermata la condanna anche per l'amico Luca Cammalleri.
Lo scorso marzo era stata respinta la richiesta di concessione dei domiciliari avanzata dalla difesa del ragazzo. La sentenza pronunciata oggi era attesa lo scorso 19 aprile, ma era poi stata rinviata a oggi.
L'appello della madre alla Farnesina
Proprio nelle scorse settimane Ornella Matraxia, mamma di Filippo, era tornata a chiedere un "intervento forte" del ministero degli Esteri. "Chiedo ancora, a gran voce, un intervento della Farnesina, un supporto forte – aveva detto all'Adnkronos -. In questa battaglia siamo soli. Sì, è vero che tante persone ci stanno aiutando e ci sono vicine, però è altrettanto vero che solo un intervento diplomatico forte può cambiare qualcosa. Questa sofferenza deve avere fine. Filippo è innocente. Ci sono una serie di incongruenze in questa storia, però pare che nessuno riesca a risolvere la situazione".
"Familiari disperati, è errore giudiziario"
"Ho sentito i familiari di Filippo e Luca, la fidanzata di Filippo era in lacrime. Sono disperati, un po' tutti ci volevamo illudere che finisse in un altro modo. Speravamo che la condanna non fosse confermata, anche perché in questo caso le prove della loro innocenza sono evidenti. Continueremo a essere vicini alle famiglie e a breve cercheremo di organizzare un viaggio in Romania per incontrare Filippo e Luca e la terza ragazza coinvolta", dice all'Adnkronos è Katia Anedda, presidente dell'associazione 'Prigionieri del silenzio' che si occupa della tutela dei diritti umani degli italiani detenuti all'estero, dopo la conferma in appello della condanna a oltre 8 anni di carcere per Filippo Mosca e Luca Cammalleri. Confermata anche la condanna per la terza ragazza italiana che sin dal primo momento si è dichiarata colpevole.
"E' un'ingiustizia, le prove parlano chiaro - aggiunge -: la ragazza sin dall'inizio ha confermato che Luca e Filippo erano all'oscuro di tutto. Comminare loro una pena così dura è veramente assurdo, speravamo che i giudici ritornassero sui propri passi". Di "errore giudiziario" parla anche Francesca Carnicelli, legale dell'associazione 'Prigionieri del silenzio'. "E' stato un po' un fulmine a ciel sereno, gli avvocati rumeni erano convinti si potesse dimostrare l'estraneità di Filippo e Luca ai fatti contestati - dice all'Adnkronos -. Confidavamo, se non nell'assoluzione piena, in una riduzione della pena. Invece, non è stato. Per Filippo e Luca è un esito inaccettabile. Come associazione continueremo ad aiutare sia le loro famiglie che i ragazzi come abbiamo fatto sinora". Per la presidente di 'Prigionieri nel silenzio' la vicenda di Mosca e Cammalleri conferma la necessità di "un magistrato di collegamento" per gli italiani detenuti all'estero, perché "spesso sono abbandonati a loro stessi". "Abbiamo tanti connazionali che si trovano in carceri di altri Paesi che non sanno neppure quali siano i loro diritti", spiega. Il prossimo 23 maggio l'associazione sarà audita in commissione Diritti umani al Senato. "Porteremo all'attenzione della commissione anche questa vicenda", assicura Katia Anedda.
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Unicredit Russia, Tribunale San Pietroburgo sequestra 463...
Lo riferisce il quotidiano economico russo 'Kommersant'
Il tribunale arbitrale di San Pietroburgo ha posto sotto sequestro conti e beni immobili russi di Unicredit Bank Jsc e Unicredit Bank Ag (Monaco di Baviera) per 463 milioni di euro su un'istanza della RusKhimAlliance. E' quanto riferisce il quotidiano economico russo 'Kommersant'. Nell'agosto 2023 RusKhimAlliance aveva intentato una causa contro UniCredit Bank Ag.
Il ministero degli Esteri sta seguendo il caso dell’azione giudiziaria, rendono noto fonti della Farnesina. Anche questa disputa verrà affrontata nella riunione immediatamente convocata lunedì prossimo del 'tavolo Russia', attivato dal ministro Antonio Tajani alla Farnesina con le aziende e le istituzioni impegnate nel mercato russo, precisano.
Il caso, spiegano le fonti, è legato all'emissione di un "performance bond" da parte di Unicredit e di altre banche su un contratto stipulato tra RusChemAlliance e il consorzio Linde per la costruzione di un impianto di trattamento del gas. Il consorzio Linde si è tirato indietro dall’impegno a causa del regime sanzionatorio Ue e la società russa ha preteso il pagamento delle garanzie da parte delle banche. Queste si sono rifiutate di effettuare il pagamento e la contesa viene affrontata adesso in tribunale, dove è stato disposto un sequestro conservativo di asset Unicredit per un valore di 463 milioni di euro.
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La Pac e il futuro dell’agricoltura europea con Gian Marco...
Dopo le furibonde proteste dei trattori e gli impatti di guerre e cambiamento climatico, il Consiglio europeo ha adottato una revisione mirata di alcuni atti della politica agricola comune la cosiddetta Pac che assorbe circa il 30% del bilancio dell’Unione. Giovanni Palmisano ha intervistato Gian Marco Centinaio vicepresidente del Senato già ministro dell’Agricoltura.