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Chiara Ferragni a Che tempo che fa: “Odio contro di...

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Chiara Ferragni a Che tempo che fa: “Odio contro di me, crisi con Fedez non è strategia”

L'imprenditrice da Fazio: "E' un periodo un po' tosto. Con mio marito altre crisi, ma questa è più forte"

Chiara Ferragni

"E' un periodo un po' tosto. Negli ultimi 2 mesi e mezzo mi sono trovata in mezzo ad un'ondata d'odio. La crisi con Fedez? Non è strategia. Ne abbiamo avute altre in passato ma questa è un po' più forte". Chiara Ferragni si esprime così nello studio di Che tempo che fa, ospite di Fabio Fazio. L'imprenditrice e influencer è al centro di un'inchiesta per le attività di beneficenza e, nelle ultime settimane, fa notizia per le voci di separazione dal marito Fedez.

"Non sono un magistrato, non faccio domande chieste da altri. Detto ciò, credo che stasera non si debba eludere niente e credo debba essere l'occasione per essere sinceri", dice Fazio.

"Le cose potevano essere fatte e dette meglio", dice Ferragni facendo riferimento al provvedimento dell'Antitrust che, lo scorso 15 dicembre, ha di fatto aperto il 'caso pandoro Balocco', con i riflettori puntati sulle attività di beneficenza dell'influencer.

"Io non sono dell'idea che la beneficenza vada fatta solo in modo privato. Può anche creare un fenomeno di emulazione e accendere un faro su cause sociali", dice spiegando la decisione di fare tutto in maniera pubblica. L'ascesa e i problemi dell'influencer sono inevitabilmente legati alle dinamiche dei social: "I social sono fantastici quando va tutto bene, un incubo quando va male. Ti senti invincibile quando sei osannata, accerchiata quando ti criticano. Stasera volevo esserci, per me molto è importante parlarne", dice in studio.

Ferragni, all'inizio della 'bufera Pandoro', ha parlato di errore di comunicazione in un video celeberrimo, con un messaggio che è stato sezionato da esperti e non: dall'abbigliamento dimesso con una tuta grigia al volto affaticato. "Ho fatto quel video lunedì mattina, mi ero anche truccata. Era la tuta che indossavo da sabato. Ci hanno letto qualsiasi cosa, non si può fare niente... Ci sono persone che vedono quanto sono autentica e c'è chi non vuole vederlo, queste persone non si possono convincere", dice.

Fazio sfiora il tema separazione, auspicando che la crisi con Fedez sia solo una fase temporanea. "Vediamo, non so...", dice lei quasi sussurrando. "Ci sentiamo, siamo due persone adulte che si vogliono bene. Non chiudiamo i ponti da un giorno all'altro. E' un periodo di crisi. Ne abbiamo avuti anche in passato. Questa è una crisi un po' più forte, quindi vediamo... Non so...", dice ancora.

"Dietro qualsiasi mossa io faccia si pensa sempre a me come stratega e alla presenza di un pool di esperti. Quando io e mio marito ci allontaniamo, si pensa che la crisi sia una strategia: non è così", spiega. "Mi sento di dover ringraziare i follower, ci sono persone che riescono a comprendere al 100% e scrivono messaggi di incoraggiamento e di conforto anche solo guardando una foto".

In futuro, "penso di cambiare non solo nel modo di comunicare ma proprio nel modo di vivere. Ho fatto tutto troppo velocemente, non mi sono mai fermata a vivere il presente: quindi l'augurio che mi faccio e faccio a tutti è vivere il presente. Quante volte mi sono resa conto che il ricordo di qualcosa che avevo vissuto era più piacevole di quando lo vivevo in quel momento? Abbiamo il cervello sempre proiettato al futuro e tante volte non riusciamo a viverci i momenti più importanti. Quindi, mandare avanti le mie aziende perché sono un'imprenditrice, ma imparare anche a vivermi più il presente".

"I social non sono tutto, c'é tutta una vita fuori che va vissuta - conclude - I primi giorni in cui mi sono sentita dentro questa gogna mediatica, mi sentivo accerchiata, avevo paura a uscire; invece ho trovato persone fantastiche, che mi hanno dato una parola di supporto: uscire nel mondo reale mi è servito tantissimo ed è una cosa che farò sempre di più".

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Politica

Bari, scoppia il caso audizione Emiliano in Antimafia: è...

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(Michele Emiliano - Fotogramma)

E' polemica sull'audizione del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano davanti alla Commissione parlamentare Antimafia, presieduta da Chiara Colosimo, nell'ambito dell'approfondimento che l'organismo parlamentare sta svolgendo sul caso di Bari e l'inchiesta sulle presunte infiltrazioni. La data della convocazione si trasforma in terreno di scontro con accuse incrociate tra maggioranza e Pd.

Il caso scoppia stamattina, durante la riunione dell'Ufficio di presidenza dell'Antimafia, dove si parla dell'audizione di Emiliano e si dà conto di una comunicazione ricevuta dallo stesso governatore che puntava ad evitare l'accavallarsi dell'audizione con la discussione, prevista la prossima settimana, della mozione di sfiducia presentata nei suoi confronti in consiglio regionale. Secondo fonti della Commissione Antimafia, ad Emiliano era stato dato un ventaglio di cinque date, le prime tre la settimana prossima, poi altre opzioni per il 30 aprile ed il 2 maggio. Di fronte alla lettera del governatore, la Commissione a maggioranza condivide che la mancata convocazione creerebbe un pericoloso precedente. Seguire la linea della inopportunità politica, secondo le stesse fonti, metterebbe, quella sì, l'Antimafia alla stregua della normale politica cosa che non viene ritenuta accettabile. Parte quindi una convocazione immediata per il 2 maggio alle ore 10.30.

Intanto Emiliano smentisce qualsiasi rifiuto da parte sua a presentarsi davanti alla Commissione e parla invece di una "strumentalizzazione" della vicenda. "Leggo alcuni lanci di agenzie stampa nei quali si riferisce di una mia presunta indisponibilità all’audizione presso la Commissione Parlamentare antimafia. La circostanza è falsa e rappresentata malevolmente", osserva. "A tal fine avevo inviato, fortunatamente - aggiunge - una lettera alla presidente della Commissione Antimafia alla quale chiedevo di tenere distinta la mia audizione in Antimafia con il dibattito in consiglio regionale sulla sfiducia per evitare la strumentalizzazione dell’atto istruttorio parlamentare con l’attività del consiglio regionale, per evitare manovre mediatiche che vedo puntualmente si stanno verificando. La Commissione Antimafia è un soggetto terzo, che ha gli stessi poteri e una funzione di indagine paragonabile a quella della magistratura. Non solo deve essere terza - conclude Emiliano - ma deve apparire tale". Emiliano svela il contenuto della missiva nella quale, ricordando che il 7 maggio si inizierà a trattare la mozione di sfiducia, sottolineava: "Gioverebbe alla serenità di tutti il fatto che io possa affrontare la audizione presso la Commissione Antimafia in tempi e modi significativamente distinti dalla mozione di sfiducia. Salvo che non esistano esigenze oggettive di estrema urgenza che alla luce delle mie conoscenze non sembrano sussistere".

Ma dalla maggioranza piovono critiche. “Trovo indegna la scelta del presidente Emiliano di non volersi presentare in audizione Antimafia perché secondo lui ‘inopportuno’. Un maldestro tentativo di mettere le mani avanti, senza alcuna convocazione formale da parte della Commissione", dichiara Riccardo De Corato, capogruppo di Fratelli d'Italia in Commissione Parlamentare Antimafia aggiungendo poi che "la scelta di Emiliano desta infatti ancor più sconcerto dal momento che il presidente della Regione Puglia è anche un magistrato: secondo lui un’audizione riguardante i rischi di infiltrazioni mafiose a Bari e in Puglia è forse meno importante delle vicende politiche che stanno riguardando la sua giunta?".

"Di inopportuno in questa vicenda c’è invece solo il comportamento del presidente della Regione, che dribbla la convocazione in Antimafia adducendo motivazioni francamente strumentali e poco credibili", accusa Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia in Commissione Antimafia. Ironizza il suo collega di partito e presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri: “Emiliano ha perfettamente ragione. Uno come lui come fa a venire all'Antimafia. Meglio andare invece dai parenti dei mafiosi, come fece con la sorella del boss barese. C'è quindi, evidentemente, una incompatibilità non solo di agenda, ma anche di priorità. Lo dico ovviamente con ironia, conoscendo la sicumera del presidente Emiliano, che si ritiene intoccabile e inattaccabile. Ma noi gli vogliamo andare incontro. Invece di venire lui a Roma alla Commissione antimafia o collegarsi via link, andremo noi a Bari". "Il tentativo di Emiliano di sviare dalla convocazione in Commissione antimafia è quantomeno inopportuno: la Commissione Antimafia è un organo terzo, che niente ha a che vedere con gli impegni del dibattito in consiglio regionale", sottolinea Lella Paita, senatrice e membro Iv in Commissione Antimafia.

Alle accuse replica anche il Pd, attraverso le parole di Walter Verini, capogruppo Pd in Antimafia e Anthony Barbagallo, segretario della Commissione: "Questa destra conferma il suo scarso rispetto per le istituzioni. E per la Commissione Antimafia, che viene usata dai commissari della maggioranza come una clava e a fini elettoralistici. Avere montato un caso sulla audizione di Emiliano è vergognoso". "Il presidente della Puglia aveva solo fatto presente - giustamente - l'opportunità di non far coincidere l'audizione con i giorni delle sedute del consiglio regionale sulla mozione di sfiducia presentata dalle destre - spiegano Verini e Barbagallo - Questi signori (gli stessi che sono andati dal loro ministro a pretendere la Commissione d'accesso, gli stessi che usano questi temi per una campagna elettorale scomposta) hanno accusato Emiliano di non voler essere audito. Bene, l'audizione è stata fissata tra tre giorni, sei giorni prima del consiglio regionale. In un dibattito politico corretto qualcuno di questi signori chiederebbe scusa. Ma dubitiamo che lo faranno".

"Vicenda risolta" per la deputata Elisabetta Piccolotti, capogruppo Avs in Commissione Antimafia che di fronte alla prevista audizione di Emiliano per il 2 maggio commenta: "E' giusto così. E' nelle prerogative della Commissione ascoltare persone nell'ambito del ciclo di audizioni che stiamo svolgendo e sono contenta che il presidente della Puglia abbia dato la sua disponibilità che, all'inizio, sembrava negata. Evidentemente c'è stato un fraintendimento sulle date".

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Spettacolo

Presta-Amadeus, Gasparri: “Nell’intervista del...

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Il capogruppo di Fi al Senato: "Le parole dell'ex manager di Amadeus sollevano due questioni importanti su cui occorre fare chiarezza"

Lucio Presta, Maurizio Gasparri e Amadeus - Fotogramma

"La dirò con una battuta che nasconde però una questione serissima: nell'intervista di Lucio Presta a 'Il Giornale' c'è una scarpa che puzza e sulla quale io non smetterò di chiedere risposte". Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato e componente della commissione di Vigilanza, annuncia all'Adnkronos che nell'audizione dei vertici Rai fissata per l'8 maggio prossimo solleverà "una serie di aspetti inquietanti che vengono fuori dalle dichiarazioni di Presta e che vanno assolutamente approfonditi".

"L'intervista che ho letto, da un lato mi rafforza nella mia convinzione di tenere il servizio pubblico al sicuro dallo strapotere di questi manager che si sentono padroni del sistema televisivo e di questi superconduttori, dall'altro solleva, in un mix di messaggi, allusioni e avvertimenti, due questioni che non si possono ignorare", sottolinea Gasparri. "Primo, se c'era qualcosa che andava contro le regole e non andava fatto, perché è stato fatto? Se i 90.000 euro ad Amadeus non andavano dati, perché gli sono stati dati? E la Rai lo sapeva o non lo sapeva? Le domande che farò in vigilanza su questo aspetto - anticipa - saranno queste".

"Poi c'è la seconda questione, quella dei piedi in due scarpe. Perché nelle scarpe di John Travolta è evidente che ci sia inciampato qualcuno. Io ho fatto un'interrogazione alla Rai in Vigilanza sulla questione delle scarpe di John Travolta a Sanremo diverse settimane fa, su cui ancora attendo risposta, e risolleverò il tema l'8 maggio. Su quella vicenda sono state fatte dichiarazioni ridicole e penose anche da alcuni dirigenti Rai e lo stesso Amadeus ha minimizzato una cosa che era evidente: quelle inquadrature delle scarpe erano una pubblicità con tutti i crismi che, inserita nel programma di maggior valore della Rai, avrebbe avuto costi altissimi. La Rai non poteva incassare questi soldi? E il non averli incassati si profila come un danno provocato alla Rai? Farò queste domande e manderò il testo anche alle Authority competenti. Perché io non sono addentro alle faide tra conduttore ed ex manager e non mi piacciono i toni minacciosi soprattutto quando sono postumi ma alcune questioni che emergono dalle parole di Presta sono oggettivamente importanti e inquietanti. Qualcuno ha infilato i piedi in due scarpe e io vorrei capire chi, per rispetto dei cittadini che pagano il canone", conclude Gasparri.

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Spettacolo

Mara Maionchi a Belve: “Tiziano Ferro non ha capito...

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Anticipazioni dell'ultima puntata in onda martedì in prima serata su Rai: "Il gioco d’azzardo? Esageravo sì. Il tradimento di mio marito Alberto? In parte fu anche colpa mia"

Mara Maionchi a Belve:

"Tiziano Ferro non ha capito la fortuna di avermi incontrata". A 'Belve, nell'ultima puntata in onda domani martedì 30 aprile in prima serata su Rai2, Mara Maionchi, temuta quanto amata discografica italiana, si libera di alcuni sassolini e si confessa. "Il gioco d’azzardo? Esageravo si”, "Il tradimento di mio marito Alberto? In parte fu anche colpa mia”, "Sessualmente? sono da abat-jour”.

Anticipazioni: Tiziano Ferro, tradimento marito e gioco d'azzardo

Quando Francesca Fagnani le ha chiesto 'Mi dice chi non ha capito che incontrarla è stata una fortuna?, Maionchi è stata netta: “Tiziano Ferro”. Fagnani allora ha insistito: 'Perché secondo lei?'. "Perché non ha pensato che sia io che mio marito l’abbiamo aiutato ad essere quello che alla fine, in parte, è", ha sottolineato.

Sul gioco d’azzardo, quando Fagnani le ha chiesto 'Ha mai avuto un inizio di dipendenza?', Maionchi ha risposto: "Non so se dire se ho una dipendenza, però mi piace, poi mi contengo". A quel punto la conduttrice le ha ricordato di quando si fece interdire dai casinò con una lettera autografa: "Sì, mi sono fatta sospendere, esageravo, quello era un modo per difendersi”.

A proposito del tradimento del marito, scoperto nel più banale dei modi - trovando una ricevuta d’albergo nella tasca dei pantaloni - Fagnani ha scherzato: “Ma Alberto voleva scaricare l’iva?”. E Maionchi: “Devo ammettere che in parte è stata anche colpa mia se ha cercato qualcosa fuori. La luce rossa non c’era mai, una tragedia insomma”. E ridendo ha confermato: “Sessualmente sono un po’ modesta… non sono proprio portata per le luci rosse… ho sempre l’abat jour”.

C’è stato spazio per parlare anche di una parte più inedita della vita di Mara Maionchi, ovvero l’infanzia e il conflittuale rapporto con la madre che non andò neanche al suo matrimonio: “Non è venuta perché ha detto che a lei i matrimoni facevano tristezza. Mamma era strana, non era una donna affettuosa, però è stata molto forte”. Fagnani allora ha chiesto: 'Ma a lei è andato bene così, oppure le è mancato qualcosa?” "Qualcosa mi è mancato - ha confessato Maionchi- l’ho sollecitata tutta la vita a darmelo l’affetto, un abbraccio, una cosa… ma lei non ce l’aveva. E l’ho capito dopo. Ognuno è come è”.

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