Esteri
Ucraina, Russia rivendica controllo su Avdiivka
Mosca rivendica controllo su Avdiivka. Mosca: "E' stata completamente liberata". Zelensky visita il fronte di Kupiansk
Le forze armate russe stanno attaccando ''con fuoco pesante'' la zona di Robotyne nell'oblast di Zaporizhzhia, nel sud dell'Ucraina, dove si trova la più grande centrale nucleare d'Europa. Lo riferiscono fonti ucraine spiegando che i militari di Kiev hanno respinto un'offensiva russa.
Russia rivendica controllo su Avdiivka
Intanto il ministero della Difesa di Mosca ha annunciato che la città di Avdiivka ''è stata completamente liberata'' e sono state issate le bandiere russe sugli edifici amministrativi della città.
Le forze armate russe hanno anche preso il controllo dell'impianto chimico e per la produzione di coke più grande dell'Europa ad Avdiivka, riporta l'agenzia di stampa Tass. Di proprietà della società Metinvest, produce anche varietà di benzina catrame di carbone e gas di coke. L'impianto è composto da 13 officine principali e altre trenta ausiliarie, ed è stato costruito nel 1963 dalla Repubblica socialista sovietica ucraina per soddisfare la necessità di coke della vicina acciaieria di Mariupol.
Nel 1988, nell'impianto di Avdiivka erano state prodotte 100 milioni di tonnellate di coke, rendendolo uno dei principali produttori di coke in Europa. Nel luglio 2014 i combattimenti tra i separatisti e l'esercito ucraino hanno danneggiato l'impianto, che ha smesso di funzionare il 17 agosto 2014 a causa della crescente violenza.
Zelensky visita il fronte di Kupiansk
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha visitato oggi i soldati sul fronte di Kupiansk, nella regione di Kharikiv. Lo rende noto il sito web della presidenza ucraina, aggiungendo che Zelensky si è intrattenuto con i comandanti e ha consegnato onorificenze ai militari. La visita avviene dopo che le forze ucraine sono state costrette a ritirarsi dalla città di Avdiivka, che è stata conquistata dai russi.
Mosca, Kiev ha avvelenato governatori Kherson e Luhansk
Mosca ha accusato Kiev di aver avvelenato i governatori che aveva insediato a Kherson e Luhansk. Lo ha detto il ministero della Difesa russo sostenendo che Leonid Pasechnik, ex ufficiale dei servizi di sicurezza ucraini diventato separatista filo-russo, è stato ''gravemente avvelenato'' il 5 dicembre scorso ''con composti fenolici". L'ex sindaco della città di Kherson e deputato filo-russo nel parlamento ucraino Vladimir Saldo sarebbe invece stato ricoverato il 9 agosto del 2022 con sintomi da avvelenamento. Entrambi gli uomini sono ancora vivi. Le regioni di Kherson e Luhansk erano tra le quattro province ucraine che la Russia ha dichiarato di aver annesso nel settembre 2022, anche se non ne controllava completamente nessuna.
Ministro Lituania: "Se Kiev cade noi siamo i prossimi"
"I russi stanno puntando tutto sulla distruzione dell'Ucraina e Dio solo sa di chi altro. I Paesi che sono più vicini alla Russia capiscono che questo è ciò che deve accadere: non possiamo avere mezze misure o traccheggiare. Nei Paesi nordici e nei Baltici, i Paesi sotto minaccia diretta, lo sappiamo: se l'Ucraina cade, è chiarissimo che noi saremo i prossimi". Lo sottolinea il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis, a Bruxelles a margine del Consiglio Affari Esteri. L'Ue, continua, ha "passato due anni a discutere, tentando di capire come aiutare l'Ucraina pezzo dopo pezzo, ma purtroppo, dato che non abbiamo formulato un obiettivo strategico, non siamo stati in grado di dichiarare che volevamo la vittoria dell'Ucraina, questo ci ha portato alla situazione attuale, che non sta migliorando affatto. Se non troviamo soluzioni creative", che abbiano un impatto "sul campo di battaglia, non penso che ascolteremo molte buone notizie nel futuro", conclude.
Esteri
Ue, Atlantic Council: “Draghi guidi Consiglio, fra...
"Il rapporto Draghi proporrà interconnessioni tra sistemi produttivi nazionali"
"Mario Draghi dovrebbe essere il prossimo presidente del Consiglio europeo". Non al vertice della Commissione al posto della 'spitzenkandidatin' Ursula von der Leyen, come da rumor delle scorse settimane, ma come successore di Charles Michel alla testa dei capi di governo dell'Unione. E' quanto si legge in un editoriale pubblicato sul sito dell'Atlantic Council, uno dei principali think tank americani, firmato dal nonresident senior fellow Mario De Pizzo.
"L'Unione Europea è a un bivio: deve scegliere se attuare riforme significative o accettare il suo imminente declino. Uno dei pochi leader disposti a fare le riforme necessarie è Mario Draghi, ex presidente della Banca centrale europea ed ex primo ministro italiano", scrive De Pizzo. Draghi è stato incaricato da von der Leyen di redigere un rapporto sulla competitività dell'Ue, che sarà pubblicato dopo le elezioni europee del 6-9 giugno.
"Secondo una fonte vicina a Draghi, che ha condiviso i primi dettagli a condizione di anonimato, il rapporto includerà probabilmente una valutazione franca delle debolezze dell'Europa, sulle sue limitate capacità creative e produttive. In questo momento all'Europa mancano sia le risorse che la volontà di competere con il resto del mondo, soprattutto se si considera la capacità di Stati Uniti e Cina di stimolare l'economia attraverso la spesa pubblica", prosegue De Pizzo.
Il rapporto sulla competitività europea che sta preparando Draghi su incarico di von der Leyen e che sarà presentato dopo le elezioni europee "metterà probabilmente in evidenza il fatto che l'Europa ha enormi opportunità di correggere le sue carenze produttive", si legge ancora.
"Una riforma che il documento promuoverà è la creazione di interconnessioni tra i sistemi produttivi nazionali, con l'obiettivo di creare un unico sistema europeo di catene di approvvigionamento continentali integrate - un obiettivo a dir poco ambizioso. La visione di Draghi potrebbe essere la fonte di ispirazione per un programma di governo dell'Ue per i prossimi cinque anni. E l'Europa ha bisogno del suo impegno per realizzare questi obiettivi".
Nell'editoriale si sostiene che Draghi dovrebbe guidare il Consiglio europeo, anche se è una carica istituzionale spesso criticata per essere in gran parte simbolica e priva di un gabinetto. "E' la persona che fa la carica - precisa De Pizzo - Draghi sarebbe in grado di avviare il processo di riforma dei trattati istitutivi dell'Ue proponendo punti nelle discussioni formali e informali, nonché elaborando piani per realizzare le politiche che suggerirà nella sua relazione. Come ha detto il 16 aprile a Bruxelles, in occasione della Conferenza di alto livello sul Pilastro europeo dei diritti sociali, 'avremo bisogno di un partenariato rinnovato tra gli Stati membri, di una ridefinizione della nostra unione che non sia meno ambiziosa di quella che i padri fondatori fecero settant'anni fa con la creazione della Comunità europea del carbone e dell'acciaio'".
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Europee, Gozi (Renew): “Noi mai con l’Ecr”
"Ursula e Giorgia candidate per finta"
Per Renew Europe, l’apertura di Ursula von der Leyen ad una eventuale collaborazione con l’Ecr nel Parlamento Europeo dopo le elezioni “non è accettabile” e i Liberali non faranno mai “alleanze politiche e programmatiche” con “estremisti” di destra come i Conservatori e Riformisti Europei. A dirlo all’Adnkronos, dopo il primo dibattito di ieri tra gli Spitzenkandidaten a Maastricht, è Sandro Gozi, uno dei tre candidati di punta di Renew, segretario del Partito Democratico Europeo ed eurodeputato, eletto in Francia con Renaissance. Von der Leyen, osserva Gozi, “è già una candidata per finta: su questo ha una cosa in comune con Giorgia Meloni, perché vuole fare la presidente della Commissione e non si presenta da nessuna parte, mentre Meloni non vuole fare nulla, ma si presenta dappertutto. Quindi certamente, per finzioni e presa in giro degli elettori, Giorgia e Ursula sono molto vicine”. “La nuova finzione di Ursula - continua - è fare una distinzione tra gli estremisti di destra della Lega, dell’AfD e del Rassemblement National e gli estremisti di destra di Fratelli d’Italia, Vox ed Eric Zemmour. Estremisti sono: che siano in uno, due, tre o dieci gruppi, noi con l’Ecr, Meloni, Id, Le Pen, non faremo nessuna alleanza politica. Questo vale per ieri, per oggi e per domani. ”. (segue)
Per Gozi, “più von der Leyen va verso l’estrema destra, più si allontana da Renew”. Certo, continua, “non è che possiamo impedire a qualcuno di votare il prossimo presidente della Commissione. Non possiamo impedire a Meloni di fare ogni tanto una cosa giusta, ma noi alleanze politiche e programmatiche, un programma politico di legislatura, con obiettivi comuni, come abbiamo fatto nel 2019, con Ecr, Meloni, Fazzolari e altri estremisti del genere, non ne facciamo. Non l’abbiamo fatto nel 2019 con i polacchi del Pis, non lo faremo nel 2024 con Meloni”.
E questo, precisa, “non per pregiudizio, ma perché, semplicemente, abbiamo visioni profondamente diverse dell’Europa: la stessa Meloni lo ha detto chiaramente a Pescara, che è incompatibile con noi di Renew”. Nel 2019, ricorda, il Pis polacco “votò la presidente della Commissione (von der Leyen, ndr), perché avevano un commissario (all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, ndr). Secondo me più von der Leyen va verso gli estremisti, più si allontana dalla possibilità di succedere a se stessa”. Infine, il calendario. Il voto di conferma del prossimo presidente (o della prossima presidente) della Commissione si potrebbe tenere a settembre, calendario alla mano.
“Non è ancora deciso - spiega Gozi - a luglio è stretta, ma decideremo dopo le elezioni. Certo, per votare a luglio occorrerebbe una seconda sessione speciale, nella seconda metà del mese. Se non facciamo una sessione speciale in luglio, dovremo aspettare settembre. Ma la questione è ancora aperta”, conclude.
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Israele vuole una vittoria totale su Hamas – Ascolta
Mentre l'Occidente, con Usa e Gran Bretagna in testa, e diversi Stati arabi premono sull'organizzazione perché accetti le richieste di Israele per poter raggiungere un accordo per lo scambio di prigionieri e una tregua che comporterebbe il rinvio della temuta operazione di terra dell'Idf a Rafah il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu durante un incontro con i rappresentanti delle famiglie degli ostaggi fa sapere che l'evacuazione della popolazione da Rafah è già iniziata in vista dell'avvio dell'operazione militare che avverrà presto e che è sostenuta da tutti i ministri del governo.