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Gaza, cessate il fuoco e ostaggi: pressing Usa per accordo, capo Cia al Cairo

Sudafrica a Corte Aja: "Valuti decisioni Israele su Rafah". Pressing Usa per cessate il fuoco a Gaza e rilascio ostaggi. Tensioni a confine Israele-Libano, leader Hezbollah: "Stop guerra a Gaza e finiranno attacchi". Ministero sanità Gaza: "133 morti in raid Israele in 24 ore, 28.473 da inizio guerra"

Macerie di una moschea a Rafah, Gaza, dopo uno dei raid - Afp

L'esercito di Israele fa sapere di non aver ancora presentato un piano di evacuazione per la popolazione a Rafah, ha detto alla Cnn il portavoce delle Forze di difesa israeliane (Idf) Peter Lerner. "Il governo ha incaricato l'Idf di elaborare un piano per raggiungere i nostri obiettivi, i nostri obiettivi di guerra, nell'area di Rafah", ha detto Lerner. "Il piano deve ancora essere presentato, ovviamente, al governo", ha precisato.

Lerner ha spiegato che l'obiettivo dell'esercito è quello di creare un piano che permetta di evacuare i civili portandoli "fuori pericolo", in modo che siano differenziati dai militanti di Hamas. Si ritiene che, in seguito agli ordine di evacuazione per il nord e il centro della Striscia di Gaza, metà della popolazione dell'enclave palestinese si trovi ora a Rafah. Distingue civili e miliziani di Hamas, secondo Lerner, "si può fare. Abbiamo fiducia nella nostra capacità di differenziare e distinguere". Altrimenti, ha affermato Lerner, "l'alternativa è arrendersi a Hamas e sacrificare 134 persone".

Usa: "Piano credibile deve prevedere trasferimento fisico civili"

E anche Washington lo è. Gli Stati Uniti "non hanno visto quello che gli israeliani stanno pensando" riguardo a un piano per proteggere civili in caso di un'operazione a Rafah, ha detto il portavoce del consiglio di Sicurezza della Casa Bianca, John Kirby.

"Ogni credibile piano che possa essere applicato dovrebbe tenere in conto il loro trasferimento fisico, la sicurezza del trasferimento, insieme alle adeguate risorse, riguardo a cibo, acqua, medicine e accesso ad assistenza medica", ha aggiunto parlando del milione di palestinesi rifugiati a Rafah. Kirby, poi, ha avuto parole di apprezzamento per gli sforzi delle forze israeliane nel cercare di proteggere i civili: "Le abbiamo viste adottare azioni, a volte azioni che non sono sicuro che neanche i nostri militari hanno adottato, nell'informare i civili prima delle operazioni, indicando dove andare e dove non andare".

Huffington Post: "Usa indagano su crimini di guerra Israele"

Intanto anche funzionari del dipartimento di Stato Usa starebbero indagando l'offensiva israeliana a Gaza per determinare se vi sono state possibili violazioni delle leggi internazionali. E' quanto rivela oggi il sito Huffington Post, citando tre diverse fonti, specificando che gli esperti legali del dipartimento di Stato stanno valutando da mesi specifiche azioni e continueranno a farlo e smentendo così quanto affermato il 4 gennaio dallo stesso John Kirby che aveva detto di "non sono al corrente del fatto che si stia facendo nessuna valutazione formale da parte del governo americano sul rispetto delle leggi internazionali da parte di Israele".

Ora però il sito rivela che il dipartimento di Stato "sta indagando se Israele, uno dei principali destinatario degli aiuti Usa, stia commettendo abusi dei diritti umani che violano la legge Usa" e simultaneamente le leggi internazionali.

Secondo le fonti citate, si sta valutando la condotta degli israeliani a Gaza alla luce della Civilian Harm Incident Response Guidance, le nuove linee guida adottate lo scorso autunno dall'amministrazione Biden per monitorare se i governi stranieri che ricevono armi dagli Usa le utilizzano poi contro civili. Infine, HuffPost rivela che durante un briefing a porte chiuse organizzato venerdì scorso dal Consiglio di Sicurezza Nazionale alla Casa Bianca è stato spiegato come gli Stati Uniti stiano valutando se Israele stia rispettando la legge internazionale.

Sudafrica a Corte Aja: "Valuti decisioni Israele su Rafah"

Intanto il Sudafrica annuncia la presentazione da parte del governo di una "richiesta urgente alla Corte internazionale di giustizia per valutare se la decisione annunciata da Israele di estendere le sue operazioni militari a Rafah", nel sud della Striscia di Gaza, "richieda che la Corte usi i suoi poteri per evitare un'ulteriore imminente violazione dei diritti dei palestinesi a Gaza". Rafah, evidenzia una nota diffusa dal governo sudafricano sulla richiesta presentata ieri, "è l'ultimo rifugio per le persone che sopravvivono a Gaza".

Il Sudafrica sottolinea di essere "molto preoccupato per il fatto che l'offensiva militare senza precedenti contro Rafah, come annunciata dallo Stato di Israele, ha già portato e porterà ulteriori uccisioni, danni e distruzione su vasta scala". E, si legge, "questa sarebbe una violazione grave e irreparabile della Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio e dell'Ordinanza della Corte del 26 gennaio" scorso con la richiesta a Israele a di fare tutto il possibile per prevenire atti di genocidio nella Striscia di Gaza.

Il comunicato ricorda l'articolo 75 del Regolamento della Corte che "può in ogni momento decidere di esaminare di propria iniziativa se le circostanze del caso richiedano l'indicazione di misure provvisorie che dovrebbero essere adottate o rispettate da una o tutte le parti". E il Sudafrica confida nel fatto che la questione posta verrà accolta con la "urgenza necessaria alla luce del bilancio quotidiano delle vittime a Gaza", dove - secondo i dati del ministero della Salute della Striscia controllata da Hamas dal 2007 - i morti sono più di 28.000 dal 7 ottobre. Quel giorno sono iniziate le operazioni militari israeliane nell'enclave palestinese in risposta al terribile attacco in Israele.

Gaza, Usa in pressing per cessate il fuoco e rilascio ostaggi

Un cessate il fuoco temporaneo in cambio del rilascio degli ostaggi trattenuti nella Striscia di Gaza e di detenuti palestinesi dalle carceri israeliane. E' l'obiettivo al quale punta il direttore della Cia William Burns, oggi al Cairo per arrivare a un accordo che porti una tregua nei combattimenti nella Striscia di Gaza. Nella capitale egiziana Burns ha in programma un incontro con il capo del Mossad David Barnea. Il ruolo di mediazione è affidato all'Egitto e al Qatar, i cui funzionari dell'intelligence parteciperanno ai negoziati.

Il tutto mentre gli Stati Uniti e le Nazioni Unite stanno facendo pressioni su Israele perché eviti l'annunciata operazione militare su Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, dove hanno trovato rifugio milioni di sfollati palestinesi.

Il Financial Times legge la visita di Burns in Egitto come un segnale positivo della disponibilità di Israele a negoziare un possibile accordo con Hamas. Una fonte diplomatica ben informata sui negoziati ha riferito al Financial Times che i precedenti colloqui erano stati ''costruttivi'' e avevano messo in luce la volontà di ''arrivare a un compromesso''. I punti più controversi restano la durata del cessate il fuoco, la possibilità che sia permanente, e il ritiro delle Forze di difesa israeliane (Idf) dalla Striscia di Gaza.

Israele risponde a Borrell

Israele replica a Josep Borrell. "Caro Alto Rappresentante dell'Ue, Israele rispetta rigorosamente le leggi internazionali di guerra, garantendo lo spostamento sicuro dei civili a Gaza", scrive in un post su X il ministro israeliano degli Esteri, Israel Katz. "In forte contrasto, Hamas impedisce il loro passaggio in sicurezza - incalza -. Il nostro impegno per le vite dei civili di Gaza è più grande di quello di Hamas. Gli appelli a limitare la difesa di Israele servono solo a rafforzare Hamas". "State certi - ribadisce - che Israele è determinato nella sua missione a smantellare Hamas" dopo l'attacco del 7 ottobre scorso nel Paese.

Ieri in conferenza stampa a Bruxelles, Borrell ha accusato il premier israeliano Benjamin Netanyahu di "non ascoltare nessuno". "Se una comunità nazionale pensa che questo è un massacro, che vengono uccise troppe persone, allora forse bisogna pensare alla fornitura di armi" a Israele, ha detto l'Alto Rappresentante dell'Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

Fonti Hamas: al momento nessuna nostra delegazione al Cairo'

Al momento non c'è alcuna delegazione di Hamas al Cairo. Lo ha indicato ad Al-Jazeera una fonte di alto livello del gruppo palestinese, precisando che si stanno ancora aspettando i risultati degli incontri in corso nella capitale egiziana. Media libanesi sostengono che oggi una delegazione di Hamas guidata da Khalil al-Hayya, vice del capo del gruppo palestinese a Gaza, Yahya Sinwar, incontrerà al Cairo il capo dell'intelligence egiziana, Abbas Kamel.

Paesi arabi guidati da Riad preparano documento per fine guerra

"Paesi arabi guidati da Riad stanno preparando un documento congiunto che comprende tre punti: fermare la guerra, trovare una soluzione politica e aiutare i palestinesi a riorganizzarsi internamente”. Lo riferisce il segretario del comitato esecutivo dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp), Hussein Al-Sheikh, all’emittente saudita ‘Al-Sharq’. Al-Sheikh ha aggiunto che “attualmente si sta lavorando per creare un clima volto ad avviare un dialogo intra-palestinese”, affermando che la leadership di Ramallah “accoglie con favore l’ingresso di Hamas nell’Olp”. Il presidente dell’Anp Mahmoud Abbas è stato ricevuto ieri a Doha dell'emiro Tamim bin Hamad Al Thani. Secondo ‘Al-Sharq’ l’Emiro avrebbe informato Abbas che Hamas sostiene un governo tecnico dopo la fine della guerra nella Striscia di Gaza.

Giornalista al Jazeera ferito a Rafah, è grave

E' in pericolo di vita il giornalista di Al Jazeera Ismail Abu Omar, gravemente ferito in un raid aereo israeliano a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Lo riporta l'emittente del Qatar spiegando che Abu Omar è stato trasferito in gravi condizioni all'ospedale europeo di Khan Yunis dove gli è stato amputato il piede destro. Frammenti di schegge restano però ancora nella testa e nel petto di Abu Omar, attualmente in sala operatoria come ha spiegato Muhammad Al-Astal, medico d'urgenza presso l'Ospedale Europeo di Khan Younis. Il giornalista è stato sottoposto a un intervento chirurgico urgente per una emorragia dovuta a un sospetto taglio dell'arteria femorale.

L'ufficio stampa del governo di Gaza ha denunciato Israele per aver "preso di mira per la quinta volta la troupe del canale Al Jazeera", in un attacco che ha definito "deliberato" per impedire la copertura mediatica dell'operazione militare. Sono almeno 126 i giornalisti uccisi nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre e "questo attacco rientra nel quadro dell'intimidazione dei giornalisti", hanno detto le autorità di Gaza.

Anche Cina chiede stop operazione a Rafah

Anche la Cina chiede intanto a Israele di fermare l'operazione militare a Rafah "al più presto possibile", avvertendo che si rischia "un grave disastro umanitario". In una nota, il portavoce del ministero degli Esteri afferma: "La Cina si oppone e condanna le azioni che danneggiano i civili e violano il diritto internazionale", Israele deve "fermare le operazioni militari il prima possibile e fare ogni sforzo per evitare vittime civili innocenti... per prevenire un più grave disastro umanitario nell'area di Rafah".

Ministero Sanità Gaza: "28.473 morti da 7 ottobre"

Sarebbero intanto 133 i palestinesi che sono stati uccisi e 162 quelli che sarebbero stati feriti nei raid israeliani sulla Striscia di Gaza nelle ultime 24 ore. Lo ha reso noto il ministero della Sanità di Gaza City, governato da Hamas, aggiornando a 28.473 il numero dei morti dall'inizio della rappresaglia israeliana lo scorso 7 ottobre e a 68.146 quello dei feriti.

Hezbollah: "Stop guerra a Gaza e finiranno attacchi"

"Quando finirà l'aggressione contro Gaza, ci sarà un cessate il fuoco nel sud" del Libano, ma se Israele "farà qualsiasi azione, torneremo alla stessa equazione e alle stesse regole e le nostre risposte saranno proporzionate". Lo ha detto il leader degli Hezbollah libanesi, Hasan Nasrallah, in dichiarazioni rilanciate dal sito di notizie Naharnet dopo un discorso televisivo. "Quello che stiamo facendo sul nostro fronte libanese - ha aggiunto Nasrallah - è una responsabilità nazionale". Stamani, hanno riferito i media libanesi, due persone sono rimaste ferite dopo che un razzo lanciato dal Libano è caduto a Kiryat Shmona, nel nord di Israele.

Il Libano ha ricevuto una proposta dalla Francia che punta a fermare gli scontri e a contenere le tensioni al confine tra Israele e Libano, fra combattenti di Hezbollah e soldati israeliani. Lo ha detto all'agenzia Dpa una fonte del governo di Beirut. "Posso confermare che il Libano ha ricevuto questa proposta, che chiede principalmente a Hezbollah il ritiro dei suoi combattenti a circa 10 chilometri dal confine con Israele", ha detto la fonte riguardo al documento consegnato dal ministro degli Esteri francese, Stéphane Séjourné, che la scorsa settimana era a Beirut.

Secondo la fonte, il testo è stato consegnato al premier libanese Najib Miqati, al capo della diplomazia Abdallah Bou Habib e al capo del Parlamento, l'inamovibile sciita Nabhi Berri. "Il piano, definito da Usa, Francia, Egitto e Qatar, chiede all'Esercito libanese e ai peacekeeper dell'Onu di monitorare l'area" di confine nel sud del Libano, ha aggiunto la fonte. "La proposta o documento con suggerimenti da parte della Francia e di altre parti in Europea è stata consegnata, ma non ufficialmente a Hezbollah", ha detto una fonte vicina al Partito di Dio guidato da Hasan Nasrallah. "Ribadiamo la nostra posizione - ha aggiunto - Non si fermeranno gli attacchi dal sud del Libano fino a quando non si fermerà l'aggressione contro Gaza".

Morti altre tre riservisti israeliani a Gaza

Le Forze della difesa israeliana (Idf) hanno riferito che altri tre riservisti hanno perso la vita nel sud della Striscia di Gaza nelle ultime ore. Salgono così a 232 i militari israeliani morti nella guerra contro Hamas iniziata lo scorso 7 ottobre. Le ultime tre vittime sono il colonnello Netanel Yaacov Elkouby, 36 anni, di Haifa, il maggiore Yair Cohen, 30 anni, da Ramat Gan e il sergente Ziv Chen, 27 anni, di Kfar Saba. Altri due soldati del 360esimo battaglione sono rimasti gravemente feriti negli scontri, aggiunge l'Idf.

Tenta di investire soldati israeliani, fermato palestinese

Un palestinese è stato fermato dopo che aveva tentato di investire con la sua auto alcuni soldati delle Forze di difesa israeliane (Idf) all'incrocio di Gush Etzion, vicino a Tel Aviv. Lo riporta il Jerusalem Post spiegando che l'uomo è fuggito verso Elazar prima di essere fermato dagli uomini della sicurezza. Il tentativo di speronamento non ha causato vittime.

Russia aspetta leader Anp a Mosca

Il Cremlino si augura che il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) Mahmoud Abbas si rechi in visita in Russia in un momento proficuo per le parti. Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov citato dall'agenzia di stampa Ria Novosti. ''Abbas ha un invito aperto. Ci auguriamo che la visita abbia luogo in un momento conveniente per entrambe le parti'', ha affermato Peskov.

La visita di Abbas in Russia era in programma a novembre dello scorso anno, ma è stata rinviata su richiesta dell'Anp, spiega la Ria Novosti.

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Esteri

Tragedia in Cina, crolla carreggiata in autostrada: 24 morti

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Trenta i feriti, venti i veicoli coinvolti nel crollo del tratto di strada nella provincia del Guangdong lungo circa 18 metri

I soccorsi sul luogo dell'incidente nelle immagini circolate sui social - TheInformant /Twitter

Tragedia in Cina dove il crollo di una carreggiata di un'autostrada nella provincia di Guangdong, nel sud del Paese, ha causato la morte di 24 persone. 20 i veicoli coinvolti nel crollo, hanno riferito le autorità locali, secondo cui almeno una trentina di persone sono rimaste ferite, mentre sarebbero 20 i veicoli coinvolti nel crollo.

Alle operazioni di soccorso partecipano circa 500 uomini dei servizi di emergenza. Il tratto di strada crollato era lungo circa 18 metri e copriva un'area di circa 184 metri quadrati. Ancora sconosciute le cause del crollo, ma nei giorni scorsi nella regione erano state registrate piogge torrenziali.

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Ucraina, Shoigu: “Più armi per la guerra contro...

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Così il ministro della Difesa russo dopo una riunione con la leadership militare e un resoconto fatto dal capo di Stato maggiore, il generale Valery Gerasimov. Ancora missili su Odessa

Putin e Shoigu - Fotogramma /Ipa

La Russia ha bisogno di più armi per la guerra in Ucraina. E' il ministro della Difesa, Sergei Shoigu, a chiedere uno sforzo ulteriore alla macchina bellica. "Per mantenere il ritmo richiesto dell'offensiva... è necessario aumentare il volume e la qualità delle armi e degli equipaggiamenti militari forniti alle truppe, in primo luogo le armi", dice Shoigu dopo una riunione con la leadership militare e un resoconto fatto dal capo di Stato maggiore, il generale Valery Gerasimov.

La Russia da mesi esercita una pressione costante in particolare lungo il fronte orientale. Le forze di Mosca hanno guadagnato terreno, costringendo Kiev a scelte conservative e a abbandonare alcune posizioni. Ora, però, il quadro potrebbe progressivamente cambiare. L'Ucraina riceverà le armi che gli Stati Uniti invieranno dopo il varo dell'ultimo maxipacchetto da 61 miliardi di dollari. La Russia, che secondo analisti e esperti potrebbe sferrare una nuova offensiva tra fine primavera e inizio estate, nelle prossime settimane dovrà confrontarsi con nemici più preparati.

Ancora missili su Odessa

Intanto, si registra un nuovo attacco missilistico russo su Odessa, il secondo in tre giorni. Secondo quanto riferito dal governatore della città nel sud dell'Ucraina, almeno tre persone sono morte e altrettante sono rimaste ferite nell'ultimo raid, che ha provocato anche danni alle infrastrutture civili.

Bimbi ucraini deportati in Russia, telefonata Yemark-Zuppi

"Ho avuto un colloquio telefonico con il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Matteo Zuppi. Ho sottolineato che nel quadro del dialogo diplomatico con tutti gli stati, l'Ucraina presta costantemente particolare attenzione alla questione del ritorno dei bambini deportati illegalmente dalla Russia". Lo ha scritto su X, Andriy Yermak, capo dell'ufficio del presidente Volodymyr Zelensky.

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Covid, Zhang sfida ancora la Cina: la battaglia del...

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Lo scienziato, cacciato dal laboratorio, torna a far parlare di sé con una rara iniziativa pubblica di dissenso nel gigante asiatico

Covid in Cina - Afp

Sfida ancora la Cina di Xi Jinping il virologo cinese che all'inizio della pandemia di coronavirus, nel gennaio 2020, pubblicò la prima sequenza del Sars-Cov-2 senza l'autorizzazione di Pechino. Zhang Yongzhen torna a far parlare di sé con una rara iniziativa pubblica di dissenso nel gigante asiatico. Lo scorso fine settimana, ricostruisce il Telegraph, gli è stato impedito l'ingresso nel suo laboratorio a Shanghai.

Nel frattempo sui social hanno iniziato a rimbalzare foto di un uomo che dorme sotto la pioggia davanti alla porta del centro. Domenica si è messo seduto fuori dallo Shanghai Public Health Clinical Center, che sostiene che il laboratorio di Zhang sia stato chiuso per "motivi di sicurezza", con la possibilità di spazi alternativi durante i lavori di ristrutturazione.

Eppure secondo una dichiarazione diffusa online da Zhang e poi sparita, ma visionata dall'Associated Press citata dalla stampa internazionale, allo scienziato sarebbe stato offerto un altro spazio, ma solo dopo lo 'sfratto' e senza gli standard necessari per le sue ricerche. E nel post su Weibo fatto sparire, Zhang assicura che non mollerà dopo le misure scattate per lui e per il suo team.

E' "sconfortante vedere queste continue vessazioni e punizioni nei confronti di Zhang", ha commentato con il Telegraph Stuart Neil, virologo del King’s College London coinvolto nel lavoro di ricerca per tracciare le origini del Covid e convinto che "senza il coraggio di Zhang" ci sarebbe voluto molto più tempo per "la diffusione del primo vaccino" contro il Covid.

Scienziati che lavorano con collaboratori in Cina hanno denunciato al giornale come dopo la pandemia le collaborazioni internazionali siano divenute sempre più difficili. Il Guardian scrive che oggi Zhang, raggiunto al telefono, ha sottolineato come per lui - già rimosso dal Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive - sarebbe "inopportuno" parlare.

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