Salute e Benessere
Cancro stomaco metastatico Her2+, rimborso per anticorpo...
Cancro stomaco metastatico Her2+, rimborso per anticorpo farmaco-coniugato
In oltre 10 anni trastuzumab deruxtecan è primo anti-Her2+ approvato in Ue nel carcinoma gastrico
L'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha approvato la rimborsabilità di trastuzumab deruxtecan come monoterapia per il trattamento di pazienti adulti con adenocarcinoma dello stomaco o della giunzione gastroesofagea (Gej) avanzato Her2-positivo (Her2+), che hanno ricevuto un precedente trattamento a base di trastuzumab. Questi pazienti con malattia avanzata, che sono progrediti dopo un trattamento anti-Her2 di prima linea, possono ora beneficiare di trastuzumab deruxtecan, anticorpo monoclonale farmaco-coniugato di Daiichi Sankyo e AstraZeneca, in grado di migliorare sia la risposta obiettiva che la sopravvivenza globale.
A dicembre 2022 - spiegano le aziende farmaceutiche in una nota - il trattamento è stato approvato dalla Commissione europea in questa indicazione, in base ai risultati degli studi Destiny-Gastric01 e Destiny-Gastric02. E' il primo farmaco anti-Her2 approvato nell'Unione europea in oltre un decennio per il carcinoma gastrico. "Trastuzumab deruxtecan - afferma Sara Lonardi, direttore Ff dell'Oncologia 3 all'Istituto oncologico veneto Irccs di Padova - ha dimostrato di essere molto efficace in una condizione clinica complessa, cioè nei pazienti con carcinoma gastrico Her2+ non suscettibile di chirurgia, dopo il fallimento della prima linea di terapia medica costituita da chemioterapia più trastuzumab. In questi casi, fino a oggi, le possibilità di cura erano limitate. E' un farmaco di tipo Adc(antibody-drug conjugate) che combina un anticorpo monoclonale, trastuzumab, con un farmaco chemioterapico, deruxtecan".
"Nello studio Destiny-Gastric01 di fase 2 randomizzato, pubblicato sul 'New England Journal of Medicine', condotto su 187 pazienti provenienti da Giappone e Corea del Sud", ricorda Lonardi, il trattamento "ha mostrato vantaggi importanti. E' stato osservato un tasso di risposta obiettiva del 51% nei pazienti trattati con trastuzumab deruxtecan rispetto al 14% con la terapia standard. La sopravvivenza libera da progressione mediana è stata di 5,6 mesi rispetto a 3,5 mesi. La sopravvivenza globale mediana ha raggiunto 12,5 mesi rispetto a 8,4 mesi". Questi risultati significativi sono stati confermati anche nello studio Destiny-Gastric02, pubblicato su 'The Lancet Oncology', che ha coinvolto 79 pazienti in Nord America e Europa. "Lo Iov di Padova - sottolinea Lonardi - è uno dei centri che ha arruolato più pazienti. La risposta alle terapie, di solito, è diversa nella popolazione orientale rispetto a quella occidentale; nel caso di trastuzumab deruxtecan, però, i risultati sono simili. Nello studio Destiny-Gastric02, tutti i pazienti hanno ricevuto il trattamento, con una risposta obiettiva del 42%, una sopravvivenza libera da progressione di circa 6 mesi e una sopravvivenza globale mediana di oltre 12 mesi".
Nel 2023, in Italia - riporta la nota - sono stati stimati circa 15mila nuovi casi di tumore dello stomaco (9mila uomini e 6mila donne). Meno del 20% è individuato in fase iniziale. Infatti la sopravvivenza a 5 anni rimane ancora bassa, pari al 35% nelle donne e al 30% negli uomini. "E' una neoplasia aggressiva frequentemente diagnosticata in stadio localmente avanzato o metastatico - illustra Carmine Pinto, direttore dell'Oncologia medica del Comprehensive Cancer Centre, Ausl-Irccs di Reggio Emilia - e caratterizzata da un elevato tasso di recidive anche dopo la chirurgia ad intento radicale. Questi pazienti fino ad oggi presentavano limitate possibilità terapeutiche dopo la progressione al trattamento iniziale che prevede la combinazione della chemioterapia con un farmaco anti-Her2, il trastuzumab. Grazie alla rimborsabilità di Aifa, trastuzumab deruxtecan diventa disponibile nei pazienti con carcinoma gastrico avanzato Her2-positivo, già sottoposti a un precedente trattamento anti-Her2. Si tratta di un importante cambiamento della strategia di cura per quel 20% di pazienti con carcinoma gastrico che presentano una iperespressione di Her2".
Proprio per questo "è importante sottoporre tutti i pazienti con carcinoma gastrico avanzato al test diagnostico per valutare l'espressione di Her2 dall'inizio del percorso di cura - rimarca Pinto - con la consapevolezza che questa determinazione è fondamentale non solo per la prima linea di terapia, ma anche per quella successiva. In questi pazienti con carcinoma gastrico Her2+, pertanto, la strategia terapeutica prevede una prima linea con chemioterapia più trastuzumab e una seconda linea con trastuzumab deruxtecan. Avanzamenti importanti sono stati recentemente raggiunti anche nella terapia della malattia Her2 negativa, combinando la chemioterapia con l'immunoterapia nei pazienti positivi per PD-L1. Lo scenario sta davvero cambiando".
"La ricerca - commenta Claudia Santangelo, presidente di Vivere senza stomaco (si può) - mette a disposizione dei pazienti cure innovative come trastuzumab deruxtecan, che rappresenta un passo avanti significativo nel controllo della malattia metastatica. Il tumore gastrico è una patologia ad alta complessità clinica e richiede percorsi dedicati per la diagnosi, la cura e l'assistenza. La presa in carico di questi pazienti, in particolare con carcinoma avanzato, necessita di un approccio multidisciplinare che permetta una gestione globale, migliorando la sopravvivenza e la qualità di vita. E' importantissimo che i pazienti ricevano, fin dall'inizio, una valutazione nutrizionale e che siano seguiti da questo punto di vista durante tutto il percorso di cura. Le persone colpite da tumore dello stomaco, infatti, rischiano la malnutrizione sin dalle prime fasi della malattia. La maggiore attenzione agli aspetti nutrizionali migliora la qualità di vita e la possibilità di accedere a più linee di terapia con un impatto positivo sulla sopravvivenza".
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Pressione alta, il ruolo del Dna: lo studio
Maxi-studio internazionale apre a diagnosi di precisione, cure su misura e all'identificazione di nuovi bersagli terapeutici
La pressione alta dipende certo dai cattivi stili di vita, ma sulla probabilità di ammalarsi di ipertensione - un fattore di rischio chiave per le patologie cardiovascolari - pesa anche il Dna. In un maxi studio sui dati di oltre un milione di persone, il più grande mai condotto finora sull'argomento, ricercatori e collaboratori dei National Institutes of Health-Nih americani hanno scoperto oltre 2mila regioni del genoma umano (loci genomici) legati alla pressione sanguigna, comprese 113 nuove regioni. Il lavoro è pubblicato su 'Nature Genetics' e secondo gli autori permetterà di capire meglio come viene regolata la pressione del sangue, nonché di identificare possibili bersagli per nuovi farmaci.
"Il nostro studio aiuta a spiegare una percentuale molto maggiore di differenze tra la pressione sanguigna di due persone rispetto a quanto precedentemente noto", afferma Jacob Keaton, sezione Informatica sanitaria di precisione del National Human Genome Research Institute (Nhgri), primo autore della ricerca alla quale hanno contribuito più di 140 scienziati di oltre 100 università, istituti e agenzie governative. I ricercatori sono riusciti anche a calcolare un punteggio di rischio poligenico, che combina gli effetti di tutte le varianti genomiche presenti in una persona, per prevederne la pressione e il pericolo ipertensione. "Conoscere il rischio di un paziente di sviluppare ipertensione potrebbe portare a trattamenti su misura, che hanno maggiori probabilità di essere efficaci", sottolinea Keaton.
Tra i nuovi loci genomici scoperti, molti si trovano in geni che svolgono un ruolo nel metabolismo del ferro, confermando precedenti evidenze secondo cui alti livelli di ferro possono contribuire alle malattie cardiovascolari, precisano gli autori. Gli scienziati hanno inoltre confermato l'associazione tra pressione sanguigna e varianti del gene Adra1A, che codifica per un recettore cellulare detto adrenergico, già target di farmaci per la pressione. Ecco perché gli autori ritengono che altre varianti genomiche individuate nella nuova ricerca potrebbero diventare bersagli farmacologici per sviluppare nuove terapie.
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Cardiologi: “Ecg con Ai è salto in avanti, screening...
Lo studio sull'efficacia dell'uso di nuovi Ecg con intelligenza artificiale nel prevenire i decessi individuando pazienti ad alto rischio mortalità, "ci dice che non si deve avere paura e non si deve essere scettici rispetto all'uso dell'Ai nella pratica clinica. Questa ricerca e altre del genere forniscono una indicazione importante sul tema della prevenzione. Se un medico, grazie appunto all'Ai, riceve un alert su un paziente specifico può dedicargli più attenzione, si può identificare uno scompenso cardiaco, si possono usare farmaci antiaritmici in modo selettivo, ma anche individuare aritmie maligne. L'Ecg intelligente ci permette un salto in avanti con uno screening più approfondito rispetto a quello che si esegue di routine, riducendo anche i costi e l'inappropriatezza". Così all'Adnkronos Leonardo De Luca, vice presidente Anmco, l'Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri, e direttore della struttura complessa di Cardiologia del Policlinico San Matteo di Pavia.
Rispetto alle innovazioni, in Italia "c'è un problema culturale", avverte De Luca. "Secondo un nostro censimento di tutte le strutture cardiologiche pubbliche, convenzionate e private presenti in Italia - spiega - parliamo di 790 strutture, solo nel 20% sono presenti strumenti di telemedicina, teleconsulto e telerefertazione. Il Pnrr doveva intervenire proprio su queste settore e sull'ammodernamento del parco tecnologico".
Il balzo tecnologico, favorito anche dall'Ai, può essere un rischio nel far aumentare la richiesta di offerta sanitaria 'hi-tech'? "C'è il rischio, come c'è un rischio di esagerare con l'interpretazione dei dati che arrivano dai vari software oggi a disposizione - risponde il primario di Cardiologia - Questo studio dimostra che proprio l'Ai applicata a un esame importante e ormai consolidato come l'Ecg può ridurre la mortalità del paziente ospedalizzato, ma c'è da considerare anche l'effetto Hawthorne, che accade quando c'è una variazione del comportamento in presenza di qualcuno che ti osserva. Questo - chiarisce - potrebbe essere accaduto nello studio quando il medico, che sa di partecipare a un ricerca, è più attento ai dati e all'osservazione clinica del paziente. Magari è più sensibile all'alert dell'Ai e interviene istantaneamente. Ma al di là di questa considerazione, davvero ormai con intelligenze artificiali che passano in rassegna milioni di dati e immagini in pochissimo tempo, siamo in presenza di una rivoluzione nel campo della cardiologia, e non solo".
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Nuovo cancro seno ereditario, Aiom: “Passo avanti per...
E' "un passo avanti importante sulla strada della diagnosi di precisione" lo studio dell'Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano, pubblicato su 'Jama Network Open', che ha scoperto una nuova forma ereditaria di cancro al seno, associata al gene Cdh1. A spiegare all'Adnkronos Salute il valore del lavoro dei senologi Ieo è Francesco Perrone, presidente dell'Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) e direttore dell'Unità Sperimentazioni cliniche dell'Istituto nazionale tumori Fondazione Pascale di Napoli.
In donne operate per un tumore lobulare del seno, gli autori hanno definito una nuova sindrome chiamata 'carcinoma mammario lobulare ereditario', associata a mutazioni patogenetiche del gene Cdh1. Una forma di cancro e che si differenzia integralmente - sottolineano i ricercatori - dalla classica sindrome del carcinoma mammario ereditario causata dalle note mutazioni dei geni Brca1 e Brca2. I cosiddetti 'geni Jolie', che hanno spinto l'attrice americana e più di recente la supermodella Bianca Balti a ricorrere alla chirurgia preventiva per scongiurare il rischio cancro. Per i senologi Ieo, "le donne con un tumore lobulare, con età sotto i 45 anni, o con storia familiare positiva o con tumore lobulare bilaterale, dovrebbero essere tutte testate per il gene Cdh1".
Su questo punto Perrone precisa: "Non faccio anticipazioni sui contenuti delle future linee guida Aiom, che sono frutto di un processo lungo e complesso, e che sono valide una volta approvate dall'Istituto superiore di sanità e pubblicate". Ciò premesso, lo studio dell'Irccs fondato da Umberto Veronesi indica "una nuova potenziale possibilità di fare diagnosi di precisione", afferma l'oncologo. Le conclusioni del lavoro, puntualizza, aprono all'eventualità di "aggiungere, nei prossimi anni, qualcosa all'armamentario diagnostico già disponibile per cercare di identificare tumori che hanno una causa ereditaria". Un'opportunità molto importante per i pazienti con mutazioni genetiche a rischio cancro, ma anche per i loro familiari, sui quali potrà essere cercata la stessa mutazione, valutando strategie personalizzate di prevenzione.
La nuova ricerca dell'Ieo, commenta il presidente Aiom, "è uno studio sicuramente importante su un tema molto importante che è quello delle forme ereditarie di cancro. In questo caso una forma di cancro della mammella, il carcinoma lobulare, che non è la più frequente", rimarca Perrone. L'oncologo si complimenta pertanto con gli autori anche "per la capacità di mettere insieme una grande casistica, iniziata prima del 2000", così da produrre risultati abbastanza 'pesanti' da poter sperare di orientare in futuro la diagnosi oncologica di precisione.
"Al momento - ribadisce il numero uno dell'associazione oncologi medici - mi sembra che il senso di questa pubblicazione possa essere quello di aggiungere potenzialmente, nei prossimi anni, qualcosa all'armamentario diagnostico di cui disponiamo per individuare i tumori con una causa ereditaria. Che ciò si potrà tradurre in una modifica della terapia o della prognosi è molto presto per dirlo, però è una cosa importante. Con i più noti e importanti 'geni Jolie' - ricorda infatti Perrone - quello che accade" già oggi "è che si fa una diagnosi di un tumore che è legato a un'anomalia di questi geni, e quindi si può poi discutere e ragionare anche per la prevenzione del cancro nei familiari che potrebbero avere la stessa mutazione. Un elemento, questo, molto importante".