Politica
Pd, Follini: “Dem in confusione, maggioranza...
Pd, Follini: “Dem in confusione, maggioranza ringrazia”
Il punto di vista di Marco Follini per Adnkronos
"Difficile discutere del Pd 'sine ira ac studio', come dicevano i latini. E cioè senza pregiudizio e senza che le passioni di parte offuschino la lucidità politica che pure sarebbe dovuta al caso. Difficile anche perché in quel partito si raduna tanta della nostra storia politica di questi anni. Cosicché esso finisce per condensare in sé la gran parte dei caratteri che formano l’intero alfabeto del lessico repubblicano. Con l’esito di indurre quasi sempre giudizi estremi e analisi di parte.
Eppure quella discussione sarebbe necessaria, sia ai suoi tifosi che ai suoi denigratori. Poiché quel partito, nel bene e nel male, non è uno dei tanti. Ma pretende di essere un riassunto di quasi tutta la nostra storia repubblicana. O almeno, della sua parte più significativa. E’ il 'partito dei partiti', se così si può dire. Quello che intendeva aggiornare e insieme archiviare la nostra prima repubblica, portando a fusione le sue culture storiche e squadernando davanti ad esse una prospettiva di cambiamento che ha finito per diventare, paradossalmente, il labirinto nel quale a questo punto si sta perdendo. C’è insomma all’origine del Pd una sorta di volontaria doppiezza tra il suo antico e nobile lignaggio e l’altrettanto nobile pretesa di rappresentare una bandiera di novità e di cambiamento. Due cose che, come s’è visto tante altre volte, stanno insieme con una certa fatica.
Questa doppiezza -voluta e cercata- fa dell’attuale Pd un ircocervo, un animale mitologico. Infatti da un lato esso viene percepito come il luogo canonico della classe dirigente, il partito che ha espresso gli ultimi due capi dello Stato, quello che assomma in sé, o almeno pretende di farlo, la gran parte delle nostre tradizioni più blasonate. E dall’altro però, quasi a compensare questa aulica solennità che lo ha contraddistinto il più delle volte, esso vorrebbe proporsi al contrario come una forza dinamica, innovativa, senza radici che richiamino troppo il passato. Combinazione assai difficoltosa. E resa ancor più difficoltosa dalla marea populista che ha sotterrato tanta parte di quelle storie e tradizioni (marea verso cui l'attuale Pd si ostina ad essere troppo compiacente).
La segreteria di Elly Schlein -sia detto senza voler troppo infierire- rende ogni giorno più acuta quella difficoltà e più stridente quella contraddizione. Infatti la nuova segretaria gioca la sua fortuna sul ruolo di outsider che si è scelta (e per cui è stata scelta). Peccato che quel ruolo implichi un conflitto con il carattere di nobiltà repubblicana che ha connotato il Pd fin dalle sue origini. Conflitto che nessuno ha voglia di portare fino in fondo. E che resta per così dire appeso a mezz’aria, dando vita a una contraddizione tuttora irrisolta. Così, ad ogni appuntamento si riproduce quella curiosa dicotomia tra un partito che vorrebbe essere custode delle tradizioni e un partito -lo stesso partito- che pretende invece di andare ben oltre quelle stesse tradizioni, fin quasi a rovesciarle.
Ora, Schlein può decidere di guidare il Nazareno con la prudenza del professionista. Oppure può decidere di cambiarlo da cima a fondo con l’impeto della dilettante, sia pure una dilettante di talento. Può essere la prima professionista della squadra o l’outsider che dà vita e forma a una squadra tutta diversa. Ma non può fare le due cose insieme, né farle a giorni alterni, ora l’una e ora l’altra. Se sceglie, rischia. Ma se resta in bilico rischia molto di più. E infatti ogni passaggio, da quelli più impegnativi (il voto in Parlamento sull’Ucraina) a quelli più simbolici (la sua candidatura al Parlamento europeo) e perfino a quelli più frivoli (l’adunata nel resort di Gubbio) si sta rivelando come un ostacolo sul suo cammino.
Non è chiara insomma la cornice dentro cui si svolge la politica del Pd. Che finisce così per diventare, suo malgrado, il vero “campo largo” di cui tanto si parla. Così largo da ospitare una discreta confusione sotto le sue bandiere. E non abbastanza largo però da potresti proporre prima o poi come un’alternativa possibile. Nel frattempo, la maggioranza ringrazia". (di Marco Follini)
Politica
Salari e occupazione, Meloni incontra i sindacati
Sul tavolo anche la super deduzione sulle assunzioni
Incontro oggi a Palazzo Chigi oggi tra il premier Giorgia Meloni e i sindacati per illustrare le prossime misure allo studio del governo su salari e occupazione. Sul tavolo anche la super deduzione sulle assunzioni che prevede una quota deducibile del costo del lavoro pari al 120%. È prevista una maggiorazione al 130% per giovani, donne e soggetti già beneficiari del Reddito di cittadinanza. Sul tavolo anche il tema del decreto Coesione
Politica
Elezioni europee, social promuovono candidatura Meloni: sì...
È quanto emerge da una ricerca condotta, in esclusiva per Adnkronos, da Vis Factor
Con un sentiment positivo del 60,4% gli italiani sui social promuovono la candidatura di Giorgia Meloni alle elezioni europee. È quanto emerge da una ricerca condotta, in esclusiva per Adnkronos, da Vis Factor, società leader a livello nazionale nel posizionamento strategico, attraverso Human, la propria piattaforma di web e social listening realizzata interamente con algoritmo a base semantica italiana.
E' stata la stessa presidente del Consiglio, ieri dalla kermesse FdI di Pescara, ad annunciare la sua discesa in campo alle europee: "Siamo di fronte a una battaglia decisiva, siamo a un bivio che non consente di tirarsi indietro, tutti devono fare la propria parte e io intendo fare la mia - ha detto - Ho deciso di scendere in campo per guidare le liste di Fratelli d'italia in tutte le circoscrizioni elettorali, se sopravvivo". E poi si è rivolta direttamente agli elettori: "Chiedo agli italiani di scrivere sulla scheda il mio nome, ma il mio nome di battesimo. La cosa di cui vado più fiera è che la maggior parte dei cittadini che si rivolge a me continui a chiamarmi semplicemente Giorgia. Io sono stata derisa per anni per le mie radici popolari, mi hanno chiamata pesciarola, borgatara.. perché poi loro sono colti, eh, Ma io sono fiera di essere una persona del popolo". “Se volete dirmi che ancora credete in me - ha proseguito - scrivete sulla scheda Giorgia, perché io sono e sarò sempre una di voi. Il potere non mi cambierà, il palazzo non mi isolerà. Io ho bisogno di sapere ancora una volta che ne vale la pena".
A spiegare i motivi della scelta e a chiarire la dicitura sulle schede elettorali è stato il ministro per le Politiche agricole Francesco Lollobrigida: "Ci sarà scritto 'Giorgia Meloni detta Giorgia'" ha sottolineato parlando di "una possibilità che la norma dà proprio per semplificare il concetto". Del resto non è la prima volta che si usa lo pseudonimo elettorale. L'esempio più noto è quello dello scomparso leader dei Radicali, che sulla scheda elettorale compariva come "Giacinto Pannella detto Marco". Nell'elezione che lo ha incoronato sindaco di Milano, Sala ha usato sulla scheda "Giuseppe Sala detto Beppe". Ha aggiunto invece il solo nome di battesimo, proprio come farà la premier, una candidata delle liste di Carlo Calenda alle comunali di Roma del 2021, "Cecilia Frielingsdorf detta Cecilia".
Secondo la ricerca, condotta in esclusiva per Adnkronos da Vis Factor, tra i concetti più digitati in relazione al tema c’è “scrivi Giorgia”, “cambiamo l’Europa” e “meno tasse”. “Si tratta di un risultato ampiamente positivo che va ben oltre il perimetro del consenso della coalizione di centrodestra. Vuol dire che gli italiani apprezzano il coraggio del presidente del Consiglio di misurarsi con queste elezioni a oltre un anno e mezzo di insediamento al governo", spiega Tiberio Brunetti, fondatore di Vis Factor, analista politico e imprenditore. "Meloni ci mette la faccia e mira a tirare la volata di Fdi, per ribadire il primato assoluto del partito all’interno del centrodestra ma, principalmente, a livello nazionale - osserva Brunetti - L’invito a 'scrivere Giorgia' sulla scheda è molto evocativo e dà un senso di prossimità umana della candidatura, mentre il claim 'l’Italia cambia l’Europa' per quanto forte e chiaro rischia di essere troppo velleitario nel medio periodo. Serve adesso dare una mission chiara a questa candidatura affinché sia coerente con le aspettative degli italiani e con l’azione di governo”.
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Elezioni europee, social promuovono candidatura Giorgia...
È quanto emerge da una ricerca condotta, in esclusiva per Adnkronos, da Vis Factor
Con un sentiment positivo del 60,4% gli italiani sui social promuovono la candidatura di Giorgia Meloni alle elezioni europee. È quanto emerge da una ricerca condotta, in esclusiva per Adnkronos, da Vis Factor, società leader a livello nazionale nel posizionamento strategico, attraverso Human, la propria piattaforma di web e social listening realizzata interamente con algoritmo a base semantica italiana.
E' stata la stessa presidente del Consiglio, ieri dalla kermesse FdI di Pescara, ad annunciare la sua discesa in campo alle europee: "Siamo di fronte a una battaglia decisiva, siamo a un bivio che non consente di tirarsi indietro, tutti devono fare la propria parte e io intendo fare la mia - ha detto - Ho deciso di scendere in campo per guidare le liste di Fratelli d'Italia in tutte le circoscrizioni elettorali, se sopravvivo". E poi si è rivolta direttamente agli elettori: "Chiedo agli italiani di scrivere sulla scheda il mio nome, ma il mio nome di battesimo. La cosa di cui vado più fiera è che la maggior parte dei cittadini che si rivolge a me continui a chiamarmi semplicemente Giorgia. Io sono stata derisa per anni per le mie radici popolari, mi hanno chiamata pesciarola, borgatara.. perché poi loro sono colti, eh. Ma io sono fiera di essere una persona del popolo". “Se volete dirmi che ancora credete in me - ha proseguito - scrivete sulla scheda Giorgia, perché io sono e sarò sempre una di voi. Il potere non mi cambierà, il palazzo non mi isolerà. Io ho bisogno di sapere ancora una volta che ne vale la pena".
A spiegare i motivi della scelta e a chiarire la dicitura sulle schede elettorali è stato il ministro per le Politiche agricole Francesco Lollobrigida: "Ci sarà scritto 'Giorgia Meloni detta Giorgia'" ha sottolineato parlando di "una possibilità che la norma dà proprio per semplificare il concetto". Del resto non è la prima volta che si usa lo pseudonimo elettorale. L'esempio più noto è quello dello scomparso leader dei Radicali, che sulla scheda elettorale compariva come "Giacinto Pannella detto Marco". Nell'elezione che lo ha incoronato sindaco di Milano, Sala ha usato sulla scheda "Giuseppe Sala detto Beppe". Ha aggiunto invece il solo nome di battesimo, proprio come farà la premier, una candidata delle liste di Carlo Calenda alle comunali di Roma del 2021, "Cecilia Frielingsdorf detta Cecilia".
Secondo la ricerca, condotta in esclusiva per Adnkronos da Vis Factor, tra i concetti più digitati in relazione al tema c’è “scrivi Giorgia”, “cambiamo l’Europa” e “meno tasse”. “Si tratta di un risultato ampiamente positivo che va ben oltre il perimetro del consenso della coalizione di centrodestra. Vuol dire che gli italiani apprezzano il coraggio del presidente del Consiglio di misurarsi con queste elezioni a oltre un anno e mezzo di insediamento al governo", spiega Tiberio Brunetti, fondatore di Vis Factor, analista politico e imprenditore. "Meloni ci mette la faccia e mira a tirare la volata di Fdi, per ribadire il primato assoluto del partito all’interno del centrodestra ma, principalmente, a livello nazionale - osserva Brunetti - L’invito a 'scrivere Giorgia' sulla scheda è molto evocativo e dà un senso di prossimità umana della candidatura, mentre il claim 'l’Italia cambia l’Europa' per quanto forte e chiaro rischia di essere troppo velleitario nel medio periodo. Serve adesso dare una mission chiara a questa candidatura affinché sia coerente con le aspettative degli italiani e con l’azione di governo”.