Cronaca
La pizzeria e il cliente a disagio per i gay, nel 2022 il...
La pizzeria e il cliente a disagio per i gay, nel 2022 il precedente
In un altro locale, in Veneto, una situazione identica a quella denunciata in Lombardia
Il cliente si lamenta perché si è dovuto sedere vicino a persone gay, il locale risponde alla recensione omofoba. L'episodio denunciato da una pizzeria di Sant'Angelo Lodigiano è finito sotto i riflettori per i toni usati dal cliente e per la risposta perentoria dei proprietari del locale. Un unicum? Non proprio. Il web non dimentica e spunta una vicenda analoga, con una dinamica praticamente identica: lo sdegno del cliente 'costretto' a consumare il pasto in presenza di persone omosessuali e la risposta categorica del locale. La situazione si è verificata circa 2 anni fa, a giudicare dal post che campeggia ancora sulla pagina Facebook di una bruschetteria di Monte di Malo, in provincia di Vicenza. "Mi hanno messo a mangiare di fianco a dei gay e sinceramente non mi sono sentito a mio agio durante la consumazione, peccato perché la bruschetta" è "molto buona", scrive il cliente.
Il messaggio viene pubblicato su Facebook dal locale che risponde: "Ci vediamo costretti e allo stesso tempo veramente dispiaciuti a dover condividere una recensione come questa. Invitiamo questa persona a non presentarsi più nel nostro locale e con questo post vogliamo prendere una posizione ben definita contro coloro che la pensano allo stesso modo. Ci sarebbe piaciuto dire direttamente queste cose a tale signore se solo ne conoscessimo il vero nome e cognome".
Le parole del cliente della bruschetteria somigliano curiosamente a quelle usate dall'avventore della pizzeria: "Mi hanno messo a mangiare di fianco a dei gay, non mi sono accorto subito perché sono stati composti, e un ragazzo in carrozzina che mangiava con difficoltà, mi spiaceva ma non mi sono sentito a mio agio. Peccato perché la pizza era eccellente e il dolce ottimo, ma non andrò più".
Il caso della pizzeria, tra l'altro, viene 'esaminato da Lorenzo Biagiarelli. L'autore del libro 'Ho mangiato troppa carne' e protagonista di 'È sempre mezzogiorno' in tv, si sofferma sul post pubblicato dalla pizzeria lombarda e relativo alla recensione che, a quanto pare, è stata rimossa dal cliente. Dettagli tecnici e caratteristiche dell'immagine alimentano dubbi: "Insomma, siamo sicuri che questo screenshot sia autentico? In ogni caso, nulla gli ha impedito di diventare una notizia, di occupare le homepage di tutti i quotidiani online, di scatenare un'ondata di solidarietà umana verso una pizzeria che, a quanto pare, offre iniziative benefiche a favore di persone con disabilità. Eppure a me dà fastidio. Se lo screen fosse davvero falso (magari se siete esperti in materia fatemelo sapere), ci troveremmo di fronte a parecchie implicazioni scomode. Non solo l'utilizzo di abilismo e omofobia come leva di marketing, ma anche l'inesistente controllo della veridicità del materiale digitale da parte della stampa. Ora ci preoccupiamo tutti di come l'Intelligenza Artificiale possa produrre dei falsi accuratissimi, ma se non siamo in grado neanche di distinguere quelli prodotti da miocuggino su Picsart direi che non partiamo benissimo", scrive Biagiarelli.
Cronaca
Incidente a Pescara, perde il controllo della moto e si...
Sconosciuti i motivi che hanno causato la caduta
Ha perso il controllo della moto che stava guidando ed è finito rovinosamente a terra. Un giovane originario di Cappelle sul Tavo (Pescara) è morto a causa di incidente stradale avvenuto, nella tarda mattinata di oggi, a Popoli (Pescara), sulla statale Tiburtina. Inutili i soccorsi e i tentativi di salvarlo. Sul posto un'ambulanza e poi l'elicottero del 118, ma il motociclista è deceduto poco dopo l'arrivo in ospedale. Sul posto i carabinieri della compagnia di Popoli che stanno effettuando i rilievi di legge. Sconosciuti i motivi che hanno causato la letale caduta.
Cronaca
Liste d’attesa Ssn incubo per 9 italiani su 10: indagine...
Su 1.100 intervistati in 950 hanno avuto difficoltà nel prenotare visite e esami, la metà si rivolge ai privati’
Attese lunghissime, strutture ospedaliere lontane, difficoltà con i Cup e, troppo spesso, agende di prenotazione bloccate. Per 9 italiani su 10 le liste d’attesa del Ssn sono un incubo. A certificarlo, se ce ne fosse ancora bisogno, è un’indagine di Altroconsumo secondo la quale su 1.100 cittadini intervistati oltre 950 hanno avuto difficoltà nel prenotare una visita o un esame con il Ssn nel corso dell’ultimo anno. L'indagine condotta su un campione aderente ad ACmakers, la community che collabora alle ricerche dell’Organizzazione, e focalizzata sulla problematica delle liste d’attesa, conferma un quadro sconfortante e fortemente critico, che non sembra registrare segnali di miglioramento. Gli italiani, quando va bene, sono costretti a rivolgersi al privato e a pagare di tasca propria ma in troppi rinunciano a curarsi.
Gran parte dei problemi - secondo Altroconsumo - si sono registrati con le visite specialistiche (per 2/3 delle segnalazioni ricevute): in particolare, le visite più citate sono quella oculistica (circa 180 segnalazioni) e dermatologica (circa 100, per lo più riguardanti il controllo dei nei). Tra gli esami più segnalati: ecografie dell'addome, tiroide, mammella e della spalla (circa 150), risonanze magnetiche, Tac (circa 100) e gastroscopia (circa 25). In realtà questo elenco non sorprende: visite oculistiche e dermatologiche, gastroscopie ed ecografie dell’addome sono da sempre le prestazioni che i cittadini pagano di più di tasca propria, prenotando nel privato, come confermano anche gli ultimi dati di Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) sull’attività intramoenia, cioè l’attività privata degli ospedali pubblici.
Ma quali sono più nello specifico i problemi riscontrati? Innanzitutto, per 2/3 degli intervistati, le attese oltre le urgenze indicate sulla ricetta, ma anche strutture ospedaliere troppo lontane, appuntamenti non disponibili a causa delle prenotazione chiuse (fenomeno peraltro illegale). Ma non solo: Cup difficili da contattare, ricette che scadono, controlli che saltano.
Il problema delle attese eccessive – si legge nel report - riguarda la grande maggioranza degli intervistati; è impossibile per tanti fare visite ed esami nei tempi suggeriti dal medico, anche quando c’è un’urgenza indicata sulla ricetta (117). Ma colpisce che circa 1/4 di queste segnalazioni (263) riguardi l’impossibilità di prenotare una visita o un esame per via delle agende chiuse. Non è tutto: circa un quarto dei cittadini che hanno avuto problemi per avere l'appuntamento nei tempi prescritti dal medico, avrebbero dovuto recarsi in una struttura scomoda, talvolta lontana anche 100 km o più da casa, perché nella loro provincia il primo posto sarebbe stato disponibile solo dopo molti mesi. Questo accade perché i cosiddetti “ambiti territoriali di garanzia”, in cui i Cup possono prenotare le prestazioni, possono essere vasti. Seppur lecito, per molti è un disagio molto forte, se non un ostacolo alle cure, e questa pratica disattende il rispetto di quel “principio di prossimità e raggiungibilità” che viene citato dal Piano nazionale di governo delle liste d’attesa.
Anche le difficoltà a contattare il Cup (Centro unico di prenotazione regionale) sono denunciate frequentemente, visto che più di 1/5 degli intervistati dice di averle avute, tra attese molto lunghe, numeri sempre occupati e linea che cade dopo aver atteso inutilmente. Ma purtroppo, sulle attese al telefono con il Cup, non sono previste particolari tutele.
La situazione non migliora sul fronte ricoveri. Dei 1.100 intervistati – riporta il sondaggio - in circa 300 hanno detto di essere stati inseriti in lista d’attesa per un ricovero negli ultimi due anni. Poco più della metà dei cittadini è stata ricoverata nei tempi previsti; circa 100 persone invece non sono state così fortunate e circa 50 sono ancora in attesa di sapere quando verranno chiamate. Fra i motivi dei ritardi riscontrati: la mancanza di medici, di letti, l’assenza dell’agenda dei prossimi mesi. In tutte le testimonianze traspare comunque l’impotenza dell’attesa senza informazioni, metà degli intervistati che ha segnalato problemi ha deciso alla fine di rivolgersi ai privati.
“La crisi in cui versa il Ssn è sotto gli occhi di tutti da tempo poiché è stato, nel corso degli anni, gravemente sotto-finanziato da tutte le forze politiche e cause più recenti ne hanno accelerato il collasso, in primis la pandemia di Covid 19 - dichiara Federico Cavallo, responsabile Relazioni esterne Altroconsumo - Ciò che resta purtroppo costante è l’inadeguatezza delle risposte che la politica ha messo di volta in volta in campo. Un dato valga per tutti: secondo l’ultimo rapporto Bes dell’Istat, nel 2023 circa 4,5 milioni di cittadini hanno dovuto rinunciare a visite mediche o accertamenti diagnostici per problemi economici, di liste di attesa o difficoltà di accesso. Si tratta del 7,6% della popolazione: in aumento rispetto al 7% del 2022 e al 6,3% del 2019".
E ciò "che è ancora più preoccupante è il fatto che il trend di spesa per la sanità - in percentuale sul Pil - è previsto calare nei prossimi anni, un segnale evidente di come la situazione non potrà certo migliorare, ma semmai peggiorare ulteriormente. Noi, come Altroconsumo - aggiunge Cavallo - continueremo a fare la nostra parte monitorando attentamente la situazione, agendo in sinergia con altre realtà impegnate a promuovere i principi di un Servizio sanitario pubblico, equo e universalistico, come la Fondazione Gimbe, e mettendo a disposizione dei cittadini informazioni e strumenti utili a far valere i propri diritti, così come previsti dalla Costituzione e dalle leggi italiane”.
Il "grave stato di salute del Ssn impone una profonda riflessione – sottolinea Nino Cartabellotta, presidente Fondazione Gimbe - l’impatto dell’indebolimento della sanità pubblica sulla salute individuale e collettiva deve considerare anche il livello socio-economico della popolazione. L’aumento del numero di famiglie che vivono sotto la soglia della povertà assoluta, se da un lato “argina” la spesa out-of-pocket – quella che si paga di tasca propria – dall’altro aumenterà la rinuncia alle cure, peggiorando la salute e sino a ridurre l’aspettativa di vita proprio di quegli “indigenti” che l’art. 32 indica come persone a cui fornire cure” gratuite. “Indubbiamente, i tempi di attesa costituiscono una delle principali criticità del Ssn – conclude Cartabellotta - con cui cittadini e pazienti si scontrano quotidianamente subendo gravi disagi, come la necessità di ricorrere alle strutture private o la migrazione sanitaria, sino alla rinuncia alle cure. Un problema che da sempre affligge il nostro Ssn, ma che negli ultimi anni si è aggravato per l’enorme quantità di prestazioni non erogate durante la pandemia Covid-19. Tuttavia, le misure per l’abbattimento delle liste di attesa previste nell’ultima Manovra sono state guidate da una logica ‘prestazionistica’, senza alcun provvedimento mirato a monitorare e ridurre l’inappropriatezza delle prestazioni. Inoltre, il potenziamento dell’offerta è stato 'scaricato' di fatto sul tempo, sempre più esiguo, dei professionisti sanitari. Infine, l’aggiornamento del nuovo Piano nazionale governo liste di attesa, scaduto nel 2021, è ancora in progress”.
Cronaca
Stupro di gruppo a Palermo, processo con rito ordinario:...
La gup ha detto no a una nuova audizione della presunta vittima: "Rischio vittimizzazione secondaria"
Rito ordinario per il presunto stupro di gruppo di Palermo del luglio 2023. Lo ha scelto la difesa dei sei imputati accusati, dopo il no alla nuova audizione della presunta vittima. La prima udienza del processo si terrà il prossimo 15 maggio davanti alla seconda sezione del Tribunale di Palermo.
La ragazza all'epoca 19enne, secondo la difesa, sarebbe dovuta essere sentita su circostanze specifiche dalle nuove acquisizioni investigative. Tra questi una telefonata ricevuta la notte dello stupro da un amico di pochi secondi. La ragazza era già stata ascoltata da un altro Gip di Palermo, Clelia Maltese, nel corso di un incidente probatorio.
Anche oggi la giovane, che oggi ha 20 anni, non era presente all'udienza preliminare. Da alcuni giorni ha lasciato la casa-rifugio in cui era stata portata dopo l'aggressione che avrebbe subito il giorno di Pasquetta, e vive al Nord Italia. A rappresentarla l'avvocata Carla Garofalo che la difende.
Perché non sarà risentita in aula la presunta vittima
La presunta vittima non sarà risentita in aula perché in passato "era già stata sentita numerose volte" e una nuova audizione avrebbe "determinato una vittimizzazione secondaria", ha scritto la gup di Palermo Cristina Lo Bue nell'ordinanza con cui ha rigettato la richiesta di abbreviato condizionato presentata dalla difesa dei sei giovani. A farlo presente in aula, questa mattina, dopo la richiesta della difesa, erano state le parti civili che sono state ammesse al processo.
Cosa aveva chiesto la difesa
La difesa dei sei imputati aveva chiesto al gup il rito abbreviato condizionato per i giovani, tutti in carcere dalla scorsa estate. Rito abbreviato a condizione che venisse riascoltata in aula la presunta vittima "su circostanze emerse da investigazioni difensive". E che venissero ammessi alcuni documenti ritenuti dalla difesa "importanti ai fini del processo oltre a una testimonianza".
La giudice Cristina Lo Bue ha rigettato la richiesta sui documenti "stante la tardività della richiesta". In particolare, la difesa dei sei imputati, aveva chiesto l'ammissione dell'analisi dello smartphone della presunta vittima, cioè un report sul telefono della giovane, e la produzione di una consulenza psicologica di una professionista sempre sulla presunta vittima.
Sette associazioni parti civili
Dieci le associazioni che all'ultima udienza hanno chiesto al giudice di essere ammesse come parte civile, 7 quelle ammesse. Oltre al Comune di Palermo, Associazione Millecolori onlus, rappresentata dall'avvocata Federica Prestidonato, associazione nazionale Donne in rete contro la violenza, rappresentata dall'avvocata Elvira Rotigliano, Associazione 'Le Onde', rappresentata dall'avvocata Maddalena Gairdina, 'Biblioteca delle Donne centro di consulenza', sempre con avvocata Maddalena Giardina. E ancora: 'Associazione Insieme a Marianna Aps' con l'avvocata Alessandra Inguaggiato, l'Associazione contro tutte le violenze, rappresentata dall'avvocata Cinzia Manzella e l'Associazione femminile 'La Casa di Venere' con l'avvocata Roberta Anselmi.