

Sostenibilità
A Cav la certificazione di parità di genere e il plauso...
A Cav la certificazione di parità di genere e il plauso della vicepresidente della Regione del Veneto De Berti
A Marghera, in occasione del convegno 'Il futuro delle infrastrutture e dei trasporti tra innovazione, sostenibilità e parità di genere'

“Le cose non accadono mai per caso, ma perché vi è la volontà e la capacità di farle. Consentitemi un plauso a Cav che ha lavorato per ottenere la certificazione della parità di genere, adottando policy adeguate per creare un ambiente di lavoro più inclusivo e diversificato, favorendo una partecipazione più equa delle donne. È nostro dovere, come istituzione, impegnarci attivamente nel sensibilizzare la comunità, educare sulle questioni di genere e promuovere una cultura di rispetto reciproco. Solo attraverso sforzi congiunti possiamo sperare di eliminare questa forma di violenza e creare un mondo in cui le donne possano vivere senza timore di abusi fisici o psicologici e discriminazioni sul lavoro”. Sono queste le parole che la vicepresidente della Regione del Veneto, Elisa De Berti, ha rivolto in un messaggio in occasione del convegno proposto da Cav, Concessioni Autostradali Venete, 'Il futuro delle infrastrutture e dei trasporti tra innovazione, sostenibilità e parità di genere' che si è svolto a Marghera.
Sette donne in rappresentanza di altrettante aziende e organizzazioni attive nel mondo dei trasporti e delle infrastrutture hanno risposto all’invito di Monica Manto e Maria Rosaria Anna Campitelli, rispettivamente presidente e amministratore delegato di Cav, per confrontarsi sui temi della parità di genere e della sostenibilità di fronte a un pubblico di un centinaio tra professionisti, esperti del settore, imprenditori e dipendenti. Donne ai vertici aziendali che possono testimoniare che il tetto di cristallo si può infrangere.
Pensato per far emergere esperienze reali sul tema sempre più d’attualità delle politiche di genere, l’incontro ha messo a confronto Paola Carron, Vice Presidente di Confindustria Veneto Est con delega alle infrastrutture, Monica Grosselle, Presidente di Ance Padova, Gabriella Manginelli, Dirigente Settore Nuove Opere Infrastrutturali di Veneto Strade, Livia Schiavi, Compliance e D&I Coordinator di Bureau Veritas Italia, e Federica Vedova, Segretaria Generale di Filt-Cgil Venezia.
“Cav lavora da tempo per mettere in campo una solida politica di sostegno alle dipendenti donne” ha dichiarato la presidente Monica Manto. “I risultati si vedono: molti dei ruoli chiave in azienda, a partire dai vertici, sono guidati da donne. Il tetto di cristallo è quindi superato e possiamo dire che ogni percorso di carriera per le donne ha in Cav la massima tutela. Ora vogliamo misurare questo nostro impegno facendo verificare da terzi le nostre politiche interne e stiamo conseguendo la certificazione per la parità di genere".
"Consapevoli di come l’esempio positivo dia sostegno e forma alla cultura aziendale, vogliamo definire chiaramente competenze e procedure che possono favorire al meglio la meritocrazia, il rispetto dei generi e della diversità e l’inclusione. Mi auguro – ha concluso Manto – che il percorso di Cav, misurato e certificato anno per anno, possa positivamente contaminare il mercato e la cultura del lavoro anche all’esterno della nostra azienda”.
“Nel mondo delle infrastrutture e delle costruzioni occorre lavorare ancora molto anche a livello universitario per favorire l’ingresso nelle donne nelle professioni ingegneristiche che sono tutt’ora frequentati soprattutto da maschi, in particolare in alcune specializzazioni” sottolinea l’ad Cav Maria Rosaria Anna Campitelli. “In azienda la cultura della parità comincia dalla trasparenza. In Cav la trasparenza non è solo implementata a livello di procedure legali ma anche nella tecnicalità del nostro lavoro operativo quotidiano a cominciare dalla centrale operativa e a tutti i dispositivi e le tecnologie e-roads che ci permettono una migliore garanzia della sicurezza e dello stato fisico delle infrastrutture. Accanto alla trasparenza, condivisione, comprensione e mediazione, che sono le parole chiave per conseguire obiettivi di uguaglianza tra i generi".
"Anche la sicurezza – ha aggiunto Campitelli – è importante perché possiamo declinarla come rispetto delle regole, ma anche come rispetto tra colleghi di lavoro, maschi o femmine che siano, che significa, in definitiva; saper fare squadra. E fare squadra significa lavorare in un cantiere, produrre al meglio e far crescere l’impresa. Ancora oggi le donne sono obbligate a uno sforzo di comprensione aggiuntivo per muoversi negli ambienti di lavoro. Il gap culturale è ancora lungo da superare ma con costanza e impegno riusciremo a colmare questo divario e forse per le prossime generazioni sarà possibile vedere i risultati definitivi di questo processo”.
Per Livia Schiavi, Bureau Veritas Italia, il risultato di 814 imprese che in Italia si sono già certificate sul rispetto della parità di genere è “un risultato che fa ben sperare”. “La certificazione – spiega Schiavi - prevede che le organizzazioni abbiano una politica chiara per la parità di genere e che sia nominato un comitato guida con un commitment dei vertici aziendali che nell’arco di almeno tre anni si dia obiettivi di miglioramento costante. Importante in particolare mirare a colmare il cosiddetto gender pay gap, la discrepanza di retribuzione tra uomini e donne a parità di responsabilità”.
“Le costruzioni sono un ambito ancora prettamente maschile, eppure le eccezioni ci sono, a partire dall’azienda che guido dove il consiglio di amministrazione vede la presenza di 4 donne e 1 uomo” sottolinea Paola Carron di Confindustria Veneto Est. “Parità è anche dare alle donne una prospettiva futura in cui lavoro e famiglia non siano obiettivi che si escludono vicendevolmente. Stiamo facendo passi avanti ma rimane ancora lavoro da fare per acquisire una consapevolezza sempre maggiore su questi temi".
"Sia in Confindustria sia in azienda la rappresentanza femminile sta aumentando e le donne, pur con molti sforzi, si stanno facendo spazio e la compatibilità tra lavoro e famiglia è riconosciuto come uno degli obiettivi più importanti da raggiungere sia per le donne sia, anche, per gli uomini. L’attenzione alla parità di genere – conclude Carron - va di pari passo con la sostenibilità ambientale e in Confindustria stiamo lavorando molto anche con gli atenei, Iuav in particolare, per favorire un approccio al business che sia in equilibrio con le esigenze del territorio e della popolazione che vi abita”.
“Stiamo lavorando per inserire sempre più profili femminili nelle aziende di costruzione, un ambito dove la componente maschile è ancora predominante” conferma Monica Grosselle, primo presidente donna di Ance Padova che aggiunge “La legislazione talvolta non aiuta il lavoro delle imprenditrici e degli imprenditori che vogliono sì favorire questo processo di riequilibrio ma, per forza di cose, si trovano a gestire collaboratori e professionisti che sono in larga maggioranza uomini e dunque trovano difficoltà nel rispettare gli obiettivi della normativa”.
Secondo Gabriella Manginelli di Veneto Strade "la sostenibilità è un obiettivo da perseguire a tutto tondo a partire dal ciclo di vita delle infrastrutture, al recupero dei materiali, alla generazione di energia rinnovabile. Obiettivi di parità di genere richiedono un ribaltamento delle prospettive".
Il mondo delle infrastrutture e dei trasporti "è sempre stato centrato sulle esigenze degli uomini, a partire dalla priorità riservata all’auto e ai mezzi privati prediletti dai maschi, rispetto ai trasporti pubblici e alla mobilità a piedi che sono spesso preferiti dalle donne. Così anche i sistemi di sicurezza dei mezzi di trasporto che hanno come riferimento la figura maschile a partire dai crash test che usano manichini dalle forme maschili, ne consegue, ad esempio, che le donne sono statisticamente più soggette a incidenti con conseguenze gravi nonostante la minore predisposizione ad essere coinvolte incidenti rispetto agli uomini” ha concluso Manginelli.
“Il lavoro da fare è soprattutto culturale e da parte della rappresentanza sindacale può essere svolto solo nel caso in cui l’azienda di riferimento sia solida e non abbia problemi gravi, ad esempio di tenuta finanziaria” così Federica Vedova, Filt-Cgil Venezia che ricorda come “il divario salariale sia ancora di circa il 12% in Italia, dell’8% in Veneto, e si fa sentire di più nella contrattazione di secondo livello. In Cav, che è un esempio di buone pratiche e relazioni sindacali c’è terreno fertile, già da alcuni anni abbiamo condotto un percorso di miglioramento delle condizioni di lavoro delle donne, con significative innovazioni ottenute a livello di contrattazione, ad esempio per quanto riguarda una maggiore consapevolezza sull’importanza dei congedi di maternità e parentali.”
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Da Oxford arriva la trappola che cattura le emissioni di...


Le emissioni di metano sono responsabili del 30% circa dell’aumento complessivo delle temperature fino a oggi. È per questo motivo che l’individuazione di un metodo per ridurle o addirittura “ingabbiarle” potrebbe rivelarsi una svolta nella lotta contro il riscaldamento globale. La soluzione arriva dall’Università di Oxford. Gli esperti hanno infatti messo a punto un piccolo satellite che rileva automaticamente le emissioni di gas metano, consentendo una più incisiva azione di contrasto. I risultati sono stati pubblicati su “Nature Scientific Reports”.
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Sostenibilità, Sace presenta la sua nuova Strategia Esg

In occasione di Cop28

In occasione di Cop28, a un anno dal lancio del nuovo Piano Industriale Insieme2025, Sace annuncia la Strategia Esg che rivoluziona il business model del gruppo assicurativo-finanziario italiano per massimizzare l’impatto sui Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite (Sdgs) e realizzare il purpose abbracciato con il nuovo Piano: contribuire al benessere e alla prosperità per la comunità. Di fronte a una platea di oltre cento business leader di una delle regioni a maggior impatto per la transizione sostenibile, il Golfo, Sace ha presentato la nuova Strategia, che prevede una profonda evoluzione del modello operativo e di business integrando i criteri ambientali sociali e di governance in tutti i processi decisionali e che si fonda su un sistema di misurazione d’impatto basato su metriche scientifiche.
Sace ha inoltre facilitato un tavolo di confronto con aziende, finanza e istituzioni per analizzare esigenze e soluzioni per supportare l’evoluzione Esg. Accelerare la transizione delle imprese è infatti il primo pilastro della Strategia di Sace, con un focus specifico sui settori del futuro (energie rinnovabili, economia circolare, veicoli elettrici & mobilità condivisa …) e una attenzione particolare alle Pmi grazie allo sviluppo di un’eco-sistema a loro dedicato.
Il secondo pilastro punta a rendere Sace una 'Esg Excellence Company' garantendo la coerenza delle attività quotidiane interne con iniziative volte alla riduzione dell’impatto ambientale dell’organizzazione, alla creazione di una catena di fornitura sostenibile e allo sviluppo delle persone di Sace verso un modello di leadership e valori sostenibili. Questa strategia sarà accompagnata da una Road Map implementativa, che guiderà Sace nel suo percorso di evoluzione fornendo una direzione chiara e tangibile per raggiungere gli obiettivi Esg non solo durante l’arco di Piano Industriale (2024-2025), ma con ambizioni fino al 2030 e oltre.
“Siamo orgogliosi di presentare la nostra Strategia Esg e di farlo, dopo un anno di grande lavoro in questa direzione, proprio in occasione di Cop28, in un’area come quella del Golfo, cruciale per gli equilibri energetici e le sfide di sostenibilità a livello globale - ha dichiarato Alessandra Ricci, amministratore delegato di Sace - Una Road Map condivisa con tutte le Sace People e in cui coinvolgeremo tutti i nostri stakeholder perché solo insieme possiamo realizzare e moltiplicare gli impatti di questa ri-evoluzione”.
“Questa strategia è il risultato del lavoro e della passione delle persone di Sace che vogliono adottare un nuovo modo di pensare, agire e sentirsi in relazione con il mondo esterno. Con la nuova Strategia Esg, il Gruppo Sace ha accettato le sfide dello sviluppo sostenibile in un mondo sempre più interconnesso con la consapevolezza che le decisioni finanziarie producono impatti sociali e ambientali e che gli impatti sociali e ambientali hanno a loro volta conseguenze finanziarie, e che le decisioni di pochi possono avere impatti sul benessere di molti - ha spiegato Michele De Capitani, Chief Financial&Sustainability Officer di Sace - L’impegno di Sace sarà rivolto a gestire, monitorare, influenzare tutte queste interrelazioni, non soltanto a tutela degli azionisti, ma anche di una platea di stakeholders sempre più estesa che abbraccia le Comunità in cui operiamo”.
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Erosione, desertificazione e perdita di carbonio, il...

Presentato il Rapporto sulla salute del suolo in Italia, realizzato da Re Soil Foundation in collaborazione con rappresentanti di Joint Research Center, Ispra, Crea e delle varie società del suolo

Ogni 100 metri quadri di suolo, 47 presentano qualche forma di degrado. L’80% dei terreni agricoli, pari al 23% del territorio nazionale, è sottoposto a fenomeni erosivi e il 68% ha perso più del 60% del carbonio organico originariamente presente in essi. E poi ancora c’è il problema contaminazione: quella da alti quantitativi di rame riguarda il 14% della superficie italiana, mentre l’1% presenta elevate concentrazioni di mercurio. Sono sono alcuni dei numeri contenuti nella prima edizione del Rapporto 'Il suolo italiano ai tempi della crisi climatica'. Una fotografia che evidenzia, a pochi giorni dal World Soil Day della Fao, quanto il problema suolo sia complesso.
“La degradazione del suolo rappresenta una grave minaccia per il Pianeta - ammonisce Maurizio Martina, vicedirettore generale Fao nella prefazione del rapporto - Dai suoli dipende infatti una serie di servizi ecosistemici fondamentali per il benessere umano, come la protezione dell’ambiente e della biodiversità, la tutela del paesaggio, l’architettura e i processi urbani, oltre alle attività agricole. Il 95% del cibo globale viene prodotto direttamente o indirettamente dal suolo. Con il tasso corrente di erosione si stima che circa il 90% dei suoli sarà̀ a rischio entro il 2050. Senza un’inversione di tendenza, potremmo perdere la totalità̀ della terra fertile e coltivabile entro i prossimi 60 anni”.
L’idea del rapporto è di Re Soil Foundation, fondazione creata da Università di Bologna, Politecnico di Torino, Coldiretti e Novamont. Ma la pubblicazione è un’opera a più mani, resa possibile dal coinvolgimento di Joint Research Center della Commissione europea, Crea (Consiglio per la Ricerca e l’Economia Agraria), Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca ambientale), ministero dell’Ambiente e Università di Bologna.
"Degrado del suolo Cenerentola delle emergenze ambientali"
“Il degrado del suolo è ancora oggi la Cenerentola delle emergenze ambientali. La sua sottovalutazione rappresenta un ostacolo all’adozione delle misure indispensabili per invertire la tendenza e riportare in salute i suoli italiani - spiega Giulia Gregori, membro del Consiglio di amministrazione di Re Soil Foundation - Con questa pubblicazione abbiamo quindi cercato di riunire i dati più aggiornati e completi a nostra disposizione. Le dimensioni e le implicazioni dell’emergenza suolo sono ovviamente ben conosciute dagli addetti ai lavori, ma lo sono meno tra gli operatori dell’informazione, i decisori pubblici e l’opinione pubblica. In questo modo speriamo di aiutare ad innalzare l’attenzione su questo problema che ha già oggi impatti gravi e multiformi e richiede quindi di essere affrontato attraverso un approccio olistico che coinvolga tutte le competenze e le esperienze virtuose che ruotano attorno al Pianeta-suolo".
Il carbonio organico continua a diminuire
“La carenza della sostanza organica - spiega Claudio Ciavatta, professore ordinario di Chimica Agraria all’università di Bologna - interessa territori da nord a sud dell’Italia. Sono particolarmente colpite alcune aree del Piemonte nella zona del cuneese, dell’Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Basilicata, gran parte dei territori della Sicilia e parte della Sardegna. Una situazione dannosa sia sotto il profilo agronomico che ambientale”.
Erosione e desertificazione
“La meccanizzazione delle operazioni colturali e l’uso di pratiche agronomiche poco sostenibili, come concimazioni azotate e lavorazioni troppo profonde, unite al mancato presidio del territorio da parte dell’uomo, hanno fatto perdere 135 delle 677 gigatonnellate di carbonio stoccato nei terreni mondiali - ricorda all’interno del rapporto Giuseppe Corti, direttore Agricoltura e Ambiente del Crea (Consiglio per la Ricerca e l’Economia agraria) - Tutto questo, ha accentuato il fenomeno dell’erosione. In Italia, le perdite annuali di suolo sono superiori a 10 tonnellate per ettaro all’anno. Ma in alcuni territori, superano anche le 100 T/ha. Ciò equivale all’asportazione di uno spessore di suolo compreso tra 1 e 10 millimetri all’anno”.
Perdita di carbonio organico e erosione sono tra i fenomeni più rilevanti di degrado, che al suo massimo livello si presenta come desertificazione, con la perdita totale dei servizi ecosistemici. “Le regioni più a rischio sono in questo caso quelle in cui l’elevato uso non sostenibile del suolo si associa a una scarsità di risorsa idrica - spiega Francesca Assennato, responsabile dell’Area monitoraggio e analisi integrata dell’uso del suolo, trasformazioni territoriali e processi di desertificazione dell’Ispra - Pensiamo in primo luogo alle nostre regioni meridionali. Ma la diversa distribuzione nel corso dell’anno di quantità disponibile causata dai cambiamenti climatici mette tutto il nostro territorio in pericolo”.
Impermeabilizzazione
“La copertura artificiale del suolo - ha ricordato durante la conferenza Michele Munafò, responsabile del Servizio per il Sistema Informativo Nazionale Ambientale dell’Ispra - è arrivata al 7,14% del territorio nazionale. La media Ue è del 4,2%. Ma in Lombardia, Veneto e Campania, tre delle aree più̀ fertili del Paese, si supera già̀ il 10% di impermeabilizzazione. Nelle province di Monza, Napoli e Milano il dato è ben oltre il 30%. Per di più, i suoli urbani sono quelli nei quali il consumo di suolo si è più̀ intensificato negli ultimi anni. Sono così scomparse preziose aree permeabili, aggravando i danni da allagamenti e ondate di calore”.