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La bellezza e la determinazione di Lavinia Abate,...

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La bellezza e la determinazione di Lavinia Abate, l’incredibile storia di Miss Italia 2022

Lavinia Abate è stata incoronata Miss Italia il 21 dicembre 2022 presso l’hotel Crowne Plaza Rome St. Peter’s, battendo altre 20 concorrenti provenienti da ogni regione della penisola. La giuria, composta da personalità del mondo dello spettacolo come Fioretta Mari, Francesca Manzini e Massimo Boldi, ha scelto Lavinia come ragazza più bella d’Italia.

Chi è Lavinia Abate: Miss Italia 2022

Nata a Roma, nel 2004, figlia di Fiorenzo, impiegato alla Telecom, e di Camilla, insegnante di inglese con origini scozzesi, Lavinia è una ragazza determinata e bella dentro. Pratica danza moderna e contemporanea da 12 anni, suona il pianoforte e compone canzoni.

Ha frequentato il liceo scientifico Azzarita, dove si è distinta per la bravura e la media dell’otto. Modesta, sensibile e trasparente, Lavinia è un esempio per le ragazze che cercano di realizzare i propri sogni con impegno e passione.

Lavinia Abate: una fisicità e una personalità che non passa inosservata

Lavinia ha conquistato il pubblico della storica manifestazione, con la sua bellezza naturale e l’eleganza. Alta 1,76m, con capelli castano chiaro e occhi marroni, la giovane romana ha catturato l’attenzione dei giudici e del pubblico con il suo sorriso contagioso e la sua forte determinazione. Lavinia non ha tatuaggi, preferendo una figura pura e semplice.

La sua personalità brillante e intraprendente la rende un’ambasciatrice perfetta per il nostro Paese, ispirando una nuova generazione di ragazze italiane a realizzare i propri sogni con impegno e dedizione.

La passione per la musica

Lavinia Abate è una ragazza dalle molteplici passioni. Oltre alla danza, infatti, la giovane romana è appassionata di musica e canto, in particolare di pianoforte. La passione di Lavinia per la musica è stata messa alla prova anche durante la serata finale di Miss Italia 2022, quando ha eseguito sul palco un brano inedito, scritto da lei, intitolato “Vino Rosso”. La sua performance ha dimostrato il talento e la determinazione di questa giovane donna, che ha tutte le carte in regola per diventare una stella della musica italiana.

Ora Lavinia, che ammira artiste come Adele e Ariete, si appresta a vivere una nuova avventura come ambasciatrice della bellezza e della cultura italiana. La giovane Miss Italia ha dimostrato di avere tutte le qualità per rappresentare al meglio il nostro Paese e di essere in grado di affrontare ogni sfida con impegno e dedizione.

Single o impegnata?

La neo Miss Italia 2022, non ha attualmente alcun legame sentimentale. La giovane ha confessato di non avere un fidanzato, ma di essere ancora in buoni rapporti con il suo ex-partner. “Adesso sono concentrata su di me“, ha spiegato. Sebbene non abbia un’idea precisa dell’uomo ideale, ha elencato alcune caratteristiche che apprezza dell’altro sesso, come la statura elevata, un viso dolce e occhi espressivi, un carattere forte e una mente aperta.

Romana “purosangue”, non segue il calcio e non si interessa ai calciatori che – a suo dire – si concentrano troppo sull’aspetto fisico. Tuttavia, come ogni giovane, ha le sue preferenze: “Preferisco gli uomini con i capelli scuri“, ha recentemente dichiarato.

I problemi fisici

In una recente intervista, Lavinia Abate, ha svelato un particolare intimo della sua vita privata, parlando del problema di salute che l’ha afflitta per anni. La giovane ha confessato di soffrire di scoliosi fin dall’età di 14 anni, e di aver dovuto portare un busto rigido per quattro lunghi anni. La scorsa estate, grazie ai medici e fisioterapisti dell’Isico, Lavinia ha finalmente potuto togliere il corsetto, che l’ha resa insicura e diversa dagli altri.

Secondo la ragazza, i medici dell’Isico sono stati i suoi veri angeli custodi: è grazie a loro che la sua schiena ha potuto sorreggerla durante lo show, senza particolari disagi. Nonostante ciò, la schiena di Lavinia non potrà mai tornare alla normalità, ma la giovane ha imparato ad accettarsi per come è, compresi i suoi acciacchi fisici. Lavinia considera questa una vittoria personale, importante tanto quanto il trionfo a Miss Italia.

La nostra intervista esclusiva

Dopo aver “sbirciato” qualcosa su di lei, abbiamo deciso di incontrarla per saperne di più. Ed è con immenso piacere che, dopo Zeudi Di Palma (Miss Italia 2021), vi presentiamo la nostra intervista esclusiva a Miss Italia 2022, Lavinia Abate!

Ciao Lavinia, cosa è successo dentro di te quando hai sentito il tuo nome chiamato come vincitrice di Miss Italia?

“Ad essere sincera ripensando a quel momento ho difficoltà a ricordarmi a pieno come mi sono sentita una volta sentito il mio nome. Penso sia normale non ricordare dettagliatamente questi momenti quando si è sommersi da un emozione così grande. È come se il mio corpo, per controllare le mie emozioni, si fosse sospeso momentaneamente lasciandomi a bocca aperta tanto da coprirla con le mani per la sorpresa. Le mie orecchie sembravano tappate e tutti i suoni, dalle parole pronunciate dai vari giornalisti fino alle urla di gioia delle mie compagne, erano ovattati. Non avevo modo di pensare dal momento che tutti volevano la mia attenzione, la mia foto, la mia intervista… Avevo difficoltà a parlare e a descrivere a pieno le mie emozioni in quanto non le avevo ancora metabolizzate. Nell’attimo in cui venne detto il mio nome, “Lavinia” non era più quella di prima. È assurdo da pensare ma è come se in un solo secondo, da quella che era una giovane ragazza sognatrice e piena di ambizioni, conosciuta solo dai suoi familiari e dal suo piccolo gruppo di amici della sua zona diventa una specie di celebrità, una ormai donna ammirata da tutti, riconosciuta e vista da tutti i giornali d’italia. Se dovessi descrivere in tre parole le emozioni che provai su quel palco nel momento della proclamazione della vincitrice sono: sorpresa, orgoglio e felicità.”

Ad esclusione della proclamazione, qual è stato il momento più emozionante per te durante l’intera esperienza di Miss Italia?

“Sicuramente il momento più emozionante è stato quando ho fatto il primo passo in questo concorso ovvero la mia prima selezione. Non avevo mai partecipato al concorso o tantomeno fatto esperienze di questo genere. Non ho mai sfilato e non ho mai avuto l’opportunità di entrare nel mondo della moda e dello spettacolo, su una cosa sola avevo conoscenza: la musica,  nonché la mia più grande passione. Proprio quella sera feci la mia prima “passerella” davanti ai giudici ma anche la mia prima e vera esibizione portando un brano composto e cantato da me. Ricordo di essermi sentita agitata e forse anche inadeguata ma quando suonai il mio brano, nonostante la paura di non piacere ai giudici e al pubblico, mi sono sentita a mio agio, completamente me stessa. L’iniziare un’esperienza di cui non ci si sente a proprio agio proprio perché nuova e inesplorata, è ciò che spaventa di più ed è per questo che lo considero il momento più emozionante. Dalla prima vittoria decisi di portare sempre me stessa in tutte le tappe del concorso portando con me le mie passioni.”

Con che animo hai vissuto questa straordinaria esperienza? Avresti mai potuto immaginare di giungere alla vittoria finale?

“Data la casualità della mia iscrizione al concorso non avevo nessun tipo di aspettativa ma solo una grande voglia di buttarmi in una nuova esperienza, mettermi in gioco e conoscere il mondo di miss Italia. Ho vissuto questa esperienza con divertimento, passione e spensieratezza, pronta a imparare qualcosa di nuovo e a conoscere nuove persone. Sono rimasta felicissima per aver scoperto nuove amicizie con molte delle ragazze finaliste provenienti da tutt’italia. Raramente ti capita di conoscere in una botta sola tante ragazze che vengono da ogni regione di italia ed è infatti una delle tante cose per me belle del concorso. Ammetto che prima ancora di iniziare il concorso per me era praticamente impossibile vincere ma arrivata in finale la possibilità era sempre più bassa e a quel punto ho iniziato a credere un po’ di più in me stessa e in una possibile vittoria. Ero così contenta dell’esperienza fatta e delle persone conosciute, ho sempre creduto nelle mie ambizioni e nella realizzazione di esse a prescindere dal concorso. Se non avessi vinto non mi sarei scoraggiata ma sono sicura che avrei continuato comunque a inseguire i miei sogni. Sono orgogliosa del traguardo raggiunto ma non mi fermerò, prossimo traguardo: diventare una cantautrice e fare musica perchè nella vita secondo me non bisogna mai darsi limiti.”

Partecipare ad un concorso di bellezza è un qualcosa che hai rincorso da tempo? Come e quando hai deciso di partecipare?

“Questa domanda sembra stata fatta apposta per me… L’idea di iscrivermi al concorso è nata  da una pura casualità, esattamente l’estate scorsa. Di concorsi di bellezza ce ne sono tanti ma Miss Italia è sicuramente quello più acclamato e riconosciuto in tutt’Italia. Nel corso degli anni amici e conoscenti mi hanno spesso consigliato di entrare nel mondo della moda ma non mi era mai capitato di ricevere commenti del tipo “perché non partecipi a un concorso di bellezza come Miss Italia?” …fino a quest’estate. Era metà agosto e io e la mia famiglia ci trovavamo in sala d’attesa per prendere un tavolo a un ristorante del paesino in Sardegna dove tutti gli anni passiamo l’estate. Proprio in quel momento entra una coppia: era Caterina Murino con il suo compagno (suppongo). Si avvicinò verso di me e a i miei genitori facendomi i complimenti sul mio aspetto e raffinatezza nei miei modi. Si presentò come un ex finalista di miss italia del ‘97 che grazie al concorso è riuscita ad entrare nel mondo dello spettacolo e ora è un attrice di grande successo, soprattutto in Francia! Mi invita a partecipare al concorso purché riteneva che avessi tutte le carte in regola. È così da questo casuale incontro decisi il giorno dopo di iscrivermi prendendolo come un segno del destino e da lì cominciò tutto il mio percorso a Miss Italia. Ripensandoci mi sembra di vivere in un film per la casualità di questi eventi che mi hanno fatto raggiungere un traguardo emozionante come questo. In parte devo il merito a Caterina Murino perchè senza di lei non so se avrei mai intrapreso questa strada e ora non sarei qui! Ringrazio anche il supporto dei miei amici e familiari per essermi sempre stati accanto.”

Uno dei momenti clou della finale di Roma è senza dubbio il discorso. Tu come lo hai preparato? C’è stato qualcuno in famiglia o al di fuori che è stato fonte di ispirazione?

“Si quest’anno il concorso si è concentrato non più solo sulla bellezza ma anche su quello che c’è dentro ogni ragazza scoprendone la personalità, il carattere, le passioni, cosa c’è dietro un bel fisico e un bel viso. Io quando mi ero iscritta non sapevo di questa nuova concezione di bellezza che il concorso ha voluto valorizzare ma nonostante questo ho voluto lo stesso, di mia spontanea volontà, portare alla luce le mie passioni. Una cosa su cui sicuramente non ero preparata era il discorso… Non sono mai stata una ragazza portata per esporre bene concetti o in generali miei pensieri e considerazioni, solitamente mi esprimo con la musica. Il concorso sotto questo punto di vista mi ha messo molto alla prova regalandomi una maggiore sicurezza nel parlare davanti a un pubblico, come per esempio quando andai alla Rai per la prima volta nel programma ‘I fatti vostri’. Per la finale l’unica cosa su cui ero ansiosa era il discorso, non perché non avessi nulla da dire ma perché avevo paura di non riuscire ad esporre bene. Una persona importante che mi ha aiutata molto sotto questo aspetto è sicuramente mio padre. Ammiro come mio padre riesca ad essere così conciso quando parla, ad essere in grado dì collegare un argomento a un altro dovuto anche alla sua ampia conoscenza. Addirittura spesso do per scontato che lui sappia tutto e non mi faccio scrupoli a chiedergli qualcosa. Una volta gli chiesi com’era possibile che sapesse tutte queste cose in così tanti campi e lui mi rispose: “sono sempre stato una persona molto curiosa e mi ricordo che fin da piccolo appena c’era un qualcosa che non sapevo andavo subito a documentarmi, mi incuriosivo di tutto quello che mi circondava e non sopportavo non sapere le cose.” Così come quasi in tutto, in preparazione alla finale ho chiesto il suo aiuto che mi è stato d’oro. Alla finale ho deciso di portare come frase che mi rappresenti una del filosofo Seneca che dice: “non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove vuole andare”. Lascio a te comprendere questa mia scelta.”

Come hai affrontato le sfide del concorso, come il controllo del peso, la preparazione delle sfilate e la competizione con le altre concorrenti?

“Non avendo mai partecipato a un concorso o tanto meno fatto sfilate mi trovavo abbastanza impreparata e preoccupata sul come affrontare le varie sfide. Non mi sono mai preoccupata del mio peso ho sempre pensato che la cosa importante fosse mangiare tutto purchè salutare e in maniera moderata. Mio padre ha introdotto a casa una cucina salutare eliminando ciò che conteneva solo grassi o grandi quantità di zucchero. Mio padre mi ha insegnato che è importante però non mangiare sempre lo stesso piatto ma variare ogni giorno. Per quanto riguarda le sfilate mi ricordo che i giorni precedenti alla prima selezione mi mettevo a camminare sui tacchi per casa simulando una sfilata ed accompagnandomi con della musica che mi gasasse. Nonostante non abbia esperienze da sfilate so di avere una buona postura dovuta anche all’indossamento del corsetto che sicuramente aiutò molto nel portamento. Non ho mai cercato competizione con le altre ragazze. Non avevo interesse nel prevalere sulle altre. Purtroppo sembrerà strano ma ho sempre avuto poca autostima sommersa dalle mie insicurezze che ancora ora mi porto appresso nonostante il risultato ottenuto.”

Immagino che le persone a te vicine avessero delle aspettative durante la finale. Come le hai gestite?

“In realtà, come spiegato precedentemente e nello specifico, data la casualità della mia iscrizione al concorso, nessuna delle persone a me vicine aveva aspettative nei miei confronti. Io stessa, nelle mie varie interviste, ho ribadito che ho sempre tenuto le aspettative basse, non solo durante la finale, ma anche per tutta la durata del concorso. Sostengo che crearsi aspettative sugli avvenimenti e sulla vita in generale, possa portare solo a delusioni e sofferenze. È bello vivere le situazioni e le esperienze con spensieratezza, dando il massimo a prescindere da tutto.”

C’è qualche persona a cui attribuisci il tuo successo a Miss Italia?

“Attribuisco il mio successo alle persone che mi hanno reso la persona che sono oggi: i miei genitori, fratelli e, in generale, alle persone che mi stanno vicine. Li ringrazio per il supporto che mi danno sempre, in ogni cosa che faccio e in ogni difficoltà che mi si presenta davanti. Assegno il mio successo in parte anche a me, nella mia costanza nel migliorarmi, nel proseguire con grande determinazione le mie ambizioni e nel mettere il cuore in tutto quello che faccio. Siccome nella vita giocano un ruolo importante anche le opportunità, nel mio caso devo molto anche a Caterina Murino, che mi ha introdotto all’interno di questo concorso.”

Lavinia, qual è il tuo rapporto con la famiglia? È cambiato dopo la vittoria di Miss Italia?

“Con la mia famiglia ho un bellissimo rapporto. Sono cresciuto in una famiglia che mi ha sempre supportato e incoraggiato a perseguire i miei sogni. La mia vittoria di Miss Italia non ha cambiato il nostro rapporto, ma ha sicuramente creato un’esperienza unica che abbiamo vissuto insieme con grande entusiasmo e orgoglio. La mia famiglia è stata presente per me in ogni fase del concorso, dalla preparazione all’evento finale. Il loro sostegno e il loro amore mi hanno dato la forza e la determinazione di affrontare tutti i momenti difficili e di perseguire il mio obbiettivo. Sono fieri dei mie traguardi raggiunti e mi sosterranno per quelli futuri.”

È stato un anno molto importante per te: hai sostenuto anche esame di maturità, dimostrando una straordinaria determinazione e impegno. Qual è stata la sfida più grande che hai affrontato durante la preparazione e come hai conciliato gli impegni di Miss Italia con lo studio?

“Hai detto bene, determinazione e impegno sono a mio parere le due qualità che ti permettono di fare qualsiasi cosa. Queste sono le qualità che mi caratterizzano e se ora sono arrivata fin qui, lo devo alla mia determinazione e al mio impegno che metto in tutto quello che faccio e con un pizzico di amore e umiltà. Queste qualità sono anche la ragione per cui sia riuscita a gestire lo studio e gli impegni di Miss Italia, oltre al fatto che sono sempre stata una ragazza che ama riempirsi le giornate. Prima del concorso, oltre allo studio, mi dedicavo al canto, alla danza, al piano e al disegno. Poi, purtroppo, con gli impegni del concorso e l’esame dietro l’angolo, ho dovuto sacrificare qualche impegno, che più che impegno preferirei chiamarla passione. Sono una ragazza piena di passioni e mi ritengo fortunata ad avere avuto una famiglia che mi abbia permesso di coltivarle sostenendomi sempre. Con Miss Italia, ho lasciato temporaneamente le lezioni di canto e piano, continuando però a ballare per potermi sfogare e tenermi in forma. Dico temporaneamente perché appena avrò più tempo le riprenderò subito perché credo ancora di avere tanto da migliorare. Sono una ragazza ambiziosa e a volte i miei bellissimi risultati non mi soddisfano abbastanza e questo mi porta a migliorare sempre di più. Detto questo, ringrazio anche il concorso che ha compreso le mie esigenze scolastiche e mi è venuto incontro permettendomi soprattutto l’ultimo periodo di dedicarmi all’esame di maturità. La sfida più grande è stata adattarmi a questo nuovo stile di vita e parlo quindi dei primi mesi, quando oltre alla novità della nuova Miss Italia, piena di interviste e impegni, dovevo ricominciare la scuola dopo le vacanze di Natale. Ammetto che la notorietà a cui non ero abituata mi ha distratto nel primo momento, rendendomi difficile gestire il tutto. Piano piano sono riuscita a conciliare i miei impegni, prestando tempo, seppur meno, anche ai miei amici.”

Hai mai subito delle critiche o dei pregiudizi a causa della tua partecipazione al concorso?

“Le critiche e i pregiudizi li ho ricevuti, ma penso sia impossibile non riceverli quando inizi ad avere un minimo di notorietà. Per mia fortuna, le uniche critiche che ho ricevuto sono da parte di persone che non conosco personalmente… le persone che mi conoscono, invece, sono fiere del traguardo che ho raggiunto e la mia umiltà mi ha permesso di rimanere con i piedi per terra, rimanendo la Lavi di sempre, anche attorno ai miei amici e parenti. L’unica cosa che posso dire è che i miei amici e conoscenti hanno trovato inaspettato questo risultato per il semplice fatto che mi conoscono come una normale ragazza, carina certamente, ma non una Miss Italia. ‘Lavi, sei una ragazza bellissima ma wow, assurdo che una mia amica sia diventata Miss Italia!’ Queste sono le parole che spesso mi capita di ricevere e ammetto che a volte anche io trovo difficoltà a crederci e fingo di essere una ragazza qualunque. Sicuramente, una cosa che ho apprezzato poco da quando sono stata eletta Miss Italia è avere conoscenti che hanno cambiato approccio nei miei confronti solo per il mio titolo da Miss Italia, o oppure gente che si è fatta risentire dopo tanto tempo… Per fortuna, i miei amici più stretti invece mi trattano come sempre e questo mi permette di trovarmi a mio agio e rilassarmi, senza dover soddisfare le aspettative di nessuno e semplicemente essere la Lavi di sempre.”

Hai qualche consiglio per le giovani ragazze che vogliono seguire le tue orme e partecipare a un concorso di bellezza?

“Certamente, penso che i concorsi di qualsiasi tipo debbano innanzitutto essere presi con leggerezza. Per facilità, scrivo come se mi stessi rivolgendo a un’ipotetica giovane ragazza. Il concorso è un’opportunità ma non sarà la tua unica ragione per proseguire i tuoi sogni. Ci vuole duro lavoro, determinazione e tanta passione. Basta pensare a me: il mio sogno è diventare una cantante o, in generale, entrare nel mondo della musica. Di certo, non ho partecipato al concorso perché pensavo che con esso sarei potuta diventare una cantante… L’ho presa come una esperienza e un’opportunità per magari arrivare ad avere contatti e una generale visibilità. Lo stesso vale per il mondo della moda, certo mi dirai che il concorso è decisamente molto più direzionato verso quel mondo ma questo non vuol dire che tu riesca comunque a lavorare e ad entrare in quel mondo. Se tu vuoi realmente raggiungere i tuoi sogni, il concorso deve solo darti un aiuto ma non sarà Miss Italia nel singolo a permetterti di raggiungerlo. È un po’ come se il concorso fosse una bicicletta: se non pedali sta ferma ma se pedali ti permette di raggiungere il tuo traguardo più velocemente di come faresti a piedi. Leggerezza e spensieratezza sono le qualità necessarie per partecipare a un concorso di qualsiasi tipo. Nel concorso potresti trovare molta competizione e con quelle qualità ti distingueresti subito. Un secondo consiglio è quello di crearsi delle amicizie per poterti vivere il concorso con più spensieratezza, serenità e divertimento. Terzo consiglio: SORRIDERE. Con la spensieratezza e con le amiche che tifano per te e ti sostengono, sorridere sarà molto più facile. Il sorriso è fondamentale, molto spesso mi è capitato di vedere ragazze serie come se dovessero sfilare per un sfilata di alta moda… questo è Miss Italia e il sorriso è una bellissima qualità che esprime gioia e vitalità! Quarto consiglio: UMILTÀ E SICUREZZA. Queste qualità ti faranno arrivare lontano. Una Miss Italia deve essere sicura di sé con tutti i suoi difetti, d’altronde ognuno di noi li ha, anche le modelle più note. La sicurezza permette di eliminarli e gli altri nemmeno se ne accorgeranno. Una Miss Italia deve rappresentare ogni donna e una donna vanitosa che vuole sentirsi superiore alle altre non la vuole nessuno. Una donna umile è una donna che sta vicino a tutte le altre! Quinto e ultimo consiglio: FAI VEDERE CHI SEI. Il nostro vero modo di essere e ciò che ci distingue, quindi porta su quella passerella tutta te stessa, dal tuo outfit che più ti rappresenta e con le qualità che ti caratterizzano. Se hai delle passioni, mostrale e vedrai che i tuoi risultati ti soddisferanno molto di più. L’essenza vera di una persona vince su tutto!”

In che modo sei solita fronteggiare i momenti di sconforto? Quali strategie adotti per superare le difficoltà e trovare la forza interiore necessaria per risollevarti e andare avanti?

“Di momenti di sconforto e difficoltà ne ho avuti come tutti ma è anche vero che ognuno li fronteggia in maniera diversa. Io consapevole di essere una ragazza un po’ drammatica tendo a vedere problemi anche quando non ci sono e mi butto facilmente giù anche per le cose piu piccole. Questo atteggiamento fa parte della mia sensibilità che ho sempre avuto e forse è quella che piu mi caratterizza. Il mio sfogo piu grande quindi è quello di piangere, mi fa scaricare fisicamente la tensione buttando fuori tutto quello che in quel momento mi rende triste. La mia sensibilità però si fronteggia con la mia grande determinazione che mi permette di rialzarmi anche alle cadute più brutte.  Con il tempo ho capito che i momenti di sconforto sono fondamentali per fortificare la nostra persona e ci rende più sensibili ai problemi della vita. La forza sta nel riuscire a rialzarsi nonostante tutto e questo mi motiva a non abbattermi ma ad affrontare le difficoltà per diventare piu forte e una persona migliore. Sicuramente la mia ambizione ha un grande ruolo nel riuscire a superare gli sconforti e le difficoltà. Importante è anche secondo me tenersi stretta le persone che ti vogliono bene e che sono pronte ad aiutarti nei momenti di sconforto. Nella vita non siamo soli e siamo in grado di superare tutto.”

Esploriamo la tua intensa passione per la musica: qual è stata l’origine di questa vocazione alla composizione e alla scrittura di canzoni? E soprattutto, hai in programma di perseguire questa passione nel futuro prossimo, magari con l’obiettivo di intraprendere una carriera musicale?

“Su questo argomento ci sarebbe un infinità di cose da dire ma cercherò di essere il più concisa possibile. Parto dal spiegare il valore che la musica ha avuto e che ancora oggi ha all’interno della mia vita. La musica per me ha davvero un valore importantissimo. Da ragazza emotiva quando ascolto la musica è come se mi si accendono mille emozioni, emozioni che non riuscirei neanche a descrivere. La musica colora le mie giornate, si sincronizza perfettamente con il mio stato d’animo dando un senso a quei momenti  monotoni e scontati. Mi accompagna sempre e ovunque e oggi non riesco davvero a farne a meno. La musica ha dato vita a molte delle mie passioni come il canto, il suonare e la danza; ha costruito la ragazza che sono oggi. La musica non mi stanca mai e adoro ascoltarla con le cuffie a volume alto tanto da coprire quel silenzio che a volte mi spaventa. Con la musica non mi sento sola e molto spesso è con me nei momenti di grande solitudine e tristezza.  La musica nel tempo è diventata uno sfogo per me e già all’età di 8 anni appena ho iniziato a toccare i primi tasti sul piano ho iniziato a creare musica mia, musica che usciva dalle parti più profonde e intime della mia persona. Avevo trovato un mio sfogo e da lì ho continuato sempre di più a comporre. Quando compongo è un momento che dedico completamente a me stessa, dove mi spoglio e mi immergo completamente nelle mie emozioni. Mi fa sentire 100% me stessa. Con il tempo ho capito che la musica era la mia strada, ciò che mi lascia sorrisi e soddisfazioni. Voglio fare di me qualcosa di importante e la musica è ciò che mi fa sentire cosi. Per questo penso che sarebbe assurdo decidere un futuro diverso da questo, diverso da quello di fare musica e se mai nel peggiore dei casi non riuscirò a raggiungere i miei obbiettivi, la musica rimarrà sempre con me, continuerò a comporre, a suonare, a cantare perchè la musica rimarrà sempre una mia passione che nessuno potrà togliermi.”

Lavinia, ti ringraziamo di cuore per aver condiviso con noi la tua storia e i tuoi sogni. Ti auguriamo un futuro radioso, illuminato dalla tua determinazione e dal tuo talento, e ti incoraggiamo a proseguire con passione e impegno il cammino che hai scelto. Siamo certi che la tua bellezza, sia interna che esterna, continuerà a incantare il pubblico e a ispirare le giovani donne di tutto il mondo. Grazie ancora per essere stata con noi, Miss Italia 2022.

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Animato da un’indomabile passione per il giornalismo, Junior ha trasceso il semplice ruolo di giornalista per intraprendere l’avventura di fondare la sua propria testata, Sbircia la Notizia Magazine, nel 2020. Oltre ad essere l’editore, riveste anche il ruolo cruciale di direttore responsabile, incarnando una visione editoriale innovativa e guidando una squadra di talenti verso il vertice del giornalismo. La sua capacità di indirizzare il dibattito pubblico e di influenzare l’opinione è un testamento alla sua leadership e al suo acume nel campo dei media.

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La nuova linea 6 Santa Maria degli Angeli-Chiaia: Arte,...

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Il 16 luglio 2024 Napoli ha festeggiato un evento straordinario: l’inaugurazione della nuova Linea 6 della metropolitana, che collega Santa Maria degli Angeli a Chiaia. Dal 17 luglio, i cittadini possono usufruire di questo nuovo percorso, che permette di andare dalla Mostra d’Oltremare a Piazza Municipio in soli 13 minuti. Non è solo un passo avanti per la mobilità, ma un’esperienza artistica unica.

Partenope: L’anima di Napoli

La leggenda dice che Partenope, una sirena affascinata dalla bellezza del golfo, scelse Napoli come sua casa. Questa storia riflette l’anima della città: bella e resiliente. La metropolitana di Napoli ha iniziato la sua avventura nel 1925 con la “Direttissima”, collegando Piazza Garibaldi al Vomero. Da allora, la rete è cresciuta e si è modernizzata, offrendo sempre più servizi ai napoletani.

La linea 6: Un capolavoro di arte e tecnologia

La Linea 6 non è solo un mezzo di trasporto, ma un vero e proprio museo sotterraneo. Ogni stazione è stata progettata da architetti di fama internazionale, diventando un’opera d’arte. La stazione Arco Mirelli, disegnata da Hans Kollhoff, è uno spettacolo di acciaio e vetro. La stazione San Pasquale, opera di Boris Podrecca, è un omaggio a Benedetto Croce. La stazione Chiaia, firmata da Uberto Siola, si sviluppa su tre livelli, ognuno con un design unico.

Stazione di Chiaia: Un tempio di bellezza e innovazione

La stazione di Chiaia è un vero capolavoro. Al primo livello, l’ingresso su Piazza Santa Maria degli Angeli è illuminato da ampie vetrate che fanno entrare la luce naturale. Al secondo livello, con ingresso su via Chiaia, ci sono sculture moderne e installazioni artistiche che catturano l’occhio. Il terzo livello, il piano banchina, ha colori caldi e un’illuminazione LED che cambia tonalità a seconda dell’ora del giorno. Le pareti, decorate con mosaici e citazioni di poeti napoletani, rendono ogni attesa un momento culturale.

Per mantenere queste opere in perfette condizioni, è fondamentale l’impegno delle autorità e dei cittadini. La manutenzione regolare e la protezione da usura e vandalismo sono essenziali per preservare queste meraviglie per le generazioni future.

Un sistema di trasporto integrato

La Linea 6 non solo migliora la mobilità urbana, ma offre anche molte possibilità di interscambio. La stazione Municipio è collegata con la Linea 1 della metropolitana, la funicolare centrale, traghetti e aliscafi. Le stazioni Chiaia e San Pasquale permettono di accedere alla funicolare di Chiaia, mentre Mergellina è collegata alla funicolare omonima. Le stazioni Lala, Augusto e Mostra facilitano l’interscambio con la Cumana, creando una rete di trasporto efficiente e integrata.

Le parole delle autorità

Il sindaco Gaetano Manfredi ha sottolineato quanto sia importante questa nuova linea per Napoli, dimostrando che la città è capace di realizzare grandi progetti. L’assessore Edoardo Cosenza ha assicurato che i nuovi treni offriranno un servizio regolare, con una corsa ogni 4 minuti e mezzo, garantendo efficienza e puntualità per tutti i passeggeri.

Come la sirena Partenope scelse Napoli, incantata dalla sua bellezza, la nuova Linea 6 celebra l’anima di questa città. Ogni viaggio su questa linea è un incontro tra arte e innovazione, riflettendo la continua evoluzione di Napoli…” (AnnA Del Bene)

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Storia di un’adozione: Il coraggio e la rinascita di...

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Oggi incontriamo Fatima Sarnicola, una ragazza la cui vita è un viaggio intenso e toccante di coraggio, resilienza e speranza. Nata in un piccolo villaggio della Lituania, Skaciai, Fatima ha vissuto i suoi primi anni tra gli orfanotrofi, dove ha subito abusi e maltrattamenti. Nonostante queste esperienze traumatiche, ha sempre avuto dentro di sé una forza straordinaria che l’ha aiutata a sopravvivere e a sognare una vita migliore. A soli otto anni, la sua vita ha preso una svolta decisiva quando è stata adottata da una coppia italiana amorevole, iniziando così un nuovo capitolo della sua esistenza.

L’arrivo in Italia non è stato privo di sfide, Fatima ha dovuto affrontare non solo l’adattamento a un nuovo ambiente e a una nuova lingua, ma anche il bullismo a scuola. Questi momenti dolorosi l’hanno colpita profondamente, ma hanno anche alimentato la sua determinazione a non arrendersi mai. Ricorda ancora come, nonostante gli insulti e le umiliazioni, ha trovato la forza di continuare a studiare e a lottare per dimostrare il suo valore. La sua esperienza scolastica, sebbene segnata da difficoltà, le ha insegnato l’importanza della resilienza e della perseveranza.

Il giorno in cui è stata adottata è uno dei ricordi più preziosi di Fatima. Descrive con emozione il primo incontro con i suoi genitori adottivi, l’iniziale paura di fronte a un uomo senza capelli, e l’incanto nello sguardo amorevole di sua madre. La loro presenza ha rappresentato per lei la fine di un incubo e l’inizio di una vita piena di amore e protezione. Questo amore incondizionato l’ha aiutata a guarire le sue ferite e a costruire una nuova identità, trovando finalmente la sicurezza e il calore di una vera famiglia.

Fatima ha trovato il coraggio di condividere la sua storia sui social media, inizialmente come sfogo personale, ma presto si è resa conto del potente impatto che poteva avere sugli altri. Grazie al supporto e ai consigli della sua famiglia adottiva, ha iniziato a raccontare il suo passato su TikTok, attirando l’attenzione di migliaia di persone. Questo ha portato alla creazione del gruppo Telegram “Noi siamo una famiglia“, una comunità di oltre 140 ragazzi adottati, e del podcast “Storie di adozioni“, dove le esperienze personali diventano fonte di ispirazione e sostegno.

Uno dei momenti più significativi del suo percorso è stato il viaggio di ritorno in Lituania, dove ha rivisto i luoghi del suo passato. Questo viaggio le ha permesso di confrontarsi con i suoi ricordi e di fare pace con la sua storia. Ha promesso a se stessa di usare la sua esperienza per aiutare gli altri, e da questa promessa è nato “AdoptLife“, il primo magazine italiano dedicato all’adozione e all’affido. Con “AdoptLife”, Fatima vuole fornire informazioni accurate, risorse utili e storie di vita che possano guidare e supportare le famiglie adottive e chiunque sia coinvolto in questo percorso.

Gestire una comunità online e affrontare le critiche sui social media richiede forza e determinazione, così Fatima ha imparato a trasformare le critiche in opportunità di discussione, mantenendo sempre il focus sul suo messaggio di speranza e resilienza. Grazie al supporto della sua famiglia e dei suoi collaboratori, è riuscita a mantenere l’integrità del suo progetto e a continuare a offrire supporto a chi ne ha bisogno.

Il suo percorso accademico in Scienze Biologiche è un altro aspetto della sua straordinaria storia. Nonostante le difficoltà iniziali, Fatima ha perseverato e ha continuato gli studi. Il suo sogno è contribuire alla ricerca contro i tumori, utilizzando le sue competenze per fare la differenza nella vita delle persone. Questo desiderio di aiutare gli altri è il filo conduttore della sua vita, dalla sua infanzia difficile alla sua carriera accademica e oltre.

Fatima ha anche una visione chiara per il futuro di “AdoptLife”. Vuole trasformare il magazine in una pubblicazione cartacea disponibile in tutta Italia e in altri Paesi europei, creando una rete di supporto internazionale per le famiglie adottive. Il suo obiettivo è abbattere i pregiudizi legati all’adozione e all’affido, promuovendo una maggiore comprensione e accettazione di queste realtà. L’impegno di Fatima è instancabile e la sua passione per aiutare gli altri stanno cambiando il panorama dell’adozione in Italia, offrendo speranza e supporto a molti che, come lei, cercano una seconda possibilità.

Noi l’abbiamo incontrata in esclusiva ed ecco un’intervista che, anche se un po’ più lunga del solito, vi consigliamo vivamente di leggere: le sue parole toccanti e sincere vi porteranno a conoscere una storia di rinascita, forza e amore che non potrete dimenticare.

Fatima, nella tua infanzia in Lituania hai vissuto esperienze drammatiche, tra cui maltrattamenti e abusi nei vari orfanotrofi in cui sei stata. Come pensi che quei momenti difficili e traumatici abbiano plasmato la tua forza interiore e la tua capacità di affrontare le sfide della vita? Quali strategie o risorse personali hai sviluppato per superare quei traumi e trasformarli in una fonte di resilienza?

Ho sempre creduto di essere nata forte. Mi sono ritrovata ad affrontare il male più volte ma non mi sono mai lasciata intimorire. All’orfanotrofio, quando subivo maltrattamenti, sentivo che avrei superato qualsiasi situazione spiacevole, e così è stato. Mi sono sempre rialzata quando gli altri mi facevano cadere, sempre. Non nego che ogni volta che mi rialzavo, al mio corpo si aggiungeva una cicatrice in più, ma da piccola ragionavo in questo modo: se ho una cicatrice in più vuol dire che ho lottato e che quindi ho vinto. La forza è dentro di noi, ma ammetto che tirarla fuori per proteggersi non è semplice. Ciò che è scattato nella mia mente nel momento in cui ho capito di essere stata abbandonata è stato un istinto di sopravvivenza. Volevo farcela, volevo vivere, e soprattutto volevo una famiglia. La fede è stata ciò che mi ha aiutato in quei momenti di silenzio. Pregavo tanto insieme alle mie compagne di stanza; ci inginocchiavamo a terra guardando la finestra con il desiderio di uscire da quelle mura. Credevamo che quello fosse l’unico posto al mondo esistente, che oltre quel bosco non ci fosse niente. Quando poi sono stata adottata, ho capito che non era così, e la mia vita è cambiata. Ammetto che quando mi sono sentita parte di una famiglia, ho messo a riposo la mia forza e mi sono lasciata coccolare. Mi sentivo stanca e avevo bisogno che qualcuno finalmente si prendesse cura di me e della mia sorella biologica, con cui sono stata adottata. Mi dicevo: “Ora ho una famiglia, non serve che lotti più per essere felice.” Questo pensiero è nato grazie all’amore con cui i miei genitori mi hanno avvolta e cresciuta. I miei traumi non hanno consumato il mio essere perché io sono stata più forte di loro, soprattutto perché ho vissuto cose orribili e ce l’ho sempre fatta. Non nego che l’unica paura che avevo era quella di un nuovo abbandono, ma nel momento in cui sono atterrata in Italia con la mia nuova famiglia, ho capito che potevo lasciar andare via quel pensiero. Ciò che mi ha più scosso è stato il ritorno delle persone del mio passato, come fratelli, sorelle, e zii, che mi cercavano con delle lettere e poi sui social. Questa è stata la difficoltà più grande che ho dovuto affrontare, perché inizialmente non volevo confrontarmi con la mia storia. Anche se provavo ad andare avanti, c’era sempre qualcuno che mi riportava indietro. Ma anche questo è stato superato grazie alla presenza e al sostegno della mia famiglia. Quando noi ragazzi adottati abbiamo tre elementi fondamentali: amore, protezione e ascolto, non c’è bisogno di applicare nessuna strategia per stare bene. Se i nostri genitori adottivi adottano anche la nostra storia, ci sentiamo a casa e la nostra forza diventa ancor più grande, e il futuro non ci spaventa. Anche nei momenti più bui, ho cercato di trovare una scintilla di speranza e di costruire su di essa. Inoltre, ho imparato l’importanza del perdono, sia verso me stessa che verso chi mi aveva fatto del male. Ho capito che portare rancore non avrebbe fatto altro che prolungare il mio dolore. Perdonare non significa dimenticare, ma permette di liberarsi da un peso emotivo che impedisce di andare avanti.

Quando sei arrivata in Italia a otto anni, hai dovuto affrontare non solo l’adattamento a un nuovo ambiente e a una nuova lingua, ma anche il bullismo a scuola. Puoi raccontarci come hai vissuto questi momenti e in che modo sei riuscita a trasformare quelle esperienze dolorose in una motivazione per aiutare altri ragazzi adottati? Ci sono stati episodi specifici o persone che ti hanno aiutato a trovare questa forza interiore?

Quando qualcuno mi chiede “Fatima, ma ti manca la scuola?”, rispondo subito con un “no” deciso, perché ho sofferto tanto. Prima di arrivare in Italia, frequentavo già la scuola e venivo presa in giro perché ero l’unica orfana della classe. Quando il bullismo si è ripresentato anche nella mia nuova scuola, nella mia nuova vita, non ci ho più visto. Le offese e i pregiudizi erano pesanti e anziché diminuire, aumentavano col passare degli anni scolastici, non solo da parte dei miei compagni di classe, ma anche dagli insegnanti. L’unico voto alto che presi a scuola fu in quinta elementare perché vinsi una gara di corsa senza fare allenamento. Nessuno sapeva che correvo spesso per scappare dall’orfanotrofio, quindi l’allenamento c’era eccome. Portai la coppa a casa, ma non ne fui felice. Col tempo però ho realizzato che quella vittoria rappresentava molto di più di un semplice trofeo: era la prova della mia resilienza e della mia capacità di trasformare una situazione negativa in qualcosa di positivo. Riguardo allo studio, invece, avevo una curiosità fuori dal normale, e ci rimanevo male quando, nonostante passassi pomeriggi interi a studiare dopo la scuola, i voti restavano bassi e finivo l’anno con debiti. Non sono riuscita nemmeno a diplomarmi con un voto alto, eppure, durante l’esame orale, c’erano più di trenta ragazzi vicino alla porta ad ascoltarmi e i professori smisero di leggere il loro giornale quando iniziai a parlare. Come ho fatto a convivere con questo continuo bullismo? Soffrendo. Tornavo a casa piangendo un giorno sì e un giorno no. Altre volte non riuscivo a rimanere tutte le cinque ore in classe e chiedevo un permesso per uscire prima, altre volte ancora mi rifiutavo di andarci. Sentivo che qualsiasi cosa facessi, che sia studiare o relazionarmi, non sarebbe servito a nulla. Diventavo simpatica ai miei compagni di classe solo quando alzavo la voce contro i professori dicendo che ero stanca di non ricevere mai voti alti, di sentirmi sempre una stupida straniera. “Fatima oggi litiga con la prof così non facciamo lezione,” dicevano. E quando provavo a difendermi da queste affermazioni, tutta la classe mi andava contro insultandomi: “Sei una figlia falsa, torna nel tuo Paese, sei bruttissima, vai dal chirurgo plastico, non sai parlare, con noi non esci”. E infatti uscivo con altri ragazzi adottati o con il fidanzatino. La mia famiglia ha sempre fatto presente questa mia sofferenza alla scuola, ma a nessuno sembrava importare. Pochi professori sono riusciti a capirmi e a trattarmi normalmente, come una ragazza che desiderava studiare. Fu un insegnante a far emergere la mia storia: i miei genitori avevano sempre preferito tacere per evitare che mi trattassero diversamente, e da quel momento il bullismo si concentrò non solo sul mio aspetto esteriore ma anche sulla mia storia. Dopo questo, ho desiderato il giorno della maturità come il giorno dei regali di Natale. Ho usato nuovamente la mia forza per resistere a quei momenti, sostenuta dall’unione della mia famiglia. Ma non nego che mi fa male sentire che molti ragazzi adottati vengono trattati come sono stata trattata io. I genitori mi scrivono dicendo: “Ho dovuto far cambiare scuola alla mia bambina perché la chiamavano orfanella, eppure una famiglia ce l’ha”, oppure i figli mi scrivono dicendo: “Mi bullizzano, non so più come fare”. Questo succede perché a scuola l’adozione non viene sensibilizzata. Bisognerebbe farlo, insegnando che un figlio adottivo non è un figlio diverso, ma piuttosto un figlio con una storia speciale, con un inizio di vita diverso. Il legame di sangue non supera il legame adottivo, perché è l’amore la chiave di tutto. Il mio motto, da me creato, è: “Usate l’amore per insegnare la vita”. Un motto che desidero venga interiorizzato da tutti, specialmente dagli insegnanti, affinché insegnino che l’adozione è un tema universale; dai genitori, perché attraverso il supporto si insegna il concetto di famiglia, dell’amore per sé stessi e verso gli altri, della vita; e dai figli adottivi, per non dimenticare che l’amore è un sentimento che meritiamo e che dobbiamo sempre proteggere. I pregiudizi ci saranno sempre, le difficoltà nella vita aumenteranno, ma se ci ricordiamo ciò che abbiamo vissuto, ci ricordiamo anche che siamo forti e che quindi ogni evento spiacevole può diventare un insegnamento per affrontare qualsiasi situazione con ottimismo e soprattutto con coraggio. E concludo dicendo che un voto basso non determina la vostra bravura. Considerando le difficoltà che avete dovuto superare, sappiate che quel 4, 5 o 6 è un ben oltre di un 10. Non tutti hanno la sensibilità di capire la vostra storia e, soprattutto, il vostro valore. Rendete orgogliosi voi stessi, il tempo farà il resto.

Il giorno in cui sei stata adottata dai tuoi genitori italiani è stato un momento di svolta nella tua vita. Puoi condividere con noi le emozioni, le paure e le speranze che hai provato durante quel primo incontro? Come è cambiata la tua percezione della vita e della famiglia in quel momento e nei giorni successivi?

Il giorno in cui sono stata adottata è stato il più bello della mia vita. Il 12 novembre 2006 siamo diventati ufficialmente una famiglia. Ho conosciuto i miei genitori nello stesso anno, ad agosto. L’iter dell’adozione in Lituania prevedeva due viaggi per conoscere il bambino abbinato; quindi, i miei genitori li conobbi durante il periodo climatico più favorevole. Ricordo l’emozione appena li incontrai e la paura per la mancanza di capelli sulla testa del mio papà. Non avevo mai visto un uomo senza capelli, ma questa paura si alleviò con un regalino da parte sua. Rimasi incantata dagli occhi di mia madre e dal suo sguardo buono. Sentivo dentro di me vibrazioni positive e ogni giorno che passava speravo di avere il potere di fermare il tempo e restare con loro per l’eternità. Purtroppo, il nostro primo incontro finì dopo una settimana e i miei genitori ripartirono per l’Italia, lasciandomi giochi, soldi e il loro profumo sui miei vestiti. Una cosa per cui sono stata molto grata è la scelta di adozione anche della mia sorellina Anna, che avevo conosciuto due anni prima ma che poi non avevo più avuto la possibilità di vedere. Quando la andammo a prendere per passare quella settimana insieme, capii che c’era la possibilità di andare via da quel posto tutte e due insieme. Quando pregavo, lo facevo dicendo anche il nome di mia sorella. Dal nostro incontro sentivo di avere una ragione di vita per smettere di scappare dall’orfanotrofio e attendere. Rividi successivamente i miei genitori ad ottobre e passammo un mese e mezzo insieme, proprio come una famiglia. I miei affittarono un appartamento a Vilnius, la capitale della Lituania, e dal giorno dopo iniziammo a chiamarli mamma e papà. Legammo da subito. Mamma mi comprò tantissimi vestiti e cose buone da mangiare. Nella valigia portarono dall’Italia DVD di cartoni animati in italiano e manuali per imparare la nuova lingua. Piano piano espressi il desiderio di cambiare nome e così, con il tempo, imparai ad amare “Fatima” e tutto l’amore che i miei genitori mi davano ogni giorno. Ricordo che alla sentenza con il giudice dissi: “Voglio partire per l’Italia con la mia sorellina e con i miei genitori,” e gli bastò questa affermazione per capire che ero pronta a lasciare quel capitolo della mia vita. Ricordo anche che la sera prima di partire avevo paura di essere lasciata lì e passai una notte intera sveglia a guardare la macchina parcheggiata nel cortile, ma provavo anche l’emozione di vivere la vita che sognavo nell’orfanotrofio. Sembra sempre che le parole non siano abbastanza per descrivere quel giorno, ma posso dire che quando qualcuno mi chiede quando io sia nata, desidero rispondere nel 2006 anziché nel 1998. Quel giorno ha segnato una svolta radicale nella mia percezione della vita e della famiglia. Con l’adozione ho iniziato a sognare in grande, a immaginare possibilità che prima sembravano irraggiungibili. La mia mamma mi insegnava l’italiano con pazienza, mentre mio papà mi raccontava storie della loro vita in Italia, facendomi sentire parte di qualcosa di speciale. L’amore dei miei genitori mi ha insegnato che non importa quanto difficile sia il passato, c’è sempre la possibilità di un nuovo inizio. E questo nuovo inizio mi ha dato la forza e la motivazione per aiutare altri bambini adottati, affinché possano trovare la stessa felicità e sicurezza che io ho trovato.

Hai iniziato a condividere la tua storia sui social media come un semplice sfogo personale. Qual è stato il momento o l’evento specifico in cui hai realizzato che la tua storia poteva avere un impatto positivo su migliaia di persone? Come hai deciso di strutturare la tua presenza online per massimizzare questo impatto?

Questa domanda la rispondo con le lacrime agli occhi perché è stata nuovamente la mia famiglia a farmi capire che potevo essere d’aiuto per tanti altri ragazzi adottivi e famiglie. Nel 2021, durante un semplice pomeriggio in cui ricordavamo momenti dei nostri primi incontri e primi abbracci, mia mamma mi disse queste parole: “Non dimenticare la bambina che sei stata, non dividere la tua personalità in due identità. Tu sei lei e quella bambina sarà la tua forza domani e nel futuro. Non cancellare il tuo passato.” Poi aggiunse: “Fai ciò che senti, ciò che ti dice il cuore.” In quel momento ho capito di avere la forza di raccontare ciò che mi è successo e ho realizzato che potevo finalmente confrontarmi con persone che mi avrebbero capito senza giudicarmi. Così ho aperto il mio profilo su TikTok, usando coraggiosamente il mio nome e cognome. Ho iniziato pubblicando momenti della mia adozione e successivamente video di interpretazione e monologhi. Quando ho iniziato a mostrarmi fisicamente, le critiche non sono mancate. Alcuni dicevano che stavo inventando una storia per ottenere successo perché ero bella e potevo fare la modella; altri pensavano che prendessi spunto da film sull’adozione o libri per alimentare il mio racconto. Decisi di prendere una pausa che durò quasi un anno, riprendendo poi nel 2022 grazie al supporto della mia famiglia. Ho trasformato quelle critiche in una sensibilizzazione per far comprendere veramente le mie parole, mettendo in evidenza più le critiche che i commenti positivi. Virtualmente, ho incontrato altri ragazzi adottati e ho deciso di aprire il primo gruppo Telegram italiano per ragazzi adottati chiamato “Noi siamo una famiglia”, unendo più di 140 ragazzi adottati e successivamente “Cuore Adottivo”, il primo gruppo Telegram per i genitori in attesa a adottivi. Un viaggio in Lituania è stato determinante: ho fatto ritorno nel mio paese d’origine e ho rivisto la mia prima casa, scuola e orfanotrofio. Anche se non ho avuto il coraggio di avvicinarmi all’orfanotrofio, ho sentito le urla di quei bambini e, soprattutto, le mie. Questo è stato uno dei momenti più intensi emotivamente della mia vita. Avevo giurato a me stessa di non tornarci mai più, nemmeno per curiosità, ma il destino ha deciso diversamente. Quando sono salita sull’aereo per tornare in Italia, ho fatto una promessa: avrei raccontato le storie degli altri affinché le persone comprendessero che non esisteva solo la mia storia di adozione, ma molte altre. Nasce così il primo podcast italiano sulle storie di adozioni nazionali ed internazionali. Ricevevo molte domande, il che mi ha portato a rilasciare interviste e ad essere invitata in programmi Rai e riviste editoriali. Ma ho sentito che potevo fare di più quando mi è stata posta una domanda improvvisa: “Come si fa per adottare? A chi devo rivolgermi?”. Ho capito la gravità della situazione: molte persone non solo non conoscevano le storie di adozione, ma non sapevano nemmeno cosa fosse l’adozione. Nel 2023 ho deciso di fare un passo più grande fondando il primo giornale italiano sull’adozione e l’affido. In tre mesi, in piena estate, ho formato il mio team di partenza grazie a un annuncio sui social. Ho capito che per sensibilizzare al meglio sulla tematica dovevo unire professionisti nei campi legale, psicologico e assistenza sociale per rispondere ad ogni domanda dei nostri lettori e sensibilizzare su ogni aspetto. Ho disegnato il logo, creato le grafiche per i profili social, investito i miei risparmi nella creazione del sito web e in ulteriori passi avanti. In cinque mesi di lavoro incessante, ho realizzato il progetto e il 9 ottobre 2023 è nato AdoptLife. “Mamma, papà, per caso esiste un giornale sull’adozione in Italia?”, chiesi ai miei genitori. “No, non esiste”, mi risposero. “Bene, non so come si faccia, ma lo realizzo io”, risposi io. Ringrazio i miei genitori per aver tirato fuori il meglio di me, per avermi dato l’autostima, la cultura e soprattutto la continua forza. Devo ringraziare anche il mio team, che ha creduto nel progetto fin dalla nostra prima videochiamata, supportandomi in ogni mia idea, strategia di comunicazione e nella pubblicazione mensile della rivista. Senza di loro, l’inizio sarebbe stato sicuramente diverso. Non nego di aver sentito l’aiuto di qualche angelo del cielo, perché quando oggi, dopo quasi un anno, guardo il lavoro che continuo a portare avanti, mi chiedo sempre come sia riuscita senza avere titoli di studio in nessuna materia utile per il progetto. Poi ho capito che quando si agisce con il cuore si fa la differenza, e quando si combinano disciplina, valori e passione, si riesce a tirare fuori il meglio di sé stessi.

Sei riuscita a creare una comunità online molto attiva e solidale attraverso piattaforme come TikTok e Telegram. Quali sono le sfide più grandi che hai affrontato nel gestire questo spazio di condivisione e supporto? Come riesci a mantenere un equilibrio tra il supporto emotivo che offri agli altri e la tua salute mentale e benessere personale?

Su TikTok, mi sono impostata dei limiti. Pubblicavo un video e rientravo nell’app solo per caricarne un altro. I miei follower sapevano che se avessero desiderato un confronto o un supporto, avrebbero potuto rivolgersi al mio gruppo su Telegram. Dedico solo il fine settimana alla lettura dei commenti sotto ai miei video, prendendoli come spunto per la mia sensibilizzazione. Invece su Telegram, una delle sfide principali è stata gestire le aspettative e le emozioni dei ragazzi all’interno della community. Molti cercano sostegno emotivo e consigli, quindi è fondamentale essere presenti e rispondere in modo efficace per essere davvero d’aiuto. Per mantenere una presenza costante, ho avuto il supporto di due ragazze adottate che mi hanno aiutato a moderare il gruppo, e alle quali sono grata nonostante le delusioni ricevute in seguito. Ogni giorno si univano al gruppo sempre più ragazzi, ognuno con la propria storia e le proprie emozioni. Le storie di adozione sono tutte diverse e riconoscere le sfumature di ciascuna non è stato semplice. A volte scaturivano discussioni accese o addirittura offese. Altre volte, rimanevo sveglia di notte con le moderatrici per sostenere le ragazze più fragili. Questi momenti mi emozionano: spegnendo il telefono, mi rendevo conto di aver creato qualcosa di utile per gli altri. Inizialmente, gestire la mia emotività personale è stato difficile. I racconti altrui mi turbavano e trovare le parole giuste non era semplice, specialmente durante le videochiamate. Con il passare dei mesi, mi sono legata sempre di più ai ragazzi e il telefono ha cominciato a squillare anche per chiamate e consigli privati. Mi è stato attribuito anche il ruolo di “psicologa del gruppo”. Ho imparato a gestire le emozioni che mi trasmettevano: quando mi sento vulnerabile, spengo il telefono, faccio un respiro e lo riaccendo solo quando sono pronta. Grazie a questi ragazzi ho compreso che il dolore ci ha uniti: l’abbandono e la ricerca di comprensione hanno spinto molti a oltrepassare i confini del gruppo. Mi hanno ringraziato con canzoni, disegni e poesie, condividendo le loro emozioni. Molti di loro hanno raccontato la propria storia nel mio podcast. La cosa che mi ha rammaricato di più è stata l’atteggiamento ostile di alcuni ragazzi fin dal primo giorno, che, nonostante ciò, sono rimasti nel gruppo per screditarmi. Ho cercato di far loro capire che il gruppo era un luogo di apertura e supporto, ma ogni tentativo è stato vano. Questo ha contribuito a renderlo meno attivo. Nel frattempo, ho creato un gruppo per i genitori adottivi, dove molti si sono incontrati di persona, condividendo gioie e sfide dell’adozione. Sono felice di facilitare questi scambi. Alla fine, non tutti apprezzeranno il nostro impegno, ma l’importante è non smettere di farlo. Continuerò a offrire il mio aiuto fino all’ultimo battito, come ripeto spesso alle persone che mi seguono.

Il tuo podcast, “Storie di adozioni”, ha permesso a molti ragazzi adottati di condividere le loro esperienze personali. Qual è stata la storia che ti ha colpito di più e perché? Ci sono stati episodi in cui hai visto un cambiamento tangibile nella vita di qualcuno grazie alla piattaforma che hai creato?

Tutte le storie mi hanno toccato profondamente in modi diversi. Ognuna presenta aspetti unici e scoprirle è stato commovente. Ci sono ragazzi che hanno vissuto in orfanotrofio come me e quindi comprendono pienamente la mia esperienza, essendo passati attraverso eventi simili. Altri non ricordano molto del loro passato, ma condividono comunque con me le difficoltà dell’adattamento dopo l’adozione, nel relazionarsi e soprattutto nell’essere accettati. Viviamo in una società che non cambia, il che ha portato me e i miei ragazzi ad affrontare le stesse difficoltà. Tuttavia, le modalità di affrontarle sono diverse: alcuni hanno avuto genitori più assenti, mentre altri il contrario. Purtroppo, quando non c’è un adeguato sostegno verso i figli, ciò che accade loro può diventare un peso che decidono di portare da soli, facendoli sentire ancora più soli. “Mi sento nuovamente abbandonata”, sono parole che non dimenticherò mai, dette da una ragazza del gruppo. Tra tutte le storie raccontate, una in particolare ha colpito profondamente me e gli ascoltatori: quella di un ragazzo di nome Luca. Due mesi dopo la pubblicazione del podcast, Luca è stato contattato dalle sue sorelle e ha poi incontrato il suo papà adottivo. Conservo ancora il messaggio che mi ha mandato. Sapere che il podcast ha aiutato Luca e la sua famiglia a ritrovarsi è una gioia immensa e mi motiva a continuare a promuoverlo. Spero di riuscire presto a incoraggiare molti altri ragazzi a condividere la propria esperienza e a far loro capire che insieme possiamo fare la differenza, evitando che altri bambini debbano subire ciò che abbiamo dovuto affrontare noi. L’unione fa la forza e io sono qui per dare una mano a tutti loro.

Hai parlato spesso della necessità di riformare le leggi italiane sull’adozione, evidenziando le difficoltà burocratiche e i lunghi tempi di attesa. Quali specifiche modifiche ritieni fondamentali per migliorare il processo adottivo e renderlo più accessibile e giusto? Hai avuto contatti con legislatori o istituzioni per promuovere questi cambiamenti?

L’adozione è un argomento profondo che richiede attenzione alle necessità dei bambini e a un processo equo ed efficiente per tutti i soggetti coinvolti. Per migliorare le leggi italiane sull’adozione e renderle più accessibili, occorre considerare diverse modifiche cruciali: semplificare e accelerare i procedimenti burocratici senza compromettere la sicurezza e il benessere del bambino adottato. I lunghi tempi di attesa spesso derivano da complessità burocratiche e procedure internazionali, che potrebbero essere riviste per garantire tempi più brevi senza compromettere la sicurezza dei bambini, assicurando loro di trovare presto una famiglia amorevole. È essenziale anche definire chiaramente i requisiti per i genitori adottivi e i criteri di selezione, bilanciando rigorosi standard con un accesso equo all’adozione. Il supporto post-adozione è altrettanto cruciale: garantire un sostegno adeguato sia ai bambini adottati che alle famiglie adottive può migliorare il loro adattamento e ridurre rischi di problematiche post-adozione, come ad esempio l’interruzione dei percorsi di adozione che riporta il bambino in uno stato di abbandono, situazione inaccettabile. Un altro aspetto da considerare è l’adozione piena per le coppie single e coppie LGBTQ+. Il principio dell’affidamento deve essere tutelato, evitando che un bambino venga strappato dalle braccia di chi lo ha accolto a casa propria solo perché la famiglia biologica si manifesta nuovamente. Il benessere del bambino è prioritario, e cambiamenti legislativi devono proteggere questo principio. Per quanto riguarda il coinvolgimento con legislatori e istituzioni, è fondamentale il dialogo per sensibilizzare e promuovere riforme legislative necessarie. La collaborazione con legislatori, ONG e altre istituzioni può essere determinante nel portare avanti proposte concrete di cambiamento, e personalmente sarei interessata a contribuire attivamente in questo ambito al momento opportuno.

Nonostante le difficoltà iniziali, sei riuscita a costruire una carriera accademica brillante e stai per laurearti in Scienze Biologiche. Come pensi di integrare il tuo background personale e le tue esperienze di vita con il tuo futuro professionale nel campo della ricerca scientifica, specialmente in progetti legati alla lotta contro i tumori?

Le difficoltà iniziali che ho affrontato mi hanno insegnato resilienza, determinazione e l’importanza di non arrendersi mai. La scelta di studiare Biologia è stata ben ponderata. Fin da piccola ho nutrito il desiderio di aiutare gli altri, soprattutto quando vedevo bambini accanto a me soffrire. Ricordo vividamente una volta in cui un mio compagno di classe è entrato camminando con la testa rivolta verso il pavimento e la schiena curva, una scena che mi ha profondamente colpita. Quando sono stata adottata, mi sono ripromessa di studiare con impegno affinché la mia educazione potesse essere un aiuto concreto per gli altri. Sono felicissima che il giorno della mia laurea si stia avvicinando e sono orgogliosa di aver già dato un contributo significativo come collaboratrice scientifica nel campo della ricerca oncologica, con un progetto recentemente diventato globale e pubblicato su riviste come Springer Journals; è stato un momento emozionante. Nel campo oncologico, intendo concentrarmi su ulteriori progetti che possano contribuire concretamente alla comprensione dei meccanismi biologici alla base della formazione e della diffusione dei tumori. Desidero esplorare le possibilità di sviluppare nuove terapie o migliorare quelle esistenti, utilizzando approcci innovativi e multidisciplinari. Non vedo l’ora di contribuire ancora di più.

La tua storia è seguita da molte persone sui social media, ma hai anche ricevuto critiche e dubbi sulla veridicità dei tuoi racconti. Come rispondi a chi mette in discussione la tua esperienza? Quali strategie utilizzi per affrontare e gestire le critiche negative e mantenere la tua integrità e il tuo messaggio positivo?

Come accennato nelle risposte precedenti, è stato emotivamente complicato gestire le prime critiche. Con il tempo, ho imparato a trasformarle in opportunità di discussione per far comprendere il mio messaggio, soprattutto per sensibilizzare sul fatto che esistono storie che nessuno racconta per timore di essere giudicati, e chi decide di farlo merita il nostro sostegno per il grande coraggio dimostrato.

Sono felice di condividere ulteriormente una breve guida su come affronto le critiche:
1. Trasformare le critiche in discussione: accolgo le critiche come opportunità per spiegare meglio la mia esperienza e il mio punto di vista. Cerco di educare e informare le persone sulle sfumature e le complessità della mia storia, incoraggiando una conversazione costruttiva.
2. Mantenere il focus sul messaggio principale: mi concentro sempre sul motivo per cui ho deciso di condividere la mia storia. Mantenere il focus sul messaggio di speranza, coraggio o consapevolezza che voglio trasmettere ai miei follower è essenziale per me.
3. Rispondere con calma e rispetto: quando rispondo alle critiche, lo faccio con calma e rispetto. Evito polemiche e cerco di comunicare in modo chiaro e pacato, anche quando le critiche sono sfavorevoli.
4. Cercare il sostegno delle persone che comprendono: trovo conforto nel sostegno delle persone che capiscono e condividono le mie esperienze o il mio messaggio. Questo mi aiuta a mantenere la fiducia nel mio percorso e nel mio intento di sensibilizzare gli altri.
5. Non lasciare che le critiche mi scoraggino: è importante non permettere alle critiche negative di minare la mia determinazione o la mia fiducia nel mio racconto. Continuo a essere autentica e a condividere la mia storia con la consapevolezza che può ispirare e aiutare gli altri.

L’apertura del gruppo Telegram “Noi siamo una famiglia” è stata un’iniziativa molto apprezzata. Quali sono gli obiettivi a lungo termine di questo gruppo e come intendi raggiungerli? Quali attività o progetti specifici hai pianificato per supportare ulteriormente i membri della comunità?

Nell’ultimo periodo, a seguito di vari gravi eventi accaduti, tra cui denunce tra due membri del gruppo, ho preso una pausa per capire come impedire che i membri, anziché unirsi per solidarietà, si uniscano per manifestare il proprio dolore senza considerare quello degli altri. Non intendo assolutamente abbandonare i miei ragazzi, ma tengo molto a offrire loro un posto sicuro e amorevole, cosa che, nel corso dell’ultimo anno, a causa di alcuni membri, si è persa. Questo mi ha fatto stare molto male, soprattutto perché sono stati proprio quei ragazzi che stavo aiutando di più o che ho abbracciato unendo le nostre braccia. Quando sarò pronta a offrire nuovamente sicurezza e un ambiente tranquillo, sarò più che felice di creare iniziative che vadano oltre il digitale, come incontri faccia a faccia e attività di gruppo che favoriscano la comunicazione aperta e il reciproco rispetto. Vorrei promuovere un clima di fiducia e comprensione reciproca tra tutti i membri, incoraggiando la solidarietà e la collaborazione anziché la divisione. Sarà importante per me stabilire nuove regole e linee guida che assicurino il rispetto reciproco e il benessere di ogni membro del gruppo, in modo che possiamo essere una famiglia.

La tua relazione con la tua famiglia adottiva è stata un pilastro fondamentale nella tua vita. Quali valori e insegnamenti ti hanno trasmesso i tuoi genitori adottivi che ritieni essenziali nel tuo percorso di vita e nella tua missione di supportare gli altri? Puoi condividere qualche aneddoto o momento speciale che ha rafforzato questo legame?

Mi ricollego subito all’ultima domanda. C’è stato un episodio che mi ha fatto comprendere quanto bene mi vogliano i miei genitori. Un giorno mi buttai a terra e presi a pugni il pavimento. Continuavo a ricevere messaggi di minacce da parte dei miei parenti biologici, come per esempio: “Quando farai 18 anni verremo ad Agropoli e ti porteremo via”, motivo per cui insistei, senza dare troppe spiegazioni, ai miei genitori di festeggiare i miei diciotto anni lontano, e scegliemmo Firenze. È stato un giorno abbastanza difficile perché mi sentivo come se qualcuno volesse strapparmi dalla mia famiglia, ma poi lo dissi ai miei genitori e loro mi rassicurarono dicendo che non c’era bisogno di andare lontano, che comunque mi avrebbero protetta. Giorni prima, però, ebbi un forte crollo emotivo e iniziai a urlare forte. Provai un bruciore interiore indescrivibile, ma in quell’urlo si buttarono a terra anche i miei genitori e mia sorella e iniziammo a piangere insieme. Questa è una di quelle domande in cui scoppio sempre a piangere, come in questo esatto momento, perché quell’amore ricevuto in quelle urla ha sostituito tutto l’amore mancato nell’infanzia. Mi sono sentita davvero parte di una famiglia, mi sono sentita a casa. Sebbene il motivo di quella mia reazione l’abbia confessato dopo, i miei genitori hanno compreso che stavo soffrendo e si sono presi il mio dolore. Iniziai anche a parlare anni prima della mia storia, cosa che ci ha legato subito, ma questo accaduto ci ha resi un tutt’uno. Grazie a loro ho capito che l’amore guarisce ogni tipo di ferita, che il rispetto per se stessi e per gli altri è fondamentale, che la sensibilità e l’empatia non devono mai mancare e soprattutto che non c’è bene più grande della propria famiglia. Grazie a loro ho compreso la mia storia, ne ho fatto la mia forza, non provo più alcun rimorso perché ho esplorato ogni mancanza e ho cercato le risposte. Non odio i miei genitori biologici, anzi, li ringrazio, perché hanno acconsentito alla mia adozione, mi hanno dato la possibilità di vivere una vita felice, anziché riportarmi indietro. Ho compreso le difficoltà che avevano e la sopravvivenza attuata. Non è colpa di nessuno. Ogni vita inizia diversamente e la mia è iniziata con una cicatrice nel cuore, ma l’essere umano non è nato per soffrire e la stessa vita cerca di rimediare o di indirizzarti verso la strada giusta. I tempi di attesa, i documenti infiniti, i momenti di sconforto, le notti insonni, vengono trasformati un giorno in amore e ogni sforzo diventa solo un ricordo di una meravigliosa vittoria.

Recentemente hai lanciato il magazine digitale “AdoptLife”, che si propone di affrontare vari aspetti dell’adozione. Quali temi principali vengono trattati nella rivista e quali sono le tue aspettative per il suo impatto sulla società e sulle famiglie adottive? Come vedi il futuro di “AdoptLife” e quali sono i prossimi passi per far crescere questa iniziativa?

AdoptLife nasce su tre pilastri fondamentali: notizie, storie e risorse. Va oltre un semplice giornale; come dico spesso, è un punto di riferimento sull’adozione. Affrontiamo ogni aspetto dell’adozione così come dell’affido, con l’obiettivo di fornire una panoramica completa e approfondita su questi temi complessi e delicati. Nella sezione notizie, pubblichiamo aggiornamenti sugli sviluppi legislativi riguardanti l’adozione e l’affido, sia a livello nazionale che internazionale. Informiamo i nostri lettori su eventi, conferenze e seminari dedicati all’adozione, così come su iniziative di enti e associazioni che operano nel settore. La nostra missione è garantire che chiunque sia interessato all’adozione o all’affido sia sempre aggiornato e informato sulle ultime novità. Le storie personali sono il cuore pulsante di AdoptLife. Condividiamo testimonianze di adozione nazionale ed internazionale, racconti che mettono in luce le sfide e le gioie di chi vive questa esperienza. Queste storie non solo ispirano, ma aiutano anche a creare una maggiore consapevolezza e comprensione delle diverse dinamiche familiari. Offriamo risorse pratiche per chiunque sia coinvolto o interessato nell’adozione e nell’affido. Queste includono guide sugli aspetti psicologici e legali dell’adozione, consigli per affrontare le varie fasi del processo adottivo, e strumenti per la gestione delle sfide quotidiane. Inoltre, abbiamo rubriche culturali che trattano di libri, film e giochi legati all’adozione e all’infanzia. Questo approccio aiuta a normalizzare e integrare il discorso sull’adozione nella cultura popolare, rendendolo più accessibile e meno stigmatizzato. I consigli dei miei genitori adottivi sono particolarmente preziosi, offrendo una prospettiva diretta e pratica su come gestire le diverse situazioni. Spieghiamo il significato dell’adozione anche attraverso il gossip, mettendo in luce i pensieri dei personaggi noti sul tema. Di recente, abbiamo aperto uno sportello online per fornire supporto immediato a chi ne ha bisogno. Questo servizio è nato dall’esperienza maturata assistendo coppie nello scegliere l’ente per adottare, spiegando il percorso e aiutando i ragazzi nella ricerca delle origini. Il nostro sportello è una risorsa vitale per chi cerca risposte, consulenze o semplicemente una parola di conforto. Uno dei nostri obiettivi principali è affrontare e smantellare i pregiudizi legati all’adozione e all’affido. Attraverso articoli, testimonianze e risorse educative, cerchiamo di promuovere una maggiore comprensione e accettazione di queste pratiche. Vogliamo che la società veda l’adozione e l’affido non come ultime risorse, ma come scelte valide e amorevoli per costruire una famiglia. Per il futuro di AdoptLife, spero di trasformarlo in un magazine cartaceo disponibile mensilmente in tutte le edicole italiane e anche in altri paesi europei. Attualmente, non esiste a livello europeo un giornale sull’adozione e sull’affido, e vogliamo colmare questo vuoto. Continuando a lavorare attraverso le piattaforme social, apriremo ulteriori rubriche e selezioneremo nuove voci, affinché più professionisti possano contribuire con la propria esperienza a una buona cultura e educazione. L’obiettivo è creare una rete di supporto internazionale, dove le migliori pratiche e le storie ispiratrici possano essere condivise e celebrate. AdoptLife è più di un semplice progetto; è una missione. Vogliamo che ogni bambino abbia una famiglia amorevole e che ogni famiglia che decide di adottare o affidare possa farlo con tutte le informazioni, il supporto e le risorse necessarie. Crediamo che l’amore guarisca ogni ferita e che, con la giusta guida e comprensione, ogni storia di adozione possa diventare una storia di successo e di amore incondizionato.

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Attualità

“Elastic Heart”: la toccante storia di Nunzio...

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Elastic Heart, il toccante cortometraggio diretto e sceneggiato da Giuseppe Cossentino, è ora disponibile su Amazon Prime Video. Il film racconta la straordinaria storia di Nunzio Bellino, l’uomo elastico affetto dalla rara Sindrome di Ehlers-Danlos, che ha affrontato discriminazioni e bullismo a causa della sua condizione.

Nunzio Bellino, protagonista del cortometraggio, interpreta se stesso con una naturalezza ed espressività fuori dal comune, portando sullo schermo un racconto di resilienza e speranza. La sua interpretazione intensa e commovente, insieme alla direzione poetica di Cossentino, offre uno sguardo profondo e umano sulle difficoltà e le ingiustizie vissute da chi è affetto da patologie rare.

“Elastic Heart” è una delle opere di spicco della quinta stagione di The Ticket Show, una raccolta d’autore di cortometraggi che celebra il meglio del cinema breve nel nostro paese. Disponibile gratuitamente per tutti gli abbonati a Prime Video, ogni stagione di The Ticket Show è composta da quattro cortometraggi unici, ciascuno capace di emozionare e sorprendere il pubblico.

Il lavoro di Cossentino ha già vinto numerosi premi ed è stato finalista in molti festival cinematografici, ricevendo ampi consensi per la sua capacità di sensibilizzare il pubblico sulle patologie rare e denunciare con forza il fenomeno del bullismo. La distribuzione di “Elastic Heart” su Amazon Prime Video da parte di Sud Sound Studios rappresenta un ulteriore riconoscimento del valore di quest’opera, che continua a parlare al cuore degli spettatori.

Il successo del cortometraggio ha ispirato anche la creazione di un libro fumetto intitolato “L’Uomo Elastico”, attraverso il quale Nunzio Bellino e Giuseppe Cossentino sono diventati testimonial contro ogni forma di discriminazione e violenza. Questa opera ha ricevuto riconoscimenti in contesti prestigiosi come il Festival del Cinema di Venezia e Casa Sanremo Writers 2024 durante il Festival di Sanremo.

Invitiamo tutti a guardare “Elastic Heart” su Amazon Prime Video e a lasciarsi toccare da una storia che va oltre il dolore per celebrare la forza e la dignità dell’essere umano. Un cortometraggio che, con la sua osservazione lucida e ferma, dà voce a chi non ne ha e illumina un fenomeno ancora troppo poco conosciuto.

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