Sostenibilità
Diritti umani in azienda: in che direzione vanno le realtà...
Diritti umani in azienda: in che direzione vanno le realtà italiane?
Il report dell’Osservatorio Italiano Imprese e Diritti Umani: a che punto siamo con le politiche dei diritti umanitari nelle realtà aziendali nazionali
Parlare di diritti umani in azienda è obbligatorio quando si ha a che fare con sistemi di sfruttamento che calpestano quegli stessi diritti. I lavoratori chiedono sempre più flessibilità, retribuzione commisurata ad un sistema di welfare aziendale e percorsi di formazione e carriera attivi. Ad affermarlo è il Global Health Monitor secondo il quale, la salute mentale assume un ruolo significativo sul luogo di lavoro e spesso preoccupa i datori, anche al pari di malattie croniche o tumori.
Dalla gestione del tempo in grado di equilibrare vita privata e professionale sino ad una maggiore tutela della diversità e dell’inclusività, non si può più fare a meno di guardare ai diritti dei dipendenti come fossero un importante beni materiali del core business.
“Qualche segnale si intravvede - ha dichiarato Davide Dal Maso, Ceo di Avanzi-Sostenibilità per Azioni in occasione della presentazione del secondo report dell’Osservatorio Italiano Imprese e Diritti Umani (Oiidu) - Sarà perché gli investitori cominciano a fare domande via via più pertinenti, sarà perché, in generale, l’importanza delle questioni di sostenibilità è sempre più percepita tra le imprese, il sistema aziendale di tutela e promozione dei diritti umani si sta mettendo in moto”. Scopriamo quindi insieme cosa è emerso dai dati dell’Osservatorio.
Il report Oiidu
Il secondo Report dell'Osservatorio Italiano Imprese e Diritti Umani ha analizzato l'avanzamento delle politiche e delle pratiche di grandi e medie imprese italiane, quotate e non quotate. Rispetto allo scorso anno, il monitoraggio 2023 ha ampliato l'ambito di osservazione aumentando da 28 a 50 le società monitorate. Il perimetro complessivo del monitoraggio 2023 ha incluso 40 società quotate e 10 grandi società non quotate. a presenza dei diritti umani tra gli aspetti considerati materiali dalle imprese monitorate è – per definizione – un indice della rilevanza da loro attribuita al tema. Costituisce pertanto un’informazione interessante di per sé, ma è anche un elemento guida nel valutare se alla materialità corrispondano effettive conseguenze in termini di politiche, procedure e iniziative aziendali.
Considerando le sole citazioni del tema nella sua generalità (diritti umani), il campo di osservazione si è diviso a metà: nel 50% delle imprese il tema è risultato presente tra quelli materiali (nel 14% dei casi tra i temi di maggiore rilevanza), mentre per le altre è dichiaratamente non materiale (18%) oppure non citato (32%). Guardando al sottoinsieme costituito dalle società rientranti nel FTSE MIB non emergono differenze significative: il tema è materiale nel 46% dei casi, tra i più materiali nel 18%.
Il 72% delle società monitorate (86% tra quelle del FTSE MIB) ha citato tra gli aspetti materiali proprio alcune voci come ‘diversità, equità, inclusione’ (il tema più diffuso, citato dal 36% delle imprese), ‘formazione e sviluppo del personale’ o ‘benessere dei dipendenti’.
La considerazione dei diritti umani come tema materiale è cresciuta negli ultimi tre anni: nei loro report pubblicati nel 2020, il 32% delle (25) società che oggi ritengono il tema materiale non lo segnalavano come tale. È assai probabile che su questa crescita di considerazione abbiano influito le aspettative di maggiore rilevanza dei diritti umani e della catena di fornitura, anche in termini di nuovi obblighi per le imprese, ingenerate dai testi della Corporate Sustainability Reporting Directive e della proposta di direttiva sulla Corporate Sustainability Due Diligence.
Una politica aziendale per i diritti umani
Adottare una politica dei diritti umani non significa automaticamente che vengano considerati realmente importanti nella pratica e viceversa. Ecco perché tutte le 20 società che non hanno adottato una specifica politica in merito hanno comunque dato evidenza alla necessità di rispettare tali diritti in documenti quali i Codici etici.
I diritti legati ai rapporti di lavoro, in particolare quelli più basilari e a rischio soprattutto fuori del contesto europeo sono quelli dove maggiormente di incentra l'impegno delle società. A preoccupare, invece, è il dato che "diversità", "pari opportunità" e "inclusione" sono meno frequentemente citati (41% delle politiche, 20% delle società monitorare), anche meno dello scorso anno. Si presume che siano assorbiti nella più ampia politica aziendale di non discriminazione e, comunque, risultano secondari alla privacy.
Sostenibilità
Sostenibilità, Mondo (Bper): “Siamo partner delle pmi...
"Creato prodotti di finanziamento che vogliono supportare imprese e aiutarle a progredire"
"Bper Banca vuole essere un partner delle piccole e medie imprese per accompagnarle nel percorso verso la transizione e la sostenibilità. Per questo abbiamo creato una serie di prodotti di finanziamento che, conoscendo le imprese, vogliono supportarle e aiutarle a progredire”. Così Adelaide Mondo, responsabile Corporate Lending della direzione imprese di Bper Banca, in occasione dell'incontro “Cultura Finanziaria e Sostenibilità: le sfide per banche e pmi”, organizzato a Modena da Assonebb, Bper, Cna, Confcommercio, Confesercenti Modena, Lapam Confartigianato e dedicato al tema della cultura finanziaria e del rapporto fra istituti di credito e piccole e medie imprese.
“Il ruolo di una banca è quello di accompagnare le piccole e medie imprese - ha proseguito Mondo - perché ci sono degli obblighi di rendicontare il proprio percorso verso la sostenibilità e chi vuole intraprenderlo deve essere consapevole di quelli che sono i requisiti fondamentali in ottica di ambiente e sociale. La nostra banca è in condizioni di esprimerlo in maniera chiara nei prodotti e nei servizi che proponiamo sul mercato, aiutando così gli imprenditori che si rivolgono a noi".
"Le imprese, soprattutto le pmi, sono ancora molto ingenue da questo punto di vista e quindi il compito che dobbiamo - e vogliamo - svolgere è quello di dare consapevolezza e divulgare conoscenza. Per la prima volta, la banca si trova a essere un vero e proprio partner di sviluppo, concedendo risorse per far sì che le pmi possano crescere sotto questo aspetto", ha concluso Mondo.
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Sostenibilità, Previati (Assonebb): “Migliorare...
Il presidente Assonebb: "Esiste relazione positiva tra livello di educazione finanziaria e sensibilità ai temi sostenibilità"
"Aumentare il livello di educazione finanziaria sia degli individui sia delle organizzazioni è una delle sfide del futuro di questo Paese". Sono le parole Daniele Previati, presidente dell’ Associazione nazionale enciclopedia della banca e della borsa (Assonebb) in occasione dell'incontro 'Cultura Finanziaria e Sostenibilità: le sfide per banche e pmi', organizzato a Modena da Assonebb, Bper, Cna, Confcommercio, Confesercenti Modena, Lapam Confartigianato e dedicato al tema della cultura finanziaria e del rapporto fra istituti di credito e piccole e medie imprese.
"L'Italia è in generale un Paese a basso livello di educazione finanziaria e questo si ripercuote ovviamente sul livello di educazione finanziaria dei nostri imprenditori, in particolare dei microimprenditori e dei piccoli imprenditori", ha proseguito Previati che ha aggiunto: “Esistono delle iniziative organizzate insieme alle associazioni di categoria per aumentare la formazione dei nostri imprenditori e aumentare il livello di educazione finanziaria porta anche ad avere una maggiore attenzione e consapevolezza ai temi di sostenibilità".
"Abbiamo verificato attraverso vari studi che esiste una relazione positiva tra il livello di educazione finanziaria e la sensibilità ai temi della sostenibilità ambientale, sociale e anche di quella legata ai modelli di governance – ha osservato Previati –. Come vediamo oggi in questa iniziativa, è un tema che interessa tutti: il mondo delle imprese, delle banche e delle università", ha concluso il presidente Assonebb.
Sostenibilità
Rendicontazione ESG, Consob sostiene le PMI
Un template per raccogliere informazioni sulla sostenibilità
Dal Gruppo di lavoro 3 attivato all'interno del Tavolo per la Finanza Sostenibile e coordinato da Consob, è nato un progetto per la creazione di un template per la rendicontazione ESG dedicato alle PMI. Il progetto intende sostenere le PMI non soggette ad attività di reporting ESG, supportandole nella ricerca e raccolta di informazioni sulla sostenibilità ambientale, sociale e di governance, da poter fornire a diversi operatori del sistema economico, quali banche e partner finanziari.
Il progetto è focalizzato sulla messa a punto di un template con le informazioni ESG ritenute più rilevanti per le PMI. Il documento sarà sottoposto a consultazione pubblica nel corso del 2024 e in ogni caso non rappresenta uno standard di rendicontazione ESG, né costituisce un'alternativa all'utilizzo di standard riconosciuti, adottati o in corso di adozione a livello nazionale ed internazionale, pur contibuendo ad aumentare la consapevolezza delle imprese circa le questioni di sostenibilità che interessano maggiormente l'esercizio delle loro attività.
Contenuti ed obiettivi del progetto
Il template per le PMI proposto dal Tavolo per la Finanza Sostenibile rappresenta uno schema per la raccolta dei dati nell'ambito dei rapporti tra piccole e medie aziende da una parte e banche dall'altra. Si tratta del primo step di un più ampio progetto che comprenderà anche l'individuazione delle informazioni ESG da fornire ad altri operatori del sistema economico come imprese non finanziarie e partner commerciali. Parallelamente alla proposizione del template alle PMI, sono previste attività di educazione finanziaria e sensibilizzazione verso i temi ESG, anche in considerazione della crescente importanza della rendicontazione delle aziende, anche se su base volontaria come ad oggi avviene per le PMI non quotate.
Alla base del progetto del template PMI, il Gruppo di Lavoro 3 coordinato da Consob ha svolto diverse attività. Prima di tutto, la mappatura degli obblighi normativi di reportistica ESG, attuali e prospettici, delle imprese finanziarie e non, che ha permesso di identificare tutte le possibili esigenze di informazione delle imprese finanziarie e non finanziarie e di mapparle in maniera dettagliata. In secondo luogo, è stata effettuata un'attività di mappatura delle informazioni di sostenibilità relative alle PMI non quotate che le imprese finanziarie e non finanziarie ritengono rilevanti. Un terzo step ha riguardato la preparazione di schemi per la raccolta dei dati delle PMI non quotate, messi a punto anche grazie al confronto con gli stakeholder, necessari per assolvere alle esigenze informative precedentemente citate. In definitiva, il template ha l'obiettivo centrale di facilitare la trasmissione di informazioni di sostenibilità nell'ambito del rapporto bilaterale tra PMI e banche.