

Politica
Meloni al Consiglio europeo: “Su migranti da Ue mi aspetto passi concreti”
Dal vertice “mi aspetto passi concreti sulla base delle conclusioni dello scorso febbraio, posso dire che sono soddisfatta dall’ultima versione della bozza di conclusioni che sta girando”. Così, al suo arrivo al Consiglio europeo il premier Giorgia Meloni, sottolineando che nel testo “si chiede alla Commissione di procedere spedita e rimanda la verifica al prossimo Consiglio Ue”. Quello dei migranti “è un tema considerato oggi centrale, qualcosa che era impensabile fino a qualche mese fa e viene seguito passo passo dal Consiglio”.
Lega
“Francamente non sono preoccupata” dalle posizioni della Lega sull’Ucraina, “la linea dell’Italia è chiara”, ha assicurato, sottolineando che “al di là delle posizioni espresse del necessario richiamo a continuare a lavorare per la soluzione del conflitto, su cui tutti lavoriamo, il punto è capirsi su cosa sia utile”.
Patto stabilità
Sulla riforma del Patto di stabilità “ci sono sempre visioni abbastanza differenti, ma io penso che l’Ue debba imparare dai suoi errori, dal passato, dalla realtà che stiamo affrontando”, ha ribadito Meloni, ricordando che “oggi a noi sono chiesti importanti investimenti per la transizione ecologica, digitale, per le catene di approvviggionamento strategico”. E allora, secondo Meloni, “non si può pensare che investimenti necessari a rendere competitivi ii nostri sistemi non vengano tenuti in considerazione nella governance: per noi sarebbe tragico tornare ai parametri precedenti”. Il premier sollecita quindi “una governance più attenta alla crescita economica e non solo alla stabilità: ci sono passi in avanti ma bisogna lavorare ancora molto”.
A quanto si apprende, in serata ci sarà un bilaterale Meloni e il presidente francese Macron – il primo dall’ottobre scorso a Roma – a margine del Consiglio europeo. Lo stesso premier aveva anticipato questa mattina, arrivando al vertice, di essere “in contatto” con Macron.
Consiglio europeo
E’ iniziato a Bruxelles il vertice europeo: alla prima sessione di lavoro è presente anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, con il quale ci sarà uno scambio “sulle principali questioni geopolitiche e sulle sfide globali”, ha detto nella lettera d’invito ai leader il presidente del Consiglio europeo Charles Michel.
Il Consiglio europeo, che si riunirà oggi e domani, avrà sul tavolo prima di tutto l’economia, e in secondo piano gli affari esteri. I capi di Stato e di governo parleranno anche di migrazioni, ma nessuno si attende grosse novità, anche perché la strategia da seguire su questa materia è già stata ampiamente discussa, e messa nero su bianco nelle conclusioni, nel Consiglio straordinario del 9 febbraio scorso.
Come spiegato da un alto funzionario Ue, “quello che conta è che abbiamo fissato una linea di azione; ora bisogna attuarla”. Non vuol dire che venga messa nel cassetto: “Manteniamo la pressione”, nel senso che la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e la presidenza svedese aggiorneranno i leader su quello che è stato fatto dal 9 febbraio ad oggi. Von der Leyen lo ha già spiegato in una dettagliatissima lettera diffusa lunedì sera. “La stessa cosa avverrà nel Consiglio Europeo di giugno – continua la fonte – l’intenzione non è quello di riaprire la discussione ogni volta, ma di attuare quello che si è già deciso”.
Il Consiglio europeo di oggi sarà il primo ordinario del 2023 e verrà seguito dall’Eurosummit in formato allargato, a 27 il giorno successivo. Il summit inizierà prima del solito, alle 11.30 (i prevertici dei grandi partiti europei si svolgeranno di prima mattina: è attesa anche la segretaria del Pd Elly Schlein) per un pranzo di lavoro con il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, con il quale ci sarà uno scambio “sulle principali questioni geopolitiche e sulle sfide globali”, come ha spiegato il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel.
Politica
Emilia Romagna, Meloni: “Tavolo permanente su alluvione in attesa commissario”

Premier durante incontro con presidenti Regioni, Province e sindaci comuni alluvionati: "Continuiamo a collaborare, sta funzionando"

Un tavolo operativo permanente “che serve per stabilire gli interventi necessari per fronteggiare i danni” provocati dall’alluvione dell’Emilia Romagna e per quelle zone più colpite dal maltempo “per discutere su cosa fare e su come agire al meglio. Sarà un tavolo permanente che, in attesa della definizione della struttura commissariale, sarà coordinato all’interno del governo dal ministro Musumeci”. Così il premier Giorgia Meloni durante l’incontro a Palazzo Chigi tra il governo con i presidenti delle Regioni, delle Province e i sindaci dei comuni alluvionati.
“Credo che questo momento di confronto sia molto importante, dico subito che non considero questo contesto occasionale, intendo rendere questo tavolo permanente, finché sarà necessario – ha sottolineato Meloni – Sappiamo tutti che abbiamo a che fare con un evento particolarmente complesso, non che le Regioni coinvolte non siano già state teatro di altre situazioni emergenziali. In questo caso specifico ci rendiamo conto che l’evento è non solo particolarmente vasto per l’estensione ma particolarmente vasto nei fenomeni che produce, e quindi ha bisogno di molti piani di intervento diversi fra loro”.
“Dovremo far ricorso a delle vere e proprie bonifiche – ha rimarcato il presidente del Consiglio – i terreni sono completamente ricoperti di fango, chiaramente questo sta anche asfissiando le colture. Ancora oggi continuiamo a scoprire nuove conseguenze, nuovi eventi, è una specie di domino quello che sta accadendo sul territorio che rende tutto molto complesso, piove di nuovo e abbiamo nuovi smottamenti, nuove frane”. “Insomma ci confrontiamo tutti con una cosa abbastanza nuova e complessa, per questo per noi è fondamentale il contatto con il territorio, la quotidianità nel contatto che deve essere per forza di cose costante – ha proseguito – Però a me piace soprattutto immaginare questo confronto come tavolo operativo: noi dobbiamo parlare soprattutto di che cosa bisogna fare e come bisogna farlo. E’ importante secondo me la collaborazione, come è stato finora, perché finora mi pare che la collaborazione abbia funzionato. Sarà un tavolo permanete e, in attesa della definizione della struttura commissariale, il riferimento all’interno del governo sarà il ministro Musumeci”.
“Credo che questo appuntamento possa servire per un lavoro di miglioramento, di affinamento del decreto legge del Governo che ha voluto dare il segnale di uno sforzo importante – ha detto ancora Meloni – Un decreto stilato in 72 ore e quindi sicuramente nella sua conversione parlamentare può essere oggetto di miglioramento e affinamento. Su questo ovviamente attendo il vostro contributo: penso ad esempio alle zone e ai comuni che potrebbero essere state escluse in prima battuta sulla base delle indicazioni che arrivavano dai territori perché anche i territori non avevano contezza di quanto avvenuto”.
“Su questo si può lavorare in sede di conversione” del decreto, “chiaramente il lavoro deve essere un lavoro certosino, e questa serietà io la chiedo a me stessa per chiederla a tutti, perché più noi siamo precisi più facciamo interventi giusti, più siamo precisi nella ricognizione dei territori per dare a chi ha bisogno e non disperdere quelle risorse, più quelle risorse andranno dove devono andare. Così come più si sarà capaci di distinguere quello che è il frutto dell’evento alluvionale dai problemi che erano preesistenti, più si avranno risorse per avvicinarsi a indennizzi che siano il più possibile alti con obiettivo 100%. Però siccome le risorse – e lo sappiamo tutti – non sono infinite, anzi, tutti siamo chiamati a un lavoro di grande accuratezza e responsabilità”, le parole del presidente del Consiglio.
Politica
Migranti, Imam Catania: “Bene cooperazione Italia-Tunisia”


“Il nostro augurio è che le parti tunisine e italiane continuino a cooperare nel campo della lotta alla migrazione irregolare, con misure efficaci e politiche mirate per poter porre fine a questa tragedia. Io sono convinto che l’immigrazione è un fenomeno antico e complesso, impossibile da impedire, nonostante alcuni politici cerchino di ridurlo a un mero slogan elettorale”. Lo afferma in una intervista all’AdnKronos il Presidente della Comunità islamica in Sicilia e Imam di Catania, Abdelhafid Kheit. “Vorrei sottolineare l’importanza – aggiunge- di costruire un approccio globale alla cooperazione nel campo della migrazione andando oltre il solo approccio della sicurezza, quest’ultimo infatti rimane limitato in termini di efficacia come abbiamo già potuto vedere”.
“Il nostro governo – evidenzia Abdelhafid Kheit- sta premendo, nell’UE, per fornire aiuti urgenti alla Tunisia e prevenire un possibile collasso economico, oltre a cercare di raggiungere un accordo con il FMI per accelerare il prestito in sospeso”. Per l’Imam di Catania, “riguardo all’impegno della Tunisia nel contrasto al fenomeno dell’immigrazione clandestina, è importante la volontà politica, basta ricordare la visita del Presidente della Repubblica della Tunisia a Sfax e Mahdia, la quale ha contribuito a un calo degli imbarchi, sottolineando il successo dei servizi tunisini specializzati nel contrastare numerose operazioni di migrazione e nell’arrestare un numero significativo di scafisti”.
“Ritengo un passo in avanti – osserva ancora il Presidente della comunità islamica in Sicilia- il fatto che i due Paesi stiano attualmente negoziando una bozza di accordo quadro per la cooperazione nel settore del comportamento consensuale in materia di migrazione e sviluppo solidale, con l’obiettivo di garantire l’apertura di canali di migrazione organizzata e di migrazione circolare”. “Sarebbe giusto – evidenzia infine Abdelhafid Kheit- organizzare congressi internazionali in cui possano confrontarsi e intervenire i vari governi europei, nord-africani e subsahariani, per riuscire a costruire una coordinazione concreta delle risorse e fronteggiare al meglio la problematica”. (di Francesco Bianco)
Politica
Berlusconi, sabato primo vertice Forza Italia dopo ricovero

I ministri azzurri attesi ad Arcore
Da Arcore confermano le voci di un pranzo, sabato a Villa San Martino, tra Silvio Berlusconi e i ministri azzurri guidati dal vicepremier Antonio Tajani, nonchè responsabile degli Affari esteri e coordinatore nazionale azzurro. L’incontro, raccontano, sarà l’occasione per fare il punto della situazione politica sugli impegni di governo in vista delle prossime scadenze parlamentari. Nel menu, assicurano, nessuna ‘rivoluzione azzurra’, ovvero stravolgimento di Forza Italia. ll lungo ricovero al San Raffaele ha impedito al Cav di incontrare la sua squadra di governo. Sono venti giorni che il leader azzurro non vede di persona i ministri, spiegano fonti azzurre.
Al summit non parteciperanno i capigruppo di Camera e Senato, Paolo Barelli e Licia Ronzulli. Ci saranno solo Tajani, Casellati, Zangrillo, Pichetto Fratin e Bernini. In questi giorni, complice la notizia del vertice con i ministri, sono tornate a circolare rumors su nuove nomine in casa Fi. Raccontano che qualche novità a breve ci sarà ma nulla di ‘rivoluzionario’ e riguarderà sempre la ‘macchina organizzativa’ del partito.
Politica
Sondaggio politico: FdI cresce, Pd giù di un punto

L'ultima rilevazione di Noto per Porta a Porta
Fratelli d’Italia oggi si conferma primo partito italiano con il 28,5% (percentuale in aumento dello 0,5 rispetto all’ultima rilevazione dello scorso 25 maggio). Il Pd perde un punto, fermandosi al 20,5%. E’ quanto emerge dal sondaggio Noto per Porta a Porta.
In terza posizione si colloca il M5S con una percentuale del 15%, guadagnando un punto. Segue la Lega stabile al 9,5%, così come Forza Italia che rimane al 7%. Resta stabile anche Azione-Italia Viva al 6,5%, mentre Verdi-Sinistra sale al 3,5% (+0,5). Stabili anche Più Europa al 2% e Noi Moderati all’1,5%.
Politica
Femminicidio, manifestazione di soli uomini: sì bipartisan a proposta La Russa

Lanciata dagli studi di La7, la proposta raccoglie il favore di maggioranza e opposizione (con qualche distinguo)

Contro i femminicidi in Italia, “credo che serva indire una manifestazione di soli uomini per dare un segnale, siamo noi uomini che dobbiamo prendere coscienza. Un segnale deve partire da noi e dalla famiglie”. Questa la proposta del presidente del Senato
Ignazio La Russa, lanciata oggi dagli studi de L’Aria Che Tira su La7 e accolta con favore bipartisan dal mondo politico, dalla Lega al M5S, passando per Pd, +Europa e Verdi e Sinistra (con qualche distinguo).
Quella di La Russa “è una buona idea, queste battaglie si fanno con gli uomini, non contro gli uomini”, dice all’AdnKronos Laura Ravetto, deputata e responsabile del Dipartimento pari opportunità della Lega. “Sarebbe giusto che gli uomini si mobilitassero”, dice. Anche il capogruppo della Lega a Palazzo Madama, Massimiliano Romeo si dice d’accordo: “E’ una buona idea”, spiega all’AdnKronos. “Io – aggiunge – parteciperei e sarei in piazza”.
“Condivido lo spirito e lo sostengo da sempre: la violenza sulle donne la subiscono le donne ma è un problema degli uomini. Sono gli uomini che devono mettersi in discussione, tutti, non solo quelli violenti, ma tutti quando assecondano o lasciano andare su comportamenti e linguaggi che denigrano, sviliscono o oggettificano le donne”. Alessandra Maiorino, vicepresidente del gruppo M5s al Senato e coordinatrice del comitato politiche di genere e diritti civili del Movimento 5 Stelle commenta così con l’AdnKronos la proposta. “Rilancio a La Russa un’altra proposta – dice la pentastellata -, introduciamo l’educazione emotiva e sessuale nelle scuole. È l’investimento da fare per un futuro senza violenza contro le donne”. La Russa ha poi benedetto un schiaffone in famiglia contro un figlio che non porta rispetto a una donna: “Oddio, magari un ceffone no”, si smarca Maiorino.
Una manifestazione di soli uomini? “Bene, io da una vita che dico che sul tema del femminicidio dico che bisogna coinvolgere gli uomini, d’altra parte non siamo mica noi donne ad andare in giro con la sega elettrica per ammazzare qualcuno”, risponde interpellata dall’AdnKronos Emma Bonino, figura storica del femminismo e da sempre in campo per la rivendicazione dei diritti. “Si convincessero i padri a parlare con i figli, a scendere assieme in piazza, questo sarebbe davvero un bel segnale”, conclude la leader di +Europa.
“Ben venga una manifestazione di uomini contro la violenza sulle donne nella consapevolezza che bisogna sradicare la mentalità patriarcale che è alla base di questi comportamenti violenti”. Laura Boldrini del Pd risponde così all’Adnkronos. Però, sottolinea, “un paio di cose a La Russa vanno dette…”. Quali onorevole Boldrini? “Primo che se è contro la misoginia deve essere coerente. Lo ricordiamo esultare in aula al Senato quando venne affondato il ddl Zan che era anche contro la misoginia oltre che contro la omotransfobia. E poi leggo che dice di dare ceffoni ai ragazzi che mancano di rispetto alle donne. No La Russa, non si educano i ragazzi attraverso i ceffoni ma facendo capire che deve esserci rispetto alla base delle relazioni”. “E quindi se La Russa è coerente mi aspetto che sia d’accordo con ‘l’educazioni sentimentale’ nelle scuole, cosa che invece la sua parte politica ha sempre osteggiato perché introdurrebbe alla teoria gender che ancora devo capire cosa sia… L’educazione non si fa a ceffoni ma parlando di queste tematiche nelle scuole e in famiglia. Se vogliamo uscire da questa degenerazione occorre che cambi la mentalità patriarcale degli uomini per la donna è mia e ne faccio ciò che voglio fino a maltrattarla e ucciderla se lei si oppone alla volontà”, conclude Boldrini.
“Nulla in contrario alla proposta del presidente La Russa. Una manifestazione di soli uomini, se promossa con lo scopo di chiedere una piena assunzione di responsabilità e consapevolezza da parte maschile, può dare un segnale positivo”, la risposta della senatrice del Pd, Valeria Valente, già presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio. “Il tema della violenza maschile sulle donne – sottolinea – è infatti un tema culturale e attiene alla sperequazione di potere e ai rapporti asimmetrici tra uomini e donne in una società maschilista”. “Non si educa però con i ceffoni ma con il dialogo, il confronto e l’esempio del rispetto e del riconoscimento della differenza e dei percorsi di autonomia e libertà. Nelle famiglie, nelle relazioni, nella scuola”, ricorda Valente.
“Il presidente del Senato La Russa dice che servirebbe una manifestazione di soli uomini contro la violenza degli uomini alle donne. Bene, ma adesso la deve fare davvero”, replica la capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera Luana Zanella all’AdnKronos.
Politica
Decreto Pa, da Camera ok a voto di fiducia

A favore sono stati 203 deputati, contrari 134, astenuti 3

L’Aula della Camera ha votato la fiducia posta ieri dal governo sull’articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto 22 aprile 2023, n. 44, recante disposizioni urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni pubbliche, il cosiddetto decreto Pa. A favore sono stati 203 deputati, contrari 134, astenuti 3. Il testo prevede anche nuove norme sulla Corte dei Conti.
Le opposizioni parlano “del decreto Pa come di una legge che mette il bavaglio alla Corte dei Conti”, ricorda la vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Augusta Montaruli. “Invece, la prima risposta l’ha già data il presidente della Corte dei Conti negando che si tratti di una legge bavaglio. Una risposta ulteriore la daremo noi, come sempre con i fatti, trasformando la Pa in una macchina più efficiente, attrattiva e amica dei cittadini”.
“Oggi le opposizioni gridano allo scandalo, ma la norma sulla Corte dei Conti è stata voluta da Draghi e Conte – dichiara la deputata della Lega Tiziana Nisini, esprimendo voto favorevole del gruppo alla fiducia sul decreto legge Pa – In quei governi, Pd e 5 Stelle erano presenti. La coerenza parla e ci dice che le loro critiche sono deboli, strumentali e fanno male al Paese. Bene, dunque, la strada indicata da questo governo. L’Italia ha bisogno di una riforma dei controlli: se ne fanno troppi e molti sono inefficaci. Questo non lo diciamo noi ma Sabino Cassese, presidente emerito della Corte Costituzionale”.
Annunciando il voto contrario del Pd alla fiducia sul decreto, Simona Bonafè scandisce: “Avete preferito alimentare lo spettro del nemico solo per distrarre l’attenzione sui ritardi sull’attuazione del Pnrr. Avete usato questo decreto come cavallo di Troia per mettere il bavaglio a chi vi richiama alla responsabilità. Agitate il capro espiatorio per nascondere la vostra incapacità. Non vi permetteremo di giocare a nascondino con il Pnrr. E’ un bene comune del nostro Paese”.
Voto contrario anche del M5S. Sottolinea Dario Carotenuto, componente della Commissione lavoro della Camera: “Questo decreto vi è servito per eliminare il controllo concomitante della Corte dei Conti sul Pnrr. Cioè quello più utile. Quello che permette di individuare i problemi e aiuta a garantire trasparenza. La realtà è che costruite nemici per la vostra propaganda. E lo fate solo perché vi serve distrarre l’opinione pubblica dai problemi che non riuscite a risolvere. Meloni e il nemico immaginario è il titolo di una serie tv in cui avete deciso di catapultare il Paese”.
Politica
Meloni a Tunisi, lungo incontro con il presidente Saied

Fonti: "Segnale buon feeling". Saied a Meloni: "Dice a voce alta ciò che gli altri pensano in silenzio".

Il colloquio bilaterale ufficiale tra il presidente tunisino Kais Saied e la premier Giorgia Meloni “è stato molto lungo ed è un segnale di un buon feeling tra i due leader”. A sottolinearlo fonti della delegazione italiana mentre è in corso la missione a Tunisi della presidente del Consiglio. Ulteriore segnale della sintonia, rimarcano le stesse fonti, è il fatto che al termine dell’incontro Meloni e Saied con le delegazioni si siano intrattenuti informalmente nella terrazza per ulteriori scambi di vedute davanti a un caffè. Una coda di incontro che ancora si sta prolungando.
“Sono molto felice di parlare con lei dei nostri problemi. Lo dico a voce alta: lei è una donna che dice a voce alta ciò che gli altri pensano in silenzio”, ha Saïed accogliendo la premier al suo arrivo al Palazzo presidenziale di Tunisi.
Meloni è arrivata a Tunisi in mattinata. Ad accoglierla il primo ministro della Tunisia Najla Bouden Ramadan.
Una visita ”di amicizia e di lavoro” quella di oggi a Tunisi: così la presidenza tunisina in una nota ha definito la visita di Meloni, ricordando che la presidente del Consiglio è stata invitata dal presidente Saied. Venerdì i due hanno avuto un colloquio telefonico durante il quale, sottolinea la presidenza di Tunisi, sono state sottolineate le ”relazioni speciali tra i due Paesi e i legami strategici tra la Tunisia e l’Unione Europea”.
L’agenzia di stampa Tap afferma che la telefonata è stata anche l’occasione per discutere dell’iniziativa, lanciata da Saied, di organizzare una conferenza ad alto livello tra i Paesi interessati dalle migrazioni, in particolare i Paesi del Nord Africa, del Sahel e del Sahara, e i Paesi del Mediterraneo settentrionale. L’obiettivo di questa iniziativa è quello di affrontare le cause della migrazione irregolare e individuare le strategie adeguate da mettere in atto per porre fine alla crisi umanitaria che essa provoca, sottolinea la presidenza di Tunisi in una nota.
La premier Meloni è stata contestata sui social da alcune organizzazioni non governative (ong) locali che l’hanno definita “persona non grata”. Nella nota diffusa tramite Facebook dal Forum tunisino per i diritti economici e sociali (Ftdes) si legge che ”il sostegno offerto dall’Italia è finalizzato a frenare le partenze della Tunisia, che si tratti di cittadini tunisini o stranieri, e per facilitare e accelerare i rimpatri forzati dall’Italia. Le politiche migratorie del governo italiano hanno un impatto diretto sui tunisini in Italia. Nel 2020 e nel 2021, i cittadini tunisini sono stati la prima nazionalità a essere detenuti nei Centri italiani di Permanenza di Rimpatrio e la prima nazionalità ad essere rimpatriata”.
Le ong, tra cui anche la Lega tunisina dei diritti umani e l’Associazione delle donne democratiche tunisine, citando una recente indagine che ha anche ”messo in luce le cure disumane che soffrono in questi centri i migranti, tra cui molti tunisini. La cooperazione tra i due paesi non riguarda né le procedure di identificazione dei corpi dei defunti in mare né il rimpatrio dei corpi”.
Nel comunicato, firmato tra l’altro dagli Avvocati senza frontiere e dall’Associazione di intersezione per i diritti e le libertà, si parla di ”considerevoli finanziamenti concessi dall’Italia, circa 47 milioni dal 2014, che sono stati utilizzati esclusivamente per rafforzare l’apparato di sicurezza tunisino, di cui il ministero dell’Interno e della Difesa sono i principali destinatari”. Inoltre, prosegue la nota, ”la cooperazione tecnica e commerciale che l’Italia vuole mantenere con la Tunisia non giova in nulla al popolo tunisino, dato che per beneficiarne bisogna ottenere un visto e che rimane per molti tunisini una chimera”.
Il testo, firmato anche dal Comitato per il rispetto dei diritti umani e delle libertà in Tunisia e dall’Organizzazione contro la tortura in Tunisia, ricorda che l’Italia ha rinnovato la classificazione della Tunisia nell’elenco dei paesi d’origine sicuri”, ma allo stesso tempo ”il paese affronta una grave crisi economica, sociale e politica e il governo tunisino ha una sola priorità: perseguire e carcere attivisti, sindacati, giornalisti e oppositori politici”. Dato il contesto attuale, sostengono le ong, ”la Tunisia non può essere considerata un paese sicuro per le persone con mobilità”.
Si afferma poi che ”l’obiettivo del governo italiano è fare della Tunisia una guardiana dei suoi confini, soprattutto nelle operazioni di intercettazione delle imbarcazioni nelle acque territoriali e del loro trasferimento in Tunisia, e favorire una stabilizzazione superficiale del paese per evitare che sempre più tunisini la lascino. Dal promo gennaio al 31 maggio la Tunisia ha intercettato 23.110 migranti (10 volte più dello stesso periodo del 2020)”. Le associazioni firmatarie ricordano quindi che ”la mobilità è un diritto umano e che proprio a causa di queste politiche di esternalizzazione e di sicurezza adottate dai due Stati migliaia di persone, tunisini e stranieri, stanno perdendo la vita, costrette a prendere strade sempre più pericolose”. E che ”la cooperazione e le politiche di vicinato devono favorire gli interessi del popolo tunisino ed esorta il governo tunisino ad astenersi dal svolgere il ruolo di gendarme del Mediterraneo”.
Inoltre viene ”ricordato che le discussioni in corso con le autorità italiane sulla cooperazione in materia di controllo delle frontiere e lotta al traffico portano le acque territoriali e il territorio tunisino all’ingerenza delle forze di sicurezza europee”. Va anche chiesto che ”venga presa in considerazione la decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo del 30 marzo, che ha condannato il governo italiano per aver violato i capitoli 3, 5 e 13 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo contro 4 migranti tunisini e chiede la cessazione delle espulsioni di massa dei migranti tunisini provenienti dall’Italia”. Inoltre si ”denuncia il rapporto ideologico tra governi tunisino e italiano, segnato da discorsi xenofobi e razzisti”. E, concludono le ong, ”esortiamo i governi a stabilire la verità e a rendere giustizia per la sospetta morte di Wissem Ben Abdellatif, deceduto il 28 novembre 2021 attaccato ad un letto dell’ospedale San Camillo di Roma, a seguito del suo trasferimento dalla rianimazione cardiopolmonare da Ponte Galeria”.
Politica
La Russa: “Femminicidi? Credo serva manifestazione di soli uomini”

La proposta "per dare un segnale". "Un figlio non porta rispetto alle donne? Dico che serve un ceffone", afferma il presidente del Senato, che poi si dice pronto a organizzare il corteo
“Il contrasto ai femminicidi? Se fossi al governo ci metterei la massima energia possibile” intanto dico di “raddoppiare subito i 600 carabinieri che se ne occupano”. Così il presidente del Senato Ignazio La Russa, ospite dell’Aria che Tira, su La 7, sul tema dei femminicidi. “Credo che serva indire una manifestazione di soli uomini, per dare un segnale, siamo noi uomini che dobbiamo prendere coscienza. Un segnale deve partire da noi e dalla famiglie, il rispetto per le donne parte in famiglia, se vedi un figlio che non porta rispetto dico che serve un ceffone”, conclude.
Politica
Roma Pride, Rocca dopo revoca patrocinio: “Non tolgono logo? Non manderò i carabinieri”

Botta e risposta tra il presidente della Regione Lazio e il portavoce del Roma Pride 2023, Mario Colamarino
”Non manderò i carabinieri a togliere il logo dal sito, facessero come credono. Io ho preso una posizione molto chiara, netta contro l’utero in affitto e la possibilità di accostare la Regione Lazio a quella pratica, stop. Questa è la posizione, c’è poco altro da aggiungere”. Lo ha detto il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, ospite in radiotelevisione su Rtl 102.5 durante ‘Non stop news’, rispondendo sull’intenzione espressa dal portavoce del Roma Pride 2023 di non togliere il logo istituzionale dalla comunicazione dell’evento nonostante la revoca del patrocinio dalla Regione Lazio.
”Dispiace che sia un’occasione persa per dialogare invece in maniera costruttiva sui diritti civili, in maniera deideologizzata, lo dico anche da persona che a Roma ha contribuito ad aprire la prima casa nazionale che accoglieva ragazzi e ragazze che venivano allontanati da casa perché non accettati dalla loro famiglia per motivi della loro identità sessuale”, ha aggiunto Rocca.
Politica
Mattarella convoca Consiglio di Difesa, Ucraina tra i punti all’odg

La riunione martedì 13 giugno alle 17

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha convocato il Consiglio Supremo di Difesa, al Palazzo del Quirinale, per martedì 13 giugno 2023 alle 17. Lo rende noto il Quirinale.
La riunione del Consiglio sarà l’occasione per un’informativa aggiornata sulla guerra in Ucraina e sulle altre principali aree di crisi nel mondo; sulle implicazioni della congiuntura internazionale per l’Italia; sulle questioni relative alla gestione dei flussi migratori, nel breve termine e in proiezione futura.
Inoltre, il Consiglio affronterà il tema dello stato di efficienza delle Forze armate e del processo di riforma e ammodernamento dello Strumento militare, anche alla luce dei principali programmi di investimento nella difesa e della complessiva politica industriale del Paese.
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