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Papa incontra nonni e nipoti in Vaticano, ci sono anche...
Papa incontra nonni e nipoti in Vaticano, ci sono anche Lino Banfi e Al Bano
Bergoglio: "Da mio nonno ho capito quanto sia orribile la guerra"
“L’amore ci rende migliori”. Lo ha detto il Papa incontrando in Aula Paolo VI i nonni e i nipoti. Bergoglio all’inizio ha salutato anche Lino Banfi, presente all’incontro con Al Bano: “Tutti abbiamo nonni e nonne ma anche l’Italia ha un nonno: lo voglio salutare che è qui presente”.
“L’amore ci rende migliori. Lo mostrate anche voi, che vi migliorate a vicenda volendovi bene. E ve lo dico da 'nonno', - ha detto Francesco - col desiderio di condividere la fede sempre giovane che unisce tutte le generazioni. Anch’io l’ho ricevuta da mia nonna, dalla quale per prima ho imparato a conoscere Gesù, che ci ama, che non ci lascia mai soli, e che ci sprona a farci anche noi vicini gli uni agli altri e a non escludere mai nessuno. Ricordo ancora oggi le prime preghiere imparate da lei. È da lei che ho sentito la storia di quella famiglia dove c’era il nonno che, siccome a tavola non mangiava più bene e si sporcava, era stato allontanato, messo a mangiare da solo. Non era una cosa bella, anzi, era molto brutta! Allora il nipotino si è messo a trafficare per qualche giorno con martello e chiodi e, quando il papà gli ha chiesto cosa stesse facendo, ha risposto: 'Costruisco un tavolo per te, per farti mangiare da solo quando diventi vecchio!'. Questo mi ha insegnato la mia nonna, e io non l’ho più dimenticato. Non dimenticatelo neanche voi, perché è solo stando insieme con amore, non escludendo nessuno, che si diventa migliori, più umani! Non solo, ma si diventa anche più ricchi".
Bergoglio ha rinnovato il suo monito a non lasciare soli gli anziani: “Come ad esempio quando, per la cultura dello scarto, gli anziani vengono lasciati soli e devono trascorrere gli ultimi anni della vita lontano da casa e dai propri cari. Pensiamoci un momento: ci piace questo? Gli anziani non devono stare soli, devono vivere in famiglia e se non possono stare in famiglia dobbiamo andarli a trovare. Non è molto meglio un mondo in cui nessuno deve aver paura di finire i suoi giorni da solo? Chiaramente sì. E allora costruiamolo questo mondo, insieme, non solo elaborando programmi di assistenza, quanto coltivando progetti diversi di esistenza, in cui gli anni che passano non siano considerati una perdita che sminuisce qualcuno, ma un bene che cresce e arricchisce tutti: e come tali siano apprezzati e non temuti”.
"Gli anziani usano gli occhiali ma vedono lontano, perché hanno vissuto tanti anni, e hanno tante cose da insegnare: ad esempio quanto è brutta la guerra. Io, tanto tempo fa, l’ho imparato proprio da mio nonno, che aveva vissuto la prima guerra mondiale e che con i suoi racconti mi ha fatto capire che la guerra è una cosa orribile, da non fare mai”, ha detto il Papa incontrando in Vaticano nonni e nipoti.
Bergoglio ha poi ricordato che dal nonno ha imparato una canzone dei tempi della prima guerra mondiale: “Mi ha insegnato anche una bella canzone.. Ve la canto”. Ed ha accennato una strofa: "Il generale Cadorna ha scritto alla regina: ‘Se vuoi veder a Trieste te la mando in cartolina’”.
In Aula Paolo VI per l’incontro del Papa con i nonni e i nipoti, Al Bano ha elogiato la vecchiaia: “Che bel nome: diversamente giovani”. Quindi il suo appello per la pace: “Cancelliamola la guerra dal vocabolario umano”.
C'è stato poi un siparietto. Lino Banfi, al termine dell’intervento del Pontefice, ha osservato: “Posso fare una sorpresina a Sua Santità? Un saluto dal nonno d’Italia, da oggi nonno d’Europa, all’abuelo del mundo (nonno del mondo)”. Bergoglio ha sorriso.
Ancora Banfi, orgoglioso della foto col Pontefice in una recente visita in Vaticano: “Quella foto con Lei per me è come avere vinto un Oscar”. L’attore pugliese, ricordando i continui appelli di Bergoglio per la pace nella martoriata Ucraina e in Terra Santa, facendosi serio ha detto: “Nonni e nipoti tutti insieme faremo un girotondo per la pace nel mondo. Non è con questo che qualche guerra finirà ma vedrete: a qualcosa di buono servirà".
Esteri
Raisi morto in incidente, identikit dell’elicottero:...
Il presidente dell'Iran viaggiava su un Bell 212
"Nessun segno di vita" sul luogo in cui è stato individuato l'elicottero su cui viaggiava Ebrahim Raisi, presidente dell'Iran. Raisi, con altre 7 persone, era a bordo di un Bell 212, la versione civile di un elicottero prodotto sin dagli anni '60 per le forze armate canadesi come versione più moderna dell'originale UH-1 Iroquois. Il velivolo precipitato domenica 19 maggio era adattato al trasporto di passeggeri. L'elicottero può arrivare ad avere una configurazione con 16 posti, con 14 passeggeri oltre al pilota e al co-pilota.
Il Guardian ricorda che l'ultimo incidente in cui è stato coinvolto un Bell 2012 risale a settembre 2023, quando un velivolo di una compagnia privata è precipitato davanti alla costa degli Emirati Arabi, come ricorda la Flight Safety Foundation, un'organizzazione non-profit che si occupa di sicurezza del settore aereo. In Iran, secondo l'ente, l'incidente più rilevante risale al 2018.
La Cnn riporta l'analisi del colonnello Cedric Leighton sulle possibili cause dell'incidente. Il velivolo, dice l'analista, sarebbe stato acquisito dall'Iran prima della rivoluzione islamica del 1979: sarebbe stato prodotto negli anni '70 - se non prima - e sarebbe stato utilizzato dalle forze armate americane prima di 'trasferirsi' a Teheran.
"In questo particolare caso, credo che" abbiano influito "i pezzi di ricambio, a causa delle sanzioni, e le condizioni meteo pessime degli ultimi giorni in quell'area specifica dell'Iran nordoccidentale. Al di là di questo, penso che abbiano pesato una serie di fattori e di decisioni prese dal pilota e forse persino dal presidente, quando si è trattato di decollare con questo velivolo. Purtroppo per loro, il risultato è quest'incidente".
Esteri
Raisi, trovato elicottero. Media Iran: “Nessun segno...
La conferma del vice presidente Mansouri. Morti anche il ministro degli Esteri e gli altri sei passeggeri a bordo. L'annuncio ufficiale alla tv di Stato: "Martiri"
Ebrahim Raisi, presidente dell'Iran, è morto nell'incidente che ha coinvolto l'elicottero su cui viaggiava ieri. Il velivolo è precipitato a 20 km dal confine con l'Azerbaigian. La tv di Stato iraniana ha annunciato ufficialmente la morte di Raisi e del ministro degli Esteri, Hossein Amir-Abdollahian definendoli "martiri" e diffondendo uno screenshot delle riprese video effettuate all'interno dell'elicottero prima che si schiantasse. Anche l'agenzia di stampa iraniana Mehr ha riferito che tutti i passeggeri a bordo del velivolo, nove in totale, "sono stati martirizzati". A confermare la notizia, quindi, anche il vice presidente Mohsen Mansouri.
L'annuncio dell'emittente è arrivato dopo una serie di comunicazioni filtrate nelle ultime ore. Secondo la tv di stato iraniana, sul luogo dell'incidente - raggiunto all'alba italiana - "non" sono stati rilevati "segni di vita". Quindi, le parole eloquenti di Pir Hossein Kolivand, capo della Mezzaluna rossa: "Con la scoperta del luogo dell'incidente, non sono stati individuati segni di vita tra i passeggeri dell'elicottero". Il mezzo, ha spiegato, è stato completamente avvolto dalle fiamme dopo lo schianto.
L'agenzia Fars ha mostrato le immagini registrate da un drone utilizzato dalla Mezzaluna rossa: si intravedono rottami ritenuti compatibili con i resti dell'elicottero.
L'elicottero sul quale viaggiava il presidente "si è schiantato contro la cima di una montagna", riferiscono quindi i media statali iraniani condividendo un'immagine che mostra il luogo dell'incidente e che mostra il velivolo tra gli alberi.
⚡️ #Iranian sources: The moment the helicopter wreckage was found by the #Iranian drone team affiliated with the Red Crescent Rescue Organization. pic.twitter.com/EelWNDdkj5
— Middle East Observer (@ME_Observer_) May 20, 2024
Una fonte citata dalla Reuters descrive l'elicottero come completamente bruciato. Nel corso delle ricerche, come reso noto dall'agenzia turca Anadolu, un drone speciale messo a disposizione da Ankara ha individuato una fonte di calore nell'area dell'incidente.
Su X, alcuni profili non ufficiali hanno iniziato a diffondere foto che sarebbero state scattate sul luogo del disastro: tra la folta vegetazione, spiccano rottami e si vede almeno un corpo.
I corpi portati a Tabriz
I corpi del presidente iraniano, del ministro degli Esteri e delle altre vittime dello schianto dell'elicottero vengono portati a Tabriz nell'Iran nordoccidentale. Lo ha reso noto la Mezzaluna Rossa iraniana. Su 'X' sono state condivise le immagini dei soccorritori che trasportano i cadaveri su barelle nella foresta.
Chi c'era a bordo dell'elicottero
Erano nove gli occupanti dell'elicottero sul quale viaggiava il presidente iraniano. Oltre al ministro degli Esteri, viaggiavano sul mezzo anche il governatore dell'Azerbaigian orientale Malek Rahmati e il maggiore generale Seyed Mehdi Mousavi, capo della squadra di sicurezza del presidente.
Sull'elicottero anche l'ayatollah Mohammad Ali Al-Hashem, dall'imam del venerdì di Tabriz e un membro del corpo Ansar al-Mahdi. Infine a bordo c'erano anche un pilota, un copilota e un tecnico, spiega l'agenzia di stampa Tasnim.
"Il governo va avanti"
Il governo di Teheran ha partecipato intanto alla seconda riunione di emergenza in meno di 24 ore dalla conferma della morte del presidente iraniano, riferiscono questa mattina i media iraniani. Il primo vice presidente iraniano e presidente ad interim Mohammad Mokhber aveva già convocato una riunione a ieri sera dopo che l'elicottero su cui viaggiava Raisi risultava disperso.
Il governo ha quindi annunciato che continuerà a lavorare "senza interruzioni", si legge in un comunicato diffuso dopo la riunione rilanciato da Press tv. Nella nota il governo ha espresso le sue condoglianze al leader supremo Ali Khamenei e alla nazione iraniana. I ministri hanno anche reso omaggio al defunto presidente e ai suoi "instancabili sforzi", secondo l'agenzia di stampa Tasnim.
Esteri
Ucraina, Zelensky: “Piano Russia è chiaro, difesa...
Il presidente ucraino: "Mosca vuole costringerci a difendere un fronte più ampio"
L'Ucraina non cede terreno nella regione di Kharkiv, la linea di difesa tiene lungo tutto il fronte: la strategia della Russia, almeno per ora, non paga. E' il quadro che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky delinea al termine della giornata, caratterizzata da nuove operazioni delle forze di Mosca nell'oblast di Kharkiv, fulcro della guerra da 10 giorni.
Sette persone sono morte e altre 19 sono rimaste ferite in un nuovo attacco russo, dice il governatore, Oleg Sinegubov, secondo cui "gli occupanti hanno attaccato una zona che gli abitanti stavano evacuando". Nell'attacco è rimasto ferito anche un operatore sanitario, mentre è stata danneggiata un'ambulanza.
"Abbiamo consolidato le nostre posizioni nella regione di Kharkiv", dice Zelensky dopo il briefing con il generale Oleksandr Syrsky, comandante delle forze armate. In particolare, afferma il presidente, si è rivelata efficace l'azione della 57esima brigata e dell'82esima brigata.
"Allo stesso tempo -prosegue il presidente- i nostri reparti stanno infliggendo danni pesanti agli invasori nel Donetsk, in particolare nell'area di Chasiv Yar", la roccaforte ucraina che Mosca punta a conquistare per poter puntare ad un'offensiva su larga scala verso ovest. "Di fatto -afferma Zelensky- la Russia non raggiunge l'obiettivo di allargare le maglie della nostra difesa per indebolire l'Ucraina su un ampio fronte da Kharkiv alle regioni del Donetsk".
La strategia russa, d'altra parte, appare ormai chiara. La Russia ha lanciato l'offensiva verso Kharkiv ma l'obiettivo va ben al di là della regione, in cui - come dichiarato più volte dal presidente Vladimir Putin - si punta a creare una zona cuscinetto che allontani l'artiglieria e i droni ucraini dai territori russi.
In vista di una futura offensiva 'vera' e su larga scala, nel mirino della Russia c'è soprattutto Chasiv Yar. Conquistare la città significherebbe, per Mosca, avere il controllo su un nodo logistico da cui gestire il piano per sfondare verso ovest e costringere le difese di Kiev a diluirsi lungo la linea di un fronte sempre più ampio.