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Cronaca

Carceri, dal 2023 a oggi 100 suicidi. 22 bambini dietro...

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Carceri, dal 2023 a oggi 100 suicidi. 22 bambini dietro sbarre con madri

Secondo il rapporto di Antigone oltre 61.000 i detenuti a fine marzo, in alcuni istituti tassi affollamento al 200% e celle con meno di 3 mq a persona

Un carcere - (Fotogramma)

"Continua l’emergenza suicidi in carcere: il 2024 rischia di superare il tragico record del 2022". E' quanto evidenzia l'associazione Antigone, che oggi presenta il nuovo rapporto sulle condizioni di detenzione, dal titolo 'Nodo alla gola'. Dopo il 2022, l’anno da record con 85 suicidi accertati, il 2023 e il 2024 continuano a registrare "numeri impressionanti". Nel 2023 sono state almeno 70 le persone che si sono tolte la vita all’interno di un Istituto di pena. Tra inizio gennaio e metà aprile di quest'anno, sono stati 30 i suicidi accertati. Uno ogni 3 giorni e mezzo. Sono quindi cento casi tra il 2023 e il 2024. E la maggior parte (88) sono avvenuti tramite impiccamento. Seguono i casi di asfissia da gas (5) e le morti avvenute come esito di scioperi della fame (3).

"Nel 2022 - l’anno record - a metà aprile se ne contavano 20. Se il ritmo dovesse continuare in questo modo - rileva Antigone - a fine anno rischieremmo di arrivare a livelli ancor più drammatici rispetto a quelli dell'ultimo biennio".

"Oltre al numero in termini assoluti, un importante indicatore dell’ampiezza del fenomeno - spiega Antigone - è il cosiddetto tasso di suicidi, ossia la relazione tra il numero dei decessi e la media delle persone detenute nel corso dell’anno. Nel 2023 con 70 suicidi tale tasso è pari a 12 casi ogni 10.000 persone, registrando - dopo il 2022 - il valore più alto dell’ultimo ventennio. Benché si debba attendere la fine dell’anno per scoprire il tasso del 2024, considerato il numero di suicidi già avvenuti, il valore sembrerebbe destinato a crescere rispetto a quello del 2023". Antigone inoltre snocciola dati a riprova che in carcere "ci si leva la vita ben 18 volte in più rispetto alla società esterna".

Fermo restando che "ogni caso di suicidio ha una storia a sé", nell'insieme dalle biografie di queste persone "emergono in molti casi situazioni di grande marginalità. Molte le persone giovani e giovanissime, molte le persone di origine straniera. Molte anche le situazioni di presunte o accertate patologie psichiatriche. Alcune provenivano da passati di tossicodipendenza, altre erano persone senza fissa dimora", spiega Antigone.

Identikit delle persone che si sono suicidate

Delle 100 persone che si sono tolte la vita in carcere, 5 erano donne. L’età media delle persone che si sono tolte la vita è di 40 anni. La fascia più rappresentata è quella tra i 30 e i 39 anni, con 33 casi di suicidi. Ma vi è anche la fascia dei più giovani, con 17 suicidi commessi da ragazzi con età comprese tra i 20 e i 29 anni. Le persone di origine straniera erano 42.

Dai dati a disposizione, sembrerebbe, "che almeno 22 delle 100 persone decedute soffrissero di patologie psichiatriche. Almeno 12 pare avessero già provato a togliersi la vita in altre occasioni. Emergono almeno 7 persone con un passato di tossicodipendenza. Erano invece almeno 6 le persone senza fissa dimora". Gli Istituti dove sono avvenuti il maggior numero di suicidi tra il 2023 e il 2024 sono le Case Circondariali di Roma Regina Coeli, di Terni, di Torino e di Verona. In ognuno dei quattro Istituti si sono verificati 5 casi di suicidio. In tutti questi istituti si registra "una situazione più o meno grave di sovraffollamento: a Regina Coeli del 182%, a Verona del 173%. Ma "il sovraffollamento non è solo mancanza di spazi, ma anche di risorse. In alcuni istituti si registra una significativa carenza di personale, come ad esempio a Verona dove vi è un funzionario giuridico pedagogico ogni 193 persone detenute. Vi sono poi realtà dove i servizi di salute mentale sono praticamente inesistenti, come ad esempio a Santa Maria Capua Vetere".

Oltre 61.000 detenuti a fine marzo, in alcuni istituti tassi affollamento al 200%

Al 31 marzo 2024 erano 61.049 le persone detenute, a fronte di una capienza ufficiale di 51.178 posti. Il tasso di affollamento ufficiale raggiunge a livello nazionale il 119,3%. "Nell’ultimo anno la crescita delle presenze è stata in media di 331 unità al mese, un tasso di crescita allarmante, che se dovesse venire confermato anche nel 2024 ci porterebbe oltre le 65.000 presenze entro la fine dell’anno", spiega Antigone.

I tassi di affollamento più alti a livello regionale si continuano a registrare in Puglia (152,1%), in Lombardia (143,9%) e in Veneto (134,4%). Considerando i reparti provvisoriamente chiusi il tasso di affollamento medio nazionale sale al 125,6%, in Puglia al 160,1%, in Lombardia al 151,4% e in Veneto al 141,5%. A fine marzo i singoli istituti più affollati erano Brescia Canton Monbello (209,3%), Lodi (200%), Foggia (195,6%), Taranto (184,8%), Roma Regina Coeli (181,8%), Varese (179,2%), Udine (179%).

Secondo l'analisi di Antigone, "i tassi di criminalità non giustificano l’affollamento carcerario". Dal 1 gennaio al 31 luglio 2023 sono stati commessi in Italia 1.228.454 delitti, il 5,5% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, "una proiezione di questi dati sull’intero anno ci consente di osservare che la decrescita del crimine è ripresa". In realtà, le cause del sovraffollamento possono riassumersi in "una maggiore lunghezza delle pene comminate, minore predisposizione dei magistrati di sorveglianza a concedere misure alternative alla detenzione o liberazione anticipata, introduzione nuove norme penali e pratiche di Polizia che portano a un aumento degli ingressi".

E a proposito di misure alternative, Antigone ricorda che "un detenuto in misura alternativa alla detenzione costa in media 50 euro al giorno. Un detenuto in carcere costa invece circa 150 euro al giorno. Un detenuto che ha fruito di misure alternative ha un tasso di recidiva 3 volte inferiore a chi ha scontato per intero la pena dentro. Se mandassimo in misura alternativa 12 mila persone risparmieremmo 438 milioni di euro l’anno. O comunque si potrebbe utilizzare per la prevenzione".

22 i bambini dietro le sbarre con le loro madri

Complessivamente, tra Icam e sezioni nido di carceri ordinarie, 19 donne vivono attualmente in carcere con i loro 22 bambini. Erano 20 con 20 bambini al 31 dicembre 2023, quando le detenute incinte erano 12. Tra queste, la ventiseienne che all’inizio dello scorso marzo ha perso il proprio bambino nel carcere di Sollicciano a Firenze a causa di complicazioni della gravidanza.

Era già accaduto nel luglio 2022 che una donna perdesse il bimbo dopo essersi sentita male nell’istituto milanese di San Vittore, così come nel marzo 2019 a Pozzuoli. A Rebibbia a Roma, invece, nell’agosto 2021 una donna ha partorito all’improvviso nella propria cella con il solo aiuto della compagna di stanza. "Nonostante tutto ciò - sottolinea Antigone -, il disegno di legge governativo recante 'Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario' (C. 1660) in discussione in Parlamento prevede l’abolizione del rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena per le donne incinte".

Oltre 500 minori in Ipm, effetto del dl Caivano'

"Cresce pericolosamente il numero dei detenuti negli Istituti Penali per Minorenni d’Italia. E' l'effetto del dl Caivano". Alla fine del febbraio 2024 erano 532 i giovani reclusi nei 17 Ipm. Solo due mesi prima, alla fine del 2023, si attestava sulle 496 unità. Alla fine del 2022 le carceri minorili italiane ospitavano 381 ragazzi. L’aumento, in un anno, è stato superiore al 30%. Negli ultimi dieci anni non si era mai raggiunto il numero di ingressi in Ipm registrato nel 2023, pari a 1.143.

Psicofarmaci strumento principale per 'gestire' salute mentale'

Il 12% delle persone detenute, quasi 6.000 persone, ha una diagnosi psichiatrica grave. La presenza di un diffuso disagio psichico in carcere rimane una delle problematiche più spesso segnalata all’Osservatorio di Antigone. L’uso massiccio di psicofarmaci - si legge nel rapporto Antigone - è lo strumento principale con cui viene 'gestita' la salute mentale: il 20% persone detenute (oltre 15 mila) fanno regolarmente uso di stabilizzanti dell’umore, antipsicotici e antidepressivi, cioè di quella tipologia di psicofarmaci che possono avere importanti effetti collaterali; il 40% (30 mila persone) fa uso di sedativi o ipnotici.

Nel 2023, Antigone ha registrato 122 Trattamenti Sanitari Obbligatori (Tso) effettuati in carcere: "una pratica illegale se svolta all’interno delle sezioni detentive senza ricoverare la persona in un ospedale (Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura - Spdc), come richiesto dalla legge".

Nelle 31 Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (Rems), a fine dicembre scorso erano ricoverati 577 pazienti incapaci o semi incapaci di intendere e volere, numero di poco inferiore alla capienza massima dei posti in Rems che si aggira intorno ai 600. Un ospite su 5, ovvero 157 persone prima di entrare in Rems ha trascorso un periodo in carcere: "si tratta di 'percorsi' poco in linea con il dettato normativo e potenzialmente dannosi per la salute della persona. Piuttosto problematico rimane il numero di persone ricoverate in Rems che stanno scontando una misura di sicurezza 'provvisoria': sono il 44%, cioè 244 persone".

In 28 istituti visitati celle con meno di 3 mq a persona

Nel corso del 2023 l’Osservatorio di Antigone ha visitato 99 istituti penitenziari. L’istituto più grande visitato, che ospitava in quel momento 2.022 persone detenute, è stato Poggioreale a Napoli. Il più piccolo l’Istituto a Custodia Attenuata per Madri (Icam) di Lauro, che ospitava 7 mamme con 7 bambini. La maggior parte degli istituti visitati, 51 su 99, si trova fuori dal contesto urbano, e sono di più recente costruzione, ma 21 sono stati costruiti prima del 1900.

In 28 istituti sui 99 visitati c’erano celle in cui non erano garantiti 3 mq calpestabili per ogni persona, in 9 c’erano celle senza riscaldamento e in 47 celle senza acqua calda. In 48 c'erano celle senza doccia e in 6 (Fermo, Lucera, Pordenone, Rimini, Trani e Trieste) c’erano celle in cui il wc non era in un ambiente separato, bensì in un angolo della cella. In 86 istituti su 99 non era assicurata la separazione dei giovani adulti dagli adulti. In 6 istituti, inoltre, non c’erano spazi esclusivamente dedicati alla scuola e in ben 30 non c’erano spazi per le lavorazioni. Praticamente in tutti gli istituti era presente una biblioteca, ma solo in 54 era utilizzabile anche come sala di lettura. In 29 istituti non c’era un’area verde per colloqui nei mesi estivi.

Nel 2022, ultimo anno per il quale il dato è disponibile, sono arrivate agli uffici di sorveglianza italiani 7.643 reclami ex art. 35 ter, per condizioni di detenzione in violazione dell’art. 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Cedu), ossia per mancanza di spazio vitale (3 mq calpestabili a persona). Ne sono state decise 7.859 (che comprendono anche reclami presentati negli anni precedenti) e di queste 4.514, il 57,4%, sono state accolte.

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Superenalotto, centrato un 5+1 da 647.000 euro

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Il jackpot per il prossimo concorso sale a 99,8 milioni di euro

Schedine del superenalotto

Centrato un '5+1' da 647.094,63 euro nel concorso del Superenalotto di oggi, 4 maggio 2024. La schedina vincente è stata giocata a Fiumicello Villa Vicentina in Friuli-Venezia-Giulia presso il punto vendita Edicolandia che si trova nel centro commerciale Emisfero di via G. F. Pocar 1. Realizzati, inoltre, sette '5' che vincono 29.865,91 euro ciascuno. Il jackpot per il prossimo concorso sale a 99,8 milioni di euro. Si torna a giocare la prossima settimana, con la prima estrazione in programma martedì 7 maggio.

Con quanti punti si vince

Al SuperEnalotto si vince con punteggi da 2 a 6, passando anche per il 5+. L'entità dei premi è legata anche al jackpot complessivo. In linea di massima:

- con 2 numeri indovinati, si vincono orientativamente 5 euro;

- con 3 numeri indovinati, si vincono orientativamente 25 euro;

- con 4 numeri indovinati, si vincono orientativamente 300 euro;

- con 5 numeri indovinati, si vincono orientativamente 32mila euro;

- con 5 numeri indovinati + 1 si vincono orientativamente 620mila euro.

Ho vinto o no?

E' possibile verificare eventuali vincite attraverso l'App del SuperEnalotto. Per controllare eventuali schedine giocate in passato e non verificate, è disponibile on line un archivio con i numeri e i premi delle ultime 30 estrazioni.

Il prezzo di una schedina

La schedina minima nel concorso del SuperEnalotto prevede 1 colonna (1 combinazione di 6 numeri). La giocata massima invece comprende 27.132 colonne ed è attuabile con i sistemi a caratura, in cui sono disponibili singole quote per 5 euro, con la partecipazione di un numero elevato di giocatori che hanno diritto a una quota dell'eventuale vincita. In ciascuna schedina, ogni combinazione costa 1 euro. L'opzione per aggiungere il numero Superstar costa 0,50 centesimi.

La giocata minima della schedina è 1 colonna che con Superstar costa quindi 1,5 euro. Se si giocano più colonne basta moltiplicare il numero delle colonne per 1,5 per sapere quanto costa complessivamente la giocata.

La combinazione vincente di oggi

La combinazione vincente del concorso di oggi del Superenalotto: 5, 18, 22, 34, 52, 66. Numero Jolly: 33. Numero SuperStar: 46.

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Sanità, 3 italiani all’estero celebrati dal Time....

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Francesca Dominici, regina dei dati ad Harvard. Paolo De Coppi, chirurgo scienziato che opera i bimbi in utero e crea organoidi dal liquido amniotico. Carlotta Pianigiani, esperta di crisi ed emergenze in prima linea ad Haiti. Sono loro i connazionali inseriti dalla rivista nell'elenco dei 100 più influenti del settore

(Fotogramma)

Ci sono anche 3 cervelli italiani all'estero, due donne e un uomo - in forze in strutture sanitarie e centri di ricerca, in prima linea nelle emergenze - fra i 100 personaggi più influenti del settore salute, selezionati dalla rivista 'Time' per il 2024. Paolo De Coppi, Francesca Dominici, Carlotta Pianigiani: un chirurgo pediatrico che con i suoi studi ha aperto la strada alla 'coltivazione' di organoidi da cellule del liquido amniotico; una biostatistica che ha sfondato il tetto di cristallo ad Harvard e usa la matematica per 'inchiodare' lo smog ai danni che provoca sulla salute umana; un'esperta sul campo, in prima linea ad Haiti e in tante crisi ed emergenze, con la sua 'assistenza mobile'. Volti del Belpaese, biglietto da visita dell'Italia nel mondo. Il nome di De Coppi compare nel gruppo degli innovatori; quello di Dominici è nella lista dei 'catalizzatori', Pianigiani fra i 'leader'.

Una vita tra laboratorio e sala operatoria

"Non mi aspettavo che sarei potuto finire in un elenco con Emmanuel Macron o Michael J. Fox", sorride Paolo De Coppi, 52 anni, mentre prova a spiegare all'Adnkronos Salute cosa si prova ad essere celebrati dalla rivista 'Time'. Una parabola scientifica, la sua, che lo ha portato da Padova a Londra, con in mezzo altre tappe in giro per il mondo (Amsterdam, Boston). E una missione che è stata la sua ragione per un ventennio: "Provare a trovare nuove soluzioni alle malformazioni congenite". Chi è questo italiano influente trapiantato in Gb? "Fin dall'università ero uno studente un po' strano: volevo fare il chirurgo, però ho iniziato a frequentare il laboratorio già mentre frequentavo Medicina. Facevo esperimenti, mi piaceva molto praticare la chirurgia, ma rispondendo a delle domande di base, capendo quello che succede" per esempio in una determinata malattia. E quindi, racconta raggiunto al telefono in una pausa dalla sala operatoria, all'inizio la mia "è stata un po' una fuga" dall'Italia, "nel senso che, tornato" da un'esperienza all'estero, "allora era difficile nel nostro Paese pensare di poter fare insieme chirurgia e ricerca", essere un chirurgo-scienziato. "Oggi in realtà questa 'fusione' si verifica sempre di più - riflette - I chirurghi del futuro saranno ingegneri, biologi che imparano la medicina. Se in chirurgia vuoi usare veramente il robot devi essere anche un ingegnere o un matematico, devi capire l'intelligenza artificiale, capire come puoi imparare, come le informazioni che il robot ha ti possono essere utili a migliorare la chirurgia, che non è più solo un atto tecnico".

"Certo - puntualizza De Coppi - io mi diverto molto a stare in sala operatoria e la maggior parte del tempo adesso la passo proprio lì. Però quello che è importante per chi vuole fare questo lavoro è riuscire a dialogare con chi fa lo scienziato di base". E lui lo ha fatto ad esempio con Mattia Gerli, altro italiano 'geniale', anima del laboratorio dove si sono concretizzate le principali scoperte, valse a De Coppi e al team l'etichetta di "innovatori" attribuita dal Time. Ma se il camice bianco fosse rimasto in Italia oggi sarebbe su quella lista? "Temo di no", ammette. De Coppi è "un chirurgo fetale e neonatale", in forze al Great Ormond Street Hospital di Londra. Si occupa dei suoi piccoli pazienti "prima della nascita", già in utero. Con strumenti microscopici, "circa 3 millimetri", una telecamera chiamata fetoscopio, il 'camice verde' italiano li opera per correggere difetti come la spina bifida, "riducendo anche la morbidità per la madre. Oggi abbiamo capito che intervenire sul feto porta un vantaggio anche per il recupero dopo la nascita", permette di "evitare una successiva operazione", eliminando anche "il trauma familiare correlato". Questo in realtà, prospetta l'esperto, "è solo un primo passo" verso il futuro. "L'idea, quando sono andato a Boston", una delle tappe intermedie di De Coppi per 3 anni di training, "era proprio quella di lavorare sulla 'riparazione' di organi fetali malformati". In quel periodo a stelle e strisce "abbiamo descritto la prima possibilità di derivare staminali dal liquido amniotico". Era il 2007. Oggi essere fra i 100 del Time in campo sanitario "riconosce quel lavoro e ciò che è venuto di conseguenza - dice - Va evidenziato il ruolo di Mattia Gerli e di tutte le persone con cui abbiamo collaborato per questo". Fino alla meta più recente "degli organoidi" e alle prospettive future che apre questa possibilità di "derivare mini organi dal liquido amniotico". Quali? "Dalle cellule del liquido amniotico si possono costruire organoidi che vengono dal polmone, dall'intestino, dal rene del feto". E di questa svolta già oggi ne beneficia "la diagnosi prenatale". L'imaging e la genetica "permettono di dire se il feto ha una malformazione, ma quello che non si riesce a dire alle famiglie è quanto sarà grave per il loro bambino".

De Coppi fa l'esempio di un difetto del diaframma che fa alzare gli organi addominali fino a comprimere i polmoni del feto. "Noi possiamo intervenire in utero con un palloncino che viene messo nella trachea, ma un 30% di questi bambini con le malformazioni più gravi non sopravvive, e purtroppo non sappiamo dire ai genitori quali". Una risposta può arrivare proprio dagli organoidi. Gli scienziati possono costruire "dei veri e propri mini-organi 'avatar'" del piccolo, che permettono di simulare proprio gli effetti della sua malattia. "Bastano dalle 4 alle 6 settimane, veramente pochissimo se si pensa che la diagnosi viene fatta molto presto. Ed è il primo step, perché in futuro questi organi potrebbero essere utilizzati anche per terapie sempre più efficaci per il feto, che è poi quello che noi speriamo". Ecco perché per De Coppi occorre "pensare a una chirurgia sempre più aperta, portare gli scienziati in sala operatoria" e i chirurghi in laboratorio. "E' quello che ho trovato a Londra - assicura - L'ospedale in cui lavoro è fra i più grandi ospedali pediatrici, il quinto nel mondo come capacità di ricerca e di cura dei pazienti, è una realtà che ha davanti l'ospedale e dietro l'istituto di ricerca. C'è un corridoio che mi permette di andare dalla sala operatoria al laboratorio e questo è essenziale per la mia vita, una fortuna immensa. Lascerei tutto questo per tornare in Italia? In realtà ora si intrecciano anche le implicazioni familiari. Ho una moglie e due figlie di 22 e 18 anni che hanno una vita qui. Ma collaboro con realtà italiane come il Bambino Gesù di Roma, un centro di eccellenza con numeri sulla chirurgia malformativa da primato in Europa. Si può lavorare insieme, poco importa dove uno è di base, e mi piace poter dare il mio contributo e anche ricevere, crescere anche io".

Tornando alla 'sliding door' che lo ha portato lontano dall'Italia, De Coppi spiega il senso della sua scelta: "I fondi per la ricerca sono sempre limitati. E' vero che adesso ci sono più risorse e sicuramente c'è un atteggiamento molto diverso" che in passato. "Però io a Londra sono diventato primario a 34 anni, e non mi sembra che sia l'età media dei primari in Italia. Ma questo è un punto importante: la chirurgia la devi imparare" e metterla in campo al massimo delle potenzialità "tra i 30 e i 40 anni, perché dopo le skill motorie sono diverse". Un chirurgo "è come un atleta", "non può iniziare a 50 anni". Quanto al futuro, De Coppi ha ancora un sogno scientifico nel cassetto da realizzare: "Far sì che si possano veramente trattare le malformazioni congenite utilizzando le cellule del paziente stesso per costruire tessuti e organi mancanti da trapiantare". Lo scienziato col bisturi crede tanto in questo sogno. Orizzonte temporale? "Da 52enne mi prospetto altri 13 anni per arrivare a fine carriera. Spero che entro allora questa diventi una realtà", conclude.

La super scienziata alle ragazze che sognano le Stem: "Non ascoltate chi vi dice no"

"Sono partita dalla periferia di Roma", racconta Francesca Dominici, 'regina di dati' oggi sulla vetta di Harvard. Un lungo e faticoso percorso il suo, quello di una donna che si è fatta strada nel mondo delle Stem e che ha scelto - giocoforza - gli Usa per dare ampio terreno ai suoi sogni e farli decollare. "Sacrifici" oggi riconosciuti dalla rivista 'Time' che l'ha inserita fra i 100 personaggi più influenti del settore salute. "La mia passione si chiama statistica, data science", spiega all'Adnkronos Salute. Ma ora nel suo cuore di scienziata c'è "anche l'Ai e il machine learning". A entusiasmarla "è l'aspetto tecnico di come estrarre informazioni da dati complicati e - ripercorre - per anni mi sono occupata in parallelo non solo di sviluppare algoritmi e metodi statistici in astratto, ma di svilupparli in modo tale che avessero un impatto diretto sulla salute pubblica". Come raccontano anche i suoi lavori sul legame tra polveri sottili e una serie di effetti negativi sulla salute.

Il riconoscimento del Time suscita in lei un misto di "sorpresa e gioia. Gioia soprattutto per i giovani del mio laboratorio, perché non è solo merito mio tutto questo, ma di tanti ragazzi che hanno lavorato con me negli anni. Se è stato difficile da donna? Sì, e lo è ancora. Il mio grande desiderio sarebbe stato poter dire che le cose sono migliorate, ma ancora non è così. Soprattutto nel mondo della scienza e tecnologia, e nel mondo accademico di alto livello, c'è ancora un 'gender bias'. E io l'ho sofferto come donna e come donna immigrata. E continuo a combatterlo. Questo riconoscimento è dunque importante anche per ispirare le generazioni più giovani. Spero che mia figlia", oggi 18enne, "possa avere un impatto migliore". L'affermazione femminile è un valore a cui tiene molto Dominici. E alle ragazze che vogliono seguire percorsi simili al suo non esita a suggerire: "Non ascoltate chi vi dice di no e andate avanti. Fate quello che avete voglia di fare con passione".

Lei il famoso tetto di cristallo l'ha sfondato "dal punto di vista scientifico". "E ne vado fiera - dichiara - però ci sono ancora tante altre cose in più che voglio fare e nel mio percorso ci sono state delle opportunità ancora più in alto per le quali ero qualificata ma non sono stata scelta". Per spiegare come si esprime questo 'gender bias', Dominici fa un esempio su tutti: "Noi donne per essere selezionate in posizioni di altissimo prestigio dobbiamo essere 'over qualificate', un uomo viene invece più selezionato sulla base del potenziale. L'ho vissuto anche sulla mia pelle: quando volevo fare un salto in avanti venivo considerata non ancora pronta". Altro discorso che non piace alla scienziata è quello che si fa sulla personalità femminile: "Se fai la 'brava bambina' sorridente che dice sempre sì e fa i compiti, come tutti immaginano tu debba essere, ti mettono i piedi in testa. Se ti rifiuti e decidi di farti valere, allora diventi automaticamente una donna con personalità 'problematica'".

E poi c'è il nodo della conciliazione lavoro-famiglia. "Io ci sono riuscita ad altissimi costi. Intanto ho solo una figlia, nata in America, quando sono venuta ad Harvard aveva 4 anni. E ho un marito, anche lui professore, che è stato solidale, abbiamo sempre diviso i compiti di genitori. Poi ho avuto una 'nanny' a tempo pieno e una nonna italiana che passava 6 mesi con me negli Usa e 6 mesi a Roma. Quindi con questi tre elementi sono riuscita a conciliare, non in modo facile", evidenzia l'esperta. In definitiva ci sono ancora schemi penalizzanti per le donne da superare e c'è ancora strada da fare, è il messaggio.

Dominici è poi convinta che restando in Italia - Paese a cui resta molto legata ("ci torno 4 volte all'anno", dice) - non sarebbe riuscita a finire nella lista del Time. "In Italia - riflette - ci sono degli scienziati fantastici, il problema è che il nostro Paese non ha i fondi e le strutture per fare ricerca di alto impatto, almeno nel mio mondo, dove c'è bisogno di accesso ai dati, ai super computer, a milioni di dollari di ricerca. L'Italia non ha questa potenza di fuoco, ma ha un talento enorme non sfruttato".

Guardando al presente e al futuro la scienziata ci vede fra le altre cose l'Ai, di cui si parla tanto in questi ultimi tempi, e a suo avviso "può essere utilizzata per rispondere a domande importanti anche sul climate change". A Dominici piace sottolineare proprio questo, la possibilità di fare la differenza. "La ricerca di alto livello può influire in modo positivo per esempio sulle leggi sugli inquinanti, come abbiamo visto, con un impatto concreto che speriamo si traduca in un'aria sempre più pulita. Negli ultimi 20 anni con tanti altri colleghi abbiamo costruito una piattaforma in cui abbiamo condotto molti studi, dimostrando che la soglia massima tollerabile per questi inquinanti, costruita in precedenza, non era abbastanza bassa per proteggere la salute umana. Sulla base di ciò l'amministrazione Biden l'ha ridotta ulteriormente, cambiando la legge". Nel dettaglio sotto la lente della scienziata italiana al top negli Usa sono finite le polveri ultrasottili, le PM2.5. Come riporta il Time Dominici è stata "leader nel collegare l'inquinamento da PM2.5 al rischio di morte prematura". E a febbraio scorso, l'Environmental Protection Agency (Epa) degli Stati Uniti ha avviato un giro di vite riducendo le concentrazioni consentite di queste particelle. "Questo - conclude l'esperta - ora avrà un impatto su altre leggi che regolano gli inquinanti del traffico e degli inceneritori, e avrà un impatto diretto anche sul climate change. Perché cambiano una serie di azioni in grado di incidere anche sulle emissioni e su questo grande problema".

'Cliniche mobili' nel cuore delle crisi

Il viaggio in compagnia degli italiani più influenti del settore salute fa infine tappa ad Haiti, dove una violenta rivolta ad Haiti, esacerbata dalle dimissioni del primo ministro Ariel Henry a marzo, ha provocato centinaia di migliaia di sfollati, causato carenze di approvvigionamenti e costretto a chiusure diffuse di scuole e ospedali. "L'accesso all’assistenza sanitaria di base è un incubo in questo momento", ha testimoniato Carlotta Pianigiani, coordinatrice dell'emergenza per l'organizzazione umanitaria Alima, che lavora sul campo per fornire assistenza nelle zone di crisi. Le sue parole sono riportate dal Time nel capitoletto a lei dedicato. "L'acqua potabile è un problema - spiega - l'accesso al cibo è un problema e la libertà di movimento è un problema a causa dei continui attacchi".

Pianigiani guida gli sforzi di una squadra ad Haiti dal 2023, quest'anno l'impegno è stato per l'allestimento di cliniche mobili. L'équipe si occupa di circa 50 persone al giorno, fornendo assistenza primaria e psicologica essenziale alle persone che sono rimaste senza studio medico o ospedale locale di riferimento, perché queste strutture sono state costrette a chiudere. A causa delle continue minacce alla sicurezza e della situazione politica instabile, il team deve essere pronto a modificare i propri piani in qualsiasi momento, e questo rendendo la 'configurazione mobile' della loro assistenza particolarmente utile. "Da un giorno all'altro metà dei siti potrebbero chiudere perché le persone sono costrette ad andarsene, quindi dobbiamo adattarci costantemente", dice Pianigiani.

Il sostegno di Alima è stato fondamentale nel Paese che si sta ancora riprendendo dal catastrofico terremoto di magnitudo 7.0 del 2010 e da una recente epidemia di colera. "Non disponiamo di molte risorse e le sfide sono enormi, ma essere in grado di curare le persone, anche in piccoli modi, come consentire a una madre di accedere ai farmaci per suo figlio o aiutare un bambino a ricordare come sorridere, è così importante e significativo", racconta l'esperta italiana. "Le persone - conclude - sono ciò che ti fa andare avanti".

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Varese, maxi incidente tra 4 auto: un morto

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E' accaduto nel pomeriggio a Luino, lungo la strada provinciale 61. Un veicolo avrebbe perso il controllo dopo un sorpasso in curva

Vigili del fuoco (Fotogramma)

Un uomo è morto e tre persone sono rimaste gravemente ferite a seguito di un incidente avvenuto oggi pomeriggio a Luino, in provincia di Varese lungo la strada provinciale 61. Stando a quanto si apprende a causare l’incidente a catena, che ha coinvolto quattro auto, sarebbe stato un sorpasso in curva da parte di un veicolo che ha poi perso il controllo, finendo contro le altre vetture.

Nell’impatto una delle auto è uscita di strada, finendo in un dirupo. All’interno viaggiavano quattro persone, tra cui il passeggero deceduto. In totale sono rimaste ferite sei persone: una donna di 40 anni, un uomo di 40, un 43enne, un 48enne, un 50enne e un 55enne. Sul posto, oltre ai sanitari del 118 sono intervenuti i carabinieri di Luino, i vigili del fuoco di Varese e la polizia locale.

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