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Pro Life nei consultori, opposizioni in rivolta. FdI:...

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Pro Life nei consultori, opposizioni in rivolta. FdI: “Nessun attacco a 194”

La replica dopo le critiche al governo sull'emendamento al decreto Pnrr, approvato in Commissione Bilancio alla Camera

Manifestazione per il diritto all'aborto (Fotogramma/Ipa)

"Ma quale attacco alla 194, l'unica cosa reale è lo strabismo della sinistra sul tema". Ad affermarlo Paola Ambrogio, senatrice di Fratelli d'Italia a proposito delle proteste dell'opposizione in merito al dibattito aperto dall'emendamento al decreto Pnrr, approvato in Commissione Bilancio alla Camera. Le Regioni, prevede il testo, nei consultori possono "avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del Terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità".

"È inaccettabile che si continui a strumentalizzare ogni intervento in materia, stiamo esclusivamente difendendo l'integrità di una legge che, nella sua applicazione finale, deve consentire alla donna piena libertà di scelta. Offrendo e garantendo alle donne il giusto sostegno, prima e dopo, all'interno di un percorso condiviso, consapevole e mai imposto, non limitiamo certo il perimetro di libertà individuale ma, anzi, lo ampliamo. Chi dice il contrario non lotta in difesa della 194, né per la sua completa applicazione, ma ne favorisce, di fatto, una visione distorta e parziale". "Trovare e favorire alternative concrete all'aborto - continua Roberto Ravello, dirigente regionale di Fratelli d'Italia - credo sia una dinamica del tutto riconducibile all'autodeterminazione, uno dei valori più alti di una società come la nostra. Non è una corsa ideologica, la 194 non è di nessuno in particolare: chi si è autoproclamato paladino della 194 ignora che la libertà non ha colore politico. Una libera scelta non può mai essere un problema".

"Colpo di scena, il Pd vuole abolire la legge 194". È quanto dichiara il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d'Italia. "Dopo anni di difesa a oltranza, accompagnata dall'accusa alle destre di volerla abolire, Elly Schlein ora si accorge del suo contenuto e lo contesta prendendosela con Fdi invece che con Pci-Psi-Psdi-Pri-Pli che l'approvarono nel 1978". L'esponente di Fdi cita alcuni punti contenuti nella legge: "'Lo Stato, la Regione e gli Enti Locali... promuovono e sviluppano i servizi socio sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l'aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite'. È d'accordo il Pd? All'articolo 2 recita: 'I consultori familiari (...) assistono la donna in stato di gravidanza (...) contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all'interruzione della gravidanza. I consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita'. E' d'accordo il Pd?", chiede ancora il parlamentare. "Finché esiste la 194, il diritto all'aborto non verrà toccato dal centrodestra, ma il centrodestra ha il diritto/dovere di applicarla tutta", conclude Rampelli.

Le critiche dell'opposizione

“Con il solito modo, quasi di soppiatto, presentando emendamenti al dl Pnrr, la destra prova ad assestare un altro colpo alla libertà delle donne in materia di procreazione e aborto". Così il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia. "L’emendamento presentato dispone che le Regioni possano coinvolgerle all'interno dei consultori le associazioni antiabortiste. Invece di garantire alle donne servizi, lavoro e stabilità economica il governo sceglie di attaccare la libertà di scelta e di indebolire, con l'introduzione di figure appartenenti ad associazioni senza specifiche competenze, luoghi fondamentali per la salute delle donne. Sembra che questa destra, guidata da una donna, abbia in odio la libertà femminile. Anche su questo faremo una battaglia in Parlamento e nel Paese convinti che la libertà e la responsabilità delle donne siano un valore da tutelare”.

"La destra mostra il suo volto proponendo di aprire i consultori alle associazioni antiabortiste" afferma in una nota la deputata del Partito Democratico Michela Di Biase. "Con un emendamento inserito di nascosto nel decreto Pnrr cercano di smantellare i principi della legge 194 mettendo in discussione il diritto delle donne all'interruzione volontaria di gravidanza. È inaccettabile, con questo emendamento cercano di cancellare un diritto conquistato dalla mobilitazione delle donne italiane".

"La maggioranza non si smentisce mai e anche nel decreto sul Pnrr riesce a inserire un attacco al diritto all’aborto". Lo denunciano, in una nota, i parlamentari del Movimento 5 Stelle delle Commissioni Affari Sociali di Camera e Senato. "In un emendamento all’articolo 44, il centrodestra prevede che le regioni possano coinvolgere le associazioni pro-life nell’organizzazione dei servizi di consultorio. È una decisione molto grave, perché rappresenta l’ennesima offesa ai diritti della donna e alla sua autodeterminazione". "È importante - sottolineano - dotare i consultori di personale qualificato e strutturato, in modo da assolvere a tutte le funzioni richieste a quelle strutture, esattamente come previsto dalla proposta di Legge presentata sul tema dal Movimento 5 Stelle".

"I consultori sono presidi territoriali da garantire con gli investimenti necessari e non di certo tramite il contributo delle associazioni di volontariato. Viviamo in un Paese in cui il diritto all’interruzione di gravidanza è già sotto attacco, in cui è già difficile accedere alla pratica, in cui le donne devono viaggiare fuori provincia o addirittura fuori regione per riuscire ad abortire. E mentre altri Paesi inseriscono la tutela del diritto all’interruzione di gravidanza in Costituzione, l’Italia sceglie di fare un ulteriore passo indietro. Noi continueremo a opporci a questa politica oscurantista del governo Meloni - chiosano - non lasceremo che la 194 subisca ulteriori attacchi e ci batteremo perché i diritti delle donne vengano garantiti".

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Politica

Premierato, Meloni: “Inalterati poteri Capo dello...

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"Premierato non indebolisce le Camere ma il trasformismo"

Giorgia Meloni (Fotogramma/Ipa)

''Questo è un governo solido, stabile, io non ho bisogno di fare questa riforma, per me è un rischio''. Così la premier Giorgia Meloni intervenendo al convegno alla Camera sul premierato organizzato dalla Fondazione De Gasperi.

''Bisogna salvaguardare gli organi di garanzia, a partire dalla funzione di arbitro super partes del Capo dello Stato. Ed è esattamente quel che fa questa riforma'' del premierato, ''è stata una scelta lasciare inalterati i poteri fondamentali del presidente della Repubblica. Questa è stata una scelta, non un incidente'', sottolinea la presidente del Consiglio.

Nel suo intervento Meloni evidenzia che la riforma del premierato ''salvaguarda il ruolo del Parlamento. C'è chi sostiene che indebolisca le Camere, ma io penso che indebolisca il trasformismo e che sia stato spesso proprio il trasformismo ad avere indebolito le Camere''.

Poi, riguardo alla possibilità di rafforzare il ruolo legislativo del Parlamento, osserva: ''Io penso che sarebbe molto interessante se i partiti volessero porre il problema di come rafforzare l'iniziativa legislativa. Questo è un tema che mi interessa molto, parliamone... Non sono contraria a entrare nel merito, se c'è un merito nelle proposte''.

La premier sottolinea che è un ''errore approcciare'' le riforme istituzionali ''con una impostazione ideologica, legata a interessi o esigenze contingenti, che però, purtroppo, è l'orientamento prevalente, che vedo in questo dibattito... Ma credo che sarebbe un errore da parte della politica indietreggiare e gettare la spugna di fronte a questo atteggiamento''. Meloni apprezza il confronto sul tema delle riforma ma non su basi ''ideologiche'' e si augura un dibattito con le opposizioni sul merito per arrivare a un ''testo migliore''. Sulla riforma costituzionale del premierato ''sono sempre disponibile a dialogare purché l'intento non sia dilatorio e non sia quello che tante volte abbiamo visto...", aggiunge.

"Costituzione non è un moloch"

"Chi ritiene di essere depositario esclusivo della Costituzione ne mette, per paradosso, in crisi la funzione unificante. Se la Costituzione è di tutti - ed è di tutti - la sua interpretazione non può privilegiare una sola cultura politica o un solo punto di vista", afferma la presidente del Consiglio.

“La Costituzione offre una cornice, fissa dei paletti, ma si pone il problema di garantire l'autonomia della politica. Perché si fonda sulla sovranità popolare che è la principale fonte di legittimazione del sistema. La democrazia poggia sul principio di maggioranza. Ma la Costituzione - rimarca Meloni - non è un moloch intangibile: negli oltre 75 anni in cui è stata in vigore non è mai stata pietrificata, è vissuta nell'interpretazione dei vari attori della nostra democrazia. E chi ritiene di essere il depositario della Costituzione ne mette paradossalmente in crisi il principio unificante. La Costituzione va letta e applicata in modo che in essa si riconoscano tutti".

L'obiettivo del premierato, evidenzia ancora, è quello di "evitare ribaltoni. Nella scorsa legislatura abbiamo avuto tre governi, guidati da due presidenti del Consiglio, nessuno dei due aveva avuto legittimazione popolare, hanno guidato coalizioni formate da partiti che in campagna elettorale avevano dichiarato la loro alternatività, e la fiducia a quei governi è stata data da parlamentari eletti in liste bloccate. Tutto costituzionalmente legittimo, ma il punto è che i padri costituenti non potevano immaginarlo, perché era un altro mondo, un'altra epoca. Ora lo abbiamo visto accadere e lo dobbiamo correggere".

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Sciopero, caso Scurati e tensioni interne: si profila clima...

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Stasera l'incontro dopo il no alle audizioni di Bortone e Corsini. Nessuna anticipazione sulla posizione dell'azienda, ma l'ad Sergio è pronto a rispondere sullo sciopero

Sede Rai - Fotogramma

Dopo gli ultimi giorni infuocati, lo sciopero, il caso Scurati e le tensioni interne, a poche ore dall'audizione di stasera in Commissione Vigilanza dei vertici in Rai viene riferito di un "clima molto pesante", un'atmosfera da resa dei conti che attende solo di esplodere. A quanto apprende l'Adnkronos, a pesare particolarmente sarebbero, tra le altre cose, gli strascichi del 'no' che la maggioranza ha opposto alla richiesta di audizione di Serena Bortone e Paolo Corsini sulla mancata partecipazione dello scrittore Antonio Scurati al programma di Serena Bortone 'Chesarà..' su Rai3.

L’audizione, fissata dalla presidente Barbara Floridia l'8 di maggio ben prima delle vicende che ora infiammano l'azienda, ha all'ordine del giorno molti temi su cui interpellare l'ad Roberto Sergio e il dg Giampaolo Rossi, ma è chiaro che il caso Scurati e lo sciopero del 6 maggio indetto dall'Usigrai a cui non hanno aderito tutti i giornalisti della televisione di Stato saranno al centro dell'incontro di stasera. Nessuna anticipazione sulla posizione dell'azienda in merito alle due questioni, ma ieri l'ad Sergio ha manifestato la piena intenzione di rispondere in questa sede anche in merito alla questione dello sciopero. A quanto è dato sapere, "il tema del pluralismo dell'informazione" sarà quello su cui i vertici di Viale Mazzini verranno maggiormente interrogati.

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Europee, sondaggio: con Meloni capolista Fratelli...

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L'ultima analisi Demopolis: su candidatura Vannacci il 68% di elettori Lega la condivide, ma anche il 40% di chi vota FdI

Giorgia Meloni - Afp

Elezioni europee a giugno, come valutano i cittadini la scelta della premier Giorgia Meloni e di altri leader di partiti di centrodestra e di centrosinistra di candidarsi da capilista pur dichiarando che, se eletti, non andranno a Bruxelles? Il giudizio della maggioranza assoluta degli italiani è critico, ma è una questione di principio che sembra pesare soprattutto nell’area di centrosinistra. E' quanto emerge da una analisi di Demopolis. Il 70% di chi vota FdI accetta l’idea di votare Giorgia Meloni per rafforzarla politicamente, pur sapendo che resterà a Roma. Le valutazioni positive si riducono al 18% tra gli elettori del Pd e al 3% tra chi vota il M5S.

La presenza dei leader in lista – secondo l’analisi di Demopolis - ha comunque un’incidenza sul consenso: con Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia guadagna oltre 2 punti percentuali. Di minor impatto le candidature di Elly Schlein e Antonio Tajani che farebbero guadagnare circa mezzo punto al Pd e a Forza Italia.

Demopolis ha analizzato l’opinione degli elettori sulla candidatura alle Europee più 'dibattuta', quella del generale Roberto Vannacci. Prescindendo dalla propria scelta di voto, a condividere la scelta di candidarlo è il 68% degli elettori della Lega, ma anche il 40% di chi sceglie FdI e un terzo di chi vota Forza Italia. Di segno totalmente opposto il giudizio delle altre forze politiche: a ritenere opportuna la candidatura in Europa di Vannacci è appena il 5% degli elettori del M5S e il 2% di chi vota il Pd.

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