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Kluge (Oms Europa): “Italia non aderirà a Green pass?...

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Kluge (Oms Europa): “Italia non aderirà a Green pass? Ci rifletta bene”

Intervista all'Adnkronos Salute: "Ogni Paese ha diritto di decidere ma minacce salute responsabilità condivisa, a fine mese Rete paneuropea controllo malattie"

Hans Kluge

"Il Green pass" globale "proposto dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dall'Ue è una sorta di fascicolo sanitario elettronico, come quello fornito dalle autorità sanitarie locali, ma verificabile e accettato in tutto il mondo. Ogni Paese sovrano ha il diritto di decidere se aderire al nuovo sistema di Green pass. Vorrei incoraggiare tutti i Paesi - compresa l'Italia - a riflettere attentamente su come gestirebbero la prossima crisi sanitaria". E' un invito a considerare tutti gli elementi, anche gli scenari futuri, quello lanciato da Hans Kluge, direttore dell'Ufficio regionale dell'Oms per l'Europa, in un'intervista all'Adnkronos Salute in occasione della sua visita in Italia per celebrare il 20esimo anniversario dell'Ufficio Oms di Venezia.

Oggi nel capoluogo veneto - alla presenza di istituzioni italiane e internazionali, e di leader di settori chiave, dall'economia alla salute e allo sviluppo sostenibile - si parla anche di questo: di come costruire società resilienti e più sane, che non lascino indietro nessuno. "Crediamo che ci sia bisogno di più, e non di meno, cooperazione e scambio per aiutare a prevenire o rispondere alla prossima grande emergenza sanitaria", avverte Kluge. E infatti, aggiunge, "l'Oms Europa lancerà alla fine di questo mese una Rete paneuropea per il controllo delle malattie, composta da Paesi Ue e non Ue della regione europea, che include l'Asia centrale".

"La pandemia - evidenzia - ha dimostrato che molte delle sfide odierne per i sistemi sanitari sono sfide condivise, cosa che sta spingendo la Commissione europea a presentare proposte per un'Unione sanitaria europea più forte. Sebbene l'obiettivo primario sia rafforzare il quadro di sicurezza sanitaria dell'Ue in risposta alle minacce transfrontaliere, ciò è accompagnato da un rinnovato e più ampio impegno politico per migliorare i sistemi sanitari europei e investire nella loro resilienza e sostenibilità". L'Oms Europa, assicura Kluge, "accoglie con grande favore questa iniziativa e il riconoscimento esplicito che sia le minacce sanitarie note sia quelle ancora sconosciute sono nostra responsabilità condivisa, perché virus e batteri non conoscono confini". Da qui l'impegno per la Rete paneuropea per il controllo delle malattie. "Questa - spiega - è stata una delle raccomandazioni chiave di una commissione indipendente, presieduta dall'ex premier italiano Mario Monti, sugli insegnamenti tratti dalla pandemia".

I componenti di questa nuova rete per il controllo delle malattie "punteranno a rilevare, verificare e notificare rapidamente l'uno all'altro eventuali nuove minacce sanitarie in evoluzione, dalle malattie infettive emergenti alla resistenza antimicrobica", illustra Kluge.

Dopo la pandemia, i temi della condivisione delle informazioni e della cooperazione sono molto sentiti. Per questo il direttore di Oms Europa, anche in relazione al Green pass globale, invita i Paesi a riflettere su come potranno gestire la situazione quando la prossima crisi sanitaria colpirà.

"A livello globale - ricorda Kluge - l'incapacità di prevenire e quindi poi di gestire adeguatamente la pandemia di Covid-19 ha comportato un'immensa perdita di vite umane e di salute, nonché un'interruzione senza precedenti delle attività sociali ed economiche in tutto il mondo". Aver sperimentato tutto ciò "ha creato lo slancio per riformare l'architettura sanitaria globale. Come parte di questo processo è stato suggerito un Green pass globale, che sarebbe fondamentalmente un'estensione e digitalizzazione della cosiddetta 'Yellow card'", una sorta di 'passaporto medico', "in uso anche in Italia, necessaria per verificare la vaccinazione contro alcune malattie pericolose e richiesta per l'ingresso in alcuni Paesi", conclude.

"Oggi non si monitora Long Covid e servono altri studi"

"L'elevato livello di incertezza sul Long Covid richiede ulteriori studi. Sono necessarie ulteriori ricerche sulla prevalenza e sui sintomi debilitanti, compreso il modo in cui questi influiscono sul mercato del lavoro, sulla forza lavoro sanitaria e sull'economia in generale. Solo allora potremo progettare le politiche e le pratiche giuste. I Paesi della regione europea non stanno monitorando e riportando i dati chiave in modo coerente, il che rende molto più difficile per i decisori politici affrontare i gap e i problemi dei nostri sistemi sanitari", è il monito lanciato da Hans Kluge.

"Il peso del Covid-19 e del Long Covid - osserva all'Adnkronos Salute - stanno esacerbando la pressione sui nostri sistemi sanitari sulla scia della pandemia. Ciò è in parte dovuto anche al fatto che gli operatori sanitari e sociali sono stati tra i più esposti alla malattia e, quindi, a rischio molto più elevato di Long Covid. Si stima che circa 36 milioni di persone nella regione europea dell'Oms possano aver sperimentato sintomi di Long Covid nei primi tre anni della pandemia, tra cui 1,4 milioni di persone in Italia. Nel frattempo, l'Europa è attualmente alle prese con una carenza di 2 milioni di operatori sanitari, triste eredità della pandemia e di anni di investimenti insufficienti. Nell'Ue si calcola che il Long Covid abbia ridotto l'offerta di lavoro di una quota pari a 663mila persone nel 2021 e fino a 1,1 milioni nel 2022".

Ecco l'impatto della sindrome post virus descritto da Kluge, secondo cui servono segnalazioni, sorveglianza e diagnostica migliori, nonché dati su ricoveri, mortalità e costi sanitari. "Altrimenti resteremo all'oscuro. L'Oms Europa - sottolinea - sta cercando di colmare il gap di conoscenze sull'impatto del Long Covid sul personale sanitario". Fra le attività che si stanno portando avanti, "stiamo supportando l'introduzione di raccomandazioni sulla gestione clinica, oltre che su trattamenti specifici e di supporto per chi convive con il Long Covid da tanto tempo. E stiamo diffondendo linee guida sulle migliori pratiche nella riabilitazione. Manteniamo stretti legami anche con i gruppi dei pazienti - elenca - L'Oms Europa sta attualmente finalizzando i risultati di un'indagine in 5 Paesi (Italia, Regno Unito, Polonia, Georgia e Armenia) per descrivere l'impatto di Covid e Long Covid sul personale della riabilitazione e formulare raccomandazioni per una futura risposta all'emergenza. I risultati - conclude il direttore - saranno presto resi pubblici".

"Oms pienamente allineata con priorità salute dettate da Italia durante G7"

"L'Organizzazione mondiale della sanità è pienamente allineata con le priorità di salute dell'Italia sotto la presidenza del G7": la "prevenzione per tutto l'arco della vita" per un invecchiamento "sano e attivo", "riformare l'Oms", "sostenere il principio 'One Health' in tutte le politiche sanitarie".

"E' diventato evidente che dobbiamo costruire nuove alleanze tra i settori finanziario, economico e sanitario", avverte Kluge. Perché, "come ha dimostrato la pandemia, la salute e l'economia sono indissolubilmente legate". Ed è "chiaro che le disuguaglianze possono avere conseguenze devastanti sulla performance economica e sulla resilienza. E' interessante notare che un numero crescente di Paesi e organizzazioni internazionali stanno portando avanti innovazioni su tasse e spesa per benessere, equità e salute delle società. Stiamo vedendo il benessere e l'equità in cima all'agenda politica dei governi e delle Nazioni Unite", rimarca.

Sempre in questa direzione, conclude, "nel settembre di quest'anno gli Stati membri si riuniranno nel Summit for the Future, che ci si aspetta concordi un Patto. Nella bozza del documento si sottolinea l'intenzione di andare oltre il Pil per misurare cosa conta per le persone, il pianeta e il futuro e per riformare l'architettura finanziaria internazionale".

"Nel 2024 più anziani che bambini in Europa"

"Quest'anno, il 2024, segna il momento in cui in Europa il numero di persone anziane (over 65) supererà il numero di bambini e adolescenti (di età inferiore a 15 anni), con implicazioni significative sulla politica sanitaria. Si vive sempre più a lungo, in parte grazie a una migliore assistenza sanitaria. E si stima che entro il 2050 l'Ue ospiterà circa 500mila persone di età pari o superiore a 100 anni. Immaginatelo: mezzo milione di centenari in Europa entro i prossimi 26 anni", ha detto ancora Kluge.

"Almeno la metà della nostra salute è determinata dai fattori sociali ed economici (come istruzione, alloggio e reddito)", ricorda Kluge. E con l'aumento degli over 65 che popoleranno sempre di più la regione, e il grande 'sorpasso' sui giovanissimi, "prevenire situazioni di cattiva salute nell'arco della vita di una persona è fondamentale se vogliamo alleggerire la pressione sui nostri servizi sanitari sovraccarichi. E questo ci impone di affrontare le disuguaglianze sanitarie, sociali ed economiche in tutta la regione europea. Gli ultimi due decenni le hanno viste crescere. I ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. E i nostri sistemi sanitari finanziati con fondi pubblici faticano a tenere il passo con la domanda" di prestazioni "che aumenta e con risorse inadeguate".

"Molti più anziani vivono non solo in condizioni di salute precarie evitabili, ma anche in case e quartieri poveri, altro fattore evitabile, lottando per riuscire sbarcare il lunario e scegliere tra" bisogni primari come "l'acquisto di medicinali e il riscaldamento della propria casa", conclude il direttore di Oms Europa, ricordando l'impegno su questo fronte dell'Ufficio Oms di Venezia, che "negli ultimi 20 anni ha prodotto evidenze su cosa dobbiamo fare per ridurre privazione e povertà, e su come farlo".

"Report Covid su Italia era indipendente e voleva condividere lezioni"

"Il 13 maggio 2020, l'Ufficio regionale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per l'Europa ha pubblicato un documento intitolato 'Una sfida senza precedenti: la prima risposta dell'Italia a Covid-19'. Il documento, scritto da esperti indipendenti, si concentrava sulla risposta del Governo italiano alla pandemia. Gli obiettivi del rapporto erano documentare le prime lezioni apprese dalla risposta italiana e condividerle con i Paesi che non erano ancora nella fase epidemica conclamata", ha affermato Kluge.

"La pandemia di Covid-19 era senza precedenti e la stragrande maggioranza dei Paesi - se non tutti - hanno dovuto affrontare sfide enormi, inclusa l'Italia che è stato il primo Paese della regione europea ad essere duramente colpito", ha evidenziato ancora in occasione della sua visita in Italia per il 20esimo anniversario dell'Ufficio Oms di Venezia, cercando di spiegare il valore del report finito al centro di polemiche. "All'Oms crediamo nel potere della scienza e delle evidenze, e nella possibilità di imparare gli uni dagli altri. E questo era lo scopo previsto del rapporto sulla risposta iniziale dell'Italia a Covid", conclude.

"Economia sia leva equità cure, ufficio Venezia strategico"

"La prosperità economica e l'equità sanitaria non sono in contrasto tra loro. Se vogliamo costruire società più sane, felici, eque e stabili, dobbiamo ripensare l'economia moderna e sono orgoglioso del ruolo cruciale che l'Ufficio Oms di Venezia ha giocato e sta giocando per aiutarci a raggiungere questo obiettivo. Sono impaziente di andare avanti con questa partnership con l'Italia come Paese ospitante per questo lavoro vitale". La lotta alle disparità in materia di salute è un impegno di lungo corso dell'Ufficio europeo dell'Organizzazione mondiale della sanità per gli investimenti per la salute e lo sviluppo (Oms/Europe Venice Office), assicura Kluge.

"Obiettivo chiave" dell'ufficio in Italia è infatti "quello di mettere in luce le evidenti disuguaglianze sanitarie nelle nostre società e offrire soluzioni su come affrontarle", ha spiegato. Le istituzioni italiane e internazionali partecipanti si confrontano su questa sfida, che è diventata sempre più un'urgenza "perché - osserva Kluge - purtroppo una buona salute non è universale, dipende in gran parte da dove sei nato e dalle opportunità che hai nella vita. Le disuguaglianze sanitarie sono principalmente determinate da fattori sociali ed economici. E i determinanti non medici della salute (come l'istruzione, il reddito e la sicurezza del lavoro) possono avere un impatto maggiore rispetto all'assistenza sanitaria o alle scelte di vita. Dobbiamo innanzitutto affrontare le ragioni della cattiva salute per migliorarla".

Fra le varie attività portate avanti in questi due decenni, "l'ufficio di Venezia sta mettendo insieme i settori finanziario e di sanità pubblica con le banche centrali per trovare un terreno comune" e far sì che "le alleanze tra partner che solitamente non collaborano possano effettivamente produrre risultati positivi di salute per le persone, ovunque e allo stesso modo. Il lavoro pionieristico della sede veneziana contribuirà a porre le basi per il prossimo Wellbeing Economy Forum in Islanda a giugno e per il Forum of the Future delle Nazioni Unite a settembre", continua Kluge, dicendosi poi "grato" all'ex premier Mario Monti "per aver presieduto la Commissione paneuropea sulla salute e lo sviluppo sostenibile, che ha formulato una serie di raccomandazioni basate sulle lezioni apprese da Covid. Tra queste l'appello per la creazione di una task force globale su salute e finanza, subito accolto dal G20, di cui ovviamente l'Italia è parte".

"1.500 attacchi a sanità, da Italia aiuti per 1,4 mld dollari"

"Sono ottimista sul fatto che il sistema sanitario ucraino resisterà a questa guerra devastante. Ma ciò dipenderà non in piccola parte dall'impegno dei numerosi donatori europei e di tutto il mondo che hanno contribuito a garantire che il sistema sanitario sia ancora in piedi, compresa l'Italia. Roma ha finora impegnato 1,4 miliardi di dollari in assistenza finanziaria all'Ucraina", ha evidenziato ancora il direttore regionale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per l'Europa.

"Gli attacchi contro i civili e le infrastrutture civili devono finire - ammonisce Kluge - Negli ultimi mesi l'Ucraina ha registrato un'intensificarsi di questi attacchi, anche nella capitale Kiev". Episodi che "hanno finora ucciso centinaia di persone e lasciato milioni senza riscaldamento, elettricità e acqua. Dall'inizio della guerra abbiamo accertato oltre 1.500 attacchi alla sanità", aggiorna il direttore. "Non c'è niente di peggio di un conflitto per la salute. E' la conclusione di una recente analisi" proprio "dell'Ufficio Oms di Venezia". Situazioni di insicurezza come la guerra fanno sì che "sempre più persone" non solo "perdano l'accesso ai servizi sanitari di cui hanno bisogno, ma anche la fiducia nelle istituzioni che sono alla base di una società ben funzionante - analizza Kluge - Il sistema sanitario ucraino ha mostrato notevole resilienza e resistenza negli ultimi due anni, e dobbiamo fare il possibile per garantire che rimanga tale. I disagi sono stati significativi, l'impegno di operatori sanitari e ministero della Salute del Paese è stato esemplare".

Ovviamente, ha continuato il numero uno di Oms Europa, "nel medio e lungo termine lo stato sanitario dell'Ucraina è una delle maggiori preoccupazioni. In primo luogo per le malattie non trasmissibili che rappresentano le principali cause di malattia e morte nel Paese, con una percentuale dell'84%. La necessità di riabilitazione fisica e di protesi continuerà a crescere con l'aumento dei pazienti" con "lesioni traumatiche riportate durante il conflitto. La violenza di genere è un problema importante, con il 26% delle donne e delle ragazze", una su 4, "che la subiscono da parte di un partner intimo. Inoltre, la nazione affronta un carico significativo legato ad Hiv, tubercolosi e mortalità materna", mentre resta "incombente" un "potenziale" rischio "di epidemie se le condizioni attuali persistono". "Stiamo lavorando col ministero della Salute ucraino per garantire supporto continuo laddove ce n'è più bisogno - conclude Kluge - Nell'ultimo anno abbiamo formato più di 2mila medici a riconoscere e trattare la violenza di genere in Ucraina e nei Paesi che accolgono rifugiati ucraini".

"Ai pone sfide ma sarà svolta radicale nei prossimi anni"

"L'intelligenza artificiale cambierà radicalmente ogni aspetto della vita umana. Il Fondo monetario internazionale prevede che nei prossimi anni il 40% dei lavori sarà influenzato in qualche modo dall'Ai, anche nel settore sanitario e assistenziale. Inoltre, si prevede che entro il 2030 i prodotti e i servizi dell'Ai contribuiranno con 15,7 trilioni di dollari all'economia globale, più della produzione attuale di Cina e India messe insieme. La ricerca dell'innovazione per la salute non è priva di ostacoli. Dalle barriere normative ai vincoli finanziari, dai dilemmi etici alle preoccupazioni sulla privacy dei dati, il percorso è irto di sfide che richiedono un'attenta navigazione. Tuttavia, queste sfide non dovrebbero scoraggiarci, ma piuttosto galvanizzare la nostra determinazione a superare i limiti di ciò che è possibile". E' l'analisi di Kluge.

L'Ai è una promessa. Tuttavia, puntualizza all'Adnkronos Salute in occasione della sua visita in Italia per il 20esimo anniversario dell'Ufficio Oms di Venezia, "dobbiamo spostare l'attenzione dai soli ritorni economici all'impatto più ampio delle soluzioni innovative sulla salute pubblica. Allineando le politiche con l'obiettivo di migliorare i risultati sanitari per tutti, possiamo affrontare meglio le disparità nell'accesso all'assistenza sanitaria e fornire soluzioni sostenibili".

Oggi "stiamo già assistendo al lancio di strumenti di intelligenza artificiale nei sistemi sanitari per supportare una vasta gamma di compiti, dall'analisi delle cellule tumorali alla chirurgia robotica", ricorda Kluge. "Proprio la settimana scorsa - cita come esempio - l'Oms ha lanciato Sarah (Smart AI Resource Assistant for Health), un prototipo di promoter digitale della salute", assistente virtuale "con una risposta empatica potenziata, alimentato dall'intelligenza artificiale generativa. Rappresenta un'evoluzione degli avatar di informazioni sanitarie basati sull'Ai, utilizzando nuovi modelli linguistici e tecnologie all'avanguardia. Può coinvolgere gli utenti 24 ore al giorno in 8 lingue su molteplici argomenti sanitari, su qualsiasi dispositivo". Insomma, conclude il direttore di Oms Europa, "promuovendo una cultura dell'innovazione, coltivando le menti creative, possiamo affrontare le sfide sanitarie più urgenti del nostro tempo e l'intelligenza artificiale sarà parte della soluzione negli anni a venire. Sono fermamente convinto che la salute debba essere un motore piuttosto che un semplice destinatario di innovazione. Dalle tecnologie all'avanguardia come i vaccini a mRna fino alla diagnostica guidata dall'Ai, il potenziale per trasformare l'assistenza sanitaria è illimitato". (di Lucia Scopelliti)

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Esteri

Ucraina, Russia perde 18mila disertori: fuga dal fronte sud

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Secondo Kiev, aumentano le diserzioni tra l'esercito invasore

Un soldato russo

La Russia alle prese con migliaia di disertori nella guerra in Ucraina. I soldati del distretto militare meridionale schierati da Mosca nella guerra iniziata oltre 2 anni fa stanno abbandonando i loro posti in numero crescente. Lo ha riferito l'intelligence militare ucraina (Hur), precisando che sono oltre 18.000 i militari dell'unità di Mosca che hanno disertato. I dati non sono verificabili in maniera indipendente. Né Ucraina né Russia, del resto, forniscono cifre chiare in relazione alle conseguenze del conflitto sui rispettivi schieramenti. Il motivo delle diserzioni, secondo Kiev, sarebbe da ricercare nel morale basso nelle truppe, problema ricorrente per le forze armate russe che combattono in Ucraina.

Tra i soldati che si defilano, circa 10.000 sono coscritti mobilitati e 2.000 sono invece soldati a contratto, ha aggiunto l'agenzia di intelligence militare. Il ministero della Difesa britannico, che monitora quotidianamente le operazioni, ha evidenziato all'inizio di aprile che le truppe russe in Ucraina sono composte principalmente da soldati a contratto e riservisti mobilitati alla fine del 2022, ma i coscritti sono spesso costretti a firmare contratti.

Nella 58esima armata russa di armi combinate, il tasso di diserzione è di circa 2.500 soldati, secondo la dichiarazione dell'agenzia. Kiev ha incoraggiato attivamente le truppe dell'esercito d'invasione russo a disertare o addirittura a passare dalla parte ucraina. Il servizio di intelligence militare ucraino ha lanciato una hotline nel settembre 2022 per aiutare i soldati russi disposti ad arrendersi.

Le diserzioni, ammesso che le cifre diffuse da Kiev abbiano un fondamento, non condizionano granché l'operatività della macchina militare russa. Mosca, d'altra parte, dispone di un 'serbatoio umano' decisamente più ampio rispetto a quello dell'Ucraina, che recentemente ha varato una nuova legge per mobilitare altri soldati e sta accendendo i riflettori gradualmente anche sui maschi adulti che hanno lasciato il paese e vivono in altri paesi europei.

Non c'è dubbio, cifre ufficiali o meno, che la Russia stia pagando un prezzo pesantissimo a livello di perdite. Le operazioni militari, soprattutto lungo il fronte orientale, procedono a ondate continue: le truppe ucraine fronteggiano assalti ripetuti, secondo una strategia del 'tritacarne' che appare ormai una prassi consolidata.

Secondo le cifre diffuse dall'Ucraina, Mosca ha perso 467.470 soldati dall'inizio della guerra: quasi mezzo milione di uomini. Secondo il rapporto dello stato maggiore di Kiev, la Russia ha perso anche 7.285 carri armati, 14.007 veicoli corazzati da combattimento, 16.109 veicoli e serbatoi di carburante, 11.985 sistemi di artiglieria, 1.051 sistemi di razzi a lancio multiplo, 778 sistemi di difesa aerea, 348 aerei, 325 elicotteri, 9.528 droni, 26 imbarcazioni e un sottomarino.

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Esteri

TikTok, von der Leyen: “Bandirlo in Ue? Non lo...

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La presidente della Commissione Europea: "Ne conosciamo esattamente la pericolosità"

TikTok - Fotogramma /Ipa

"Non è escluso". Così la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, candidata di punta del Ppe, risponde, a Maastricht durante il dibattito tra gli Spitzenkandidaten, alla domanda se l'Ue possa valutare di "vietare" TikTok, come si preparano a fare gli Usa, se ByteDance non disinvestirà completamente entro un anno. "La Commissione - continua - è stata la prima istituzione al mondo a vietare TikTok sui nostri telefoni aziendali. Quindi, per essere molto chiari, conosciamo esattamente la pericolosità di TikTok".

Il destino di TikTok negli Usa

Il destino negli Stati Uniti di Tik Tok è quanto mai incerto dopo che il Congresso ha approvato la legge, che Joe Biden oggi firmerà, che potrebbe portare a un bando del social media che ha 170 milioni di utenti nel Paese se la società proprietaria cinese, ByteDance, non troverà un acquirente americano entro nove mesi. Il presidente, prevede ancora la legge, potrebbe allungare di altri 90 giorni la scadenza.

Analisti ed esperti del settore americani ritengono però che in realtà potrebbero passare anche diversi anni prima che il possibile bando possa entrare in vigore, non solo perché ByteDance, come è scontato, avvierà una battaglia legale, invocando la violazione del primo emendamento che sancisce la libertà di espressione, che dovrà probabilmente passare tutti i gradi di giudizio, contro la misura.

La legge, bisogna ricordare, ha ottenuto un vasto sostegno bipartisan alla luce delle preoccupazioni del fatto che la proprietà cinese del social media così diffuso, e forte a livello sia economico che culturale negli Usa, possa essere utilizzato dal governo cinese per raccogliere dati sugli americani.

I congressisti non si sono fatti dissuadere dalle proteste arrivate ai loro uffici e centralini da parte di utenti di Tik Tok arrabbiati, o dalla campagna pubblicitaria avviata negli ultimi giorni dal social per garantire il sistema di sicurezza dei dati. E anche il fatto che Tik Tok ha denunciato che il Congresso abbia usato "un importante pacchetto di aiuti all'estero" per "coprire un divieto che calpesterà il diritto di espressione di 170 americani".

Secondo Isaac Boltannsky, della società di servizi finanziari Btig, il ricorso di ByteDance potrà arrivare entro il prossimo autunno e il caso arriverà di fronte alla Corte d'appello di D.C., ed a questo punto il conto alla rovescia dei nove mesi di scadenza sarà messo in pausa. Dopo la sentenza della Corte d'appello, la parte sconfitta sicuramente ricorrerà alla Corte Suprema degli Stati Uniti. Questo significherebbe - spiega ancora Boltansky a Nbcnews - che il bando sarà bloccato ancora per un anno, rinviando la sua possibile entrata in vigore al 2026.

ByteDance non userà solo l'argomento in aula dell'incostituzionalità della misura, ma anche porterà avanti una campagna di lobbying, già avviata, per sottolineare come il bando avrà una ricaduta su settori chiave dell'economia, presentando studi che affermano che nel 2023 Tik Tok ha contribuito con 24, 2 miliardi al Pil Usa. E per fare questo può contare su un esercito di influencer: "dobbiamo fare rumore in modo che non ci tolgano la nostra voce", ha scritto sul social @dadlifejason che ha 13,8 milioni di follower.

Per quanto riguarda la ricerca di un possibile acquirente americano, che secondo la legge permetterebbe al social di continuare ad operare, anche su questo fronte lo scenario è complesso. Se grandi società Tech amerebbero mettere le mani sulla piattaforma, secondo Boltansky l'amministrazione Biden - per non parlare dei repubblicani, Donald Trump in testa, che odiano Big Tech - non ha interesse ad espandere ulteriormente il potere e l'influenza dei grandi social americani.

Nei mesi scorsi si era parlato della possibilità che emergessero nuovi attori, come la cordata che Steve Mnuchin, ex Goldman Sachs ed ex ministro del Tesoro di Trump, a marzo aveva detto che aveva intenzione di mettere insieme per comprare TikTok. E' stato riportato anche, dal Wall Street Journal, che l'ex Ceo di Activision, Bobby Kotick, starebbe cercando partner per l'acquisto.

C'e' poi la questione del prezzo: se ByteDance, che possiede altre società, vale centinaia di miliardi di dollari, Tik Tok varrebbe molto meno soprattutto, sottolineano gli esperti, se messo in vendita senza il suo prezioso algoritmo di raccomandazione. Ma è improbabile che ByteDance accetti qualsiasi tipo di vendita, con il governo cinese che anche mantiene questa posizione, considerando l'algoritmo del social un asset di sicurezza. E senza questo TikTok diventa molto meno attraente per i potenziali acquirenti.

La posizione di TikTok sulla legge Usa

"Questa legge incostituzionale impone il ban di TikTok e intendiamo contestarla in sede giudiziaria. Crediamo che i fatti e le normative vigenti siano dalla nostra parte e per questo avremo la meglio. Abbiamo investito miliardi di dollari per garantire la sicurezza dei dati degli utenti statunitensi e per proteggere la nostra piattaforma da influenze e manipolazioni esterne. L'attuazione di questo ban avrebbe effetti devastanti, compromettendo le attività di 7 milioni di imprese e limitando la libertà di espressione di 170 milioni di americani. Nonostante la sfida legale in corso, continueremo a investire e a innovare, assicurando che TikTok resti un luogo sicuro dove americani di ogni provenienza possano condividere le loro storie, trovare allegria e lasciarsi ispirare".

La società madre cinese di TikTok, ByteDance, ha intanto comunicato di non avere intenzione di vendere negli Usa. "Le notizie dei media stranieri secondo cui ByteDance sta esplorando la vendita di TikTok non sono vere", ha affermato la società con sede a Pechino in una dichiarazione su Toutiao, una piattaforma di social media di sua proprietà popolare nella Cina continentale.

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Esteri

Attacco Houthi a nave cargo nel Mar Rosso, nave Fasan della...

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E' accaduto nella tarda mattinata nei pressi dello stretto di Bab El Mandeb, la nave Virginio Fasan della Marina Militare impegnata nella protezione ravvicinata di un mercantile commerciale europeo nell’ambito dell’Operazione Eunavfor Aspides

Miliziano Houthi - Fotogramma

Nella tarda mattinata di oggi la fregata Virginio Fasan della Marina Militare, impegnata nella protezione ravvicinata di un mercantile commerciale europeo nell’ambito dell’Operazione Eunavfor Aspides, ha abbattuto un drone nel Mar Rosso, in prossimità dello stretto di Bab El Mandeb. Il drone, dalle caratteristiche analoghe a quelli già usati in precedenti attacchi degli Houthi, si trovava a circa 5 chilometri dalla nave italiana, in direzione del mercantile scortato.

Attacchi complessi con missili e droni si erano già verificati durante la mattinata, sventati grazie alle manovre evasive effettuate dal mercantile su indicazioni del comando di Nave Fasan. Un missile è esploso in acqua nelle vicinanze della nave scortata, causando solo lievi danni superficiali. La fregata Fasan e il mercantile protetto stanno proseguendo come pianificato la rotta verso sud, per uscire dal mar Rosso. Attualmente nell'area per garantire la libertà di navigazione e la sicurezza delle rotte commerciali, Nave Virginio Fasan ha avvicendato Nave Caio Duilio come unità sede del comando tattico di Eunavfor Aspides, operazione di sicurezza marittima dell'Unione Europea per la salvaguardia della libertà di navigazione nelle Aree del Mar Rosso e del Golfo di Aden.

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