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Pioggia di razzi su Israele dal Libano. Hamas: “Netanyahu ostacolo a qualsiasi intesa”

Israele annuncia restrizioni per l'accesso alla moschea di Al-Aqsa. Giordania: "Giocano col fuoco".

Civili a Gaza

Hamas ha accettato l'accordo per il cessate il fuoco a Gaza. Lo afferma l'emittente Al Arabiya, sottolineando che l'organizzazione ha detto sì ad una versione 'modificata' della proposta avanzata dagli Stati Uniti, mediatori nelle trattativa con Israele. La delegazione di Hamas dovrebbe volare nei prossimi giorni al Cairo per discutere gli ultimi dettagli e l'implementazione dell'intesa. "La proposta internazionale comprenderà la liberazione di detenuti compresi bambini, donne e anziani", le parole di una fonte di Hamas alla tv. L'intesa dovrebbe consentire anche il graduale ritorno dei palestinesi costretti ad abbandonare le proprie case nella Striscia di Gaza.

Le notizie di Al Arabiya arrivano dopo l'apertura prospettata dal capo della Cia, Williams Burns: C'è ''ancora una possibilità di un accordo'' per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e per il rilascio degli ostaggi, anche se restano da risolvere questioni molto complicate, le sue parole in un'audizione alla Camera dei Rappresentanti. "Penso che ci sia ancora la possibilità di un accordo'', ha detto sottolineando i ''tentativi da parte nostra, lavorando a stretto contatto con le nostre controparti israeliane, qatariote ed egiziane''. Si tratta di ''un processo molto difficile. Non penso che ci sia qualcuno che possa garantirne il successo'', ha aggiunto.

Israele annuncia restrizioni per l'accesso alla moschea di Al-Aqsa

Le autorità israeliane hanno annunciato una serie di restrizioni per i palestinesi della Cisgiordania che vorranno entrare a Gerusalemme e nella Spianata delle Moschee durante il mese di Ramadan. Il Coordinatore delle attività governative nei territori (Cogat), l'autorità militare israeliana responsabile dei Territori palestinesi, ha indicato in un comunicato che il venerdì potranno entrare nella moschea di Al-Aqsa gli uomini sopra i 55 anni, le donne sopra i 50 e i bambini fino a dieci anni.

I palestinesi dovranno avere un permesso Cogat valido, che sarà soggetto a revisione da parte delle forze di sicurezza. Inoltre, le autorità si riservano la possibilità di introdurre modifiche nel corso del mese, come riportato dal quotidiano The Times of Israel.

Le autorità non hanno precisato se i palestinesi della Cisgiordania potranno visitare Gerusalemme dalla domenica al giovedì durante il Ramadan, mentre è stato confermato che gli abitanti di Gaza non potranno accedere all'area a causa della guerra nella Striscia.

Israele "gioca con il fuoco" e sta spingendo la situazione verso "un'esplosione", il commento del ministro degli Esteri giordano, Ayman Safadi, commentando le restrizioni.

Citato dai media giordani, Safadi ha detto che la Giordania, che è custode dei luoghi santi musulmani di Gerusalemme, respinge il provvedimento stabilito da Israele come misura di sicurezza per la guerra a Gaza. "Avvertiamo che profanare la santità della moschea di Al-Aqsa è giocare con il fuoco", ha detto Safadi in una conferenza stampa congiunta con l'arcivescovo Paul Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali della Santa Sede.

Salpata da Cipro prima nave ong con aiuti per Gaza

E' intanto salpata da Larnaca, Cipro, dopo un rinvio di un paio di giorni dovuto a 'ragioni tecniche', la nave di Open Arms diretta a Gaza con un carico di 200 tonnellate di aiuti umanitari. Lo ha reso noto la ong World Central Kitchen, che ha raccolto gli aiuti destinati alla popolazione palestinese. Il viaggio della nave della organizzazione non governativa spagnola viene usato come 'progetto pilota' in vista dell'apertura di un corridoio marittimo umanitario annunciato nei giorni scorsi a Cipro dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

Sul suo account X, Open Arms ha pubblicato un video che mostra la nave mentre salpa dal porto cipriota di Larnaca. Il viaggio dovrebbe durare due giorni-due giorni in mezzo, in base alle condizioni della navigazione. Per ragioni di sicurezza non è stato riferito dove la nave attraccherà (a Gaza c'è solo un piccolo porto di pescatori che non è adatto ai cargo), mentre non è chiaro come avverrà la distribuzione degli aiuti, anche per evitare assalti e incidenti come quelli dei giorni scorsi.

Von der Leyen: "Serve pausa umanitaria subito"

"Naturalmente Israele ha il diritto di difendersi e di combattere Hamas. Ma la protezione dei civili deve essere garantita in ogni momento, in linea con il diritto internazionale. E al momento c’è solo un modo per ripristinare un flusso adeguato di aiuti umanitari: la popolazione di Gaza ha bisogno di una pausa umanitaria immediata che porti a un cessate il fuoco sostenibile. E ne ha bisogno adesso", ha detto quindi oggi la presidente della Commissione Europea durante la plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo.

"Diversi Paesi, tra cui alcuni dei nostri Stati membri, hanno iniziato a paracadutare aiuti umanitari dalla Giordania a Gaza. E oggi posso annunciare che abbiamo attivato il meccanismo di protezione civile dell’Ue per rafforzare il nostro sostegno", spiega, aggiungendo: "Incoraggio tutti gli Stati membri a contribuire con le loro risorse, per consentire una fornitura stabile e significativa di aiuti a Gaza", sottolinea.

Gli Stati Uniti "lavoreranno per allestire un porto galleggiante per scaricare le navi" dirette da Larnaca, sulla costa est di Cipro, a Gaza. "Fino a quando non sarà pronto, lavoreremo con navi più piccole", sottolinea poi von der Leyen. "La situazione sul campo - aggiunge - è più drammatica che mai e ha raggiunto un punto critico. Abbiamo tutti visto i resoconti che parlano di bambini che muoiono di fame. Non può essere. E dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per fermarlo. Tutti sanno quanto sia difficile spostare gli aiuti dentro e dentro Gaza. Tutti i percorsi devono essere utilizzati per raggiungere le persone bisognose. È qui che entra in gioco il corridoio marittimo. Può contribuire ad aumentare la quantità di aiuti che raggiungono effettivamente le persone nel nord di Gaza", spiega.

Raffica di razzi dal Libano contro Israele

Raffica di razzi di Hezbollah contro il nord di Israele. Secondo quanto riferito dalle Forze di difesa israeliane (Idf), i militanti libanesi hanno lanciato 70 razzi contro le Alture del Golan, in uno degli attacchi più pesanti dal 7 ottobre. Non si hanno per ora notizie di vittime. Poco dopo una nuova pioggia di razzi sullo Stato Ebraico. Secondo quanto riferito da media israeliani, infatti, dopo il primo lancio questa mattina ne sono stati sparati altri 30, per un totale di un centinaio. Gli attacchi sono avvenuti mentre le Idf confermavano di aver condotto raid in Libano contro strutture dei militanti filoiraniani.

Hezbollah ha quindi rivendicato il lancio di un centinaio di razzi Katyusha contro il territorio israeliano riferisce il Times of Israel, precisando che il movimento sciita libanese ha dichiarato in una nota di aver preso di mira due basi dell'esercito israeliano sulle Alture del Golan. Secondo Hezbollah, l'attaccio massiccio è una risposta ai recenti raid israeliani sul Libano, incluso quello della scorsa notte su Baalbek in cui è morto un civile.

Il segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha ricevuto intanto una delegazione di Hamas guidata dal membro dell'ufficio politico del movimento palestinese, Khalil al-Hayya. Lo riferisce l'emittente libanese Lbci, precisando che durante il colloquio sono stati analizzati gli ultimi sviluppi a Gaza e in Cisgiordania. Le discussioni hanno inoltre riguardato i negoziati in corso per fermare l'operazione israeliana nell'enclave.

007 Usa: "Leadership Netanyahu a rischio"

La sopravvivenza come primo ministro Netanyahu è "a rischio" a causa della guerra a Gaza. E' quanto si evidenzia intanto in un rapporto pubblicato dall'Ufficio del Direttore della National Intelligence americana. "La mancanza di fiducia da parte dell'opinione pubblica nella capacità di governare di Netanyahu si è approfondita e ampliata ancora di più rispetto a prima della guerra. Stiamo assistendo a grandi proteste per chiedere le sue dimissioni e lo svolgimento di nuove elezioni. Un governo diverso e più moderato è uno scenario possibile", si legge nel rapporto.

Secondo il documento, rilanciato stamane dai media dello Stato ebraico, Israele deve aspettarsi di affrontare una crescente pressione internazionale a causa della situazione umanitaria a Gaza. Si afferma inoltre che Israele e Iran stanno tentando di adattare le loro azioni l'uno all'altro in modo da evitare un escalation del conflitto in piena regola tra i due Paesi.

"Riteniamo che la leadership iraniana non sia stata coinvolta nella pianificazione dell'attacco del 7 ottobre e che non avesse informazioni preliminari sull'attacco", aggiunge il rapporto, secondo cui Israele dovrà affrontare la resistenza armata di Hamas per molti anni, mentre le Idf continueranno a tentare di distruggere i tunnel del movimento.

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Esteri

Harry e Meghan nella bufera, la fondazione Archewell...

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Non avrebbe inviato i registri annuali, obbligatori per legge, e pagato le tasse per l'attività svolta

Harry e Meghan  - (Afp)

La Archewell, la fondazione di beneficenza di Harry e Maghan, è stata dichiarata inadempiente in California a causa del mancato invio dei registri annuali, obbligatori per legge, e il pagamento delle tasse per l'attività svolta. La fondazione non può, a questo punto, "richiedere o erogare fondi di beneficenza" e la sua registrazione può essere "sospesa o revocata", è scritto nella notifica del Registry of Charities and Fundraisers della California.

La Archewell avrebbe spedito un assegno con il pagamento delle tasse via posta tradizionale, ma non sarebbe mai arrivato a destinazione, hanno riferito al New York Times fonti vicine ai Sussex. Adesso ne avrebbero emesso uno nuovo e la posizione della fondazione verra regolarizzata entro i prossimi sette giorni lavorativi.

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Esteri

Così la Cina invaderà Taiwan nel 2028. Gli scenari di...

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L'autore di "World on the Brink" spiega all'Adnkronos perché quello sarà l'anno chiave per capire se gli Stati Uniti e la Cina entreranno in guerra. E come evitare il precipizio

Trump, Xi e Biden

Il 13 novembre 2028 è il giorno in cui la Cina invade Taiwan. A Washington sono le 5 di mattina, e il presidente-eletto sta dormendo in un hotel del Wisconsin. Inizia così “World on the Brink”, il mondo sull'orlo (del baratro), libro di Dmitri Alperovitch. Che in un colloquio con l'Adnkronos spiega le ragioni di questo scenario, che effetti avrebbe una guerra tra Cina e Stati Uniti su Italia ed Europa, e perché l'Occidente, nonostante tutto, può vincere anche questa Seconda Guerra Fredda.

Alperovitch ha poco più di 40 anni ed è conosciuto per essere stato uno dei pochi ad aver previsto, a fine 2021, l'invasione russa in Ucraina. Ma la sua era già una biografia da romanzo: nato in Unione Sovietica, a 13 anni si trasferisce con la famiglia prima in Canada e poi a Chattanooga, cittadina del Tennessee, profondo Sud degli Stati Uniti. Temendo una brutta reazione per le origini russe – erano gli anni Novanta ed era appena finita la (Prima) Guerra Fredda – ai suoi compagni diceva di venire dal Canada. Loro non sapevano neanche dove fosse, il Canada. Mentre è ancora al liceo, con il padre (fisico nucleare) apre una società di crittografia. Si laurea e specializza in informatica e sicurezza, e lavora per varie start-up del settore, per poi assumere un ruolo importante in McAfee nel 2008. In quegli anni scopre e fa scoprire il livello di penetrazione del cyber-spionaggio cinese ai danni dei settori strategici americani.

Nel 2011 è uno dei fondatori di Crowstrike, società di cybersecurity, di cui diventa direttore tecnico e si occupa dei maggiori casi del decennio, tra cui l'attacco della Nord Corea a Sony Pictures come vendetta per il film-parodia su Kim Jong-un, e il furto delle email del Partito Democratico da parte di hacker sostenuti dal governo russo prima del voto che porterà Donald Trump alla Casa Bianca. Durante la quotazione in borsa, nel 2019, Crowdstrike raddoppia la capitalizzazione in 24 ore, da 5 a 11 miliardi di dollari (oggi vale 78 miliardi). L'anno seguente, Alperovitch lascia l'azienda per creare Silverado, un “policy accelerator” che ha l'obiettivo di risolvere sfide geopolitiche. Nel frattempo è diventato consulente per varie istituzioni americane.

Perché proprio il 13 novembre 2028? Le ragioni sono tante, ma Alperovitch fornisce quelle essenziali: "A cavallo tra 2027 e 2028 Xi Jinping sarà rieletto presidente in un quarto e forse ultimo mandato (oltre gli 80 anni in Cina è difficile non essere pensionati dalla politica), e sarà alla ricerca della mossa che lo consegnerà alla storia; nel gennaio 2028 a Taiwan vincerà di nuovo il partito che vuole mantenere l'indipendenza dell'isola, facendo capire a Pechino che minacce, bullismo e propaganda non bastano a far capitolare la 'provincia ribelle'; il 7 novembre 2028, giorno delle elezioni presidenziali americane, la Casa Bianca sarà praticamente semi-deserta: il presidente uscente – che sia Biden o Trump – non si sarà potuto ricandidare avendo esaurito il secondo mandato", e dunque capi ed esperti di sicurezza nel suo entourage saranno usciti dalle porte girevoli che precedono ogni cambio della guardia.

Il presidente-eletto, chiunque sia, in quel momento avrà un “transition team” messo in piedi nel suo comitato elettorale, non certo il controllo della situazione globale. Dunque i giorni che seguiranno il voto sarebbero perfetti per cogliere impreparati gli Stati Uniti.

Che si troverebbero davanti alla scelta se entrare in guerra con la Cina o meno. "Biden ha ribadito in quattro occasioni che accorrerebbe in difesa di Taiwan", ricorda Alperovitch, che alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco 2023 ha organizzato un 'war game' in cui simulava la reazione internazionale alla conquista dell'isola da parte di Pechino. "I partecipanti erano diplomatici, politici ed esperti di sicurezza nazionale da tutto il mondo. Quasi tutti mi hanno detto che un simile scenario avrebbe effetti cataclismici e sarebbe il segnale del declino permanente degli Stati Uniti come potenza del Pacifico. La Cina proietterebbe un potere mai esercitato su tutto quel quadrante".

India, Giappone, Vietnam, Filippine, Corea del Sud, oggi sono partner americani "non perché ci amino o perché non abbiamo fatto errori, anzi ne abbiamo fatti molti, ma odiano e temono più Xi Jinping, le sue aggressioni nel Mar Cinese Meridionale, la sua coercizione economica, le sue campagne di influenza. E questo ci basta".

Se invece l'invasione di Taiwan filasse liscia, questi paesi avrebbero la prova che gli Stati Uniti non sono in grado di proteggerli, e finirebbero schiacciati dall'assertività cinese. Pechino conquisterebbe il controllo totale di rotte commerciali, mercato dei semiconduttori, e accesso marittimo alla regione più produttiva al mondo, e comincerebbe a regolare le sue tante dispute territoriali con la forza, convinta di non essere contrastata.

Cosa farebbe l'Europa (e dunque l'Italia) in caso di attacco cinese alle basi americane nel Pacifico, mossa inevitabile se Washington dovesse intervenire a difesa di Taiwan? Alperovitch è netto: "A livello militare poco e niente. Non ci sono paesi europei con capacità navali significative in quell'area. Anche se scattasse l'Articolo 5 del Trattato Nato, che prevede la difesa collettiva, gli Stati Uniti al massimo chiederebbero agli alleati di occuparsi in via esclusiva delle questioni militari europee, se per allora dovessero esserci ancora conflitti con la Russia. Certo, una guerra Cina-Usa vorrebbe dire la morte, in poche settimane, di un numero di soldati americani mai visto dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Davanti a ciò, l'Europa non potrebbe che far scattare un decoupling immediato dalla Cina sul piano commerciale". Con conseguenze apocalittiche per le economie di tutto il mondo.

Le conclusioni del libro non sono fosche come l'inizio: il conflitto, pur probabile, non è inevitabile. La Seconda Guerra Fredda può avere la stessa parabola della Prima. Basta aspettare. E nel frattempo continuare a camminare sul bordo del precipizio, senza passi falsi, abbassando i toni della retorica ma tenendo alta la deterrenza. "I regimi autoritari nel breve periodo sembrano forti e capaci, ma nel lungo tendono a declinare, non avendo processi di ricambio durante le crisi, al contrario delle democrazie. La Cina è ormai condannata a non raggiungere mai gli Stati Uniti in termini economici: la bolla immobiliare, il debito pubblico, la disoccupazione giovanile, la crisi demografica, sono fattori che possono solo peggiorare visto che non cambieranno le linee politiche. L'Occidente resta il luogo, fisico e ideale, più ambito per i migranti di tutto il mondo ed è ancora nettamente in vantaggio in termini di innovazione, capitali, qualità della vita".

C'è un precedente significativo, raccontato nel volume: Berlino Ovest. Nel 1961 gli Stati Uniti stavano per lanciare un attacco nucleare sulle installazioni militari dell'Unione Sovietica, convinti che Mosca stesse per conquistare quell'avamposto di democrazia liberale in mezzo al mare comunista. Invece Krusciov da un giorno all'altro si mise a costruire il muro. Kennedy tirò un sospiro di sollievo: meglio il muro della guerra. I sovietici avevano capito che la finestra per conquistare Berlino si era chiusa per sempre. Lo stesso potrà succedere, prima o poi, per Taiwan. (di Giorgio Rutelli)

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Esteri

Carlo III consegna onorificenze, prima volta dalla diagnosi...

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Circa 50 persone - ma sempre meno, per non affaticare il sovrano, delle 60-70 normalmente presenti - hanno partecipato all'evento al Castello di Windsor

Re Carlo III - (Afp)

Un re Carlo sorridente ha preso parte alla prima cerimonia di concessione delle onorificenze in cinque mesi. Circa 50 persone - ma sempre meno, per non affaticare il sovrano, delle 60-70 normalmente presenti - hanno partecipato all'evento al Castello di Windsor, tra cui l'arcivescovo di Canterbury e la scrittrice Jilly Cooper. Da quando al re è stato diagnosticato il cancro all'inizio dell'anno, le onorificenze sono state in gran parte consegnate dal principe William.

L'arcivescovo di Canterbury, reverendo Justin Welby, è stato nominato Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Reale Vittoriano per il suo servizio personale alla Corona durante l'incoronazione presso l'Abbazia di Westminster un anno fa. Le onorificenze dell'Ordine Reale Vittoriano sono un dono del Re e vengono conferite indipendentemente da Downing Street a persone che hanno servito il monarca o la famiglia reale in modo personale. Dopo aver ricevuto l'onoreficenza, Welby ha ricordato come "profondamente commovente" il momento dell'incoronazione di Carlo.

Amica di lunga data della regina Camilla, Jilly Cooper, che ha ricevuto il titolo di dama per i servizi resi alla letteratura e alla beneficenza, è nota per i suoi romanzi piccanti incentrati sullo scandalo e sull'adulterio nella società dell'alta borghesia. Altre persone che hanno ricevuto le onorificenze per il loro ruolo nell'incoronazione includono il decano dell'Abbazia di Westminster, reverendo David Hoyle, che è stato nominato Cavaliere Comandante dell'Ordine Reale Vittoriano, e il tenente colonnello James Shaw, maggiore della brigata della divisione domestica, che è diventato Luogotenente dell'Ordine Reale Vittoriano.

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