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Abruzzo, Meloni lancia Marsilio e mette...
Abruzzo, Meloni lancia Marsilio e mette ‘l’elmetto’: “Alle elezioni europee succederà di tutto”
La presidente del Consiglio: "Il centrodestra sta insieme per scelta e non per interesse"
"Alle prossime elezioni europee succederà di tutto, io ho già messo l'elemetto. Il timore di molti è che il centrodestra venga riconfermato. Vinceremo anche questa battaglia, ma prima c'è l'Abruzzo". Sotto il diluvio di Pescara la presidente del Consiglio Giorgia Meloni suona la carica in vista delle regionali in Abruzzo di domenica 10 marzo 2024. E in Fratelli d'Italia la speranza è che il nome della location scelta per il comizio conclusivo della campagna elettorale a sostegno del governatore uscente Marco Marsilio - Piazza della Rinascita, comunemente detta Piazza Salotto - sia di buon auspicio per il centrodestra, che dopo la sconfitta in Sardegna inizia a percepire il fiato degli avversari sul collo anche nella regione bagnata dall'Adriatico. Ma di cedere anche l'Abruzzo al centrosinistra, Fratelli d'Italia non vuole proprio saperne. Ed è per questo che Meloni non ha voluto far mancare il suo supporto al candidato di Fdi, a caccia del secondo mandato.
Sul palco insieme a Meloni anche gli altri leader della coalizione - Antonio Tajani, Matteo Salvini, Lorenzo Cesa e Maurizio Lupi - proprio come era successo a Cagliari nel comizio finale di due settimane fa. L'istantanea è quasi la stessa, se non fosse per la pioggia battente - che a un certo punto rischia di far saltare l'intervento della presidente del Consiglio arrivata da Teramo - e per l'assenza sul palco di Salvini al momento dell'Inno nazionale. Una pioggia benaugurante, secondo la numero uno di Fdi che non si scompone: "Tutte le volte che vengo a Pescara, quando salgo sul palco piove. Però attenzione: perché l'ultima volta che è successo erano le elezioni politiche e io sono diventata presidente del Consiglio. Quindi se piove tutto sommato non sarà una cattiva cosa...".
E' un intervento di lotta e di governo quello di Meloni, avvolta nel suo piumino rosa mentre nella città adriatica inizia a calare il freddo della sera: "Prendo dalla piazza la benzina che mi serve per andare avanti", dice 'scaldando' la platea dei suoi sostenitori. Poi l'endorsement per Marsilio, uno dei suoi uomini più fidati: "Cinque anni fa Marco ha fatto un'impresa, essere il primo presidente di regione di Fratelli d'Italia. A me piacerebbe che facesse un'altra impresa: essere il primo presidente nella storia dell'Abruzzo a essere riconfermato per un secondo mandato". La premier rivendica i risultati del governo sul fronte occupazionale e cita, ad esempio, i dati Ocse secondo i quali il reddito pro capite in Italia sarebbe cresciuto dell'1,4% nel terzo trimestre del 2023 contro lo 0,4% del trimestre precedente: "Sono risultati che ci incoraggiano ad andare avanti e che sono figli della nostra compattezza".
Meloni: "Il centrodestra insieme per scelta"
Da una parte, rimarca Meloni, c'è un centrodestra che quest'anno festeggia 30 anni e che "sta insieme per scelta e non per interesse", dall'altra avversari che "sono tutti alleati ma si vergognano a dirlo". "Ho visto cose incredibili - punge Meloni - Conte che diceva che non era alleato con Renzi, Renzi che diceva che non è alleato con Conte". I litigi nella maggioranza per la leader di Via della Scrofa non sono altro che un racconto "dei sogni dei giornali di sinistra": poi, "c'è la realtà dei fatti", insiste Meloni. Sullo sfondo, come evocato dalla stessa premier, ci sono le europee, competizione alla quale potrebbe partecipare come candidata in tutte le circoscrizioni: ma il nodo non è stato ancora sciolto dal capo del governo.
L'inchiesta di Perugia tiene banco
L'inchiesta della Procura di Perugia sui presunti dossieraggi nei confronti di politici e vip preoccupa Meloni e i partner della maggioranza. Sul palco di Pescara ne parlano sia la premier che i due vice. Bisogna "fare molta chiarezza su quello che scopriamo in queste ore dai giornali, da un'inchiesta secondo la quale ci sono funzionari dello Stato italiano che fanno dossieraggi ad personam per passare le notizie ad alcuni giornali", attacca Meloni che pretende di sapere "chi sono i mandanti" perché, mette in guardia, "questi sono metodi da regime".
"Vorrei sapere se i vertici della Guardia di finanza ne erano al corrente o meno", domanda invece il leader della Lega Salvini. Anche per il segretario azzurro Tajani il caso dossieraggi rappresenta "un fatto grave": "C'è un Grande Fratello che studia e prepara dossier su ognuno? E per quali fini? Nessuno lo sa. Domani - auspica il ministro degli Esteri - ci auguriamo che dalla riunione dell'Antimafia escano notizie importanti e che esca la verità. Bisognerebbe capire chi è il regista".
Ma ora la partita da giocare è quella delle regionali in Abruzzo. E alla luce dell'esito del voto in Sardegna sono banditi i toni trionfalistici nel centrodestra, dove regna ottimismo, sì, ma cauto. "Affronteremo il giudizio degli elettori con serenità e determinazione, come abbiamo sempre fatto", dice Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione di Fdi, a margine del comizio di Pescara. Salvini si sbilancia: "In Abruzzo si vince" e "sul risultato della Lega sono assolutamente ottimista, sarà un risultato a due cifre". Per Meloni invece "l'effetto Sardegna dobbiamo ancora vederlo perché non si è ancora capito come è finita. Io sono molto ottimista francamente". (dall'inviato Antonio Atte)
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Liliana Segre e l’antisemitismo, una vita tra le...
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Europee 2024, Mentana lancia confronto tv con tutti i...
Il leader del Movimento 5 Stelle all'Adnkronos: "Sì alla proposta di La7, confronto a due lede il principio di parità, la Rai fa in tempo a ripensarci". Anche la Lega dice sì
Il direttore del Tg La7 Enrico Mentana lancia il confronto tv per le elezioni Europee 2024 tra tutti i leader il 5 e 6 giugno. "D'intesa con i vertici di La7 - scrive Mentana sui suoi profili social - ufficializzo la proposta di due confronti televisivi tra i leader delle liste in lizza per le elezioni europee dell'8 e 9 giugno. I confronti avranno luogo mercoledì 5 e giovedì 6 giugno alle 21.20: prendendo l'ultimo sondaggio Swg divulgabile, quello del 23 maggio, riserveremo la serata del 6 giugno ai rappresentanti delle liste maggiori. Questa la proposta, attendiamo le risposte".
La prima adesione è di Conte
E la prima adesione arriva a stretto giro dal leader del M5S Giuseppe Conte attraverso l'Adnkronos. "Accetto la proposta del direttore Enrico Mentana di partecipare a un confronto tra tutti i leader in vista del voto del 8 e 9 giugno. È una modalità - sottolinea Conte - che rispetta il principio di parità tra le forze politiche e non regala a nessuno indebiti vantaggi. Ringrazio lui e La7 per offrire alla politica un confronto plurale e coerente con lo schema delle elezioni europee, che prescindono come noto da ogni dinamica di coalizione e di maggioranza/opposizione".
"La proposta de La7 - va avanti l'ex premier - offre alle forze politiche la possibilità del confronto con la presidente del Consiglio, cosa che in un confronto solo a due e riservata unicamente a una singola forza politica lede il principio di parità. La Rai è ancora in tempo per fare altrettanto, ed anche in quel caso ovviamente il MoVimento 5 Stelle ci sarà. Non ci sottraiamo mai al confronto purché avvenga nel rispetto delle regole e dei cittadini".
Il sì della Lega
''Matteo Salvini è disponibile a fare confronti ovunque e con chiunque, con serietà e regole chiare'', fa sapere la Lega, dopo l'offerta di Enrico Mentana.
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Premierato, la bocciatura di Liliana Segre: “Aspetti...
L'allarme della senatrice: "Drastico declassamento a danno del Capo dello Stato, stravolti gli equilibri dei poteri"
Liliana Segre boccia il premierato. La senatrice a vita è intervenuta oggi in Aula durante la discussione generale sulla riforma costituzionale denunciando "vari aspetti allarmanti, non posso tacere", ha affermato.
Con il premierato avremmo "un drastico declassamento a danno del capo dello Stato, non solo privato di fondamentali prerogative, ma costretto a guardare dal basso all'alto un premier forte dell'investitura popolare", ha scandito.
Con il premierato, ha proseguito Segre, "il partito o la coalizione vincente sarebbe in grado di conquistare in un unico appuntamento elettorale il presidente del Consiglio e il governo, la maggioranza assoluta dei senatori e dei deputati, il Presidente della Repubblica e, di conseguenza, anche il controllo della Corte Costituzionale e degli altri organismi di garanzia".
Insomma con questa riforma avviene uno "stravolgimento profondo che ci espone a problemi maggiori, non è facilmente comprensibile il motivo di questa scelta".
"Sia l’obiettivo di aumentare la stabilità dei governi sia quello di far eleggere direttamente l’esecutivo - ha sottolineato la senatrice a vita - si potevano perseguire adottando strumenti e modelli ampiamente sperimentati nelle democrazie occidentali, che non ci esporrebbero a regressioni e squilibri paragonabili a quelli connessi al cosiddetto 'premierato'".
"Non tutto può essere sacrificato in nome dello slogan 'scegliete voi il capo del governo'. Anche le tribù della preistoria avevano un capo, ma solo le democrazie costituzionali hanno separazione dei poteri, controlli e bilanciamenti, cioè gli argini per evitare di ricadere in quelle autocrazie contro le quali tutte le Costituzioni sono nate", ha concluso Segre tra gli applausi dell'opposizione.