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Cortei, Boschi all’Adnkronos: “Mattarella unisce il Paese, Meloni cerca di dividerlo”

"Mattarella unisce il Paese, Meloni cerca di dividerlo". Poi sulle Regionali: "In Abruzzo tutti con D'Amico. Basilicata e Piemonte? Ogni regione a sé". Sul governo: "Meloni-Salvini separati in casa, problema per il Paese"

Maria Elena Boschi

"Nessuno vuole fare processi sommari alle forze dell'ordine ma non sono ammissibili nemmeno manganellate sommarie. Io credo che le parole del presidente Mattarella siano state sagge e volte a unire il Paese e non a dividere come sta cercando di fare la presidente Meloni". Così Maria Elena Boschi di Iv ospite del Forum Adnkronos al Palazzo dell'Informazione sui cortei di Pisa e Firenze, ieri al centro dell'informativa del ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, in Parlamento.

"Sostegno senza dubbio alle forze dell'ordine ma noi dobbiamo dire ai nostri figli di poterci affidare alle persone in divisa come è sempre avvenuto sentendoci protetti, come è sempre avvenuto, e non avendo paura".

Regionali

Sulla possibilità di accordi, dopo l'Abruzzo, anche nelle prossime regioni al voto, Basilicata e Piemonte, Boschi osserva: "In Abruzzo siamo tutti convintamente a sostegno di D'Amico, ma ogni regione fa storia a sé. Italia Viva decide sulla base dei candidati e soprattutto dei programmi per i territori e quindi vedremo cosa succederà in Basilicata e Piemonte, lì ancora è tutto aperto".

Sardegna

Sottolinea la deputata di Italia Viva: "Il voto in Sardegna ha insegnato, innanzitutto, a Giorgia Meloni ad essere un po' meno arrogante perché indubbiamente, al di là della responsabilità che si è assunto Truzzu, è innegabile che è stato scelto da Meloni e Lollobrigida, Truzzu è uomo di Lollobrigida". "Aver imposto alla coalizione un candidato all'ultimo tuffo non ha premiato - aggiunge - Ma soprattutto hanno sbagliato il candidato perché se il sindaco Cagliari non prende voti nella sua città, è evidente che hai sbagliato candidato".

"Todde è una candidata che ha convinto - prosegue Boschi - Quando lo scarto è di tremila voti di differenza, il candidato ha un suo peso. Se guardiamo al nostro fronte, quello più legato al centro, non ha premiato l'arroganza di Calenda che ha voluto tener fuori Italia Viva. Se ci fosse stata una lista di Italia Viva, con ogni probabilità Soru avrebbe fatto la soglia del 10 per cento per entrare in Consiglio. Quindi, ha avuto un peso tener fuori Italia Viva".

Abruzzo

Tornando al voto in Abruzzo, Boschi spiega: "Sono già stata in Abruzzo e ci tornerò domani a fare campagna. D'Amico è un candidato bravo, una persona capace, in gamba con alle spalle non solo un'esperienza da economista ma anche una grande attenzione all'educazione, a come trattenere i giovani per dare loro opportunità in Abruzzo. Da professore ha lavorato anni all'università e lui dice 'noi li formiamo ma poi sono costretti ad andarsene'. E lui dà risposte molto concrete, sta molto sui temi dell'Abruzzo, sulle risorse sprecate in questi anni da Marsilio, sulla condizione della sanità nella regione".

"Dopodiché credo che la Sardegna abbia dimostrato che la Meloni non è imbattibile, che ci può essere un'alternativa e questo dà una spinta anche emotiva alla partecipazione: non c'è un'ultima settimana di rassegnazione, anzi c'è un'ultima settimana di campagna elettorale per andare a prendersi i voti uno a uno e io credo che possa aumentare la partecipazione. Perché c'è l'idea che sia contendibile, che la partita non sia chiusa e D'Amico ha chances".

Basilicata

"Possibile un accordo anche in Basilicata? Quando ci saranno le candidature valuteremo", risponde la deputata di Italia Viva. Se fosse Roberto Speranza il candidato, lo sosterreste? "Noi abbiamo due consiglieri regionali in Basilicata, bravissimi e faranno le loro valutazioni. Detto questo, che possa essere Speranza l'uomo che unisce la vedo più difficile rispetto a un civico, come D'Amico in Abruzzo. Con un'esperienza civica - rileva - più facile unire".

Europee

Quanto alle europee, "io penso che in vista" del voto "c'è un grande margine su cui lavorare che è l'astensionismo. Io mi auguro che alle europee ci sia partecipazione, vista l'importanza di queste elezioni. C'è uno spazio perché il centrodestra è diventato molto spostato sulla linea sovranista, di certo non moderata, e questo non convince una parte dell'elettorato: i manganelli a Pisa, gli atti di arroganza di Meloni che ha riempito posti di amici e parenti, ormai ha finito l'elenco telefonico della rubrica... questo non piace, non convince. Vedi Truzzu".

"Ieri - spiega - c'è stata una direzione di Più Europa e non so se sia emerso qualcosa di nuovo. Mi sembra che ci sia ancora un confronto aperto. Per quanto ci riguarda, non solo sabato alla convention di Più Europa, ma sin dall'inizio abbiamo detto che noi siamo assolutamente favorevoli a una lista di scopo. E non abbiamo messo nessun veto su nessuno. E Renzi che è già in corsa, è candidato, ha già detto di essere disponibile a qualunque passo di lato che dovesse servire. Più di così...".

Calenda

"Calenda però insiste nel dire che lui non farà mai un accordo che preveda la presenza anche di Italia Viva. Quindi non so se cambierà idea. Io credo che non sia saggio: per le europee servono i voti e non veti. Credo sia un errore politico ma del resto Calenda ha già fatto l'errore politico di rompere il Terzo Polo e di certo non ha il cursus honorum di costruttore visto che ha fatto saltare l'accordo con Letta, con Bonino, con noi...".

"Detto questo ogni scelta è legittima, la facciano senza però mettere in mezzo una presunta superiorità etica o morale. Primo perché è ingiusta e non vera e poi se noi eravamo davvero una comunità così riprovevole dal punto di vista etico, poteva fare a meno di noi e provare a candidarsi da solo alle politiche quando non aveva le firme per presentare la lista: senza di noi oggi non sarebbe in Parlamento".

Centrosinistra

Secondo Boschi, "la grande alleanza Schlein-Conte sposta il Pd sulle posizioni di Conte, non il contrario. Questo però sposta l'asse su una politica basata sui sussidi, sul giustizialismo, su una posizione internazionale che Conte definirebbe 'pacifista' mentre io dico che è più verso la Russia che l'Ucraina. Ci sono nodi che vengono al pettine".

"E soprattutto c'è un tema: i 5 Stelle fanno accordi col Pd solo se sono loro a scegliere il candidato. Io non so fino a quando il Pd e Schlein possano inseguire Conte sui temi e sui candidati. Anche sul terzo mandato: il Pd ha votato contro per rompere l'asse con i 5 Stelle mentre tutti i loro governatori e sindaci erano a favore del terzo mandato. Ci sarà una volta che i 5 Stelle votano per non rompere l'asse con il Pd?", chiede la deputata di Italia Viva.

"Noi in quest'asse con Conte non ci siamo. Abbiamo rischiato l'osso del collo per mandare a casa Conte e portare Draghi, pensare di avere di nuovo Conte come leader del centrosinistra mi pare complicato... non è un tema di persone, ma di contenuti. E non vorrei che il Pd tornasse al Conte o morte, a Conte leader dei progressisti. Conte è quello che ha firmato i decreti Salvini, che non sa scegliere tra Trump e Biden".

Premierato

Poi la questione riforme. "Il premierato? Si sono davvero impegnati a fare la cosa peggiore possibile... Meloni e Casellati hanno presentato questa proposta che ha delle lacune enormi - dice Boschi - Noi siamo d'accordo sulla elezione diretta del premier ma deve anche andare di pari passo con una legge elettorale coerente, altrimenti non funziona, e invece non se ne parla".

E inoltre, "manca completamente una parte: quella che rivede il bicameralismo. Non basta dare stabilità ai governi, occorre anche avere un Parlamento più efficiente perché così rinobiliti anche il ruolo dell'opposizione. Si riequilibra l'elezione diretta del premier se il Parlamento non è privato della sua capacità di incidere. Noi abbiamo presentato emendamenti su questo, sono anche ammissibili ma aspettiamo che la maggioranza dia segnali di vita".

"I lavori parlamentari sono bloccati, gli emendamenti sono sul tavolo ma siccome la maggioranza non ha un punto di incontro al proprio interno, non c'è un accordo nella maggioranza, allora hanno bloccato i lavori in commissione: stanno facendo ostruzionismo alla riforma. E non c'è nessuna interlocuzione con le opposizioni. Qui nessuno fa incontri, riunioni, proposte, l'opposizione non è minimamente coinvolta e questo non è buon viatico per loro. Intanto perché devono avere i voti in Parlamento e, considerati i chiari di luna in maggioranza, non dovrebbero dare per scontato di averli in Parlamento. E poi, 99 su 100, ci sarà da fare il referendum, ci sarà da parlare al Paese e avere questo atteggiamento molto arrogante dentro la maggioranza è un errore".

Jobs act

Parlando del Jobs act, Boschi spiega: ''Non ho una difesa del Jobs act per partito preso ma perché ha funzionato. Il Jobs act, insieme alle misure di sostegno di agevolazioni fiscali alle assunzioni che andavano di pari passo, ha portato ad aumentare di oltre 1 milione di posti di lavoro i numeri in Italia con il nostro governo. Non tutti si ricordano che siamo arrivati al governo con un -1,9% di Pil, i vincoli di bilancio e il patto di stabilità erano in vigore, e la disoccupazione era al 13,8%. In due anni con queste riforme siamo arrivati ad avere un milione di posti di lavoro in più, il Pil in crescita oltre l'1%. Il Jobs act ha funzionato, non ci sono stati licenziamenti perché se fosse stato così oggi non ci sarebbero potuti essere governi, Meloni e Conte, che potevano rivendicare i grandi dati dell'occupazione nel nostro Paese. Il Jobs act non è stato un disastro, ha portato anche molti investimenti stranieri e se lo cancellano vi garantisco che in molti diranno addio al nostro Paese''.

''Tornare indietro sarebbe un segnale pessimo, anche per le tutele dei lavoratori. Si dimentica che il Jobs act è quello che ha tolto le dimissioni in bianco, ha previsto il congedo retribuito per le donne vittime di violenza, ha consentito di avere maggiore flessibilità, insieme al collegato, sullo smart working. E se c'è stata una tutela dei rider è stato per sentenze che hanno applicato il Jobs act. Allora non diciamo che è il male assoluto''.

Quanto ai referendum della Cgil per abrogare il Jobs act e del sostegno politico di Pd e Cgil, Boschi dice: ''Mi sento abbastanza sicura che Conte li appoggerà. Schlein ha già detto che lo farà. Mi chiedo però come possano fare gli amici del Pd, che fanno parte del gruppo dirigente, penso a Franceschini, Guerini, Madia, Orlando, che non solo lo hanno votato in Parlamento ma che lo hanno deciso con noi nel Consiglio dei ministri, e lì nessuno di loro ha avanzato obiezioni, a fare campagna elettorale per i referendum della Cgil contro il Jobs act. Secondo me sono in imbarazzo con loro stessi''.

Violenza sulle donne

"Quasi ogni giorno un nuovo femminicidio e il dolore è costante - dice Boschi ospite del Forum Adnkronos parlando delle donne uccise in Italia - Le norme ci sono, occorre applicarle, occorre la certezza della pena. Ma soprattutto occorre investire in educazione, in cultura. Educare al rispetto tra uomini e donne contro ogni forma di violenza, soprattutto i più giovani e le più giovani a cominciare non soltanto dalla famiglia ma dalla scuola".

Infortuni sul lavoro

Poi gli infortuni sul lavoro. ''Il tema dei morti sul lavoro ci dà un bilancio drammatico tutti gli anni. Tutti gli anni ci stringiamo alle famiglie che perdono i propri cari sul posto di lavoro o anche alle persone che rimangono ferite sul posto di lavoro con invalidità permanenti. Credo che molto dipenda dai controlli, non penso che la soluzione sia aumentare le pene e dare nuove regole - osserva Boschi - Penso ci siano già regole che se applicate veramente consentirebbero di garantire meglio la sicurezza sul lavoro. La ministra Calderone ha annunciato che ci saranno nuovi ispettori del lavoro e maggiori controlli, me lo auguro''.

Ferragni-Fedez

A una domanda su Chiara Ferragni e Fedez, la parlamentare di Italia Viva risponde: ''Quando ci sono dei bambini, dei figli, meno se ne parla e meglio è. E' il motivo per cui non voglio parlare della vicenda Ferragni-Fedez. Non sappiamo nemmeno se si sono separati, sono affari loro, rispetto la loro scelta di privacy. Anche nel caso di altre coppie famose che si sono separate, a cominciare dalla presidente Meloni, non ho mai voluto commentare la loro vita privata''.

''Ci sono coppie invece che hanno scelto di raccontare loro pubblicamente e ampiamente la loro storia, vedi Totti-Blasi. E' una loro scelta, poi è quindi normale che le persone a loro volta commentino. Ferragni e Fedez mi sembra abbiano scelto un profilo diverso e io rispetto la loro scelta e la loro privacy. L'unica separazione che, dal mio punto di vista politico, sarebbe interessante è la rottura Meloni-Salvini''.

"Meloni-Salvini separati in casa"

''Il loro - aggiunge - mi sembra un po' un matrimonio di convenienza e non d'amore. Mi pare difficile che possa rompersi proprio perché la convenienza è stare insieme. Adesso hanno tantissime nomine da fare e questo è un ottimo collante per il governo. Ma se consideriamo le dinamiche politiche già da ora sono separati in casa'' ma ''questo, al di là delle battute, crea un problema per il Paese perché se tre alleati che devono governare l'Italia non si fidano l'uno dell'altro e sono più preoccupati a creare un inciampo all'altro che non a navigare nella stessa direzione per il bene del Paese, il conto poi lo pagano i cittadini''.

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Politica

M5S, Conte: “Grillo? Non consentirò mai deriva...

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"Sia padre nobile, non interdittore. Assemblea sovrana"

Giuseppe Conte - (Fotogramma)

Beppe Grillo? "Non riduciamo a una questione di persone. Il M5S è una comunità di donne e uomini che si impegnano tutti i giorni per portare avanti principi e battaglie anche nelle realtà locali. E oggi stiamo realizzando un progetto rivoluzionario". Così Giuseppe Conte, dal palco del Festival di Open, aggiungendo: "L'assemblea degli iscritti è sovrana. Diranno che Conte non va bene e bisogna cambiare il vertice? Benissimo, qualsiasi cosa si discuterà. Abbiamo bisogno di smuovere le acque".

"L'astensionismo ha superato il 50%, se continua così andrà a votare solo chi viene pagato per il voto", ha proseguito l'ex premier e leader del Movimento. "Il tema non è Conte-Grillo. Ho detto che non voglio condizionare questo processo", ha rimarcato Conte a proposito della diatriba con Beppe Grillo: "Non è possibile interrompere questo processo (costituente, ndr). Dire oggi 'questo non lo tocchiamo, quest'altro sì' significherebbe ammettere una deriva antidemocratica del M5S che io non consentirò mai, finché ci sarò. Non è pensabile interrompere questo processo".

"Grillo è il papà del Movimento, io non sono la mamma - ha proseguito Conte - Nessuno può disconoscere il merito della paternità, ma di contro non c'è Conte-mamma. C'è una comunità intera che si sente una comunità adulta e legittimamente si ritrova a discutere, a decidere del proprio futuro. Casaleggio aveva inteso questo processo come biodegradabile, questo esperimento non può rimanere identico a come era all'inizio".

"Beppe Grillo, per come sta scrivendo, intende il ruolo del garante come ruolo di interdittore. In realtà il garante dovrebbe esprimere un'autorità morale, continuare a essere un punto di riferimento, un padre nobile. Altrimenti non funziona, diventa antidemocratico", ha quindi sottolineato l'ex premier.

"La politica è personalistica, ma io non mi porrei il problema del leader di turno, perché è comunque giusto che ci vada solo uno e non dieci persone come rappresentanti a parlare con Meloni o Schlein o chiunque, il problema è il grado di discussione all'interno del partito. Io quando ero a Chigi non ho portato i miei amici, e né avrei affidato il mio partito a mia sorella. Io ho nominato persone che addirittura non conoscevo, ho chiesto chi fossero i migliori, perché non ti devi circondare di cerchi magici di amici, parenti, amanti", ha detto ancora Conte.

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Politica

Open Arms, Salvini: “Un milione di risarcimento? Non...

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La replica del ministro e vicepremier alle richieste di risarcimento nel processo in cui è imputato

Matteo Salvini - Fotogramma /Ipa

Dopo le richieste di risarcimento per circa un milione di euro nel processo Open Arms in cui è imputato, arriva la replica di Matteo Salvini. ''Non pretendo una medaglia, ma che io meriti sei anni di carcere, che non si danno neanche a un pedofilo o a un rapinatore e, in aggiunta, un risarcimento di un milione di euro... Non sono ad 'Affari tuoi' ad aprire i pacchi'', dice il ministro intervenendo al programma 'Cinque minuti' in onda questa sera su Rai1. Solo l'ong Open Arms chiede al ministro la somma di 380 mila euro. Gli altri dai 30 ai 50 mila euro.

''Nessuna legge può imporre di spalancare i confini del mio paese ai migrati clandestini che arrivano su navi straniere'', le parole del vicepremier che, alla domanda se ritiene sia stata giusta la decisione che ha preso, risponde: ''Assolutamente sì''.

''Quello che mi ha fatto piacere, di questa settimana, dopo la richiesta di condanna che mi sarei risparmiata, perché spiegare ai miei figli che papà non rischia il carcere domani e papà ha semplicemente fatto il suo lavoro e quello che gli italiani chiedevano non è stato facile'', sottolinea Salvini. ''Tantissimi italiani che non la pensano come me, che non hanno votato Lega, mi abbiano detto non mollare, tieni duro, perché la galera la si dà magari a quei clandestini che qualcuno ha fatto sbarcare e che stasera occupano più di un terzo dei posti nelle carceri italiane'', aggiunge.

Il ministro sottolinea quindi che ''l'opposizione è quella che mi ha mandato in processo. Pd, 5 Stelle e Renzi sono quelli che hanno detto che Salvini bisogna mandarlo in galera, perché l'hanno votato in aula. Io non avrei fatto una cosa del genere nei loro confronti, ma ognuno è fatto a suo modo''.

Salvini assicura che andrà avanti, fino in Cassazione, senza dimettersi: ''Non vedo perché dovrei patteggiare, non vedo perché dovrei dimettermi. Ritengo di avere mille difetti, ma chiesi agli italiani il voto per difendere i confini, le navi francesi in Francia, le navi spagnole in Spagna, le navi tedesche in Germania. Abbiamo risolto il problema dell'immigrazione clandestina, abbiamo salvato vite, abbiamo risparmiato agli italiani migliaia e migliaia di reati''.

''Ho fatto il ministro, ho fatto il mio dovere e quindi conto che nel mio paese non sia un reato, ma era un dovere, un mio preciso dovere'', aggiunge.

''Durante il mio anno di governo - continua Salvini - ho sostanzialmente quasi azzerato gli sbarchi. Ho dimezzato il numero di morti e dispersi nel mar Mediterraneo, ho fatto quello che la legge mi permetteva e che avevo promesso di fare agli italiani''.

E ancora: ''Io rispetto il lavoro di tutti, sono convinto che la stragrande maggioranza dei giudici e dei magistrati italiani siano indipendenti, liberi e non condizionati da idee di sinistra, semplicemente vorrei continuare a fare il mio lavoro''.

''Se in queste ore, in questi giorni, dopo la richiesta per molti folle di sei anni di carcere per aver fatto il mio dovere, sono arrivate migliaia e migliaia di attestati di solidarietà sui social, nelle strade, via mail, e se nelle piazze italiane, democraticamente, fra domani e il prossimo fine settimana, ci saranno più di mille gazebo, perché in tanti vogliono dire difendere i confini non è un reato, non è un'accusa a qualcuno, ma è una legittima difesa tutto qua'', aggiunge.

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Politica

M5S, legale Grillo Sammarco: “Con Conte lite...

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Parla l'avvocato a cui il comico ha deciso di rivolgersi nella disputa con l'ex premier: "Io suggerito a Beppe dalla Raggi? Ho seguito molte cause sui simboli"

Beppe Grillo e Giuseppe Conte - (Fotogramma)

Si avvicina con passo svelto verso l'entrata del palazzo dove si trova lo studio legale che porta il suo nome, a pochi passi da Piazza Cavour. Ma quando il cronista, che è lì ad attenderlo, prova a chiedergli della spinosissima diatriba che vede contrapposti il suo assistito Beppe Grillo e il presidente pentastellato Giuseppe Conte, la voglia di rispondere è pari allo zero, o quasi. Pieremilio Sammarco, uno degli avvocati più noti della Capitale, è l'uomo al quale il garante e cofondatore del M5S ha affidato il compito di vincere la 'guerra' contro Conte per il controllo del Movimento 5 Stelle. Una battaglia senza esclusione di colpi, per ora giocata solo sul piano mediatico e attraverso una fitta corrispondenza culminata con una diffida legale da parte di Grillo. Un vero e proprio "dissing", direbbero i fan di Fedez e Tony Effe: ma se i due rapper si azzuffano sui social dedicandosi rime al vetriolo, Grillo e Conte lo fanno a suon di pec.

Prima di sparire dietro al grande portone in legno, Sammarco concede un paio di battute all'Adnkronos, dando una sua personale lettura dello scontro che sta terremotando i vertici del M5S e gettando ombre sul suo futuro: "A mio avviso - dice l'avvocato - questa potrebbe essere interpretata come una lite tra moglie e marito...". Poi Sammarco aggiunge: "Non necessariamente questa querelle è destinata a sfociare in una diatriba legale". Un dettaglio non di poco conto, se a pronunciare queste parole è l'avvocato di una delle due parti 'in causa'. Dunque, le carte bollate non sono un sono epilogo scontato - come invece quasi tutti, dentro al Movimento e fuori, sembrano ipotizzare? Il fondatore dello studio legale Sammarco e Associati si stringe nelle spalle, come a dire "chi lo sa?". Tutto è nelle mani dei due litiganti. Quella di Sammarco non è una figura sconosciuta all'universo pentastellato. Nel suo studio ha lavorato e svolto il praticantato una giovane Virginia Raggi, componente del Comitato di garanzia e 'alleata' di Grillo nella disputa con l'ex presidente del Consiglio, considerata dai 'contiani' una sorta di suggeritrice occulta del garante. Insomma, il filo che collega Sammarco, Raggi e Grillo non è certo passato inosservato.

"Ma io - ribatte Sammarco al cronista - ho un'expertise che va al di là dei link che lei prefigura. Nella mia carriera ho seguito diverse cause relative all'uso dei simboli. Dall'Udc ai Comunisti italiani di Marco Rizzo, passando per il Partito social-democratico italiano, quando ancora esisteva. Questioni che riguardavano l'utilizzo di contrassegni elettorali, anche analoghe a questa". Uno degli oggetti della contesa Conte-Grillo è proprio il futuro del simbolo pentastellato, oltre al destino del nome 'Movimento 5 Stelle' e della regola del doppio mandato. Per Grillo questi sono tabu inscalfibili: nessuna consultazione online può modificare quelli che il comico genovese considera i pilastri della sua creatura politica. Giuseppe Conte, al contrario, vorrebbe che fossero gli iscritti a decidere su questi e molti altri temi, in occasione della prossima assemblea costituente d'autunno.

Nel frattempo il "dissing" prosegue. Ospite a '4 di sera' su Rete 4, Conte ha ribadito che il processo di rifondazione non si fermerà, nonostante l'opposizione del garante: "Grillo - ha rimarcato l'ex inquilino di Palazzo Chigi - dice che non è il padrone del Movimento 5 Stelle ma il papà. Certo, è il fondatore del Movimento, ha avuto quest'opera meritoria di lancio del Movimento... Però il papà non può pensare di avere un telecomando in mano e di esercitare il parental control decidendo cosa dobbiamo vedere, perché siamo una comunità di adulti".

Conte ha aggiunto: "Spero che la questione finisca qui. Se continueranno le pec da parte di Grillo o le diffide formali, vuol dire che risponderanno gli avvocati. Io non rispondo più. Ho già detto che questo processo è irreversibile e nessuno lo può fermare. Scissioni non ne vedo: una scissione si fa quando non c'è un'occasione di discussione". Il garante però non intende fermarsi e sui social torna a pungolare il presidente del M5S: "Resto ancora in attesa delle risposte alle domande inviate più di 10 giorni a Giuseppe Conte" scrive su X Grillo, ripostando la lettera - inviata a Conte e al Comitato di garanzia - nella quale il cofondatore del Movimento sollevava dubbi sul processo di voto della costituente.

(di Antonio Atte)

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