Esteri
Trump e l’immunità, i possibili scenari del voto a...
Trump e l’immunità, i possibili scenari del voto a novembre
Gli Usa potrebbero ritrovarsi alle urne con il candidato repubblicano sotto processo per i fatti del 6 gennaio 2020
Quando gli elettori americani andranno al voto a novembre, con Donald Trump con ogni probabilità sulla scheda come candidato repubblicano, una giuria federale potrebbe trovarsi a decidere se l'ex presidente ha tentato di rubare le elezioni del 2020. E' questo uno dei possibili risultati della decisione della Corte Suprema di accogliere il ricorso di Trump riguardo alla sua immunità dalle accuse di aver tentato di sovvertire i risultati elettorali di quattro anni fa.
Secondo quanto reso noto dalla Corte, la presentazione degli argomenti delle parti inizierà il 22 aprile prossimo, e nel frattempo il processo - che inizialmente doveva partire il 4 marzo - rimane congelato. A questo punto, la decisione della Corte non potrà arrivare prima di maggio, più probabilmente giugno. E se non accoglierà la rivendicazione di immunità di Trump, il processo potrà finalmente riprendere con le udienze preliminari.
Il destino di Trump, gli scenari
Ma la giudice Tanya Chutkan ha già detto che darebbe a Trump circa tre mesi per preparare il nuovo processo che a questo punto potrebbe iniziare solo alla fine dell'estate o in autunno. Quindi proprio nelle ultime settimane della campagna presidenziale. In uno scenario del genere, Trump dovrebbe alternare presenze in aula, al banco degli imputati, e dibattiti e comizio negli stati chiavi. Il processo, che potrebbe durare anche diversi mesi, potrebbe concludersi anche dopo l'Election Day.
Senza contare che la giudice Chutkan, nominata da Barack Obama, potrebbe trovarsi nella difficile posizione di dover costringere il candidato repubblicano alla Casa Bianca a presentarsi in aula nel clou della campagna elettorale, e potrebbe quindi decidere di esonerarlo dal presentarsi o addirittura posticipare il processo a dopo le elezioni. Finora ha detto che la campagna politica di Trump non avrà influenza sulle decisioni sul calendario del processo che, secondo lei, potrebbe iniziare a fine agosto.
Una cosa è certa comunque: la decisione della Corte smonta i tenaci tentativi del procuratore speciale Jack Smith di processare Trump prima delle elezioni. E premia invece la strategia dilatoria dell'ex presidente e dei suoi legali che sin dallo scorso dicembre hanno bloccato le udienze preliminari del processo in cui Trump è accusato di aver partecipato ad un complotto per rovesciare i risultati elettorali, culminato con l'assalto al Congresso del 6 gennaio, usando l'argomento dell'immunità presidenziale.
Vale a dire che le azioni di Trump erano parte delle sue attività ufficiali presidenziali e quindi non possono essere alla base di incriminazioni penali. L'argomento non è stato accolto dalle corti che si sono espresse finora ed esperti costituzionalisti si aspettano che anche la Corte Suprema - che però ha una netta maggioranza conservatrice, 6 a 3, con tre giudici nominati proprio da Trump - non li accolga.
Nel contemplare i vari scenari, bisogna anche però considerare quello in cui il processo non finisce prima delle elezioni, anzi si spinge nel 2025, e Trump vince le elezioni. A questo punto si troverebbe a nominare un attorney general che potrebbe chiudere completamente il caso. Una possibilità temuta dagli anti-Trump, di sinistra e di destra.
"Rinviare il processo del 6 gennaio sopprime prove cruciali che gli americani hanno il diritto di ascoltare", ha affermato Liz Cheney, la repubblicana che ha perso prima il posto nella leadership del partito e poi il seggio per la sua netta critica a Trump per il suo ruolo nell'assalto al Congresso. Trump invece ha ovviamente ringraziato al Corte Suprema, citando non specificati "esperti giuristi che sono estremamente gradi per la decisione di accogliere il ricorso sull'immunità presidenziale".
"Senza immunità presidenziale - prosegue il post di Truth Social - un presidente non potrebbe agire in modo appropriato o prendere decisioni nel miglior interesse degli Stati Uniti". "I presidenti - conclude - sarebbero sempre preoccupati, persino paralizzati, dalla prospettiva di ingiuste incriminazioni e vendette una volta lasciato l'incarico. Questo potrebbe portare ad estorsioni e ricatti ai danni di un presidente".
Esteri
Sadiq Khan eletto sindaco di Londra per la terza volta
Ha prevalso con il 43,7% dei voti, mentre la sua rivale conservatrice Susan Hall ha ottenuto il 32,6%
Sadiq Khan vince la corsa a sindaco di Londra. L'esponente laburista ottiene uno storico terzo mandato come primo cittadino della capitale inglese. Ha prevalso con il 43,7% dei voti, mentre la sua rivale conservatrice Susan Hall ha ottenuto il 32,6%. L'affluenza è stata del 40,5%. Khan ha raccolto 1.088.225 voti, rispetto agli 811.518 di Hall. Khan è ora la prima persona a ricoprire un terzo mandato come sindaco di Londra.
Esteri
Allarme 007 Ucraina: “Russia potrebbe prendere paesi...
A lanciare l'allarme è il numero due dei servizi segreti militari ucraini (Gur), il generale Vadim Skibitsky
La Russia sta avanzando sul campo di battaglia ucraino e potrebbe "prendere i Paesi baltici in sette giorni" se gli alleati di Kiev non intensificano il loro sostegno. A lanciare l'allarme è il numero due dei servizi segreti militari ucraini (Gur), il generale Vadim Skibitsky.
"I russi prenderanno i Paesi baltici in sette giorni. Il tempo di reazione della Nato è di dieci giorni", ha dichiarato Skibitsky in un'intervista a The Economist.
"Il coraggio e i sacrifici dell'Ucraina hanno dato all'Europa diversi anni di margine di manovra e hanno eliminato la minaccia immediata rappresentata dalle truppe aeree e dai marines russi per almeno un decennio", ha aggiunto. La questione ora è se l'Europa "restituirà il favore e sosterrà l'Ucraina".
Esteri
Kim Jong-un e la nuova canzone, l’inno techno è un...
Il brano 'Friendly Father' manda in tilt il social
Spopola su Tik Tok l'ultima canzone di propaganda prodotta dal regime della Corea del Nord, un inno pop a Kim Jong Un, 'il grande leader, il padre amichevole'. Per i Tiktoker che l'hanno adottata - la maggior parte dei quali ignara dei testi e del loro significato politico - il motivetto orecchiabile, ritmato e facilmente cantabile non risulta molto diverso dalle hit occidentali.
Ma 'Friendly Father' - solo l'ultima di una serie di canzoni sfornate dallo stato comunista negli ultimi 50 anni - è pensato con altri obiettivi e per questo studiato nel dettaglio: niente fraseggi astratti o ritmi eccessivamente complicati, melodia semplice, accessibile, facile da imparare. Facile anche da cantare, quindi con estensione vocale ridotta (Ascolta). Semplice anche il testo: "Cantiamo Kim Jong Un, il grande leader, Vantiamoci di Kim Jong Un, il nostro padre amichevole".
L'idea è quella di motivare, incitare a lottare per un obiettivo comune a beneficio della nazione... niente eccesso di emozioni. "Tutta la produzione artistica in Corea del Nord deve servire all'educazione di classe dei cittadini e, più specificamente, a educarli sul perché dovrebbero provare un senso di gratitudine, un senso di lealtà verso il partito", spiega Alexandra Leonzini, esperta di musica nordcoreana della Cambridge University citata dalla Bbc.
I nordcoreani si svegliano ogni mattina con canzoni di propaganda sparate a tutto volume nelle piazze, raccontano i disertori. Quest'ultima è piaciuta molto ai Tikktokker: "Ti prende", Merita un grammy", "Taylor Swift non si aspettava certo di essere spazzata via subito dopo aver fatto il nuovo album", sono alcuni dei commenti tra gli utenti della piattaforma che sono rimasti positivamente colpiti. E a molti utenti americani, non è sfuggita l'ironia del fatto che una canzone comunista sia diventata virale sull'app di proprietà cinese che i legislatori statunitensi stanno cercando di vietare.