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Vannacci indagato per peculato e truffa. Il generale:...
Vannacci indagato per peculato e truffa. Il generale: “Non commento ispezioni di servizio”
Dovrà spiegare cosa accadde quando era il rappresentante della Difesa in Russia. Il legale: "E' tutto ricostruibile"
"L'inchiesta su di me? L'ho letta stamattina e non commento ispezioni di servizio". Così il generale Roberto Vannacci commenta all'Adnkronos la notizia dell'inchiesta sull'indagine avviata nei suoi confronti dalla Procura Militare per peculato e truffa nei mesi passati a Mosca in qualità di addetto militare.
"Le notizie diffuse oggi dalla stampa riguardo al generale Vannacci risultano fare riferimento a sue attività d'ufficio già accuratamente ricostruibili oltreché del tutto regolari. Ovviamente, nel rispetto del codice dell'ordinamento militare, tutti i chiarimenti del caso saranno forniti nelle sole sedi istituzionali. Contrariamente a quanto riportato dai media, il generale Vannacci è assolutamente sereno, continua la sua attività divulgativa e presenterà le proprie considerazioni nelle sedi opportune", ha fatto sapere in una nota l’avvocato Giorgio Carta, difensore di Vannacci.
Domenico Leggiero, presidente dell'Osservatorio Militare e suo grande amico, ha spiegato che Vanacci è "demoralizzato e preoccupato", ma "fiducioso nella giustizia", perché "consapevole che prima o poi la verità verrà fuori". "Ci siamo conosciuti -dice all'Adnkronos Leggiero- all'epoca della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito. Certo non l'ha presa bene, ma sa che ne uscirà fuori. Guarda caso tutto questo avviene ora che il generale Vannacci ha dato la propria disponibilità a candidarsi alle Europee...".
L'inchiesta
Secondo quanto ha reso noto il Corriere della Sera, l’ispezione ministeriale sul generale si è chiusa con almeno tre contestazioni Roberto Vannacci: indennità di servizio per i familiari percepite illecitamente, spese per benefit legate all’auto di servizio non autorizzate, rimborsi per l’organizzazione di eventi e cene che in realtà non sarebbero stati organizzati. La relazione è stata già trasmessa alla magistratura e la procura militare procede per peculato e truffa. L’informativa finale evidenzia "criticità, anomalie e danni erariali nelle autocertificazioni e richieste di rimborso depositate" che secondo gli ispettori "devono essere valutate dall’autorità giudiziaria".
Il generale dovrà dunque spiegare ai pubblici ministeri che cosa accadde quando era il rappresentante della Difesa in Russia. Un incarico ottenuto il 7 febbraio del 2021 e terminato il 18 maggio 2022, quando Mosca decretò l’espulsione di 24 tra diplomatici ed esperti militari italiani per rispondere a un’analoga mossa del governo guidato da Mario Draghi che aveva preso la decisione di mandare via dall’Italia trenta fedelissimi di Vladimir Putin.
Il post su Facebook
''Sono molto sereno! Vado avanti a testa alta!'' ha scritto sul suo profilo Facebook il generale Roberto Vannacci, finito sotto inchiesta per peculato e truffa in relazione alle spese durante il suo incarico a Mosca.
Esteri
Tragedia in Cina, crolla carreggiata in autostrada: 24 morti
Trenta i feriti, venti i veicoli coinvolti nel crollo del tratto di strada nella provincia del Guangdong lungo circa 18 metri
Tragedia in Cina dove il crollo di una carreggiata di un'autostrada nella provincia di Guangdong, nel sud del Paese, ha causato la morte di 24 persone. 20 i veicoli coinvolti nel crollo, hanno riferito le autorità locali, secondo cui almeno una trentina di persone sono rimaste ferite, mentre sarebbero 20 i veicoli coinvolti nel crollo. Le immagini diffuse sui social mostrano auto travolte da terra e fango, probabilmente dopo una frana.
Alle operazioni di soccorso partecipano circa 500 uomini dei servizi di emergenza. Il tratto di strada crollato era lungo circa 18 metri e copriva un'area di circa 184 metri quadrati. Ancora sconosciute le cause del crollo, ma nei giorni scorsi nella regione erano state registrate piogge torrenziali.
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Ucraina, Shoigu: “Più armi per la guerra contro...
Così il ministro della Difesa russo dopo una riunione con la leadership militare e un resoconto fatto dal capo di Stato maggiore, il generale Valery Gerasimov. Ancora missili su Odessa
La Russia ha bisogno di più armi per la guerra in Ucraina. E' il ministro della Difesa, Sergei Shoigu, a chiedere uno sforzo ulteriore alla macchina bellica. "Per mantenere il ritmo richiesto dell'offensiva... è necessario aumentare il volume e la qualità delle armi e degli equipaggiamenti militari forniti alle truppe, in primo luogo le armi", dice Shoigu dopo una riunione con la leadership militare e un resoconto fatto dal capo di Stato maggiore, il generale Valery Gerasimov.
La Russia da mesi esercita una pressione costante in particolare lungo il fronte orientale. Le forze di Mosca hanno guadagnato terreno, costringendo Kiev a scelte conservative e a abbandonare alcune posizioni. Ora, però, il quadro potrebbe progressivamente cambiare. L'Ucraina riceverà le armi che gli Stati Uniti invieranno dopo il varo dell'ultimo maxipacchetto da 61 miliardi di dollari. La Russia, che secondo analisti e esperti potrebbe sferrare una nuova offensiva tra fine primavera e inizio estate, nelle prossime settimane dovrà confrontarsi con nemici più preparati.
Ancora missili su Odessa
Intanto, si registra un nuovo attacco missilistico russo su Odessa, il secondo in tre giorni. Secondo quanto riferito dal governatore della città nel sud dell'Ucraina, almeno tre persone sono morte e altrettante sono rimaste ferite nell'ultimo raid, che ha provocato anche danni alle infrastrutture civili.
Bimbi ucraini deportati in Russia, telefonata Yemark-Zuppi
"Ho avuto un colloquio telefonico con il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Matteo Zuppi. Ho sottolineato che nel quadro del dialogo diplomatico con tutti gli stati, l'Ucraina presta costantemente particolare attenzione alla questione del ritorno dei bambini deportati illegalmente dalla Russia". Lo ha scritto su X, Andriy Yermak, capo dell'ufficio del presidente Volodymyr Zelensky.
Esteri
Covid, Zhang sfida ancora la Cina: la battaglia del...
Lo scienziato, cacciato dal laboratorio, torna a far parlare di sé con una rara iniziativa pubblica di dissenso nel gigante asiatico
Sfida ancora la Cina di Xi Jinping il virologo cinese che all'inizio della pandemia di coronavirus, nel gennaio 2020, pubblicò la prima sequenza del Sars-Cov-2 senza l'autorizzazione di Pechino. Zhang Yongzhen torna a far parlare di sé con una rara iniziativa pubblica di dissenso nel gigante asiatico. Lo scorso fine settimana, ricostruisce il Telegraph, gli è stato impedito l'ingresso nel suo laboratorio a Shanghai.
Nel frattempo sui social hanno iniziato a rimbalzare foto di un uomo che dorme sotto la pioggia davanti alla porta del centro. Domenica si è messo seduto fuori dallo Shanghai Public Health Clinical Center, che sostiene che il laboratorio di Zhang sia stato chiuso per "motivi di sicurezza", con la possibilità di spazi alternativi durante i lavori di ristrutturazione.
Eppure secondo una dichiarazione diffusa online da Zhang e poi sparita, ma visionata dall'Associated Press citata dalla stampa internazionale, allo scienziato sarebbe stato offerto un altro spazio, ma solo dopo lo 'sfratto' e senza gli standard necessari per le sue ricerche. E nel post su Weibo fatto sparire, Zhang assicura che non mollerà dopo le misure scattate per lui e per il suo team.
E' "sconfortante vedere queste continue vessazioni e punizioni nei confronti di Zhang", ha commentato con il Telegraph Stuart Neil, virologo del King’s College London coinvolto nel lavoro di ricerca per tracciare le origini del Covid e convinto che "senza il coraggio di Zhang" ci sarebbe voluto molto più tempo per "la diffusione del primo vaccino" contro il Covid.
Scienziati che lavorano con collaboratori in Cina hanno denunciato al giornale come dopo la pandemia le collaborazioni internazionali siano divenute sempre più difficili. Il Guardian scrive che oggi Zhang, raggiunto al telefono, ha sottolineato come per lui - già rimosso dal Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive - sarebbe "inopportuno" parlare.