Cronaca
Morto per complicanze Stefano Gheller, aveva avuto...
Morto per complicanze Stefano Gheller, aveva avuto l’ok al suicidio assistito
Zaia: "Icona della battaglia per diritti civili. Ass.Coscioni: "Grati a Stefano per averci voluti al suo fianco in questi anni"
E' morto nel pomeriggio Stefano Gheller, il 50enne vicentino affetto da distrofia muscolare e primo veneto ad aver ottenuto, il 13 ottobre 2022, dall’azienda sanitaria Pedemontana di accedere al suicidio assistito, una possibilità che non si è mai concretizzata. Gheller, attaccato al ventilatore da 35 anni, è deceduto all’ospedale di Bassano del Grappa per complicanze sopraggiunte alla patologia dopo alcuni giorni di ricovero.
“La notizia della scomparsa di Stefano Gheller mi ha lasciato sgomento. Sapevo che le condizioni erano critiche, ma l'epilogo è stato davvero repentino”, commenta il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. “Se ne va un'icona delle battaglie per i diritti civili. Ho conosciuto Stefano dopo la famosa domanda per il suicidio assistito, che volle presentare e che ottenne dopo l'iter amministrativo portato avanti. Ma ricordiamoci - continua il governatore- che Stefano aveva anche già sottoscritto le sue Dat, le disposizioni anticipate di trattamento, quindi il suo testamento biologico. Una volontà che è stata rispettata in questa fase ultima della sua vita”.
Stefano “ci ha lasciati fisicamente, ma non se ne va, non solo come ricordo ma anche per le azioni che ha voluto portare avanti col suo impegno. Debbo dire che è stato sempre un grande sostenitore delle libertà. È stato una persona che ha amato la vita”. “Ricordo quando nel nostro primo incontro mi ha parlato di investire risorse per creare in Veneto le spiagge per disabili gravi. Ed anche quando gli ho dato una mano per cambiare l'auto con la quale amava muoversi, in una costante ricerca di conoscenza e libertà”, aggiunge Zaia ritenendo Gheller “un ragazzo intelligentissimo, che io non dimenticherò mai. Esprimo a tutti i famigliari e amici le più sentite condoglianze, in particolar modo alla sorella Cristina che viveva con lui”.
“Ci uniamo al dolore della famiglia, della sorella Cristina e a chi ha voluto bene a Stefano. La sua lotta per poter restare fino alla fine libero di poter decidere sulla sua vita, e dunque anche sul suo morire, è stata condotta con coraggio e determinazione letteralmente straordinari”, afferma l’Associazione Luca Coscioni. “Nonostante gli ostacoli inimmaginabili che ha dovuto affrontare, Stefano ha mantenuto una carica e una serenità contagiosa. Essere riuscito ad ottenere la possibilità di accedere al ‘suicidio assistito’, anche se poi ha seguito una strada diversa, ha rappresentato un precedente fondamentale per le altre persone malate in Veneto e in tutta Italia”, sottolinea l’Associazione Coscioni. “Vogliamo anche ricordare la sua determinazione e passione su altri temi legati ai diritti delle persone con disabilità, come per la richiesta di introdurre in Italia la figura dell'assistente sessuale. Siamo grati a Stefano per averci voluti al suo fianco in questi anni. La sua memoria continuerà a nutrire la nostra azione, per le libertà di tutti”, conclude l’Associazione Coscioni.
Cronaca
Covid fattore di rischio per Alzheimer, l’analisi
"Va ancora capito se può causarlo o solo accelerarlo", ma gli scienziati suggeriscono "antivirali anche nei casi moderati di infezione"
"L'infezione da Sars-CoV-2 dovrebbe essere considerata un fattore di rischio per l'Alzheimer, anche se la distinzione tra causalità e accelerazione della malattia non è chiara". Va ancora capito, in altre parole, se Covid può causare la demenza oppure velocizzarne la comparsa e l'evoluzione. E' la conclusione a cui sono giunti gli autori di un approfondimento sul virus 'Sars-CoV-2 come causa di neurodegenerazione', pubblicato su 'The Lancet Neurology'.
Gli scienziati partono dal presupposto che "le malattie infettive sono una" possibile "causa di neurodegenerazione" già "stabilita, "benché il pericolo neurologico legato alle infezioni virali sia difficile da quantificare". In generale, sottolineano gli esperti, "finora il rischio cumulativo stimato di demenza dovuta a un ricovero ospedaliero per qualsiasi infezione virale nel corso della vita è di 1,48 (intervallo di confidenza 95% 1,15-1,91)". Riguardo al Covid, "uno studio longitudinale sulle conseguenze dell'infezione da Sars-CoV-2 nei decenni" successivi "non è ovviamente disponibile", considerando che la malattia è 'nata' per quanto si sa nel 2019. Tuttavia, i ricercatori citano degli studi i cui risultati indicano che "Covid-19 può determinare un rischio di demenza superiore rispetto all'influenza" e che, "a breve termine, il rischio di danni neurologici gravi come sequela di Sars-CoV-2 è significativo, guidato da meccanismi vascolari e probabilmente da altri processi complessi" che possono coinvolgere la proteina amiloide. Quella che si accumula nelle placche cerebrali caratteristiche dei malati di Alzheimer.
"Una correlazione diretta tra precedente infezione Sars-CoV-2 e aumento del rischio Alzheimer è stata segnalata" e appare "robusta", proseguono gli autori, però "rimane difficile - puntualizzano - distinguere tra casi di demenza ipoteticamente scatenati o solamente accelerati" da Covid. Alcuni punti chiave dell'analisi vengono evidenziati via social dallo scienziato americano Eric Topol, vice presidente esecutivo Scripps Research, fondatore e direttore Scripps Research Translational Institute, che ne pubblica il testo in chiaro rimarcandone in particolare la chiusa: "La terapia antivirale - ritengono i firmatari dell'articolo - dovrebbe essere presa in considerazione anche per le infezioni da Sars-CoV-2 moderate, per ridurre la gravità dei sintomi e limitare la probabilità di sequele".
Cronaca
Chico Forti trasferito oggi da Rebibbia al carcere di Verona
Il 65enne trentino ha fatto richiesta di poter incontrare la madre
Chico Forti, rientrato ieri in Italia dopo 24 anni di carcere negli Usa, è arrivato a Verona intorno alle 13.30 di oggi a bordo di un mezzo della polizia penitenziaria partito stamane da Rebibbia. Forti è stato subito portato al carcere di Montorio dove ha svolto le prime pratiche di rito. Il detenuto ha fatto richiesta di poter incontrare la madre, Maria Loner, di 96 anni. Il 65enne trentino ha inoltrato la richiesta urgente per poter incontrare l'anzana madre.
A Montorio è detenuto, fra gli altri, anche Filippo Turetta e proprio ieri la casa circondariale è stata teatro del pranzo coi detenuti che Papa Francesco ha fatto durante la sua visita alla città.
Forti è atterrato ieri mattina con volo dell’Aeronautica Militare all'aeroporto militare di Pratica di Mare, dove ha incontrato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che lo scorso marzo, in occasione della sua missione negli Stati Uniti, aveva ottenuto il consenso al trasferimento del connazionale ai sensi della Convenzione di Strasburgo. "Chico Forti è tornato in Italia. Fiera del lavoro del Governo italiano. Ci tengo a ringraziare nuovamente la diplomazia italiana e le autorità degli Stati Uniti per la loro collaborazione", ha poi scritto la premier sui social allegando un'immagine dell'incontro.
"Ho sognato ogni giorno questo momento", ha commentato ieri Forti in un'intervista esclusiva al Tg1 al suo arrivo in Italia. "Mi sono mantenuto così solo per mia madre, spero di vederla presto e darle un grande abbraccio", ha detto. "Rientrare in Italia per me è un passo positivo, cambia tutto, dal personale, la direttrice, le guardie, i vestiti che indosso, che sono italiani. Vorrei ringraziare tante persone, mio zio, Giorgia Meloni, che è stata fantastica, tutto il governo indipendentemente dalle ideologie politiche mi ha aiutato". Fra le persone che vuole ringraziare, ha sottolineato, “non possono non menzionare Andrea, Veronica e Virginia Bocelli perché sono stati incredibili”.
“Per la prima volta non ho un numero, né le manette, è un’altra atmosfera”, ha detto. Al conduttore che gli ricordava come si sia sempre dichiarato innocente, ha risposto: "Certo, è l’unico motivo per cui ho accettato l’estradizione ora, perché all’inizio per avere estradizione dovevo dichiararmi colpevole e non l’avrei mai fatto. E’ contro il mio principio. Vedo sempre il bicchiere mezzo pieno, mai mezzo vuoto, sono positivo e sono convinto che il mio futuro a breve sia come io auspico. Accetto questo passo - ha concluso - so che è un passo obbligatorio”.
Cronaca
Valanga sulle Alpi svizzere, morti 2 scialpinisti lombardi
Le due vittime travolte sul Pigne d'Arolla, tra il Cervino e il Grand Combin
Tragedia sulle Alpi svizzere. Due scialpinisti italiani sono morti travolti da una valanga sul Pigne d'Arolla, tra il Cervino e il Grand Combin. Le due vittime abitavano nella provincia di Lecco.