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Navalny, cos’è il Novichok: il gas nervino più letale

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Navalny, cos’è il Novichok: il gas nervino più letale

La moglie del dissidente fa riferimento alla sostanza

Fiori per Alexei Navalny

Il Novichok usato per uccidere Alexei Navalny. E' Yulia Navalnaya, moglie dell'oppositore deceduto in carcere in Russia venerdì, a lanciare l'accusa nei confronti del regime di Vladimir Putin. Navalny, morto a 47 anni, sarebbe stato avvelenato con l'agente nervino che era stato utilizzato contro di lui già nell'estate nel 2020. Il decesso del dissidente è ancora avvolto nel mistero. Le autorità russe fanno sapere che serviranno altri 14 giorni di indagini e analisi sul corpo, che non è stato ancora restituito alla famiglia.

Intanto, le parole di Navalnaya accendono i riflettori sull''arma' che sarebbe stata usata. Il Novichok torna protagonista in abbinamento con Navalny, attaccato con la stessa sostanza in passato.

Un agente nervino chimico appartenente al gruppo Novichok è stato individuato dai test tossicologici eseguiti su Navalny nell'estate 2020. Novichok (dal russo "nuovo venuto") indica una serie di gas nervini prodotti in Unione Sovietica tra il 1970 e il 1980, ritenuti i più letali mai realizzati, con alcune varianti che sono da 3 a 10 volte più potenti del VX, anche se non è mai stato provato scientificamente.

Sono "agenti nervini di quarta generazione" e fanno parte del programma sovietico "Foliant", riguardante la creazione di nuovi insetticidi e agenti nervini nell'impianto chimico di Pavlodarsk, nell'attuale Kazakistan.

Questi agenti sono stati realizzati per non essere tracciabili con i metodi chimici standard di rilevamento (delle armi chimiche) Nato, per essere permeabili rispetto agli abiti di protezione chimica della Nato, per essere sicuri da maneggiare e da stoccare. Parte degli agenti nervini di terza generazione, già estremamente potenti, venne sintetizzata in Unione Sovietica tra il 1970 fino al 1990, secondo una pubblicazione, resa nota solo del 1992, da due chimici, Lev Fedorov e Vil Mirzayanov sul settimanale Moskovskiye Novosti. La pubblicazione apparve alla vigilia della firma russa della Convenzione delle armi chimiche.

Il progetto inizialmente definito con il codice K-84, venne successivamente ricodificato con la sigla A-230. La famiglia dei Novichok e analoghi, comprende oltre un centinaio di varianti strutturali (formula di struttura). Secondo Mirzayanov, il complesso chimico militare russo Mcc, invece di utilizzare i fondi ricevuti dalla Nato per ridurre gli armamenti chimici, li utilizzava per il fine opposto, ossia per lo sviluppo di un impianto di armi chimiche e gas nervini. Mirzoyanov fece la sua divulgazione temendo che la produzione di tali agenti potesse compromettere anche l'ambiente.

Mirzoyanov era responsabile di un dipartimento di controspionaggio. Effettuando delle misurazioni al di fuori degli impianti di armi chimiche per assicurarsi che spie straniere non fossero in grado di rilevare eventuali tracce della produzione, si rese conto con orrore, che i livelli di sostanze mortali erano 80 volte superiori alla concentrazione di massima di sicurezza.

A causa delle rivelazioni di Mirzayanov, l'esistenza di agenti Novichok venne così apertamente ammessa dalle autorità che accusarono Mirzayanov di alto tradimento. Venne arrestato il 22 ottobre del 1992 e rinchiuso nel carcere di Lefortovo per divulgazione di segreti di Stato. Venne in seguito liberato, perché "nessuna delle formule o delle sostanze nocive rivelate erano nuove alla stampa sovietica, così come i luoghi dei siti per i test".

Il Novichok è stato utilizzato per avvelenare nel 2018 l'ex agente dell'intelligence militare Sergei Skripal, che in Russia era stato condannato per tradimento, e la figlia Julia, trovati riversi su una panchina a Salisbury, nel Regno Unito, in gravi condizioni.

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Esteri

Filippo Mosca, confermata in appello condanna a 8 mesi di...

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Il giovane, originario di Caltanissetta e detenuto da oltre un anno nel Paese, si è sempre detto innocente. A marzo gli erano stati negati i domiciliari

Carcere -

E' stata confermata in appello la condanna a oltre otto mesi di reclusione nei confronti di Filippo Mosca, il giovane originario di Caltanissetta, detenuto da circa un anno nel carcere di Porta Alba, a Costanza in Romania, con l’accusa di traffico internazionale di droga. Il giovane si è sempre detto innocente. Confermata la condanna anche per l'amico Luca Cammalleri.

Lo scorso marzo era stata respinta la richiesta di concessione dei domiciliari avanzata dalla difesa del ragazzo. La sentenza pronunciata oggi era attesa lo scorso 19 aprile, ma era poi stata rinviata a oggi.

L'appello della madre alla Farnesina

Proprio nelle scorse settimane Ornella Matraxia, mamma di Filippo, era tornata a chiedere un "intervento forte" del ministero degli Esteri. "Chiedo ancora, a gran voce, un intervento della Farnesina, un supporto forte – aveva detto all'Adnkronos -. In questa battaglia siamo soli. Sì, è vero che tante persone ci stanno aiutando e ci sono vicine, però è altrettanto vero che solo un intervento diplomatico forte può cambiare qualcosa. Questa sofferenza deve avere fine. Filippo è innocente. Ci sono una serie di incongruenze in questa storia, però pare che nessuno riesca a risolvere la situazione".

"Familiari disperati, è errore giudiziario"

"Ho sentito i familiari di Filippo e Luca, la fidanzata di Filippo era in lacrime. Sono disperati, un po' tutti ci volevamo illudere che finisse in un altro modo. Speravamo che la condanna non fosse confermata, anche perché in questo caso le prove della loro innocenza sono evidenti. Continueremo a essere vicini alle famiglie e a breve cercheremo di organizzare un viaggio in Romania per incontrare Filippo e Luca e la terza ragazza coinvolta", dice all'Adnkronos è Katia Anedda, presidente dell'associazione 'Prigionieri del silenzio' che si occupa della tutela dei diritti umani degli italiani detenuti all'estero, dopo la conferma in appello della condanna a oltre 8 anni di carcere per Filippo Mosca e Luca Cammalleri. Confermata anche la condanna per la terza ragazza italiana che sin dal primo momento si è dichiarata colpevole.

"E' un'ingiustizia, le prove parlano chiaro - aggiunge -: la ragazza sin dall'inizio ha confermato che Luca e Filippo erano all'oscuro di tutto. Comminare loro una pena così dura è veramente assurdo, speravamo che i giudici ritornassero sui propri passi". Di "errore giudiziario" parla anche Francesca Carnicelli, legale dell'associazione 'Prigionieri del silenzio'. "E' stato un po' un fulmine a ciel sereno, gli avvocati rumeni erano convinti si potesse dimostrare l'estraneità di Filippo e Luca ai fatti contestati - dice all'Adnkronos -. Confidavamo, se non nell'assoluzione piena, in una riduzione della pena. Invece, non è stato. Per Filippo e Luca è un esito inaccettabile. Come associazione continueremo ad aiutare sia le loro famiglie che i ragazzi come abbiamo fatto sinora". Per la presidente di 'Prigionieri nel silenzio' la vicenda di Mosca e Cammalleri conferma la necessità di "un magistrato di collegamento" per gli italiani detenuti all'estero, perché "spesso sono abbandonati a loro stessi". "Abbiamo tanti connazionali che si trovano in carceri di altri Paesi che non sanno neppure quali siano i loro diritti", spiega. Il prossimo 23 maggio l'associazione sarà audita in commissione Diritti umani al Senato. "Porteremo all'attenzione della commissione anche questa vicenda", assicura Katia Anedda.

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Esteri

Unicredit Russia, Tribunale San Pietroburgo sequestra 463...

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Lo riferisce il quotidiano economico russo 'Kommersant'

Unicredit - Fotogramma

Il tribunale arbitrale di San Pietroburgo ha posto sotto sequestro conti e beni immobili russi di Unicredit Bank Jsc e Unicredit Bank Ag (Monaco di Baviera) per 463 milioni di euro su un'istanza della RusKhimAlliance. E' quanto riferisce il quotidiano economico russo 'Kommersant'. Nell'agosto 2023 RusKhimAlliance aveva intentato una causa contro UniCredit Bank Ag.

Il ministero degli Esteri sta seguendo il caso dell’azione giudiziaria, rendono noto fonti della Farnesina. Anche questa disputa verrà affrontata nella riunione immediatamente convocata lunedì prossimo del 'tavolo Russia', attivato dal ministro Antonio Tajani alla Farnesina con le aziende e le istituzioni impegnate nel mercato russo, precisano.

Il caso, spiegano le fonti, è legato all'emissione di un "performance bond" da parte di Unicredit e di altre banche su un contratto stipulato tra RusChemAlliance e il consorzio Linde per la costruzione di un impianto di trattamento del gas. Il consorzio Linde si è tirato indietro dall’impegno a causa del regime sanzionatorio Ue e la società russa ha preteso il pagamento delle garanzie da parte delle banche. Queste si sono rifiutate di effettuare il pagamento e la contesa viene affrontata adesso in tribunale, dove è stato disposto un sequestro conservativo di asset Unicredit per un valore di 463 milioni di euro.

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La Pac e il futuro dell’agricoltura europea con Gian Marco...

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Gian Marco Centinaio - (Fotogramma)

Dopo le furibonde proteste dei trattori e gli impatti di guerre e cambiamento climatico, il Consiglio europeo ha adottato una revisione mirata di alcuni atti della politica agricola comune la cosiddetta Pac che assorbe circa il 30% del bilancio dell’Unione. Giovanni Palmisano ha intervistato Gian Marco Centinaio vicepresidente del Senato già ministro dell’Agricoltura.

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