Cronaca
L’allarme del Procuratore Musti: “Gela centro...
L’allarme del Procuratore Musti: “Gela centro di spaccio droga”
Il territorio di Gela "centro di spaccio della droga", ma anche "luogo di deposito e di transito della sostanza stupefacente", dalla marijuana alla cocaina. Non solo. Aumentano anche le armi ritrovate anche nelle abitazioni degli spacciatori, con un nuovo fenomeno: c'è chi le armi se le costruisce da solo. Con un fai da te, realizzando armi "sfuggite alle immatricolazioni". A lanciare l'allarme, in una intervista all'Adnkronos, è il Procuratore facente funzione di Gela (Caltanissetta) Lucia Musti, dopo le ultime due operazioni che hanno portato all'arresto di 4 persone. Tre a Niscemi e una a Gela, con il sequestro di marijuana e cocaina. Lucia Musti è arrivata a Gela, da facente funzione, il 4 agosto del 2023 per sei mesi. Ma alla scadenza dei sei mesi previsti, il Csm ha deciso, nei giorni scorsi, di prorogare per altri sei mesi l'incarico, dato anche "l'elevato tasso di densità criminale del territorio, anche di tipo mafioso".
Quello della droga "è un allarme ben fondato", spiega il Procuratore Musti. "E questo ha giustificato l'intensificarsi delle operazioni per colpire il fenomeno, portando a casa questi risultati, mai a questi livelli. Sono due classici casi di interventi della Polizia di Stato, in questo caso, che procede al sequestro, alla perquisizione e all'arresto in flagranza di reato. Il primo approccio è quello delle forze dell'ordine". "Ma non c'è solo un allarme droga, c'è anche un problema relativo alle armi. Dal punto di vista statistico è altissima la probabilità che quando si va a casa di un cittadino gelese, nel territorio, spesso noi troviamo armi detenute illegalmente, armi clandestine, con matricole abrase. Fucili a canne mozze, una quantità enorme di bossoli e cartucce".
"E colpisce anche che si muniscano ci impianti di videosorveglianza, proprio così. Evidentemente- avverte il magistrato - vogliono anche controllare chi entra e chi esce, a tutela degli ambienti nella loro disponibilità. A volte abbiamo trovato anche armi che vengono costruite, e che quindi sfuggono alla immatricolazione". L'arma fai da te, insomma.
Anche Piantedosi ha postato gli arresti di Niscemi sui social
A Niscemi, come ha anche sottolineato in un post pubblicato sui social, il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, gli agenti, notando dei movimenti sospetti, hanno eseguito delle perquisizioni che hanno consentito di trovare e sequestrare 28 kg di marijuana, suddivisa in venticinque confezioni, di cui ventidue termosaldate. La droga era nascosta all’interno dei telai delle porte. Dopo l’udienza di convalida, il gip presso il tribunale di Gela, accogliendo le richieste della Procura, ha applicato ai tre indagati la custodia cautelare in carcere. La droga, una volta immessa sul mercato, avrebbe fruttato oltre 200mila euro. Mentre a Gela, la Squadra Mobile nissena e il Commissariato di Polizia di Stato, hanno arrestato un uomo per detenzione di quasi un chilo di cocaina e un fucile con canne mozzate, oltre a munizioni di varia tipologia. L’indagine, condotta dagli uffici investigativi della Polizia di Stato, si è concentrata su un garage a Gela, luogo di un sospetto via vai. Durante il servizio di appostamento, i poliziotti hanno fermato un pregiudicato mentre entrava nel locale, procedendo con la perquisizione personale. Trovati oltre cento grammi di cocaina nelle tasche dell’uomo, i poliziotti hanno esteso la perquisizione al garage. Nascosti in vari anfratti dell’immobile, sono stati scoperti altri involucri contenenti polvere bianca per oltre 800 grammi e sequestrato un fucile con canne mozzate, segno della pericolosità dell’arma. Inoltre, sono state rinvenute munizioni di vario calibro, indicando la pericolosità dell’indagato.
"Nello stesso giorno - dice il Procuratore Musti - abbiamo portato a casa un quantitativo ingente di sostanza stupefacente che non si ricorda in altra occasione a Gela. All'intervento del Commissariato di Niscemi, lodato anche dal ministro Piantedosi, si aggiunge, dunque, un altro sequestro importante". "Entrambi i personaggi coinvolti nelle operazioni, tre di Niscemi e questo signore gelese, avevano il materiale utile per tagliare, pesare, confezionare e quindi vuol dire che anche l'allarme lanciato più volte dai medi locali e dalla Procura, unitamente alle forze dell'ordine di Gela, come centro rilevante di spaccio sicuramente nella provincia di Caltanissetta, esiste ed è concreto". "Simili quantitativi inducono a ritenere che Gela sia anche un luogo di deposito e transito della droga, oltre che di spaccio - dice il Procuratore - La quantità è talmente tanta che potrebbe essere luogo deposito e inquieta anche perché sul territorio insistono insediamenti mafiosi". (di Elvira Terranova)
Cronaca
Ferrovie, sciopero del 19 e 20 maggio. Salvini firma la...
La nota con le motivazioni del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha firmato un'ordinanza di precettazione nei confronti delle sigle sindacali che hanno indetto lo sciopero del trasporto ferroviario tra domenica 19 e lunedì 20 maggio. Lo rende noto il Mit in un comunicato.
Il motivo
La decisione, fanno sapere dal Mit, è maturata "soprattutto in vista dell'importante weekend per gli appassionati di Formula 1, in quanto coincide con la manifestazione sportiva 'Gran Premio del Made in Italy e dell'Emilia-Romagna' all'Autodromo di Imola. L'afflusso di turisti e appassionati stimato è di oltre 200mila persone. Lo sciopero causerebbe notevoli ripercussioni e problemi di ordine e sicurezza pubblica". Sulla base di queste motivazioni il ministro Salvini "ha pertanto disposto il differimento".
Cronaca
Superenalotto, numeri combinazione vincente oggi 16 maggio
Nessun 6 nè 5+1 e jackpot sale a 22,3 milioni
Nessun 6 né 5+1, mentre in 3 hanno centrato il montepremi a disposizione dei punti 5 incassando rispettivamente 57.872,38. Il jackpot stimato per il prossimo concorso a disposizione dei punti 6 raggiunge così quota 22.300.000,00 euro.
Quali punteggi vincono
Al SuperEnalotto si vince con punteggi da 2 a 6, passando anche per il 5+. L'entità dei premi è legata anche al jackpot complessivo. In linea di massima:
- con 2 numeri indovinati, si vincono orientativamente 5 euro;
- con 3 numeri indovinati, si vincono orientativamente 25 euro;
- con 4 numeri indovinati, si vincono orientativamente 300 euro;
- con 5 numeri indovinati, si vincono orientativamente 32mila euro;
- con 5 numeri indovinati + 1 si vincono orientativamente 620mila euro.
Ho vinto o no?
E' possibile verificare eventuali vincite attraverso l'App del SuperEnalotto. Per controllare eventuali schedine giocate in passato e non verificate, è disponibile on line un archivio con i numeri e i premi delle ultime 30 estrazioni.
Quanto costa una schedina
La schedina minima nel concorso del SuperEnalotto prevede 1 colonna (1 combinazione di 6 numeri). La giocata massima invece comprende 27.132 colonne ed è attuabile con i sistemi a caratura, in cui sono disponibili singole quote per 5 euro, con la partecipazione di un numero elevato di giocatori che hanno diritto a una quota dell'eventuale vincita. In ciascuna schedina, ogni combinazione costa 1 euro. L'opzione per aggiungere il numero Superstar costa 0,50 centesimi.
La giocata minima della schedina è 1 colonna che con Superstar costa quindi 1,5 euro. Se si giocano più colonne basta moltiplicare il numero delle colonne per 1,5 per sapere quanto costa complessivamente la giocata.
Come scoprire se ho vinto
E' possibile verificare eventuali vincite attraverso l'App del SuperEnalotto. Per controllare eventuali schedine giocate in passato e non verificate, è disponibile on line un archivio con i numeri e i premi delle estrazioni precedenti.
I numeri dell'estrazione vincente di oggi
La combinazione vincente del SuperEnalotto: 10, 11, 27, 31, 66, 83; Numero Jolly 25; SuperStar 57.
Cronaca
Chico Forti, chi è e perché era in prigione in Usa: la...
Il 1 marzo scorso l'annuncio di Giorgia Meloni da Washington: "Rientrerà in Italia"
Ultime settimane negli Usa per Chico Forti, il 65enne trentino detenuto per quasi 24 anni a Miami dopo una condanna all'ergastolo senza appello per l'omicidio dell'imprenditore australiano Dale Pike, ha lasciato oggi il carcere per essere trasferito in una struttura federale per l'immigrazione, ultimo passaggio prima del trasferimento in un carcere italiano.
Dal wind surf all'accusa di omicidio
Enrico Forti, detto Chico prima di essere arrestato era un campione di windsurf, documentarista e produttore televisivo. Ma la sua carriera venne interrotta bruscamente nel 1998 quando viene accusato dell'omicidio di Pike.
Dal 15 giugno 2000, giorno del verdetto, Forti si dice vittima di un complotto. Pike fu trovato morto in un boschetto che limita una spiaggia, a poca distanza dal parcheggio dove lui stesso aveva chiesto a Forti di accompagnarlo, dopo averlo prelevato all'aeroporto. La morte fu fatta risalire tra le ore 20 e le 22 del giorno precedente, poco tempo dopo il suo commiato da Chico Forti.
La sentenza
Secondo la sentenza, non appellabile, Forti è stato condannato all'ergastolo per "aver personalmente e/o con altra persona o persone allo stato ancora ignote, agendo come istigatore e in compartecipazione, ciascuno per la propria condotta partecipata, e/o in esecuzione di un comune progetto delittuoso, provocato, dolosamente e preordinatamene, la morte di Dale Pike".
La storia di Forti è legata a doppio filo all’omicidio di Gianni Versace, avvenuto il 15 luglio 1997, a Miami Beach, due chilometri in linea d’aria dal luogo dove, sette mesi dopo (il 15 febbraio 1998), fu trovato cadavere Dale Pike, ucciso fra l’altro con lo stesso tipo di pistola che esplose i suoi colpi mortali contro Versace; due proiettili alla testa, come per Pike.
La battaglia per il rientro e l'annuncio di Meloni
Per anni la famiglia di Forti, soprattutto l'anziana madre, si è battuta per un suo rientro in Italia. Nel marzo 2021, un primo spiraglio era stato annunciato dall'allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio: "Chico Forti è stato trasferito in un altro penitenziario americano, dove si collocano i detenuti in attesa di trasferimento", le parole di Di Maio. Ma poi qualcosa si è inceppato. Fino alla svolta, annunciata dalla premier Giorgia Meloni lo scorso 1 marzo dagli Usa: "Sono felice di annunciare che, dopo 24 anni di detenzione negli Stati Uniti, è stata appena firmata l'autorizzazione al trasferimento in Italia di Chico Forti".
Un passaggio cruciale al quale sono seguiti una serie di adempimenti burocratici. Oggi, l'ultimo: la firma dell'accordo di Forti con il giudice federale statunitense per scontare il resto della pena in Italia.