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Cronaca

Sport per dimagrire aiuta anche il cervello, bastano 4000...

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Sport per dimagrire aiuta anche il cervello, bastano 4000 passi

Da uno studio buone notizie per chi è già alle prese con sessioni di corsa, bici o palestra per smaltire chili delle Feste

Una palestra

Lo sport, in misura non necessariamente maxi, fa bene al fisico e al cervello. Chi - preda dei sensi di colpa post cenone di Capodanno - già il 2 gennaio ha indossato abiti sportivi e si è messo a correre, pedalare, fare pesi in palestra, può contare su una valida ragione in più per sudare. A offrirla è la scienza, con l'ennesimo studio sui benefici dell'attività fisica. Se non bastassero la promessa di espiare i bagordi di fine anno e di smaltire i chili di troppo accumulati tra Natale e la notte di San Silvestro e l'adrenalina che regala la dose quotidiana di sano sport, secondo un team internazionale di ricercatori l'esercizio fisico può migliorare anche la salute del cervello. Gli autori dello studio, pubblicato nei giorni scorsi sul 'Journal of Alzheimer's Disease', aggiungono ulteriori evidenze che rafforzano "l'affascinante legame" tra un movimento regolare e benefici per la mente.

Lo studio

La ricerca, nel dettaglio, mostra che l'attività fisica risulta essere correlata all'aumento delle dimensioni di aree cerebrali importanti per la memoria e l'apprendimento. Gli scienziati hanno esaminato le scansioni cerebrali Mri (risonanza magnetica) di 10.125 persone, esami effettuati presso una rete di centri di imaging presente in diverse aree del mondo, in particolare Nord America. Quello che è emerso dall'analisi è che coloro che praticavano regolarmente attività fisiche come camminare, correre o fare sport avevano volumi cerebrali più grandi in aree chiave, tra cui la materia grigia, che aiuta nell'elaborazione delle informazioni, e la materia bianca, che collega diverse regioni del cervello, nonché l'ippocampo, importante per la memoria.

"La nostra ricerca - spiega il ricercatore principale, il neuroradiologo Cyrus A. Raji - supporta studi precedenti che dimostrano che essere fisicamente attivi fa bene al cervello. L'esercizio fisico non solo riduce il rischio di demenza, ma aiuta anche a mantenere le dimensioni del cervello, il che è fondamentale con l'avanzare dell'età". E c'è di più: "Abbiamo scoperto - aggiunge David Merrill, coautore dello studio e direttore del Brain Health Center del Pacific Neuroscience Institute - che anche livelli moderati di attività fisica, come fare meno di 4mila passi al giorno, possono avere un effetto positivo sulla salute del cervello". Quindi "meno dei 10mila passi spesso suggeriti, cosa che lo rende un obiettivo più raggiungibile per molte persone".

La ricerca, analizza il coautore Somayeh Meysami, Saint John's Cancer Institute e Pacific Brain Health Center, "collega l'attività fisica regolare a volumi cerebrali più grandi, suggerendo benefici neuroprotettivi. Questo ampio campione di studio ci permette di approfondire la nostra comprensione dei fattori legati allo stile di vita nella salute del cervello e nella prevenzione della demenza".

Uno studio Lancet del 2020 aveva rilevato che circa una decina di fattori di rischio modificabili aumentano il rischio di malattia di Alzheimer, inclusa l'attività fisica. Lo studio pubblicato adesso si basa su ricerche degli stessi autori che collegavano il consumo calorico derivante dalle attività del tempo libero al miglioramento della struttura cerebrale.

"Questo lavoro dimostra l'influenza dell'esercizio fisico sull'imaging del cervello e, se aggiunto ad altri studi sul ruolo della dieta, della riduzione dello stress e della connessione sociale mostra i benefici comprovati dei fattori modificabili senza farmaci nel ridurre sostanzialmente la malattia di Alzheimer", ha affermato George Perry, Editor-in-Chief del Journal of Alzheimer's Disease.

"Con scansioni di immagini complete, si evidenzia la sinergia interconnessa tra il corpo e il cervello - conclude l'autore senior dello studio Rajpaul Attariwala - E ciò fa eco alla conoscenza delle generazioni passate, dimostrando che una maggiore attività fisica è un predittore di un cervello che invecchia più sano". Il messaggio è dunque uno: rimanere attivi. "Che si tratti di una passeggiata quotidiana o di uno sport preferito, l'attività fisica regolare può avere benefici duraturi per la salute del nostro cervello", chiosano gli esperti.

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Cronaca

Covid fattore di rischio per Alzheimer, l’analisi

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"Va ancora capito se può causarlo o solo accelerarlo", ma gli scienziati suggeriscono "antivirali anche nei casi moderati di infezione"

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"L'infezione da Sars-CoV-2 dovrebbe essere considerata un fattore di rischio per l'Alzheimer, anche se la distinzione tra causalità e accelerazione della malattia non è chiara". Va ancora capito, in altre parole, se Covid può causare la demenza oppure velocizzarne la comparsa e l'evoluzione. E' la conclusione a cui sono giunti gli autori di un approfondimento sul virus 'Sars-CoV-2 come causa di neurodegenerazione', pubblicato su 'The Lancet Neurology'.

Gli scienziati partono dal presupposto che "le malattie infettive sono una" possibile "causa di neurodegenerazione" già "stabilita, "benché il pericolo neurologico legato alle infezioni virali sia difficile da quantificare". In generale, sottolineano gli esperti, "finora il rischio cumulativo stimato di demenza dovuta a un ricovero ospedaliero per qualsiasi infezione virale nel corso della vita è di 1,48 (intervallo di confidenza 95% 1,15-1,91)". Riguardo al Covid, "uno studio longitudinale sulle conseguenze dell'infezione da Sars-CoV-2 nei decenni" successivi "non è ovviamente disponibile", considerando che la malattia è 'nata' per quanto si sa nel 2019. Tuttavia, i ricercatori citano degli studi i cui risultati indicano che "Covid-19 può determinare un rischio di demenza superiore rispetto all'influenza" e che, "a breve termine, il rischio di danni neurologici gravi come sequela di Sars-CoV-2 è significativo, guidato da meccanismi vascolari e probabilmente da altri processi complessi" che possono coinvolgere la proteina amiloide. Quella che si accumula nelle placche cerebrali caratteristiche dei malati di Alzheimer.

"Una correlazione diretta tra precedente infezione Sars-CoV-2 e aumento del rischio Alzheimer è stata segnalata" e appare "robusta", proseguono gli autori, però "rimane difficile - puntualizzano - distinguere tra casi di demenza ipoteticamente scatenati o solamente accelerati" da Covid. Alcuni punti chiave dell'analisi vengono evidenziati via social dallo scienziato americano Eric Topol, vice presidente esecutivo Scripps Research, fondatore e direttore Scripps Research Translational Institute, che ne pubblica il testo in chiaro rimarcandone in particolare la chiusa: "La terapia antivirale - ritengono i firmatari dell'articolo - dovrebbe essere presa in considerazione anche per le infezioni da Sars-CoV-2 moderate, per ridurre la gravità dei sintomi e limitare la probabilità di sequele".

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Cronaca

Chico Forti trasferito oggi da Rebibbia al carcere di Verona

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Il 65enne trentino ha fatto richiesta di poter incontrare la madre

Manifestazione per Chico Forti - Fotogramma

Chico Forti, rientrato ieri in Italia dopo 24 anni di carcere negli Usa, è arrivato a Verona intorno alle 13.30 di oggi a bordo di un mezzo della polizia penitenziaria partito stamane da Rebibbia. Forti è stato subito portato al carcere di Montorio dove ha svolto le prime pratiche di rito. Il detenuto ha fatto richiesta di poter incontrare la madre, Maria Loner, di 96 anni. Il 65enne trentino ha inoltrato la richiesta urgente per poter incontrare l'anzana madre.

A Montorio è detenuto, fra gli altri, anche Filippo Turetta e proprio ieri la casa circondariale è stata teatro del pranzo coi detenuti che Papa Francesco ha fatto durante la sua visita alla città.

Forti è atterrato ieri mattina con volo dell’Aeronautica Militare all'aeroporto militare di Pratica di Mare, dove ha incontrato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che lo scorso marzo, in occasione della sua missione negli Stati Uniti, aveva ottenuto il consenso al trasferimento del connazionale ai sensi della Convenzione di Strasburgo. "Chico Forti è tornato in Italia. Fiera del lavoro del Governo italiano. Ci tengo a ringraziare nuovamente la diplomazia italiana e le autorità degli Stati Uniti per la loro collaborazione", ha poi scritto la premier sui social allegando un'immagine dell'incontro.

"Ho sognato ogni giorno questo momento", ha commentato ieri Forti in un'intervista esclusiva al Tg1 al suo arrivo in Italia. "Mi sono mantenuto così solo per mia madre, spero di vederla presto e darle un grande abbraccio", ha detto. "Rientrare in Italia per me è un passo positivo, cambia tutto, dal personale, la direttrice, le guardie, i vestiti che indosso, che sono italiani. Vorrei ringraziare tante persone, mio zio, Giorgia Meloni, che è stata fantastica, tutto il governo indipendentemente dalle ideologie politiche mi ha aiutato". Fra le persone che vuole ringraziare, ha sottolineato, “non possono non menzionare Andrea, Veronica e Virginia Bocelli perché sono stati incredibili”.

“Per la prima volta non ho un numero, né le manette, è un’altra atmosfera”, ha detto. Al conduttore che gli ricordava come si sia sempre dichiarato innocente, ha risposto: "Certo, è l’unico motivo per cui ho accettato l’estradizione ora, perché all’inizio per avere estradizione dovevo dichiararmi colpevole e non l’avrei mai fatto. E’ contro il mio principio. Vedo sempre il bicchiere mezzo pieno, mai mezzo vuoto, sono positivo e sono convinto che il mio futuro a breve sia come io auspico. Accetto questo passo - ha concluso - so che è un passo obbligatorio”.

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Cronaca

Valanga sulle Alpi svizzere, morti 2 scialpinisti lombardi

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Le due vittime travolte sul Pigne d'Arolla, tra il Cervino e il Grand Combin

Alpi svizzere - Xinhua

Tragedia sulle Alpi svizzere. Due scialpinisti italiani sono morti travolti da una valanga sul Pigne d'Arolla, tra il Cervino e il Grand Combin. Le due vittime abitavano nella provincia di Lecco.

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