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Politica

Europee, Follini: “Campagna provinciale e Usa...

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Europee, Follini: “Campagna provinciale e Usa dimenticati”

Il punto di vista di Marco Follini per Adnkronos

Marco Follini - Fotogramma /Ipa

"Quasi d’un tratto, è scomparsa l’America. A poco più di un mese dalle elezioni europee si parla molto (troppo) di Italia, un po’ meno di Europa. Si tifa per l’Ucraina (non tutti) e per la pace in Medio Oriente (ognuno a modo suo). E agli Stati Uniti si dedica invece un’attenzione distratta, come a sancire un nuovo equilibrio geopolitico, così diverso da quello nel quale un po’ tutti siamo cresciuti.

Eppure tra pochi mesi gli americani dovranno scegliere tra Biden e Trump, una di quelle contese presidenziali che in altri momenti avrebbero dato fuoco alle polveri anche nel cortile di casa nostra. Eppure le università d’oltreoceano sono attraversate da conflitti e contestazioni che non si ricordavano dai tempi del lontano 68. Eppure le grandi questioni che infiammano il mondo, dal Donbass alla striscia di Gaza, chiamano ancora in causa in maniera cruciale la potenza a stelle e strisce -come ai tempi del Vietnam e del muro di Berlino. Eppure, eppure, eppure.

Poche cose ci raccontano la piega che stiamo prendendo come la quasi scomparsa dell’atlantismo (e dell’antiatlantismo, ovviamente) dall’agenda europea e italiana. Per anni e anni su quel vincolo ci siamo divisi, e a quella contesa ci siamo dedicati. Intensamente, forse anche troppo. Per quanto ci riguarda più da vicino, se un presidente americano capitava dalle nostre parti la politica italiana sembrava quasi dividersi in due. Una metà sorridente ad accoglierlo nei palazzi, un’altra metà arrabbiata a contestarlo in piazza. E quando invece c’era da eleggerne uno nuovo, i dirigenti politici di casa nostra, tutti, si sentivano impegnati a fare il tifo, bramavano per farsi invitare alle convention dei partiti di laggiù e partecipavano in tutti i modi possibili alle carovane in viaggio verso la Casa Bianca.

Di tutto questo, niente più. L’Atlantico ormai s’è fatto molto più largo di una volta e col nostro silenzio e la nostra disattenzione sembriamo dirci che la questione americana non ci riguarda quasi più. Cosa che avrebbe senso -forse, forse, forse- se nel frattempo l’Europa si fosse unita di più e magari anche armata un po’ meglio. Ma che invece denuncia un pericoloso vuoto strategico fin quando restiamo appesi ai nostri piccoli e vetusti nazionalismi da cortile.

Si dirà che neppure gli Stati Uniti sono più quelli di una volta. Nel frattempo sono diventati meno potenti e anche meno controversi. La loro capacità di regolare gli affari internazionali, di farsi gendarmi del mondo come si diceva all’epoca, non è più nemmeno lontanamente quella di prima. Non saranno una 'tigre di carta' come si diceva ai tempi di Mao, ma non sono neppure l’unica superpotenza in campo come era sembrato all’indomani della caduta del muro di Berlino. Dunque, che anche nelle nostre contrade se ne parli meno (e ci si litighi meno) può apparire come un’ovvietà di cui forse non dovremmo preoccuparci più di tanto.

Resta il fatto che, diventati orfani dell’atlantismo e, specularmente, dell’antiamericanismo di una volta, a questo punto sembriamo essere privi anche di una bussola strategica che ci consenta di orientarci nei meandri di un mondo che sembra diventato assai meno rispettoso e amichevole nei confronti di tutti noi europei. E se aver rimosso l’ingombro del protettorato a stelle e strisce può confortare un certo sovranismo un po’ casereccio, resta il fatto che la nostra presenza sulla scena internazionale nel frattempo si è fatta -e non per caso- assai più laterale e meno incisiva.

Argomenti di cui una campagna per le europee che fosse leggermente meno provinciale dovrebbe trovare il modo di occuparsi. Lasciando magari sullo sfondo le dispute sui nomi, sui nomignoli, sui parenti e sui generali". (di Marco Follini)

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Politica

Perugia, domani presentazione candidati e liste che...

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Perugia, domani presentazione candidati e liste che sostengono Scoccia

'Perugia è di tutti' è il grande evento in programma per domenica 19 maggio al Centro Congressi Capitini durante il quale verranno presentate le otto liste di centro destra e civici che alle elezioni amministrative sostengono la candidatura a sindaco di Margherita Scoccia. L’appuntamento in viale Centova è alle 17.30 e si preannuncia un evento molto partecipato. Parteciperanno, insieme alla candidata sindaco, i componenti delle liste, i volontari del comitato 'Il futuro non si ferma' che in questi mesi stanno collaborando alla campagna elettorale e i cittadini. L’evento è aperto al pubblico. Sarà presente un’area dedicata all’intrattenimento dei bambini e un’interpretazione in Lis.

Si tratta di otto liste elettorali, per un totale di 225 aspiranti consiglieri comunali, tra i partiti di centrodestra – Fratelli d’Italia, Forza Italia (‘Fare Perugia’ con Romizi), Lega e Unione di Centro, e le forze civiche, Progetto Perugia, Perugia Civica, Futuro Giovani e Perugia Amica.

"Domani al Capitini la nostra grande squadra si presenterà a Perugia - spiega la candidata sindaco Scoccia –. Forte, unita, ampia, capace di parlare a tutti, perché Perugia è e dovrà essere ancora di tutti e non solo di una parte. Nella nostra squadra ci sono uomini e donne con storie, percorsi e idee a disposizione di un progetto che ha la certezza di poter contare sulla forza dei risultati ottenuti in questi ultimi dieci anni e guarda al futuro con straordinaria consapevolezza. Al Centro Congressi parleremo di Perugia e dei progetti che abbiamo in mente per il domani. Tutti insieme abbiamo la possibilità di scrivere e percorrere insieme il futuro della nostra città, ognuno offrendo il proprio prezioso contributo".

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Politica

Chico Forti tornato in Italia, “iter per il rientro...

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Fonti di Palazzo Chigi: "Rientro grazie a autorevolezza e riservatezza governo"

Striscione per Chico Forti - Fotogramma

L'imprenditore trentino da tempo detenuto in Florida, Chico Forti, è rientrato in Italia. È atterrato questa mattina con volo dell’Aeronautica Militare all’aeroporto militare di Pratica di Mare, dove ha incontrato il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che lo scorso marzo in occasione della sua missione dnegli Stati Uniti aveva ottenuto il consenso al trasferimento del connazionale, ai sensi della Convenzione di Strasburgo.

Da qui, riferiscono fonti di Palazzo Chigi, è partito l'iter "che si è concluso in tempi record mercoledì 15 maggio", quando si è svolta l’udienza nella quale Forti ha firmato l’accordo con il giudice federale statunitense per scontare il resto della pena in Italia sulla base del diritto italiano. Grazie "all'ottima collaborazione delle autorità americane, i tempi di definizione della procedura - dal momento in cui è stato formalizzato il consenso al trasferimento da parte del governatore della Florida lo scorso 13 marzo - sono da considerarsi eccezionali".

"Mediamente", secondo le stesse fonti, "la sola fase giurisdizionale italiana si definisce in alcuni mesi (da 5 a 6 mesi), cui segue la fase della consegna da concordare con le autorità americane che, di regola, dopo l’udienza di verifica del consenso impegna un arco temporale compreso tra le 3 e le 6 settimane".

L'operazione di rientro in Italia di Chico Forti "è stata resa possibile grazie all’autorevolezza e alla riservatezza del Governo italiano che con il Dipartimento di Giustizia ha portato avanti un proficuo lavoro in stretta collaborazione con lo Stato della Florida e con il sostegno di tutte le Amministrazioni italiane coinvolte", riferiscono ancora le fonti, che continuano: "Negli ultimi anni si erano intensificati i negoziati fra l’Italia e gli Usa senza tuttavia arrivare al risultato raggiunto oggi".

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Politica

Omofobia, Roccella: “Italia non firma dichiarazione...

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La ministra: "Noi in prima linea contro discriminazione". Schlein attacca: "Posizione inaccettabile"

Eugenia Roccella

"Noi siamo molto chiari: il nostro governo ha firmato la dichiarazione europea contro omofobia, bifobia e transfobia. Non abbiamo invece firmato e non firmeremo nulla che riguardi la negazione dell’identità maschile e femminile, che tante ingiustizie ha già prodotto nel mondo in particolare ai danni delle donne". Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, illustra la posizione del governo in relazione alla dichiarazione Ue e respinge le accuse dell'opposizione.

"Ancora una volta la sinistra non ha il coraggio delle proprie posizioni e preferisce nascondersi dietro le solite bugie. Il governo italiano è in prima linea contro ogni discriminazione in tutto il mondo, da qualsiasi parte provenga, mentre la sinistra usa la sacrosanta lotta contro le discriminazioni legate all’orientamento sessuale come foglia di fico per nascondere il suo vero obiettivo, e cioè il gender", dice Roccella.

"Se la sinistra ed Elly Schlein vogliono riproporre la legge Zan, il gender e la possibilità di dichiararsi maschio o femmina al di là della realtà biologica, abbiano il coraggio di dirlo con chiarezza. Se è il gender che vogliono, lo propongano apertamente e lo facciano in campagna elettorale, così da consentire agli elettori di esprimersi anche su questo", afferma.

"Che vergogna questo governo che, nella giornata internazionale contro l'omotransfobia, decide di non firmare una dichiarazione per le politiche europee a favore delle persone lgbtq+. Non è accettabile", l'attacco della segretaria Pd Elly Schlein. "Il Pd continuerà a battersi per una legge contro l’omotransfobia e per assicurare i pieni diritti alle famiglie lgbtq+, a cominciare dal riconoscimento dei figli -aggiunge-. Quest’anno il governo non ha firmato la dichiarazione per fare campagna elettorale sulla pelle delle persone discriminate". "L'Italia proprio oggi non ha firmato la dichiarazione UE per promuovere politiche in favore delle persone lgbtqia+ perché secondo il governo Meloni 'ricalca il ddl Zan'. Tradotto: perché chiede di rispettare diritti umani fondamentali. E questa destra vuole continuare a violarli", scrive su X il deputato Pd e responsabile Diritti del Pd Alessandro Zan.

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