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Salute e Benessere

Burioni contro Susanna Tamaro: “Ragionamenti identici...

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Burioni contro Susanna Tamaro: “Ragionamenti identici a quelli dei somari antivaccinisti”

Il virologo tuona contro la scrittrice dopo un articolo sul Covid: "Dovevamo uscirne migliori invece..."

Roberto Burioni - (Fotogramma)

"La scrittrice Susanna Tamaro, in un pezzo sul 'Corriere della Sera', ci spiega i vaccini producendosi in una mirabile crestomazia di 'ragionamenti' identici a quelli dei somari antivaccinisti. Ne dovevamo uscire migliori, invece ne siamo usciti tutti virologi, anche la Tamaro". Così, sui social, Roberto Burioni commenta l'articolo scritto da Susanna Tamaro sulle 'cicatrici lasciate dal Covid', in cui l'autrice critica la 'mancanza di azione terapeutica iniziale e la successiva polarizzazione attorno al vaccino, evidenziando dubbi e incertezze che persistono nonostante gli avanzamenti scientifici'.

Alle parole della Tamaro, Burioni risponde ricordando che "la nostra medicina 'meravigliosamente avanzata' in 'quasi un anno a braccia conserte' ha sviluppato un vaccino che ha salvato molte decine di milioni di vite, compresa forse pure la tua, permettendoti di partecipare da viva alle Olimpiadi delle bojate", chiosa il docente di virologia all'Università Vita Salute San Raffaele di Milano, che chiede infine al Corriere della Sera "perché ospitate simili scemenze che diffondono bugie pericolose per la salute pubblica e minano con la menzogna la fiducia nella scienza e nella medicina?"

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Covid, virus da naso a cervello: così può aumentare rischi...

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Infezione da Sars-CoV-2 "peggiora morte neuroni dopaminergici e scatena neuroinfiammazione prolungata"

Cervello (Foto )

"L'infezione da Sars-CoV-2 attraverso la cavità nasale si diffonde al cervello". E' una delle traiettorie del virus che gli scienziati hanno seguito quasi subito, quando in piena pandemia Covid sono state documentate come sequele post contagio problematiche di tipo neurologico come encefalite, alterazioni dello stato mentale, perdita di memoria, vertigini, nausea, mal di testa, l'ormai famosa 'nebbia cognitiva' e la diffusissima perdita di olfatto e gusto (quest'ultima specie con le prime varianti). Nelle cronache mediche però c'era anche altro: alcuni casi di parkinsonismo emerso in pazienti Covid durante o subito dopo l'infezione da Sars-CoV-2 con sintomi come rigidità, tremore a riposo negli arti superiori e rallentamento dei movimenti. Ne avevano dato conto proprio ricercatori italiani esplorando la possibilità di una sindrome parkinsoniana post-virale. Oggi uno studio pubblicato su 'Cell Reports Medicine' esplora più a fondo proprio le potenziali interazioni avverse tra il virus del Covid e la malattia di Parkinson, valutandole in neuroni dopaminergici derivati da staminali embrionali umane e nei topi.

Una 'relazione pericolosa' quella tra il virus e la malattia neurodegenerativa. Quello che gli autori sono riusciti a 'fotografare' è il deterioramento del fenotipo molecolare e cellulare, cioè dell'insieme delle caratteristiche della malattia di Parkinson, da parte di Sars-CoV-2.

Il patogeno "peggiora la morte dei neuroni dopaminergici" indotta da fibrille preformate di alfa-sinucleina e "innesca una neuroinfiammazione prolungata per oltre 60 giorni nei topi", segnalano gli autori del lavoro, un gruppo di ricercatori di atenei della Corea del Sud e degli Usa (Gyeongsang National University, Kyung Hee University, University of California Los Angeles). "Sebbene sia stata riconosciuta un'associazione tra Parkinson e infezioni virali, l'impatto di Sars-CoV-2 sulla progressione della malattia neurodegenerativa era poco chiaro - spiegano gli scienziati - Il nostro studio dimostra che l'infezione da Sars-CoV-2 aumenta il rischio di Parkinson".

I risultati evidenziano che "l'infezione" Covid "aggrava la suscettibilità al Parkinson e la tossicità cellulare" nei neuroni dopaminergici. "Inoltre, il Sars-CoV-2 per via nasale infetta questi neuroni nei topi" usati come modello, "aggravando il danno avviato dalle fibrille preformate umane".

"I topi infettati mostrano una neuroinfiammazione persistente anche dopo che il virus non è più rilevabile nel cervello - spiegano i ricercatori - Un'analisi completa suggerisce che la risposta infiammatoria mediata dagli astrociti", gruppo di cellule del sistema nervoso centrale, "e dalla microglia", altra popolazione di cellule, che svolge funzione immunitaria, "potrebbe contribuire ad aumentare la suscettibilità al Parkinson associata al virus". In definitiva, "questi risultati migliorano la nostra comprensione dei potenziali effetti a lungo termine dell'infezione" Covid "sulla progressione della malattia di Parkinson", concludono gli scienziati.

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Non solo Pet Teherapy, gli amici a 4 zampe entrano nelle Rsa

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Tra i progetti di Korian Italia, leader nei servizi dalla prevenzione alla cura, eventi cinofili, il Dog Camp di Binasco e rendere tutte le strutture socio-sanitarie Pet Friendly

Non solo Pet Teherapy, gli amici a 4 zampe entrano nelle Rsa

Korian Italia, leader nei servizi dalla prevenzione alla cura, si conferma sempre più Pet Friendly. Tutti i cani, infatti, sono da tempo i benvenuti negli spazi comuni delle strutture socio-sanitarie del network della salute. Queste aree, sponsorizzate da Purina*, sono identificate da totem informativi e kit omaggio di prodotti di snack per cani Dentalife*. Questa iniziativa è in linea con la missione di Purina che è quella di arricchire la vita dei pet e delle persone che li amano ovunque si trovino.

Il progetto - riporta una nota - si inserisce nel più ampio percorso con gli animali che Korian ha intrapreso da anni. Dal 2015, infatti, è attivo un Dog Camp presso la residenza Heliopolis di Binasco, dove dallo scorso anno educatori cinofili, istruttori, addestratori, dog sitter, operatori Pet Therapy dell'associazione P.E.T.S., oltre a offrire i propri corsi e un servizio di Dog Sitting, danno vita anche a una serie di eventi cinofili dedicati agli ospiti in collaborazione con PetPro, azienda che da oltre 10 anni sviluppa progetti di marketing dedicati alle esigenze e al benessere dei proprietari di cani & Co. Quest'anno gli incontri sono previsti in 15 strutture su tutto il territorio nazionale.

"Siamo orgogliosi e soddisfatti di aver reso le nostre strutture Pet Friendly e di consolidare il nostro percorso con gli animali grazie a diversi progetti di valore, perché crediamo fortemente in un approccio Positive Care a 360°, che alle terapie tradizionali associa iniziative con finalità sociali, utili non solo per il benessere psico-fisico dei nostri ospiti, ma anche per farli sentire attivi, stimolati e parte di una comunità", commenta Federico Guidoni, presidente e Ceo di Korian Italia. "Una visione che si inserisce perfettamente nell'ambito di quei progetti a beneficio comune che realizziamo nel segno del nostro impegno come Società Benefit".

Da sempre, Korian realizza in diverse strutture socio-sanitarie progetti di Pet Therapy per i propri ospiti - ricorda la nota - un'attività tanto emozionante quanto funzionale che, integrata a supporto delle terapie tradizionali, porta numerosi benefici tra cui la socializzazione e il superamento del senso di solitudine, la riattivazione motoria e la stimolazione delle abilità cognitive. Un'iniziativa che si inserisce in un approccio al paziente a 360°, che pone al centro di tutto la persona stessa, rispettandone le caratteristiche, i bisogni e i desideri - il Positive Care - e che migliora concretamente il benessere di équipe e pazienti, aiutandoli nel mantenimento delle capacità di memorizzazione e riducendone le difficoltà di apprendimento, oltre a fortificare l'autostima e a portare una dose di buonumore.

Gli amici a 4 zampe sono poi protagonisti al Dog Camp dell'Rsa Heliopolis di Binasco, nato nel 2015 dalla collaborazione con PetPro. Il Dog Camp è un grande spazio dotato di casette per ospitare i cani e di aree verdi attrezzate per lo sgambo degli animali e per corsi realizzati ad hoc, aperti anche alla cittadinanza. Il campo è gestito dall'associazione P.E.T.S., che organizza corsi e offre un servizio di Dog Sitting ai visitatori, in collaborazione con PetPro. Inoltre, l'Rsa Heliopolis di Binasco è dotata di appartamenti dedicati a quegli anziani che, pur trovandosi in una struttura socio-sanitaria, non vogliono rinunciare alla compagnia del proprio animale domestico e decidono di portarlo con loro. E' stata infatti la prima residenza per anziani in Italia che, dal 2015, ha consentito agli ospiti di portare i propri animali con sé.

La collaborazione di Korian con PetPro si è rafforzata e allargata anche ad un nuovo progetto, partito a marzo 2024, con una serie di eventi cinofili in 15 strutture sul territorio nazionale, che permetteranno ad ospiti e pazienti di passare del tempo di qualità a contatto con gli animali, aumentando così il loro benessere psico-fisico. Korian e PetPro hanno così ideato una serie di appuntamenti mensili, 'Amici con la coda': un sabato al mese, per un'ora al giorno, si va oltre la semplice Pet Therapy con incontri rivolti a circa 35 ospiti per struttura, con l'obiettivo di farli divertire, ricordare, sorridere e magari versare anche qualche lacrima per l'emozione.

"Nel 2015, con il Dog Camp Heliopolis e gli appartamenti attrezzati per gli ospiti con animali, insieme a Korian abbiamo avviato un progetto di ampio respiro, quasi visionario", spiega Paolo Santini, amministratore di PetPro. "Korian ha sempre lavorato per rendere le proprie strutture luoghi di vita. In questo nuovo modello, il mondo a 4 zampe gioca un ruolo cruciale non soltanto per il suo valore terapeutico, ma anche, e forse soprattutto - precisa - per il semplice, ma profondo impatto che deriva dalla frequentazione di cani e anziani. Su queste premesse abbiamo deciso di estendere il progetto ad altre strutture Rsa di Korian, con incontri a tema dove gli ospiti verranno coinvolti in attività divertenti ed educative in compagnia dei nostri cani, i veri protagonisti di questi incontri. In questo modo arricchiamo ulteriormente la loro quotidianità, fornendo nuovi stimoli e occasioni di pura gioia".

Grazie ai cani e al lavoro degli educatori cinofili, durante gli eventi Amici con la coda l'anziano viene reso più attivo e la sua autostima aumenta, in un contesto emozionante. Gli ospiti vengono incoraggiati, dopo alcune dimostrazioni e sempre con il supporto di specialisti, a lavorare con gli animali, dando loro una serie di comandi base: un'attività che li fa sentire davvero partecipi e stimolati e che giova loro anche dal punto di vista fisico, stimolando le abilità mnemoniche e i ricordi. Alla fine di ogni incontro, gli amici a 4 zampe sfilano tra i pazienti e le carrozzine per farsi accarezzare, entrando in contatto diretto con chi lo desidera e strappando un sorriso, e vengono scattate delle foto ricordo che il paziente può portare con sé per rivivere in ogni momento quell’esperienza gratificante.

Gli incontri mensili si svolgeranno da febbraio a giugno e da ottobre a dicembre, sospendendo le attività nei mesi più caldi per garantire il benessere degli 'specialisti' a 4 zampe. Ogni struttura coinvolta parteciperà a 6 incontri, mentre l'Rsa Heliopolis, essendo una residenza più grande e dotata di spazi ad hoc, ne ospiterà 12. Ogni appuntamento seguirà un tema preciso: dall'incontro di presentazione alla Festa del nonno - durante la quale gli anziani che lo desiderano potranno fare un regalino ai cani - passando per l''Arrivo dell'estate', dove gli ospiti impareranno a spazzolare gli animali, e per la Festa del cane, fino ad arrivare ai mostruosi travestimenti di Halloween e al Natale. Le 15 strutture coinvolte: Heliopolis a Binasco (Mi), Vittoria (Brescia), San Giulio di Bergazzo (Como), Antonio Vivaldi di Cantù (Como), Il Ronco di Valle Intelvi (Como), la Prealpina di Cuvio (Varese), Le Torri di Retorbido (Pavia), Mazzarello e Collegio San Filippo Neri (Torino), Villa Benedetta (Viterbo), Villa Margherita di Rocca Priora (Roma), Villa Sacra Famiglia (Roma), Residenza Aurelia di Santa Marinella (Roma), Villa Carla e Villa Silvana di Aprilia (Latina).

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Salute e Benessere

Settimana della tiroide, esperti: “Per 6 milioni più...

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Dal 20 al 25 maggio riflettori accessi in tutto il mondo su patologia e spesa sanitaria - Associazioni pazienti e società scientifiche 'ora riconoscimento di malattia cronica'

Settimana della tiroide, esperti:

In Italia le persone che soffrono di patologie della tiroide sono più di 6 milioni. La Settimana mondiale della tiroide è l’occasione per parlare delle malattie che colpiscono questa ghiandola, dell'importanza di una diagnosi corretta e degli opportuni controlli, senza eccedere. Anche quest’anno la Smt si celebrerà a partire dal 20 maggio e si concluderà il 25 maggio, nella Giornata mondiale della tiroide.

“Malattie tiroidee croniche: più informazione meno esami inutili” vuole essere un invito - riporta una nota - rivolto a tutta la popolazione, ad avere un ruolo attivo nell’informarsi, da fonti qualificate, sui temi della salute e che l’informazione sia considerata parte degli stili di vita raccomandati al pari della buona alimentazione e del movimento. Le organizzazioni dei pazienti e la comunità scientifica - riferisce la nota - chiedono che l’Organizzazione mondiale della sanità riconosca le malattie tiroidee quali malattie non trasmissibili che, per definizione della stessa Oms, sono le patologie croniche, a lungo decorso, che derivano da una combinazione di fattori genetici, ambientali e comportamentali, differenziandosi quindi dalle malattie infettive contagiose, trasmissibili da un soggetto all’altro, che causano epidemie.

Le malattie non trasmissibili costituiscono la principale causa di morte e di disabilità nel mondo: appartengono a questa categoria le malattie cardiovascolari, il cancro, le malattie respiratorie croniche, il diabete e anche l’obesità. L’interesse principale nel far riconoscere le malattie della tiroide nell’ambito delle malattie croniche risiede nel fatto che la ricerca biomedica - si legge nella nota - in questo settore richiede finanziamenti cospicui; riconoscere le malattie tiroidee quali malattie croniche consentirebbe l’accesso a maggiori finanziamenti per nuovi studi i cui risultati andrebbero a beneficio della popolazione interessata da tali patologie.

"La Settimana mondiale della tiroide 2024 - ricorda Rossella Elisei, presidente Associazione italiana tiroide (Ait) e coordinatrice della Smt - è patrocinata dall’Iss e promossa dalle principali società scientifiche endocrinologiche, mediche e chirurgiche, quali Associazione italiana della tiroide (Ait), Associazione medici endocrinologi (Ame), Società italiana di endocrinologia (Sie), Società italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica (Siedp), Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg), Società italiana unitaria di endocrino chirurgia (Siuec), Associazione italiana medicina nucleare (Aimn), European thyroid association (Eta), insieme a Cape - Comitato delle associazioni dei pazienti endocrini e sostenuta con un contributo incondizionato da parte di Eisai, Ibsa e Merck Serono".

La maggior parte delle malattie della tiroide "possono entrare di diritto nel gruppo delle malattie non trasmissibili - afferma Gianluca Aimaretti, presidente Sie - Sia l’ipertiroidismo che l’ipotiroidismo sono patologie croniche, nella maggior parte dei casi di natura autoimmune, ovvero causate da una reazione immunitaria anomala che si rivolge contro le cellule della tiroide, causandone distruzione nel caso dell’ipotiroidismo o eccessiva stimolazione nel caso dell’ipertiroidismo. In entrambi i casi si tratta di patologie che hanno necessità di essere periodicamente controllate, senza eccedere nel numero dei controlli e nel tipo di esami da eseguire ciclicamente. Ad esempio, il dosaggio degli autoantianticorpi, il cui valore numerico può variare indipendentemente dalla variazione clinica della malattia, non va ripetuto ad ogni controllo, ma solo in particolari momenti del percorso di cura identificati dallo specialista".

È "importante, tuttavia, sottolineare che, se è vero che da un lato la frequente ripetizione di esami clinici e strumentali non strettamente necessari, rappresenta una delle voci più dispendiose, per quanto riguarda il bilancio del nostro Ssn, dall’altro - fa notare Fabio Monzani, delegato Sigg - non deve essere dimenticata, come invece purtroppo spesso accade, la necessità del monitoraggio della funzione tiroidea nei pazienti anziani con nota patologia, soprattutto se in terapia con ormone tiroideo o farmaci antitiroide".

E "proprio per la natura cronica della maggior parte delle patologie tiroidee - sottolinea Renato Cozzi, presidente Ame - è indispensabile che l’endocrinologo avvicini con empatia questi pazienti, che spesso incontrano lo specialista dopo lunghi periodi di attesa". Anche "la patologia nodulare tiroidea è una patologia cronica - aggiunge Laura Fugazzola, presidente Eta - La presenza di noduli di ridotte dimensioni, a volte più piccoli di 1 cm, è molto comune nella popolazione generale adulta (50% degli over 50) ma la loro rilevanza clinica è molto scarsa. Per tale motivo l’esecuzione di ecografie tiroidee su grandi segmenti di popolazione, eseguite senza una motivazione clinica, è oggi sconsigliata perché evidenzierà noduli che avranno una scarsissima importanza clinica, ma che provocheranno inutile preoccupazione nel soggetto in cui sono stati casualmente rilevati".

"Diversamente, i noduli di dimensioni più grandi - sottolinea Fugazzola - devono essere valutati per la possibilità di alterare la funzione tiroidea e per verificarne la loro natura. Noduli benigni che non alterano la funzione ghiandolare dovranno comunque essere controllati periodicamente e l’inserimento di questa condizione clinica tra le malattie croniche potrebbe contribuire a ridurre la spesa sanitaria attraverso una migliore programmazione dei controlli clinici, evitando quindi la ripetizione di esami inutili. Allo stesso tempo si potrebbe prevedere di inserire questa patologia, in quanto cronica, tra le esentabili dal pagamento del ticket".

Fondamentale per Antonella Olivieri del Dipartimento di Malattie Cardiovascolari, Endocrino-Metaboliche e dell'Invecchiamento dell'Iss, "fare prevenzione attraverso la profilassi con sale iodato: la patologia nodulare tiroidea è infatti fortemente condizionata dalla carenza di iodio. Sebbene in Italia, grazie alla campagna sull’uso del sale iodato iniziata nel 2005, la nutrizione iodica sia molto migliorata, occorre che la popolazione continui ad essere sensibilizzata ad utilizzare poco sale e solo iodato già a partire dall’età pediatrica, al fine di contrastare in maniera rilevante la formazione del gozzo e dei noduli tiroidei".

Capitolo a parte per i tumori della tiroide. "Sono senz'altro da considerare tra le malattie croniche non trasmissibili - spiega Elisei (Ait) - in quanto spessissimo, e fortunatamente, guariscono o cronicizzano con una bassa probabilità di recidivare ma, trattandosi di pazienti tiroidectomizzati e sottoposti a terapia con ormone tiroideo, devono essere seguiti per lungo tempo. Anche per questa patologia vi sono dei fattori di rischio che possono essere positivamente modificati, ad esempio evitando o minimizzando l’esposizione della regione del collo alle radiazioni ionizzanti".

L’identificazione della malignità del nodulo "avviene con l’agoaspirazione e l’esame citologico - aggiunge Elisei - che però oggi vengono riservati solo a noduli di dimensioni maggiori di un centimetro e con caratteristiche ecografiche sospette. È importante ricordare che solo il 5% dei noduli tiroidei è di natura maligna e raramente si presenta in forma avanzata con lesioni a distanza. La terapia chirurgica e, quando opportuno la terapia radiometabolica, possono risolvere completamente la malattia. Viste le caratteristiche di queste malattie molto diffuse, ma spesso, non gravi e curabili con successo, è particolarmente importante promuovere un’informazione esauriente ma non allarmistica, evitando approfondimenti diagnostici non motivati".

Nella gestione delle patologie croniche della tiroide anche la "medicina nucleare svolge un ruolo importante - evidenzia Marco Maccauro, delegato Aimn - in particolare, due procedure comuni utilizzate sono la scintigrafia tiroidea e la terapia con iodio radioattivo. Queste procedure richiedono la valutazione accurata del paziente, la scelta appropriata della procedura, dosaggi precisi, monitoraggio attento e gestione responsabile dei rifiuti radioattivi. Queste pratiche contribuiscono a garantire risultati efficaci e sicuri per i pazienti affetti da patologie tiroidee croniche".

Diventa "quindi importante che giungano a valutazione chirurgica, sia per patologia benigna che tumorale, i soggetti che trovino effettiva indicazione e che al paziente venga proposto il percorso e l’eventuale opzione chirurgica più idonea - ribadisce Giovanni Docimo, presidente Siuec - Non esiste un trattamento standard per tutti ma numerose opzioni terapeutiche da verificare caso per caso in cui, dopo una attenta valutazione di tutti fattori di rischio, il colloquio tra l’endocrinologo, il chirurgo ed ovviamente l’interessato riveste un ruolo fondamentale nel proporre il trattamento più adeguato".

L’unico screening di massa necessario per le patologie tiroidee (in atto, per legge, da molto tempo nel nostro Paese) "è lo screening per l’ipotiroidismo congenito - ricorda Malgorzata Wasniewska, presidente eletto Siedp - che ancora oggi rappresenta la più frequente endocrinopatia dell’infanzia e che grazie allo screening consente di identificare i neonati affetti, e iniziare subito la terapia che risolverà il quadro clinico, ma che dovrà essere portata avanti per tutta la vita. Lo screening per l’ipotiroidismo congenito, durante i suoi 50 anni di storia, ha permesso, grazie all’intervento tempestivo, di prevenire il ritardo psico-motorio e mentale nei soggetti affetti dalla citata patologia".

Infine, Anna Maria Biancifiori, presidente Cape: "Siamo impegnati a portare e facilitare, attraverso tutte le nostre iniziative sul territorio, un’adeguata e corretta informazione che pensiamo possa aiutare il paziente a convivere con queste patologie croniche. Il loro eventuale riconoscimento all’interno delle malattie croniche non trasmissibili comporterà un beneficio sia clinico che economico per i pazienti che ne sono portatori" conclude.

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