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Iran, rapper chiede diritti per le donne: condannato a morte
L'artista 33enne arrestato nel 2022
In Iran è stato condannato a morte il rapper Toomaj Salehi. "Purtroppo la Prima Sezione del Tribunale rivoluzionario di Isfahan gli ha inflitto una condanna alla pena di morte - ha denunciato l'avvocato Mostafa Nili, come riferisce Iran Wire - Secondo gli esperti legali, questo verdetto presenta incongruenze significative". Il legale promette battaglia contro la sentenza. La notizia della condanna del rapper viene riportata anche dal giornale riformista Shargh, che cita l'avvocato Amir Raisian.
L'artista, 33 anni, era stato inizialmente arrestato nell'ottobre del 2022 dopo aver espresso il suo sostegno per le proteste esplose in Iran il mese precedente, a seguito della morte della giovane Mahsa Amini, la ragazza deceduta dopo essere stata fermata con l'accusa di non indossare correttamente il velo.
Il rapper è noto per aver spesso denunciato, con le sue canzoni, ingiustizie sociali e politiche nella Repubblica Islamica. Con i suoi testi, ricorda Iran Wire, ha criticato il governo e sostenuto le proteste per chiedere più libertà e diritti per le donne. Si è sempre esposto, diffondendo foto e video con le sue partecipazioni alle iniziative.
Nel luglio dello scorso anno era stato condannato a sei anni e tre mesi di carcere per "corruzione sulla Terra". Era stato rilasciato su cauzione a novembre dopo che la Corte Suprema aveva ordinato il riesame del suo caso. Poi, passate meno di due settimane, per lui si erano di nuovo aperte le porte del carcere con nuove accuse, finito nel mirino - come riferiva l'agenzia Isna - di un'altra serie di addebiti, anche per diffusione di falsità.
Dopo la scarcerazione il rapper aveva pubblicato un video su Internet con accuse alla magistratura iraniana, affermato di aver subito torture in carcere e di aver denunciato tutto alle autorità carcerarie.
Cronaca
Migranti, raffica di sbarchi a Lampedusa: 700 in due giorni
Ieri sono stati 17 gli sbarchi complessivi, per un totale di 627 persone
Nuova ondata di sbarchi di migranti sull'isola di Lampedusa. Sono stati oltre 700 i migranti arrivati in poco meno di 48 ore. Durante la notte sono arrivate altre 93 persone a bordo di tre imbarcazioni. Ieri sono stati 17 gli sbarchi complessivi, per un totale di 627 persone. Sono provenienti soprattutto da Tunisia e Libia, Costa d'Avorio, Camerun, Ciad, Guinea Konakry, Sudan, Burkina Faso, Nigeria, Egitto, Siria e Senegal. Al momento sono 552 i migranti presenti all'hotspot dell'isola di Lampedusa. Per oggi la prefettura di Agrigento ha disposto il trasferimento di 252 migranti con il traghetto di linea Sansovino che arriverà stasera a Porto Empedocle (Agrigento).
Esteri
Italiano morto in Scozia per un’infezione, Mauro...
Era appena arrivato a Edimburgo per una vacanza. La gamba gonfia e nera poi la polmonite e l'emorragia cerebrale
Mauro Carminati è morto nel giro di pochi giorni, mentre si trovava in vacanza in Scozia, a causa di un virus. Come si legge sull'Eco di Bergamo il 32enne, che era di Stezzano e lavorava alla Lamborghini, era a Edimburgo quando si è sentito male all’improvviso, poche ore dopo il suo arrivo, lo scorso 26 aprile.
"Il primo giorno a Edimburgo – racconta la zia – Mauro si è accorto di uno strano gonfiore a una gamba. Nel giro di poche ore la gamba gli era diventata nera e così si era recato in ospedale. La situazione è poi purtroppo degenerata rapidamente: quella che era un’infezione ha infatti raggiunto i polmoni e causato una polmonite, così Mauro è stato trasferito in terapia intensiva". Mercoledì scorso, il 1° maggio, lo avevano raggiunto in Scozia i genitori e gli zii. "Era ancora lucido e parlava – prosegue – poi la febbre si è alzata ed è subentrata un’emorragia cerebrale. Inizialmente i medici pensavano che all’origine ci fosse un batterio e gli avevano somministrato tre cicli di antibiotici, che non hanno però dato gli esiti sperati. Hanno quindi capito che all’origine dell’infezione c’era in realtà un virus".
Esteri
Uccisi con un colpo di pistola alla testa, mistero sui...
I tre, due australiani e un americano, si trovavano nello stato della Bassa California per una vacanza
Uccisi con un colpo di pistola alla testa. E' mistero sulla morte di tre surfisti scomparsi il 29 aprile in Messico e ritrovati in un pozzo profondo circa 15 metri a circa 6 chilometri dal campeggio dove soggiornavano, nello stato della Bassa California, sulla costa del Pacifico.
Secondo l'ufficio del procuratore, i fratelli australiani Callum e Jake Robinson e il loro compagno di viaggio, Jack Carter Rhoad stavano facendo surf nel comune di Ensenada, circa 100 chilometri a sud di Tijuana. I parenti delle vittime hanno identificato i corpi senza bisogno di test genetici, ha detto in una nota l'ufficio del procuratore generale dello stato.
Secondo quanto si è appreso, Jake, un medico di 30 anni, aveva lasciato l'Australia circa due settimane fa per "un viaggio indimenticabile" con suo fratello Callum, che viveva a San Diego. Il programma era quello di una vacanza di surf programmata, con il loro amico Jack Carter Rhoad, un cittadino statunitense che viveva anche lui a San Diego. I tre sono stati denunciati come dispersi quando non sono riusciti a effettuare il check-in nell'alloggio prestabilito a Rosarito, in Messico, lo scorso fine settimana.
L'ipotesi preliminare delle indagini è che gli uomini scomparsi siano stati aggrediti da persone che volevano rubargli l'auto. Tre persone - due fratelli e una donna di 23 anni - sono stati arrestati e accusati. La donna era in possesso, tra l'altro, del cellulare appartenuto a uno dei fratelli australiani.
La Bassa California è stata tormentata dalla violenza dei cartelli negli ultimi anni, anche se raramente si verifica in zone turistiche come Ensenada. Decine di persone in lutto, surfisti e manifestanti si sono riuniti in una piazza principale della città per esprimere la loro rabbia. "Ensenada è una fossa comune", si legge su un cartello portato dai manifestanti. "Australia, siamo con te", ha scritto un uomo su una della mezza dozzina di tavole da surf presenti alla manifestazione.