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Houthi rivendicano attacchi contro due navi Usa e una...
Houthi rivendicano attacchi contro due navi Usa e una israeliana
Nel Golfo di Aden e nell'Oceano Indiano. Il portavoce militare non ha specificato la data degli attacchi
Il gruppo Houthi dello Yemen ha rivendicato la paternità di tre attacchi, contro due navi statunitensi nel Golfo di Aden e uno contro una nave israeliana nell'Oceano Indiano. "A sostegno del popolo palestinese di Gaza e in risposta all'aggressione americano-britannica contro il nostro Paese (Yemen), le nostre forze navali hanno effettuato un'operazione militare mirando alla nave americana nel Golfo di Aden, con una serie di missili navali adeguati, e il colpo è stato preciso", ha detto il portavoce militare Houthi Yahya Sarea in una dichiarazione trasmessa dalla tv al-Masirah, gestita dagli Houthi.
"Abbiamo anche effettuato altre due operazioni militari utilizzando droni carichi di bombe, una delle quali ha preso di mira una nave da guerra americana nel Golfo di Aden, con una serie di droni, e l'altra operazione ha preso di mira la nave israeliana nell'Oceano Indiano con una serie di droni", ha aggiunto senza specificare la data di questi attacchi e sottolineando che "entrambe le operazioni hanno raggiunto i loro obiettivi con successo".
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Roma, turista messicano aggredito e rapinato del Rolex da...
E' accaduto ieri notte a sul lungotevere Raffaello Sanzio, vicino a piazza Trilussa
Aggredito e rapinato del Rolex da 30mila euro. E' accaduto ieri notte a sul lungotevere Raffaello Sanzio, vicino a piazza Trilussa, a Roma. La vittima è un turista messicano di 29 anni. Sul posto, dopo aver ricevuto la segnalazione di una rapina, è intervenuta la polizia. Da una prima ricostruzione, il 29enne è stato avvicinato da due italiani che, dopo averlo aggredito, gli hanno strappato l'orologio per poi scappare. Il turista è stato medicato in ospedale in codice verde.
Cronaca
Ameba mangia-cervello da lavaggi nasali, “rischio...
Il monito degli allergologi e immunologi pediatrici che hanno condotto uno studio sul rischio di meningoencefalite da Naegleria fowleri
Ameba mangia-cervello per colpa di un lavaggio nasale sbagliato. Il rischio, potenzialmente fatale, esiste. In marzo lo avevano evidenziato i Cdc americani e oggi lo confermano gli esperti della Società italiana di allergologia e immunologia pediatrica (Siaip), riuniti in congresso a Genova. "Per i lavaggi nasali dei bambini usare solo acqua sicura, bollita o trattata", così da scongiurare il pericolo di incorrere in una meningoencefalite da Naegleria fowleri, avvertono i medici alla luce di uno studio condotto da specialisti dell'università della Campania 'Luigi Vanvitelli' di Napoli e coordinato dal presidente Siaip, Michele Miraglia del Giudice. Casi in Italia non sono stati ancora registrati, precisa la Siap, ma nella maggior parte dei Paesi del mondo sì e anche in Europa, dal Belgio alla Repubblica Ceca, dalla Francia al Regno Unito. Da qui la ricerca e il monito degli esperti italiani.
Cos'è l'ameba mangia-cervello, come entra nel corpo umano
"La Naegleria fowleri è un'ameba libera termofila che può causare la meningoencefalite amebica primaria (Pam), una condizione rara, ma con esito quasi universalmente fatale - spiega Miraglia del Giudice - Questo microorganismo entra nel corpo umano attraverso le narici, tipicamente durante attività che implicano l'immersione della testa in acqua contaminata o i lavaggi nasali con acqua di rubinetto non adeguatamente clorata, e migra al cervello causando gravi danni. La ricerca" tricolore, "che include casi documentati in oltre 20 Paesi, rileva un aumento del rischio associato all'uso di acqua di rubinetto non trattata o insufficientemente trattata per i lavaggi nasali. Naegleria fowleri può sopravvivere e moltiplicarsi in sistemi idrici domestici, evidenziando l'importanza di utilizzare acqua sicura - come acqua distillata, sterilizzata o filtrata - per prevenire la Pam".
Casi rari "ma quasi sempre letali"
"I casi di Pam, sebbene rari, sono quasi sempre letali, con un tasso di mortalità superiore al 95%", sottolinea Cristiana Indolfi, segretaria Siaip, pediatra allergologa dell'Aou, università di Napoli Luigi Vanvitelli. "La malattia progredisce rapidamente - illustra la specialista - portando al coma e alla morte entro pochi giorni dall'insorgenza dei sintomi, rendendo essenziali la prevenzione e l'intervento medico immediato. Abbiamo esplorato le pericolose conseguenze dell'uso di acqua non trattata per i lavaggi nasali, enfatizzando la necessità di selezionare accuratamente l'acqua per prevenire la Pam, una condizione estremamente rara, ma fatale", ribadisce Indolfi. "La trasmissione di Naegleria fowleri - aggiunge - avviene quando l'acqua contaminata entra nel corpo umano attraverso le cavità nasali, facilitando l'accesso dell'ameba al cervello attraverso il nervo olfattivo. I sintomi della Pam, simili a quelli di altre infezioni cerebrali, si sviluppano rapidamente e comprendono mal di testa severo, febbre, nausea, e in molti casi progrediscono rapidamente verso il coma e la morte. La prevenzione e il rapido intervento medico diventano quindi cruciali per la sopravvivenza".
"Studi epidemiologici segnalano casi di Pam in oltre 20 Paesi, con un'incidenza maggiore in regioni calde come gli Stati Uniti meridionali. La distribuzione globale di Naegleria fowleri evidenzia che vari fattori ambientali, culturali e pratiche ricreative contribuiscono alla diffusione dell'ameba", riportano gli esperti Siaip.
Acqua sterilizzata o bollita, le misure preventive
"La ricerca sottolinea l'importanza di adottare misure preventive come l'uso di acqua sterilizzata, bollita o filtrata per i lavaggi nasali - avverte ancora Miraglia del Giudice - La clorazione dell'acqua è essenziale, ma non sempre sufficiente per eliminare l'ameba, implicando la necessità di mantenere adeguati livelli di cloro residuo nelle reti idriche. Inoltre, la manutenzione e la pulizia dei serbatoi d'acqua domestici sono cruciali per prevenire la crescita di Naegleria fowleri".
"L'educazione dei cittadini e la promozione di pratiche sicure - rimarca Indolfi - sono cruciali per minimizzare il rischio di infezioni potenzialmente fatali. La collaborazione tra professionisti della salute, ricercatori e autorità pubbliche è fondamentale per diffondere la consapevolezza e promuovere pratiche di irrigazione nasale sicure". Allo studio hanno partecipato con Infolfi anche Simone Colosimo, Alessandra Perrotta, Gianluca Mondillo, Vittoria Frattolillo e Fabio Decimo del Dipartimento Materno infantile Aou, università Vanvitelli di Napoli.