Salute e Benessere
‘Aderire per vincere’, premiate associazioni del contest...
‘Aderire per vincere’, premiate associazioni del contest per aderenza a cure
Al convegno Conacuore, presidente Ciancamerla ‘iniziativa è un percorso di formazione’
Sono di ‘Ama cuore Bari’ Odv e ‘Amici di Cuore’ di Bari i progetti vincitori del contest ‘Aderire per vincere’, il primo concorso dedicato alle associazioni pazienti per raccogliere e premiare le idee più creative per comunicare in modo efficace l’importanza dell’aderenza terapeutica nelle malattie cardiovascolari. La cerimonia di premiazione, nel corso del 24.esimo convegno nazionale Conacuore, che si è concluso nei giorni scorsi a Modena, si inserisce nell’iniziativa, lanciata lo scorso ottobre dal Gruppo Servier in Italia e realizzata con il patrocinio del Coordinamento nazionale delle associazioni del cuore (Conacuore) in collaborazione con la Fondazione italiana per il cuore (Fipc), alla quale hanno partecipato 9 associazioni pazienti aderenti a Conacuore.
‘Aderire per vincere’, “non è stato solo un contest di idee - afferma Giuseppe Ciancamerla, presidente Conacuore - ma un percorso di formazione sul tema dell’aderenza terapeutica con l’obiettivo di sensibilizzare e coinvolgere in modo più incisivo le diverse associazioni che aderiscono a Conacuore. I progetti candidati sono stati creati da chi il problema dell’aderenza alle terapie lo vive in prima persona ogni giorno e per questo rappresentano ottimi spunti per creare campagne di comunicazione più efficaci. Siamo molto onorati poi di aver premiato le associazioni vincitrici nell’ambito del nostro congresso nazionale, riconoscendo pubblicamente il loro impegno e il loro contributo concreto a questo progetto di sensibilizzazione creato dai pazienti per i pazienti”.
La scarsa aderenza alle terapie - si legge in una nota - è un problema che riguarda particolarmente le malattie croniche come quelle cardiovascolari. In Italia, secondo il rapporto OsMed 2022 di Aifa, negli over 65, i pazienti con alta e bassa aderenza al trattamento con antipertensivi non supera il 52,4% e il 18,2%. Sulla popolazione con valori alterati di colesterolo e/o trigliceridi nel sangue, solo 4 pazienti su 10 risultano essere pienamente aderenti alla terapia. Affinché ciò avvenga, è fondamentale che il paziente sia informato sulla propria patologia e sulle sue possibili conseguenze, che sia coinvolto in maniera attiva e motivato a seguire le indicazioni mediche. In questo contesto è fondamentale il lavoro di squadra di clinici, operatori sanitari, farmacisti, associazioni Pazienti, istituzioni ed aziende. Le associazioni dei pazienti vincitrici del contest hanno presentando progetti rispondenti ai criteri di valutazione stabiliti dalla Giuria tecnica. “La comunicazione ha sempre l’obiettivo" di modificare "orientamento e comportamento del destinatario – commenta Marco Ferrazzoli, rappresentante giuria tecnica – Nel caso dell’invito all’aderenza il ‘ritorno’ atteso è particolarmente sfidante, poiché incontra resistenze personali che possono sommarsi a pregiudizi sociali. Iniziative come questa campagna sono quindi utili per attivare maggiore consapevolezza e progettare strumenti mediali efficaci”.
L'importanza dell'aderenza terapeutica nelle malattie cardiovascolari non può essere sottovalutata. Queste malattie rappresentano, infatti, la principale causa di morte in Italia essendo responsabili di quasi 1 decesso su 2. Ogni anno l’Unione europea spende, per queste patologie, oltre 280 miliardi di euro. Il costo, per ogni paziente italiano è stimato intorno a 700 euro. Nonostante questo, su 15 milioni di italiani trattati per ipertensione e scompenso cardiaco, meno della metà (47,6%) segue le indicazioni del medico, ma solo parzialmente compromettendo così l’efficacia della terapia.
“L’aderenza alle terapie e ai corretti stili di vita nelle malattie cardio-cerebrovascolari è una questione multidimensionale, che deve essere affrontata in sinergia da tutti gli attori coinvolti: pazienti, medici, farmacisti, aziende e Istituzioni – sottolinea Emanuela Folco, presidente Fipc – Per questo, nell’ambito delle attività dell’Alleanza Italiana per le malattie cardio-cerebrovascolari, costituita presso la direzione generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute, è attivo, grazie al nostro coordinamento, un Gruppo di lavoro dedicato all’aderenza terapeutica, come strumento necessario per garantire un percorso efficace di cura per i cittadini affetti da malattie cardio-cerebrovascolari. Al gruppo di lavoro hanno aderito una trentina di esperti, appartenenti a società scientifiche e associazioni facenti parte dell’Alleanza, confermando il grande interesse rivolto alla tematica dell’aderenza terapeutica, sia sul profilo medico/clinico che sociale/economico.”
In una società in cui l’invecchiamento della popolazione è la tendenza attuale e futura, le malattie croniche rappresentano una vera sfida sia a livello organizzativo che di costi pubblici e l’aderenza giocherà un ruolo davvero centrale, se gestita ‘in rete’ da tutti gli attori coinvolti. “Siamo molto orgogliosi di essere partner di associazioni pazienti e società scientifiche in progetti che favoriscano la sensibilizzazione sui fattori di rischio e sull’importanza dell’aderenza terapeutica soprattutto per i pazienti cronici con patologie cardiometaboliche, spesso anziani fragili, con più patologie e politrattati” – conclude Marie-Georges Besse, direttore Medical Affairs del Gruppo Servier in Italia – La nostra azienda è stata una delle prime a credere nell’importanza di educare sul ruolo strategico di una corretta aderenza alle cure, che per noi ha assunto anche una dimensione di responsabilità sociale d’impresa. Da 70 anni mettiamo a disposizione di pazienti e medici un ampio portfolio di farmaci studiati per semplificare l’assunzione della terapia, a favore di un aumento dell’aderenza e di una conseguente migliore efficacia della cura”.
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Ai cattivo pediatra, non riconosce i bimbi con ritardo di...
L'intelligenza artificiale ha tante doti che possono e potranno rivelarsi utili in medicina, ma al momento mostra parecchie lacune quando si misura con questioni pediatriche come il sospetto di un ritardo di sviluppo nei bambini. A mettere alla prova ChatGpt, chatbot basato su Ai e apprendimento automatico, è uno studio presentato al Meeting Pas - Pediatric Academic Societies 2024, che si apre oggi a Toronto in Canada. Le performance di ChatGpt sono state valutate da medici certificati che per ora bocciano l'Ai nei panni di pediatra.
I ricercatori hanno esaminato come ChatGpt ha risposto a 108 preoccupazioni espresse da genitori che temevano un ritardo di sviluppo del loro bimbo, confrontando anche i responsi dell'Ai con quelli del medico in carne e ossa. E' risultato che "ChatGpt raramente classificava un caso come anomalo", dando ragione alle "preoccupazioni dei pediatri secondo cui" oggi "lo strumento non è preparato per essere affidabile" nella valutazione dei "modelli comportamentali dei bambini".
Rispetto ai medici umani, nel 36% dei casi l'intelligenza artificiale si è mostrata meno preoccupata di avere davanti un bimbo con possibile ritardo dello sviluppo. Solo nel 5% dei casi l'Ai ha espresso preoccupazioni maggiori, ma i pediatri veri hanno identificato circa il 30% in più di possibili ritardi di sviluppo rispetto a ChatGpt. Complessivamente, nel 41% dei casi l'intelligenza artificiale è arrivata a conclusioni diverse dal pediatra vero rispetto a un sospetto ritardo dello sviluppo. Ai e medici sono stati in disaccordo soprattutto quando gli elementi che preoccupavano i genitori erano di tipo sociale, emotivo e comportamentale, piuttosto che fisico, e quando riguardavano bambini maggiori di un anno.
"Gli strumenti di intelligenza artificiale come ChatGpt possono fornire informazioni accurate ai genitori riguardo allo sviluppo del loro bambino, ma non si comportano ancora come i medici" quando vengono chiamati a "determinati compiti", afferma Joseph G. Barile, assistente di ricerca presso il Cohen Children's Medical Center, Usa, l'autore che ha illustrato la ricerca al congresso.
In particolare, rimarca l'esperto, "questo studio indica che i pediatri sono più convinti di ChatGpt quando si tratta di definire alcuni ritardi dello sviluppo come anomali".
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Cure palliative pediatriche, torna il Giro d’Italia...
Domani a Roma la presentazione della terza edizione - Il tour al via dall'11 maggio al 16 giugno lungo tutta la Penisola
Domani, sabato 4 maggio, alle 16 a Roma sul Ponte delle Musica, sarà presentata la terza edizione del Giro d'Italia delle cure palliative pediatriche. L'evento, patrocinato dal Comune di Roma, vedrà la partecipazione di Alessandra Locatelli, ministro per le Disabilità, e Alessandro Onorato, assessore allo Sport, turismo, moda e grandi eventi di Roma Capitale, e avrà come testimonial d'eccezione l'ex campione della nazionale di rugby italiana Andrea Lo Cicero. Dopo il grande successo delle prime due edizioni - che hanno visto la presenza di circa 35mila partecipanti, con più di 100 eventi in 17 regioni italiane e il coinvolgimento di oltre 200 associazioni - il 2024 si annuncia ancora più̀ denso di eventi. Obiettivo della terza edizione è promuovere lo sviluppo delle Reti di cure palliative pediatriche (Cpp) coinvolgendo la società civile e sensibilizzando i professionisti sociosanitari e le istituzioni al fine di renderle operative in tutte le Regioni.
"Questa iniziativa - dichiara Onorato - è molto nobile e sono contento di partecipare. In Italia sono 30mila i minori che hanno bisogno di cure palliative pediatriche ed è necessario sensibilizzare le persone sul tema. E non c'è modo migliore di farlo attraverso lo sport, veicolo ideale per diffondere le sane abitudini di vita e spingere le persone a prendersi cura di loro stesse. Salute e attività sportiva vanno di pari passo. Complimenti anche per l'idea di abbinare un messaggio così importante a una pedalata in questo scenario suggestivo".
La Rete di Cpp - riporta una nota - è un modello organizzativo previsto dalla legge 38/2010 che definisce attori e servizi per garantire la miglior qualità di vita possibile al minore con patologia inguaribile ad alta complessità assistenziale e alla sua famiglia. "Molteplici sono i bisogni a cui è necessario dare risposte corrette e adeguate. Nessuno da solo può fornirle tutte - sottolinea Silvia Lefebvre d'Ovidio, presidente della Fondazione Maruzza - Per questo è importante operare insieme favorendo la creazione e lo sviluppo delle reti. La disponibilità̀ di accesso ai servizi di Cpp in Italia è quanto mai eterogenea, con aree in cui l'organizzazione è carente o del tutto assente. Questo provoca un senso di smarrimento e di abbandono che impedisce ai piccoli pazienti di andare a scuola, praticare uno sport e condividere momenti di socialità, esperienze che sono uno stimolo importante e necessario di crescita e di confronto, e danno significato alla vita".
Lo studio PalliPed, recentemente pubblicato sull''Italian Journal of Pediatrics' - si legge nella nota - offre una panoramica sullo stato dell'arte dei servizi specialistici di Cpp in Italia, concentrandosi sulle strutture e le risorse dei 19 centri mappati di 12 regioni e 2 province autonome. Sono invece 7 le Regioni che hanno dichiarato di non avere centri o strutture dedicate ai servizi specialistici di Cpp. Per quanto riguarda le risorse impiegate nei centri, l'indagine rivela come il personale non sia sufficiente a coprire la richiesta: sono infatti 115 gli infermieri, 55 i medici, 31 gli assistenti sociali, 27 gli psicologi e 13 i fisioterapisti che lavorano in Cpp. Peraltro, alcune non dedicate a tempo pieno e spesso disponibili solo al bisogno o su base volontaria. E' emerso, inoltre, che il 77% degli infermieri non ha una formazione specifica, che solo 54% dei medici e il 30% degli psicologi ha conseguito un master degree in Cpp.
"Avere dei dati aggiornati relativi allo stato dell'arte delle Cpp in Italia, di come funzionano i servizi/strutture dedicate, delle risorse disponibili nonché della numerosità e tipologia di pazienti seguiti è fondamentale ed inderogabile per poter proporre ed organizzare azioni/interventi migliorativi - afferma Franca Benini, responsabile del Centro regionale veneto di terapia del dolore e cure palliative pediatriche, Dipartimento Salute della donna e del bambino Aou - interventi che possano portare ad un cambiamento di vita e di assistenza reale e proficuo per i pazienti e le loro famiglia".
Proprio in quest'ottica la Fondazione Maruzza - riferisce la nota - ha dato avvio a una seconda fase del progetto PalliPed, fase che si propone di monitorare in tempo reale l'evoluzione organizzativa delle Reti/Servizi di Cpp nelle diverse regioni italiane e della loro capacità di dare risposte appropriate alla moltitudine di bisogni che la malattia inguaribile in ambito pediatrico innesca. I dati di tale ricognizione saranno disponibili entro il primo semestre dell'anno in corso.
Il Giro d'Italia delle cure palliative pediatriche si svolgerà̀ dall'11 maggio al 16 giugno su tutta la Penisola (https://www.girocurepalliativepediatriche.it/), con eventi di carattere sportivo, scientifico, istituzionale, culturale e ricreativo per dare voce alle Cpp. Quest'anno il tema dell'iniziativa è 'Ciascuno a suo Nodo, insieme siamo Rete'. Verranno infatti esplorati 'nodi' necessari a costruire la rete assistenziale in grado di dare risposte efficaci ai bisogni dei bambini malati inguaribili e delle loro famiglie.
Le cure palliative pediatriche sono un approccio assistenziale in grado di garantire ai minori affetti da malattie inguaribili e alle loro famiglie la miglior qualità̀ di vita possibile, attraverso il lavoro di professionisti specializzati che si prendono cura dei bambini, preferibilmente a domicilio, sostenendo le famiglie in tutte le fasi della malattia, alleviando sofferenze fisiche, psicologiche, emotive e spirituali. Non solo: tali cure si occupano di un'ampia varietà̀ di patologie, molte delle quali rare o senza diagnosi, la cui natura specifica determina il tipo di progetto assistenziale per il singolo paziente e tutto il suo nucleo familiare.
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Aviaria: in Usa positivo 1 campione di latte su 5,...
L'esperta: "Non sappiamo come le mucche si trasmettono l'infezione e se potrebbe esserci un contagio asintomatico"
"La settimana scorsa la Food and Drug Administration ha pubblicato alcuni risultati allarmanti sulla diffusione dell'epidemia di influenza aviaria H5N1 tra le mucche da latte. Si è scoperto che 1 campione su 5 di latte prelevato dai negozi conteneva frammenti virali dell'influenza. Ma non c'è motivo di smettere di consumare il latte pastorizzato, perché questo processo uccide i batteri e i virus. Questo vuol dire che anche il formaggio e lo yogurt a base di latte pastorizzato sono sicuri. Naturalmente, solo perché il latte rimane sicuro da bere non significa che l'influenza aviaria non sia una potenziale minaccia per la salute umana". A fare il punto, rispondendo anche ad alcune domande dei lettori proprio sul consumo del latte e il rischio di contaminazioni da H5N1, è Leana S. Wen, professoressa del Milken Institute School of Public Health della George Washington University.
E' la stessa esperta a ribadire che, rispetto al latte, "non modificherò il mio consumo e non consiglio nemmeno ad altri di farlo". Sul tema del latte artificiale, invece, chiarisce che "la Fda ha testato diversi campioni di prodotti venduti al dettaglio e non ha trovato frammenti del virus dell'influenza aviaria".
Sulla pericolosità del virus e il rischio di un salto finale nell'uomo, Wen ricorda che "la diffusione dell'H5N1 dagli uccelli ai mammiferi è stata documentata da tempo", anche se "non avevamo mai osservato in precedenza un'epidemia di questa portata tra i mammiferi". I funzionari sanitari "non sanno come le mucche si trasmettono reciprocamente il virus e se potrebbe esserci una trasmissione asintomatica. E si teme - prosegue la docente - che alcune aziende agricole potrebbero non collaborare con le linee guida federali per testare e isolare i capi contagiati". In conclusione, secondo Wen "dovremmo tenere presente che non si sono ancora verificati casi di trasmissione da uomo a uomo durante questa epidemia di influenza aviaria. E rimango fiduciosa sul fatto che, nel caso in cui l'influenza aviaria diventasse la prossima pandemia, le autorità federali abbiano un piano per la produzione e la distribuzione di cure e vaccini".